Raid Roma-Tokyo: differenze tra le versioni

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La partenza di Ferrarin avvenne il 14 febbraio 1920 alle ore 11 dall'[[Aeroporto di Roma-Centocelle|aeroporto Centocelle]] di [[Roma]].<ref name=GI /><ref name=ali /> Prima tappa fu a [[Gioia del Colle]], [[Puglia]], a causa di alcuni problemi tecnici sia al suo apparecchio che a quello di Masiero.<ref name=ali /> La successiva tappa su [[Valona]], in [[Albania]], ove all'epoca vi erano ancora truppe italiane che occupavano la città dal 1914. Dopo Valona fu la volta di [[Salonicco]] e da lì si spostarono a [[Smirne]]<ref name=GI /><ref name=ali />, all'epoca occupata dai [[greci]].
 
Da Smirne si diressero ad [[Adalia]] ma furono costretti per un guasto ad una tappa intermedia ad [[Aydin]].<ref name=ali /> Raggiunta finalmente Adalia, [[Occupazione italiana di Adalia|occupata dagli italiani]], la meta successiva fu [[Aleppo]] e da lì [[Baghdad]]. Nella capitale [[iraqIraq|irachena]]ena Ferrarin fu costretto ad atterrare su un campo in cui si stava disputando in incontro di calcio. Il 23 febbraio ripartirono per [[Bassora]], città nella quale Ferrarin attese l'attardato Masiero per tre giorni prima di riprendere il volo per [[Bandar Abbas]], interrotto però dalle pessime condizioni meteo che lo costrinsero ad atterrare a [[Bushehr]]. Raggiunta finalmente Bandar Abbas, dopo un primo tentativo fallito a causa di un problema al radiatore, Ferrarin riuscì a raggiungere [[Chabahar]].<ref name=GI /><ref name=ali /> Da lì avrebbe voluto raggiungere direttamente [[Karachi]] ma, a causa di un problema al motore, fu costretto ad atterrare nei pressi di un villaggio indigeno che risultò essere però abitato da ribelli che si opponevano al dominio britannico nell'area. Per fortuna di Ferrarin, il tricolore italiano venne confuso dai ribelli per quello della [[Bulgaria]], alleata dei [[Germania|tedeschi]] durante la [[prima guerra mondiale]] e perciò, indirettamente, nazione loro amica. Approfittando dell'errore, Ferrarin riesce ad allontanarsi incolume dal villaggio ede a riprendere il suo viaggio verso [[Karachi]]. A Karachi Ferrarin si riunì a Masiero che era riuscito a portarsi da Bandar Abbas direttamente nella capitale del [[Sindh]].<ref name=ali />
 
[[File:Arturo Ferrarin - Roma-Tokyo.svg|thumb|centre|upright=3|Il viaggio di Ferrarin in tutte le sue tappe.]]
 
Da Karachi Ferrarin ripartì alla volta di [[Delhi]], che raggiunse dopo una tappa ad [[Hyderabad (Pakistan)|Hyderabad]] ede un breve scalo presso una stazione ferroviaria.<ref name=ali /> Quindi arrivò ad [[Allahabad]] e da lì fino a [[Calcutta]], antica capitale dell'[[imperoImpero angloAnglo-indianoIndiano]]. Dopo una lunga sosta a Calcutta, nell'attesa vana degli altri compagni, Ferrarin riprendette il volo in direzione di [[Akyab]] (una fonte afferma che ripartì con un nuovo aereo, dato che il suo venne irrimediabilmente danneggiato dall'incuria del personale locale<ref>{{Cita|Ludovico}}.</ref>) e da lì raggiunse [[Rangoon]].<ref name=GI /><ref name=ali /> Rangoon sarà l'ultima tappa in territorio sotto il controllo [[Gran Bretagna|britannico]]: per tutta la tratta da [[Baghdad]] alla [[Birmania]] le autorità britanniche diedero ai piloti italiani la massima disponibilità e collaborazione, fornendo aiuto per le riparazioni e le indicazioni sulla rotta da seguire.<ref name=ali />
 
Dal capoluogo della Birmania, nella quale dovette sostare per alcune riparazioni, Ferrarin, senza Masiero già ripartito, raggiunse la capitale del [[Siam]], [[Bangkok]]. Tappa successiva fu [[Ubon Ratchathani|Ubon]] e poi [[Hanoi]], in [[Vietnam]], ove raggiunse Masiero. Il 21 aprile Ferrarin ripartì e, dopo due atterraggi intermedi, il primo su una isoletta del [[Mar Cinese Meridionale]] e poi presso [[Macao]], giunse a [[Canton]]. Da lì proseguì per [[Foochow]] e quindi per [[Shanghai]].<ref name="ali" />
 
[[File:Aereo raid Roma-Tokio.jpg|thumb|L'aereo usato da Ferrarin per il raid, esposto nel museo imperiale giapponese]]
Da Shanghai, località in cui sostò per una settimana, giunse a [[Tsingtao]], all'epoca occupata dalle [[Dai-Nippon Teikoku Rikugun|forze giapponesi]]. Accolto dalle autorità nipponiche, venne avvisato che quando sarebbe giunto nel paese del Sol Levante, sarebbe saràstato omaggiato con una [[katana]] d'oro da [[samurai]] e che il suo aereo resteràsarebbe rimasto esposto a [[Tokyo]].<ref name="ali" /> Fu poi effettivamente esposto nella capitale nipponica sino al [[1933]], anno in cui esso verrà demolito a causa delle sue condizioni cadenti ede irrecuperabili.<ref>{{Cita news|url=http://www.corriereadriatico.it/SPETTACOLI/gabriele_d_39_annunzio_un_mito_nel_giappone_del_39_900/notizie/349554.shtml|titolo=Gabriele D'Annunzio. Un mito nel Giappone del '900|accesso=6 febbraio 2014|pubblicazione=[[Corriere Adriatico]]|data=3 novembre 2013}}</ref>
 
Da Tsingtao raggiungeraggiunse la capitale [[Cina|cinese]], [[Pechino]], ove vi trascorretrascorse una settimana, omaggiato dalla popolazione e dalle autorità locali, poi ripartì per Kow Pangtzu, nei pressi di [[Mukden]], quindi per [[Sinŭiju]], in [[Corea]], allora parte integrante dell'[[impero giapponese]], deviando però il suo percorso in modo da sorvolare [[Lüshunkou|Port Arthur]], città resa celebre per essere stata, per il suo possesso, una delle cause della [[guerra russo-giapponese]].<ref name="ali" />
 
[[File:Arturo Ferrarin in Giappone.jpg|thumb|verticale|Ferrarin in Giappone, vestito con un kimono donatogli al termine del raid]]
Successiva tappa del viaggio fu [[Seul]], meta che fu imposta al Ferrarin sia dalle autorità giapponesi che dai rappresentanti italiani in [[Corea]].<ref name="ali" /> Da Seul si diresse a [[Taegu]]<ref name="GI" />, che fu l'ultima tappa sul suolo continentale. Su ordine delle autorità nipponiche Ferrarin fu costretto a seguire una rotta più lunga e settentrionale da quella da lui prevista perché vigeva l'assoluto divieto di sorvolare le piazzeforti di [[Pusan]] e [[Tsushima (isola)|Tsushima]].<ref name="ali" /> Nonostante l'imposto cambio di rotta, Ferrarin raggiunse, il 30 maggio, [[Osaka]]<ref name="GI" />, ove fu accolto dalla cittadinanza intera.
 
Atterrando nel [[parco Yoyogi]]<ref name=s24 />, Ferrarin giunse all'ultima tappa del viaggio, [[Tokyo]], ove, oltre i consueti bagni di folla che contraddistinguevano tutte le sue tappe da quando era giunto in [[Cina]], ebbe l'onore di essere ricevuto dal principe reale [[Hirohito]] e dall'[[imperatrice Teimei]].<ref name=ali />
 
Ferrarin pubblicherà le sue memorie di viaggio sul libro ''Il mio volo Roma-Tokio'' nel 1921.<ref name=treccani />