Vincenzo Macaluso: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Vincenzo_Macaluso.jpg |right|thumb|200px|Vincenzo Macaluso]]
Avv. '''Vincenzo Macaluso''' ([[Canicattì]] 1824 - [[Roma]] 1892), avvocato, giornalista, patriota del [[Risorgimento]]. Fu capitano di artiglieria. Nel 1948 nella guerra per l'indipendenza siciliana comandò la batteria "[[Sicilia|Trinacria]]" e si distinse nell'assedio di [[Messina]]. Venuta meno la rivoluzione, rientrati i [[Borboni]], fu esiliato.
Con un audace atto di sfida inalberò il 3 luglio [[1859]] il tricolore sul Monte La Pietra, "una rocca isolata bianchissima sorgente a cavaliere tra [[Grotte]] e [[Comitini]]", e diede così inizio a una rivolta che si espanse a macchia d'olio fino a [[Palermo]]. Per le sue ardite gesta patriottiche subì tre condanne a morte da parte dei [[Borboni]]: dalle prime due lo salvò l'intercessione dello zio Gioacchino La Lomia, ministro della Giustizia del re di [[Napoli]]; dalla terza lo liberò [[Garibaldi]], quando giunse a [[Palermo]]. Divenuto uomo di fiducia del generale, fu poi, per la sua integrità morale e l'ansia di giustizia, oltre che per le sue convinzioni repubblicane, contrastato dai luogotenenti piemontesi, che ne boicottarono sempre l'elezione al Parlamento.
Nel [[1861]] ad [[Agrigento]] fondò il periodico "La Pietra".