Amicizia: differenze tra le versioni
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{{Vedi anche|Laelius de amicitia}}
A questa concezione il pensiero ciceroniano contrapporrà quella filosoficamente fondata sulla virtus e caratterizzata dalla completa condivisione spirituale tra gli amici. La prima è un'amicitia apparente che, esteriormente simile a quella reale, si propone invece di perseguire utilitas e vantaggi personali. <ref>Raffaella Cosi, ''Le solidarietà politiche nella repubblica romana'', Edipuglia, Bari 2002</ref> L'elemento distintivo tra un'amicitia virtuosa e quella fondata sulla sola utilitas, sul profitto, risiede dunque in quell'affetto disinteressato che spinge il vero amico ad essere più propenso a rendere servigi piuttosto che a richiederne, dando così vita ad una sorta di competizione morale incentrata su una reciproca disposizione d'animo volta al bene nei confronti dell'altro. Un rapporto umano così strutturato sarà alla fine vantaggioso per entrambi gli amici e, soprattutto, sarà duraturo nel tempo. Se, viceversa, il pilastro dell’amicitia risiede nella mera convenienza, il legame verrà meno parallelamente per il mutare degli interessi da soddisfare, sino a quando cioè l'"amico" mi sarà utile per realizzare i miei scopi.
[[File:AmbroseOfMilan.jpg|150px|thumb|Sant'Ambrogio]]
L'amicizia<ref>[http://imageneshermosas.com/tag/Amistad/l/1/ Amicizia, manifestazione dell'amore]</ref> è sempre stata considerata, in qualunque epoca, un sentimento fondamentale per la vita sociale, ed è stata santificata dalle [[religione|religioni]]. Per esempio, i [[Greci]] portavano come modello di amicizia portata alle estreme conseguenze quella fra [[Oreste (figlio di Agamennone)|Oreste]] e [[Pilade]]. In tutte le cosiddette [[religioni abramitiche]] ricorre il racconto di [[Davide]] e [[Gionata]].
Nella Bibbia Abramo è detto «amico di Dio» che si rivolge a Mosè come a un amico; anche Gesù chiama i discepoli amici:
{{quote|Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi". <ref>''Giovanni'', v 15,15.</ref>}}
Per Sant'Ambrogio (340-397) «la più bella tra le cose » è l'amicizia <ref>Ambrogio, ''I doveri'', trad.it. di G.Banterle, Roma, Città Nuova, 1977, p.355</ref> che permette di condividere gioie e dolori. L'amicizia deve essere perseverante, fondata sulla simpatia non sul denaro e infatti «le amicizie tra i poveri sono per lo più migliori di quelle tra i ricchi, e spesso i ricchi sono senza amici mentre i poveri ne hanno molti» <ref>Ambrogio, ''op.cit. ibidem'' p.355</ref>. L'amicizia non può contraddire la fede: non si può essere amici di chi calpesta la religione custode dell'amicizia e dell'eguaglianza <ref>Ambrogio, ''ibidem''</ref>
Alcuni autori come [[Giovanni Crisostomo]] (354-407) hanno sostenuto che ormai il concetto di amicizia era ai loro tempi scomparso «Non parlarmi degli amici di oggi, perché dopo la scomparsa degli altri valori, anche questo non c'è più» <ref>Giovanni Crisostomo, ''In epist. I Thess., II 4</ref>
Nell'amicizia cristiana il rapporto interpersonale viene esteso all’umanità intera attraversata da un amore fraterno che unisce gli uomini tra loro e questi con Dio.
Non vi è dubbio che con il cristianesimo il valore dell'amicizia subì una diminuzione in quanto ontologicamente venne sostituita dalla carità e sentimentalmente dall'amore coniugale e si ridusse a un comportamento riservato a anime raffinate <ref>Luigi Pizzolato, L'idea di amicizia nel mondo antico classico e cristiano'', Torino, Einaudi, 1993, pp.228-229</ref> come per Sant Agostino che dichiara di non riuscire a vivere senza amici e che considera l'amicizia uno strumento della carità. <ref>Agostino, ''Epistulae'', 73, 10</ref>
==L'amicizia nello sviluppo dell'individuo==
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