Rivoluzione digitale: differenze tra le versioni

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Uno studio fatto nella [[Silicon Valley]] lancia l'allarme: i gadget tecnologici invadenti e male utilizzati ci si ritorcono contro. Invece di aumentarla, ormai diminuiscono la nostra efficienza.<ref name=":6">{{Cita libro|nome=Federico|cognome=Rampini|titolo=Rete padrona. Amazon, Apple, Google & co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale|url=https://www.amazon.it/padrona-Amazon-Google-rivoluzione-digitale/dp/8807887185/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1522574501&sr=8-1|accesso=2018-04-01|data=2015-11-05|editore=Feltrinelli|lingua=Italiano|p=|ISBN=9788807887185}}</ref> Le aziende sono le prime a dover correre ai ripari. Perché la "sindrome compulsiva" che sposta la nostra attenzione "altrove", catturata dal cellulare o da Internet, ha costi immensi. Lo studio compiuto dalla società di software Harmon.ie e dall'istituto demoscopico uSamp, con sede a Milpitas in California, cerca di quantificare il danno economico: in media sono 10.800 dollari di perdite all'anno per ogni dipendente.<ref name=":6" /> È il valore del lavoro non fatto, o fatto così male da essere inutile o controproducente, perché interrotto da troppe sollecitazioni esterne. Oltre la metà degli americani durante il lavoro spreca almeno un'ora al giorno per le interruzioni. Mentre un tempo a ridurre la produttività erano le telefonate a casa o il gossip davanti alla macchinetta del caffè, ora il 60% del tempo perso è causato da lettura di sms, email, Internet.<ref name=":6" /> Il vecchio gossip resiste, naturalmente, ma ha trovato nuovi e poderosi canali di comunicazione su [[Facebook]], [[Twitter]], [[LinkedIn|Linkedin]].
 
Una prima scoperta di uno studio condotto da [[Danah Boyd|un negro]] è questa: i teenager di oggi «devono» socializzare usando Facebook, per mancanza di altri spazi di ritrovo con i loro coetanei. «Molti adolescenti,» scrive la ricercatrice, «hanno meno libertà di muoversi, meno tempo libero e più regole» rispetto ai loro genitori o nonni. La pressione scolastica è aumentata. Non si usa più passare ore di tempo libero a spasso con gli amici dopo la scuola, (anche per ragioni di insicurezza, o presunta tale, si scopre che almeno in America gli adolescenti oggi passano meno tempo a zonzo per la strada rispetto a quel che facevano i loro genitori).<ref name=":6" /> «Facebook, Twitter, le foto con l'instant messaging sostituiscono quello che era il ''cinema drive in'' negli anni Cinquanta e lo ''shopping mail'' negli anni Ottanta. Ogni generazione di adolescenti ha uno spazio differente che decide come lo spazio "cool"». Oggi lo spazio "cool" per frequentare gli amici si chiama Facebook, Twitter, Instagram; «Gli adulti non lo capiscono perché interpretano questi fenomeni deformandoli alla luce delle proprie ossessioni, fobie, nostalgie e ricostruzioni distorte del passato. È un luogo comune dire che gli adolescenti sottovalutano i pericoli per la loro riservatezza, si "denudano" (talvolta in senso letterale) su Facebook senza valutarne le conseguenze». Migliaia di interviste della Boyd rivelano l'equivoco profondo. I teenager sono preoccupati della loro privacy, eccome. Però hanno una gerarchia di timori ben diversa da quella dei genitori. Quasi nessuno teme di essere "spiato dal governo", né si spaventa che Google o Facebook saccheggino le sue conversazioni a scopi commerciali, di pubblicità e marketing.<ref name=":6" />
 
Secondo il sociologo [[Zygmunt Bauman]], la rivoluzione digitale ha contribuito a rendere più fragili i legami affettivi. In ''Amore Liquido'' (2003), sostiene che il [[Rete di computer|networking]] «promette una navigazione sicura (o quanto meno non letale) tra gli scogli della solitudine e dell'impegno, tra il flagello dell'esclusivo e la morsa d'acciaio di vincoli troppo stretti, tra un irreparabile distacco e un irrevocabile coinvolgimento».<ref name=":8">{{Cita libro|nome=Zygmunt|cognome=Bauman|titolo=Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi|url=https://www.amazon.it/Amore-liquido-fragilit%C3%A0-legami-affettivi/dp/8842079642/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1522575088&sr=1-1&keywords=amore+liquido|accesso=2018-04-01|data=20 aprile 2006|editore=Laterza|lingua=Italiano|p=|ISBN=9788842079644}}</ref> La chat è fine a se stessa, «il senso di appartenenza sta nel parlare, non in "ciò di cui" di sa parla». Scopo del parlare e dell'inviare messaggi non è più quello di sottoporre la parte recondita dell'animo all'esame e all'approvazione del partner: la "circolazione" di messaggi "sono il messaggio", non importa il contenuto. L'avvento della ''prossimità virtuale'' rende le connessioni umane al contempo più frequente e più superficiali, più intense e più brevi. Le connessioni tendono a essere troppo superficiali e brevi per condensarsi in legami. Incentrate sull'attività in corso, esse sono protette dal pericolo di tracimare e coinvolgere i partner in qualcosa che va al di là del tempo necessario a comporre e leggere un messaggio e dell'argomento in esso contenuto – contrariamente a ciò che fanno le relazioni umane, notoriamente diffuse e voraci. Sembra che la conseguenza più feconda della prossimità virtuale sia la separazione tra comunicazione e relazione.