Un giorno a Madera (romanzo): differenze tra le versioni
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'''Un giorno a Madera''' di [[Paolo Mantegazza]] è un romanzo epistolare che si innesta nel filone erotico-sentimentale dei grandi romanzi dell'800, ma che pone ben in rilievo i molteplici interessi dell'autore: dal campo medico ed eugenetico fino a quello prettamente filosofico. ''Un giorno a Madera'' fu tradotto in francese, spagnolo, croato, tedesco, olandese e portoghese: ciò mostra la rilevante circolazione che ebbero i suoi testi<ref>{{Cita libro|autore=Paola Govoni|titolo=Un pubblico per la scienza. La divulgazione scientifica nell'Italia in formazione|annooriginale=2002|editore=Carocci|città=Roma|p=250-252}}</ref>.
==Trama<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Paolo Mantegazza|titolo=Un giorno a Madera|data=2011|editore=Collana Bacheca ebook}}</ref>==
Il romanzo racconta la storia di due giovani innamorati: William ed Emma, il primo intraprende un viaggio da Londra per trovare l'amata nella terre paradisiache di [[Madera]] (un arcipelago portoghese). Durante questo viaggio William conosce il narratore, il quale si interessa del giovane ragazzo anglo-italiano, e i due si sentono già dai primi giorni in un grande sintonia. Arrivati a Madera William può finalmente incontrare la sua bella. Tuttavia dopo una nottata passata fuori con lei, nei giorni successivi il giovane diventa sempre più cupo e, dopo alcune resistenze, il ragazzo si apre con il suo amico; accenna ad una lotta tra dovere e passione che ostacola la sua relazione con Emma. Si riparte per [[Rio de Janeiro]] dove William si fermerà mentre il suo amico andrà avanti nel viaggio: i due si scriveranno per alcune settimane finché poi William non darà più notizie di sé. Tre anni dopo il narratore riceve un plico di lettere dall’Inghilterra: queste sono la corrispondenza del ragazzo con Emma. Dalle epistole si viene a scoprire della proposta di matrimonio di William e di come Emma abbia declinato, poiché questa è legata ad un giuramento contratto con il padre in punto di morte: la ragazza non avrebbe mai dovuto prendere marito. Infatti Emma è affetta da una malattia genetica crudele che le ha decimato la famiglia lasciandola sola al mondo: la tisi. Confessatasi con William su questo problema la giovane non vorrà più vederlo per non farlo soffrire e per non soffrire lei stessa. Tuttavia l'amore fra i due è così forte che non possono resistere allo scambiarsi altre lettere, in una delle quali il ragazzo propone alla sua innamorata di farsi visitare ancora dai migliori specialisti in [[Gran Bretagna]]; Emma con qualche indecisione acconsente e si fa visitare da tre medici, l'ultimo dei quali le proporrà un viaggio a Madera dove il clima l'avrebbe completamente ristabilita. Tuttavia così non sarà e la morte di Emma verrà comunicata a William dalla zia Anna, tutrice della giovane dopo la morte del padre, nell'ultima lettera. Il romanzo finisce chiarendo l'intento dell'opera, infatti le memorie dei due vengono pubblicate dieci anni dopo dal narratore in cui possiamo intravvedere la figura di [[Paolo Mantegazza|Mantegazza]] stesso che ci dice: «Ho la ferma convinzione che l'averli letti non farà male ad alcuno, potrà fare bene a molti»<ref>{{Cita libro|autore=Paola Govoni|titolo=Un pubblico per la scienza. La divulgazione scientifica nell'Italia in formazione|data=2002|editore=Carocci|città=Roma|p=134}}</ref> .
==Intentio autoris==
In questo romanzo dove la scarna trama non è che meramente funzionale al messaggio un paragrafo sulle intenzioni che hanno spinto l’autore alla genesi dell’opera si è reso necessario. In ''Un giorno a Madera'' queste informazioni ci vengono fornite nel prologo al romanzo in cui Paolo Mantegazza si riferisce direttamente ai suoi elettori di [[Monza]]; Mantegazza si lascia trascinare in un discorso sulla vita pubblica, la quale non può arginarsi nel semplice agire politico parlamentare , fatto di «ordini del giorno puri e semplici» e «questioni pregiudiziali»<ref>{{Cita libro|autore=Paolo Mantegazza|titolo=Un giorno a Madera|data=2011|editore=Collana bacheca ebook|p=7}}</ref> ; è necessario un impegno civile che passi per la ricerca scientifica e l’educazione scolastica, ed è proprio di questo impegno che ''Un giorno a Madera'' può considerarsi il frutto, frutto di un lavoro al quale il nostro dedica tutte le sue energie, un romanzo che ha il preciso scopo di irrobustire gli Italiani e renderli più onesti<ref name=":0" /> , affinché possano edificare sulla base “tetragona” della salute e dell’onesta un edifizio splendidissimo di ricchezza e di gloria .
Il Mantegazza è conscio di non aver scritto un’opera immortale ma «utile e morale»<ref name=":0" />, tuttavia in questi fini etici si nasconde anche un malcelato nazionalismo che vede nel miglioramento delle condizioni individuali dei cittadini anche un miglioramento dello Stato in generale e della sua ricchezza e potenza in particolare.
È necessario ora chiarire in che cosa venga incanalata questa attenzione morale ed è importante introdurre il tema del dovere, il vero fulcro del romanzo. Il vocabolo ricorre più e più volte nelle parole dei protagonisti e ne possiamo chiarire il significato con le parole che il padre di Emma rivolge alla ragazza in punto di morte. L'argomento viene trattato dall’uomo oscillando tra razionalità e sentimentalismo con slittamenti semantici del termine su almeno tre piani: uno etico-religioso, uno civile e, l'ultimo, quello umano. Su quello etico il dovere diventa l'ancora di salvezza dell'uomo il quale rispettandolo diventa un Principio, un Dio ideale e vivente nel quale riscatta la sua natura finita fino a toccare la santità<ref name=":0" />, ma poiché tutti i doveri per Mantegazza fanno capo a Dio<ref name=":0" /> e mancare di adempiere al primissimo dovere «Non far male ad anima viva»<ref name=":0" /> è una bestemmia, allora ,in questo senso, si potrà dire che generare dei figli malati è una bestemmia in quanto si fa del male ad un'anima, per giunta innocente<ref name=":0" />.Sul piano civile invece chi dà alla luce un figlio malato è un «pessimo cittadino» poiché non fa il bene della comunità in quanto dà alla nazione dei cattivi cittadini; su quello umano invece è un pessimo uomo poiché rovina il primo patrimonio dell’umana famiglia ovvero la salute e la forza<ref name=":0" />. Vediamo dunque come il dovere ha un ruolo statale (come impegno civile dello governo) e un ruolo individuale.
==Il dualismo==
Per quanto riguarda il tema del dualismo, questo viene affrontato a più riprese nel romanzo, e indagato sotto molti aspetti, ma tratterò solo i due più rilevanti. Attraverso lo strumento del ''Sistema Hominis'' (ovvero una specie di filtro antropologico con cui capire l'animo degli uomini senza conoscerli effettivamente) il narratore studia William che però sfugge all’analisi, egli è dentro e fuori la nave, è lì ma da un'altra parte. William stesso è una contraddizione, è per metà inglese e per metà italiano e ciò fa di lui un «uomo d'amianto»<ref name=":0" /> in quanto la sua passione e le sue emozioni non tacciono mai: quando l'anima italiana si consuma nella sofferenza ecco che si sveglia l'inglese redivivo che ne rinvigorisce il dolore e non si fa sottomettere dalla ragione; William sente come un italiano ma agisce - e reagisce - al dolore come un inglese, senza riserve. Solo l'educazione e la dolcezza con cui Emma la impartisce potranno ammansire il suo animo passionale. Un altro dualismo imperante nel romanzo è quello tra finito ed infinito, l’individuo contro la totalità. Ecco qui si ha il completo annichilimento dell’io nei confronti della comunità, un io fragile le cui aspirazioni personali devono lasciar spazio all’utile della società, una storia dell’umanità che travolge il singolo, il quale può solo sottomettersi e gettare le armi.
==La concezione della medicina e della malattia==
Paolo Mantegazza è stato un medico e fisiologo. Tuttavia nel testo riscontriamo parti in cui lo stesso critica aspramente la conoscenza e la deontologia medica. Nella parte dedicata ai
[[Categoria:Libro]]
[[Categoria:Eugenetica]]
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