Elezioni politiche in Italia del 1979: differenze tra le versioni

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== Conseguenze del voto ==
L'esito del voto non premiò la DC e il PSI, punì il PCI (converitoconvertito all'antiterrorismo), mentre i partiti laici (PLI-PRI-PSDI) riportarono una buona affermazione. I veri trionfatori furono i radicali, che con il 3,45% alla Camera passarono da 4 a 18 seggi<ref name="fango" />, ed elessero 2 senatori.
 
Le elezioni negarono al centro (DC-PSDI-PRI-PLI) la maggioranza assoluta dei voti mentre il brusco calo dei comunisti ne ridimensionò le prospettive e fece tramontare definitivamente il compromesso storico. L'unica via percorribile per la DC era tornare all'alleanza con il PSI di Bettino Craxi. Si ritornò quindi alla formula del centrosinistra guidata dal democristiano [[Francesco Cossiga]], che formò due esecutivi: il [[Governo Cossiga I|Cossiga I]] era formato dall'alleanza DC-PSDI-PLI, con l'appoggio esterno di socialisti e repubblicani, mentre il [[Governo Cossiga II|Cossiga II]] era composto da DC, PSI e PRI. Nell'ottobre 1980 Cossiga si dimise dopo che il Parlamento aveva bocciato un decreto economico con voto segreto (298 voti contrari e 297 favorevoli) e fu sostituito da [[Arnaldo Forlani]]. Il [[Terremoto dell'Irpinia del 1980|terremoto dell'Irpinia]] (con l'inadeguatezza delle misure adottate e lo spreco di denaro pubblico per la ricostruzione), le continue bocciature parlamentari di provvedimenti finanziari e sociali, la scoperta della [[P2]] e la vittoria schiacciante del «no» al [[Referendum abrogativi del 1981 in Italia#Interruzione gravidanza (Proposta Movimento per la vita)|referendum sull'aborto]] comportarono una nuova crisi politica che si risolse con la nascita del [[pentapartito]], ovvero la coalizione DC-PSI-PSDI-PRI-PLI che aveva come valore costitutivo il riconoscimento di pari dignità tra la DC e gli altri partiti, anche per quel che riguardava la guida del Governo.