Rodolfo Aricò nasce a Milano il 3 giugno 1930.
Tra il 1946 e il 1950 frequenta il Liceo Artistico di Brera, dove ha come professore di storia dell’arte [[Guido Ballo]],. eIn sino al 1955seguito studia presso la Facoltà di Architettura al [[Politecnico di Milano]]. In questi anni alternaalternando studi ed esperienze pittoriche all'interesse per l'architettura. Nel 1957 si tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Bergamini di Milano e l'anno successivo conosce Carlo Grossetti, che nel 1959 lo invita ad esporre in una mostra personale al Salone Annunciata a Milano.
Nel 1962 partecipa alla mostra ''Nuove prospettive della pittura italiana'' a [[Palazzo Re Enzo]] a Bologna e nel 1964 espone l'opera ''Trittico dell'esistenza'' alla XXXII [[Biennale di Venezia]]. Dal 1965 si ispira a Delaunay e lavora alla figura di un archetipo costituito da due dischi, le cui circonferenze si intersecano secondo diverse direttrici ortogonali. [[Roberto Sanesi]] gli dedica il volume ''Reperti: per uno studio sulla pittura di Rodolfo Aricò'' e nello stesso anno l'artista partecipa alla IX [[Quadriennale di Roma]]; in quest'occasione la [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria Nazionale d’Arte Moderna]] acquisisce un suo lavoro, ''Work in progress Le “simultanee forme” di Delaunay''. A partire dal 1966 avvia la sua riflessione sugli aspetti oggettuali del fare artistico e nel 1967 tiene una personale alla Galleria L'Attico di Roma, con un testo in catalogo di [[Giulio Carlo Argan]]. Nel 1968 è invitato alla XXXIV [[Biennale di Venezia]] con una sala personale, dove realizza uno spazio ambientale costituito da grandi opere. In questo periodo si lega in amicizia con [[Toti Scialoja]], del quale è assistente al Liceo Artistico di Brera. Nel 1969 espone al Salone Annunciata di Milano l'opera ''Pondus'', quattro grandi strutture tridimensionali che invadono lo spazio - ora in collezione presso i Musei Civici di Cagliari, e tiene una personale alla Deson-Zacks Gallery a Chicago.
Nel 1957 si tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Bergamini di Milano e l'anno successivo conosce Carlo Grossetti, che nel 1959 lo invita ad esporre in una mostra personale al Salone Annunciata a Milano.
Dall'inizio degli anni Settanta Aricò si concentra sulla reinterpretazione della visione umanistica della storia dell'arte e degli archetipi dell'architettura. Inizia a utilizzare strati sottili di pittura a spruzzo, sovrapposti in gocce di colore fino a creare un risultato finale di monocromia. Il tema umanistico si esprime anche nei titoli dei suoi lavori - ''Arco'', ''Quattrocento'', ''Prospettiva per Paolo Uccello''. Nel 1970 inaugura a Milano due mostre che si svolgono in contemporanea al Salone Annunciata e allo Studio Marconi e l'anno successivo diviene insegnante di Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1973 prende parte alla mostra ''Iononrappresentonullaiodipingo'' presso lo Studio La Città di Verona e , nel 1974 , esponesi suoi lavori intiene una mostrasua personale antologica al Centro Internazionale delle Arti e del Costume di [[Palazzo Grassi]] a Venezia , -dove espone opere di grande dimensione che sono l'evoluzione strutturale e oggettuale del suo lavoro dalla metà degli anni sessantaSessanta. NelloProprio stessonel anno1974 incontra il poeta Carlo Invernizzi, con il quale instaura quello che Aricò stesso ha definito “un sodalizio senza soluzione di continuità per circa trent'anni [...] con influenza intellettiva e spirituale”. ▼
Nel 1962 viene invitato alla mostra ''Nuove prospettive della pittura italiana'' a [[Palazzo Re Enzo]] a Bologna e nel 1964 partecipa alla XXXII [[Biennale di Venezia]], dove espone ''Trittico dell'esistenza'', opera composta da tre grandi tele. Dal 1965, ispirandosi a Delaunay, concepisce un archetipo costituito da due dischi, le circonferenze dei quali si intersecano secondo diverse direttrici ortogonali. [[Roberto Sanesi]] gli dedica il volume ''Reperti: per uno studio sulla pittura di Rodolfo Aricò'' e, sempre nel medesimo anno, partecipa alla IX [[Quadriennale di Roma]], occasione in cui la [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria Nazionale d’Arte Moderna]] acquisisce una sua opera: ''Work in progress Le “simultanee forme” di Delaunay''.
Nel 1975 partecipa ad una serie di mostre tra cui ''Peinture italienne d'aujourd'hui'' alla Galerie Espace 5 di Montréal e alla Galerie Templon di Parigi, ''Empirica: l'arte tra addizione e sottrazione'' a Rimini e al Museo di Castelvecchio a Verona e ''Trompe l'oeil'' alla Galleria Stendhal di Milano. Nello stesso anno viene invitato anche invitato a prendere parte all'esposizione ''Spazio attivo/Struttura'', mostra organizzata da [[Guido Ballo]] allo Studio Marconi di Milano e alla Galleria Rondanini di Roma , dove espone l'opera ''Contaminante''. Nel 1976 viene invitatopartecipa alla mostra ''Il colore nella pittura'' a Modigliana di Forlì . Nele nel 1977 il Comune di Ferrara lo invita per una antologica negli spazi del Padiglione d'arte contemporanea a Parco Massari . Nel 1978 realizza una scenografia per il "Teatro dell'Assurdo" di [[Jean Tardieu|Tardieu]] al Teatro Pier Lombardo di Milano e prende parte alla mostra I ''nodi della rappresentazione'' presso il [[Museo d'arte della città di Ravenna]], in cui vengono letti i rapporti analogici tra architettura e pittura. In questa occasione Aricò presenta l'opera ''Scena di Ravenna'', lavoro che rappresenta una contaminazione tra pittura, scenografia e architettura. Nello stesso anno gli viene assegnata la cattedra di Scenografia presso l'[[Accademia di belle arti di Brera|Accademia di Belle Arti di Brera]]. ▼
A partire dal 1966 avvia la sua riflessione sugli aspetti oggettuali del fare artistico.
Nel 1980 si tiene presso la [[Casa del Mantegna]] di Mantova la mostra ''Rodolfo Aricò. Mito e architettura'' dove egli espone ''Scena di Mantova'', che si compone di sei tele sospese, appese su tre diversi livelli di profondità, che danno vita nella visione d'insieme all'immagine di un timpano - focalizzandosi ancora una volta sull'indagine delle relazioni tra architettura, pittura e mito. L'anno successivo partecipa a ''Linee della ricerca artistica in Italia 1960/80'' presso il [[Palazzo delle Esposizioni]] a Roma e a ''30 anni d'arte italiana 1950/80. La struttura emergente e i linguaggi espropriati'' presso [[Villa Manzoni]] a Lecco. Nel 1982 [[Aldo Rossi]] cura la mostra ''Idea e conoscenza'' al Palazzo dell’arte alla [[Triennale di Milano]], in occasione della quale Aricò espone l'opera ''Timpano. Pulvis''. Partecipa anche a ''Costruttività'', mostra curata da [[Filiberto Menna]], e alla XL [[Biennale di Venezia]], dove espone il ''Clinamen / Prometeo''. Nel 1984 inaugura una mostra personale al [[Padiglione d'arte contemporanea di Milano|Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano]] insieme a [[Gianni Colombo (artista)|Gianni Colombo]] e l'anno successivo partecipa con l'opera ''Portale'', che si pone ancora una volta come riflessione sul rapporto percettivo tra scena e pittura, alla mostra ''L'intelligenza dell'effetto. La messa in scena dell'opera d'arte'' a [[Palazzo Dugnani]] a Milano. Nel 1986 partecipa alla mostra itinerante - tra Francoforte, Berlino, Hannover, Bregenz e Vienna - ''1960/1985. Aspetti dell'arte italiana'', a cura di [[Flavio Caroli]] ed espone l'opera ''Struttura'' (1968) alla XLII [[Biennale di Venezia]] nella sezione “Il colore”. In seguito prende parte a ''La forma emozionata'' (Galleria Morone di Milano) curata da [[Luciano Caramel]] e l'Associazione Culturale Amici di Morterone lo invita alla mostra ''Una ragione inquieta'' presso il Palazzo Municipale di Morterone. Nel gennaio 1987 espone alla Loggetta Lombardesca di Ravenna nell'ambito della mostra ''Disegnata'', a cura di Concetto Pozzati e nel 1988 partecipa alla mostra itinerante ''Emotion und Methode'' alla Galerie der Künstler di Monaco di Baviera e poi al Kunstverein di Ingolstadt. [[Giovanni Maria Accame]] lo invita a prendere parte a ''Il museo degli artisti'' a Morterone ed a ''Ragione e trasgressione'' presso l'Ex Convento di San Rocco di Carpi. Nel 1989 partecipa alle mostre ''Quei problematici anni Settanta. Dalle premesse alle conseguenze. Alcuni protagonisti della pittura e della scultura'', curata da Giorgio Cortenova alla Galleria dei Banchi Nuovi di Roma, e ''La pelle dell'arte. Riflessioni sulla superficie'' a cura di Lorenzo Mango presso il Palazzo Municipale di Morterone e l'Istituto d'Arte Dosso Dossi di Ferrara.
Nel 1967 tiene una personale alla Galleria L'Attico di Roma, con un testo in catalogo di [[Giulio Carlo Argan]] e nel 1968 è invitato alla XXXIV [[Biennale di Venezia]] con una sala personale, dove realizza uno spazio ambientale costituito da grandi opere.
Durante gli anni Novanta, Aricò realizza una serie di mostre personali in cui espone opere che riflettono maggiormente sulla relazione con lo spazio, inteso come "dramma" ed elemento della materialità in divenire. In parallelo all'attività artistica intensifica anche quella teorica, affiancando agli scritti inerenti al proprio lavoro racconti visionari e fantastici di natura autobiografica. Nel 1990 Elisabeth Bozzi lo invita alla mostra ''Divina mania. Una poetica bicipite'', nella quale le ricerche artistiche di Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi e Pino Pinelli sono messe in relazione alla poetica di Carlo Invernizzi. Nello stesso anno la galleria Lorenzelli Arte di Milano riunisce in mostra Rodolfo Aricò, Piero Dorazio e Vittorio Matino e la Galleria Studio Grossetti inaugura ''A proposito di pittura, Aricò, Gastini, Nigro''. Nel 1991 lo Studio Carlo Grossetti gli dedica l'antologica ''Aricò '70'' e il Comune di Milano organizza presso il Liljevalchs Konstall di Stoccolma la mostra, curata da [[Elena Pontiggia]] ed Elio Santarella, ''Il miraggio della liricità'' con opere della seconda metà degli anni Sessanta. Nel 1993 viene invitato con Gianfranco Pardi al Palazzo comunale di Venzone per la mostra ''La memoria dell'antico'' e l'anno successivo partecipa a ''Venezia e la Biennale'' alla Galleria d'Arte Moderna di Ca' Pesaro a Venezia. Nel 1995 prende parte a ''Trilogia 5'' al Centro espositivo della Rocca Paolina di Perugia e due anni dopo, nel 1997, presenta alla galleria A arte Studio Invernizzi di Milano opere cariche di spiritualità dal titolo ''Sere''. Prende parte all'esposizione ''Gefühle der Konstruktion'' presso il Museum Rabalderhaus di Schwaz e, nel 1998, è invitato ad esporre in occasione della mostra ''Arte italiana. Ultimi quarant'anni. Pittura aniconica'' presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Si lega in amicizia con [[Toti Scialoja]], del quale è assistente al Liceo Artistico di Brera.
Nel 2000 l'Associazione Culturale Amici di Morterone lo invita alla mostra itinerante ''Il corpofigura dell'immagine. Aspetti dell'arte italiana dal dopoguerra ad oggi'' alla Städtische Galerie di Rosenheim, ai Musei Civici di Villa Manzoni a Lecco e alla Städtische Galerie Villa Zanders di Bergisch Gladbach ; e nello stesso anno l'Istituto di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Bologna presenta la mostra ''Rodolfo Aricò, opere su carta''. Nel 2001 la Galleria Spazio Annunciata di Milano presenta la sua ultima mostra personale. ▼
Nel 1969 espone al Salone Annunciata di Milano l'opera ''Pondus'', composta da quattro grandi strutture tridimensionali che invadono lo spazio - ora in collezione presso i Musei Civici di Cagliari. Nello stesso anno si tiene una sua personale alla Deson-Zacks Gallery a Chicago.
Aricò muore a [[Milano ]] il 22 giugno 2002. ▼
Le opere degli anni Settanta vedono concentrarsi la riflessione sulla reinterpretazione della sua visione umanistica della storia dell'arte e degli archetipi dell'architettura. Questi lavori sono caratterizzati dall'utilizzo di una sottile pittura a spruzzo, con vari strati sovrapposti di gocce di colore, che creano un risultato finale di monocromia come si vede nelle opere esposte nel 1970 a Milano in due mostre che si svolgono in contemporanea al Salone Annunciata e allo Studio Marconi. Il tema umanistico della sua pittura si esprime anche nei titoli quali ''Arco'', ''Quattrocento'', ''Prospettiva per Paolo Uccello''. Sempre nel 1970 iniziano i suoi studi sulla prospettiva secondo finalità ambigue, che egli stesso definisce di “rappresentazione trasgredita”.
Nello 1971 ottiene anche l'incarico dell'insegnamento di Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino.
▲Nel 1973 prende parte alla mostra ''Iononrappresentonullaiodipingo'' presso lo Studio La Città di Verona e, nel 1974, espone suoi lavori in una mostra personale antologica al Centro Internazionale delle Arti e del Costume di [[Palazzo Grassi]] a Venezia - opere di grande dimensione che sono l'evoluzione strutturale e oggettuale del suo lavoro dalla metà degli anni sessanta. Nello stesso anno incontra il poeta Carlo Invernizzi, con il quale instaura quello che Aricò stesso ha definito “un sodalizio senza soluzione di continuità per circa trent'anni [...] con influenza intellettiva e spirituale”.
▲Nel 1975 partecipa ad una serie di mostre tra cui ''Peinture italienne d'aujourd'hui'' alla Galerie Espace 5 di Montréal e alla Galerie Templon di Parigi, ''Empirica: l'arte tra addizione e sottrazione'' a Rimini e al Museo di Castelvecchio a Verona e ''Trompe l'oeil'' alla Galleria Stendhal di Milano. Nello stesso anno viene invitato anche a ''Spazio attivo/Struttura'', mostra organizzata da [[Guido Ballo]] allo Studio Marconi di Milano e alla Galleria Rondanini di Roma, dove espone l'opera ''Contaminante''. Nel 1976 viene invitato alla mostra ''Il colore nella pittura'' a Modigliana di Forlì. Nel 1977 il Comune di Ferrara lo invita per una antologica negli spazi del Padiglione d'arte contemporanea a Parco Massari.
Nel 1978 realizza una scenografia per il "Teatro dell'Assurdo" di [[Jean Tardieu|Tardieu]] al Teatro Pier Lombardo di Milano e viene invitato a partecipare alla mostra I ''nodi della rappresentazione'' presso il [[Museo d'arte della città di Ravenna]], in cui vengono letti i rapporti analogici tra architettura e pittura. In questa occasione Aricò presenta l'opera ''Scena di Ravenna'', lavoro che rappresenta una contaminazione tra pittura, scenografia e architettura. Nello stesso anno, gli viene assegnata la cattedra di Scenografia presso l'[[Accademia di belle arti di Brera|Accademia di Belle Arti di Brera]].
Nel 1980 si tiene presso la [[Casa del Mantegna]] di Mantova la mostra ''Rodolfo Aricò. Mito e architettura'' dove egli espone ''Scena di Mantova'', che si compone di sei tele sospese, appese su tre diversi livelli di profondità, che danno vita nella visione d'insieme all'immagine di un timpano - focalizzandosi ancora una volta sull'indagine delle relazioni tra architettura, pittura e mito.
Nel 1981 partecipa a ''Linee della ricerca artistica in Italia 1960/80'' presso il [[Palazzo delle Esposizioni]] a Roma e a ''30 anni d'arte italiana 1950/80. La struttura emergente e i linguaggi espropriati'' presso [[Villa Manzoni]] a Lecco. Nel 1982 [[Aldo Rossi]] cura la mostra ''Idea e conoscenza'' al Palazzo dell’arte alla [[Triennale di Milano]], dove Aricò espone l'opera ''Timpano. Pulvis''. Partecipa poi alla mostra ''Costruttività'', a cura di [[Filiberto Menna]], e viene invitato alla XL [[Biennale di Venezia]], dove presenta l'opera ''Clinamen / Prometeo''.
Nel 1984 espone insieme a [[Gianni Colombo (artista)|Gianni Colombo]] in una mostra personale al [[Padiglione d'arte contemporanea di Milano|Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano]] e l'anno successivo partecipa con l'opera ''Portale'', che si pone come riflessione sul rapporto percettivo tra scena e pittura, alla mostra ''L'intelligenza dell'effetto. La messa in scena dell'opera d'arte'' a [[Palazzo Dugnani]] a Milano.
Nel 1986 partecipa alla mostra itinerante - tra Francoforte, Berlino, Hannover, Bregenz e Vienna - ''1960/1985. Aspetti dell'arte italiana'', curata da [[Flavio Caroli]] e espone l'opera ''Struttura'' (1968) alla XLII [[Biennale di Venezia]] nella sezione “Il colore”. In seguito prende parte a ''La forma emozionata'' (Galleria Morone di Milano) curata da [[Luciano Caramel]] e l'Associazione Culturale Amici di Morterone lo invita alla mostra ''Una ragione inquieta'' presso il Palazzo Municipale di Morterone.
Nel gennaio 1987 espone allo Studio Marconi di Milano quelle che egli stesso definisce “opere astrutturali” e una serie di carte e progetti. Nello stesso anno, espone alla Loggetta Lombardesca di Ravenna nell'ambito della mostra ''Disegnata'', a cura di Concetto Pozzati. Nel 1988 partecipa alla mostra itinerante ''Emotion und Methode'' alla Galerie der Künstler di Monaco di Baviera e poi al Kunstverein di Ingolstadt. [[Giovanni Maria Accame]] lo invita alle mostre ''Il museo degli artisti'' a Morterone e ''Ragione e trasgressione'' presso l'Ex Convento di San Rocco di Carpi. Nel 1989 partecipa alle mostre ''Quei problematici anni Settanta. Dalle premesse alle conseguenze. Alcuni protagonisti della pittura e della scultura'', curata da Giorgio Cortenova alla Galleria dei Banchi Nuovi di Roma e ''La pelle dell'arte. Riflessioni sulla superficie'' a cura di Lorenzo Mango presso il Palazzo Municipale di Morterone e l'Istituto d'Arte Dosso Dossi di Ferrara.
Durante gli anni Novanta, Aricò realizza una serie di mostre personali in cui espone opere che riflettono maggiormente sulla relazione con lo spazio, inteso come "dramma" ed elemento della materialità in divenire. In parallelo all'attività artistica, intensifica anche quella teorica, affiancando agli scritti inerenti al proprio lavoro racconti visionari e fantastici di natura autobiografica.
Nel 1990 Elisabeth Bozzi lo invita alla mostra ''Divina mania. Una poetica bicipite'', nella quale l'opera pittorica di Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi e Pino Pinelli viene presentata in relazione alla poetica di Carlo Invernizzi. Nello stesso anno la galleria Lorenzelli Arte di Milano riunisce in mostra Rodolfo Aricò, Piero Dorazio e Vittorio Matino e la Galleria Studio Grossetti inaugura la mostra ''A proposito di pittura, Aricò, Gastini, Nigro''. Nel 1991 lo Studio Carlo Grossettigli dedica un'antologica ''Aricò '70'' e il Comune di Milano organizza presso il Liljevalchs Konstall di Stoccolma la mostra, curata da [[Elena Pontiggia]] ed Elio Santarella, ''Il miraggio della liricità'' dove Aricò presenta opere del 1967 e del 1970.
Nel 1993 viene invitato con Gianfranco Pardi al Palazzo comunale di Venzone per la mostra ''La memoria dell'antico'' e l'anno successivo partecipa alla mostra ''Venezia e la Biennale'' alla Galleria d'Arte Moderna di Ca' Pesaro a Venezia. Nel 1995 prende parte alla mostra ''Trilogia 5'' al Centro espositivo della Rocca Paolina di Perugia e due anni dopo, nel 1997, presenta alla galleria A arte Studio Invernizzi di Milano opere cariche di spiritualità dal titolo ''Sere'' e partecipa alla mostra ''Gefühle der Konstruktion'' presso il Museum Rabalderhaus di Schwaz. Nel 1998 è invitato alla mostra ''Arte italiana. Ultimi quarant'anni. Pittura aniconica'' presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
▲Nel 2000 l'Associazione Culturale Amici di Morterone lo invita alla mostra itinerante ''Il corpofigura dell'immagine. Aspetti dell'arte italiana dal dopoguerra ad oggi'' alla Städtische Galerie di Rosenheim, ai Musei Civici di Villa Manzoni a Lecco e alla Städtische Galerie Villa Zanders di Bergisch Gladbach; nello stesso anno l'Istituto di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Bologna presenta la mostra ''Rodolfo Aricò, opere su carta''. Nel 2001 la Galleria Spazio Annunciata di Milano presenta la sua ultima mostra personale.
▲Aricò muore a [[Milano]] il 22 giugno 2002.
Nel 2005 si tiene all'Institut Mathildenhöhe di Darmstadt una sua grande retrospettiva.
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