Julius Evola: differenze tra le versioni
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→Il processo ai FAR: Non era un "antifascista". |
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Conseguenza di questo pensiero è che le differenze naturali tra gli esseri umani si rispecchierebbero anche nelle [[razze]]. Il filosofo rifiuta una visione [[razzista]] della vita [[razzismo biologico|in senso biologico]], sostenendo invece la sua teoria del cosiddetto "razzismo spirituale". La "razza interiore" di cui parla Evola è definita come un patrimonio di tendenze e attitudini che, a seconda delle influenze ambientali, giungerebbero o meno a manifestarsi compiutamente. L'appartenenza a una razza si individuerebbe dunque sulla base delle caratteristiche spirituali, e in seguito di quelle fisiche, diventandone col tempo queste ultime il segno visibile. Partendo da questi presupposti assiomatici, Evola definisce gli [[ebrei]] come razza materialista e spiritualmente inferiore rispetto alla [[razza ariana]], in sintonia con alcune idee del nazismo tedesco.
Nonostante il rifiuto della concezione pseudo-scientifica del razzismo biologico, nei confronti degli ebrei il "razzismo spirituale" di Evola non rappresenta una versione attenuata dell'antisemitismo nazista, ma un suo ribaltamento in senso metafisico: secondo [[Enzo Collotti]], «il razzismo spirituale del quale parla Evola vuole partire appunto dal dato biologico, che gli pare ancora troppo rozzo e deterministico, per sublimarlo e portarlo a pieno compimento "sul piano dello spirito", ossia sul piano metafisico. In tal modo Evola intendeva potenziare e nobilitare, e non già attenuare, il razzismo, avvolgendolo in una nebulosa filosofeggiante e scrostandolo di quel tanto di ruvido antropologismo»<ref>Enzo Collotti, ''Il fascismo e gli ebrei'', Bari-Roma, Laterza, 2006, p. 48.</ref>.
== Epistolario ==
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