Esodo palestinese del 1948: differenze tra le versioni
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=== Le controversie sul contesto ===
Fare una sintesi dei principali elementi del contesto che permetta una lettura chiara e obiettiva degli avvenimenti legati all'esodo non è semplice, dal momento che la polemica fra [[storico|storici]] è tuttora assai intensa, fra chi privilegia le ragioni palestinesi e chi privilegia invece le ragioni ebraiche, senza che la maggioranza degli storici sia spesso disposta a dare una lettura equanime delle spinte morali e sociali che portarono le due parti a confliggere
Lo storico [[Israele|israeliano]] [[Benny Morris]] - che appartiene per molti versi alla corrente che viene definita [[Nuova storiografia israeliana]] o [[Post-Sionismo|post-sionista]], e che da essa ha però successivamente preso di fatto le distanze, operando una certa revisione di quanto inizialmente da lui stesso scritto e dato alle stampe - considera che l'esodo palestinese sia stato pressoché «inevitabile». Egli ricorda le cause contestuali seguenti: l'intrico geografico delle popolazioni ebraica e araba palestinese; la storia del loro antagonismo dal 1917; la ripulsa delle due parti di qualsiasi [[soluzione binazionale]]; la profondità dell'animosità degli arabi palestinesi verso gli ebrei e la loro paura di essere sottomessi all'autorità [[Sionismo|sionista]]; le debolezze strutturali della società araba palestinese (disorganizzata, senza coesione sociale, senza leader, senza struttura nazionale, senza aspirazioni nazionalistiche condivise, ...) al contrario dell'[[Yishuv]].<ref>Benny Morris,
▲Lo storico [[Israele|israeliano]] [[Benny Morris]] - che appartiene per molti versi alla corrente che viene definita [[Nuova storiografia israeliana]] o [[Post-Sionismo|post-sionista]], e che da essa ha però successivamente preso di fatto le distanze, operando una certa revisione di quanto inizialmente da lui stesso scritto e dato alle stampe - considera che l'esodo palestinese sia stato pressoché «inevitabile». Egli ricorda le cause contestuali seguenti: l'intrico geografico delle popolazioni ebraica e araba palestinese; la storia del loro antagonismo dal 1917; la ripulsa delle due parti di qualsiasi [[soluzione binazionale]]; la profondità dell'animosità degli arabi palestinesi verso gli ebrei e la loro paura di essere sottomessi all'autorità [[Sionismo|sionista]]; le debolezze strutturali della società araba palestinese (disorganizzata, senza coesione sociale, senza leader, senza struttura nazionale, senza aspirazioni nazionalistiche condivise, ...) al contrario dell'[[Yishuv]].<ref>Benny Morris, ''Victimes. Histoire revisitée du conflit arabo-sioniste'' (2003), p. 278.</ref>
Morris ha ugualmente sviluppato una tesi secondo cui un aspetto fondamentale del contesto dell'esodo palestinese è ''l'idea del "trasferimento" nel pensiero sionista''<ref>Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), pp. 39-63</ref>. Egli considera che gli eventi dell'epoca devono essere letti guardando allo spirito che uno Stato ebraico vitale non potesse veder la luce e sopravvivere con una minoranza araba troppo consistente e che dunque il suo "trasferimento" fuori dallo Stato fosse indispensabile. Tuttavia Morris insiste che, secondo i suoi lavori, se il sostegno delle autorità sioniste all'idea del trasferimento è «incontestabile», le connessioni fra tale sostegno e ciò che si è realmente prodotto durante la guerra sono assai più tenui di quanto i propagandisti arabi non lascino credere».<ref>Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 6</ref>
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