Cominform: differenze tra le versioni
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|dissoluzione=17 aprile 1956
|ideologia=[[Marxismo-leninismo]]
|collocazione=[[
|testata=''[[Pour une paix durable, pour une démocratie populaire!]]''
|colori={{color box|red}} [[Rosso]]
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Di particolare rilevanza, nel corso della riunione fondativa, fu il dibattito sul regime politico da instaurare nei Paesi socialisti dell'Europa orientale, che vide prevalere la linea sovietica e jugoslava del sistema a partito unico, rispetto alle posizioni, tenute soprattutto dai delegati polacchi e cecoslovacchi, aperte ai governi di coalizione di sinistra.<ref>{{cita|Marcou|pp. 66-67}}.</ref> Si aprì la strada alla nuova tattica detta dell'"unità organica", che portò nell'Europa orientale alla fusione tra i partiti comunisti e socialisti e in quella Occidentale alla lotta dei comunisti contro i socialisti e socialdemocratici,<ref>{{cita|Marcou|p. 71}}.</ref> giudicati «cani da guardia della borghesia».<ref>{{cita|Marcou|p. 63}}.</ref>
=== La rottura tra
La successiva assemblea plenaria dopo quella fondativa si tenne nel giugno 1948 a [[Bucarest]] e fu caratterizzata dall'attacco sferrato contro il partito jugoslavo e dall'espulsione di questo dal Cominform.<ref>{{cita|Marcou|pp. 113-114}}.</ref> La risoluzione in questo senso, approvata il 28 giugno, ufficializzò la |rottura fra URSS e Jugoslavia che si era consumata, rimanendo inizialmente segreta, nel febbraio 1948 in seguito ad un incontro al [[Cremlino]] in cui la delegazione guidata da [[Josip Broz Tito|Tito]] aveva rifiutato il piano di Stalin di federazione tra [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]] e [[Bulgaria]]. Il progetto stravolgeva l'idea di una Federazione balcanica pluralista a cui da anni lavoravano gli jugoslavi e ipotizzava una struttura dualista in cui la Bulgaria avrebbe posto in un piano di inferiorità le singole repubbliche che già componevano la Federazione Jugoslava,<ref>{{cita|Claudín|p. 381}}.</ref> e il Partito comunista bulgaro, fedelissimo dell'URSS, sarebbe stato, per Tito, «un cavallo di Troia in seno al nostro proprio partito».<ref>{{cita|Marcou|pp. 209-212}}.</ref> Venivano così alla luce problemi – politici, strategici e anche personali tra Tito e Stalin – che perduravano dai tempi della [[seconda guerra mondiale]]: in quella fase, infatti, il PCJ aveva scelto di legare la lotta di liberazione contro i nazisti alla rivoluzione per la conquista del potere, in costrasto con le direttive sovietiche che miravano a non turbare gli equilibri in seno agli Alleati.<ref>{{cita|Claudín|p. 297}}.</ref> La situazione si erano poi deteriorata con il consolidarsi dell'autonomia di Belgrado dalla politica estera di Mosca (esemplificata dal supporto jugoslavo al [[Partito Comunista di Grecia]] impegnato nella guerra civile)<ref>{{cita|Piccardo|p. 145}}.</ref> e con la crescente influenza del "modello jugoslavo" sugli altri comunisti dell'Europa centro-orientale.<ref>{{cita|Piccardo|p. 148}}.</ref>
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