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Nella sua lettera accompagnatoria a Stone, De Gasperi espressamente contestò l'imparzialità dei tribunali jugoslavi, ipotizzando gravi reazioni dell'opinione pubblica italiana qualora dei cittadini italiani fossero stati consegnati a Belgrado, accusando gli jugoslavi nel contempo di crimini contro gli italiani<ref name = "Commissione parlamentare 2">{{cita|Commissione parlamentare 2006|p. 112}}</ref>. Il governo italiano basò giuridicamente la sua posizione sulla cennata [[Dichiarazione di Mosca]], nella quale se è vero che si prevedeva che i presunti criminali di guerra tedeschi fossero consegnati ai governi degli stati che li reclamavano per giudicarli ''in loco'', per i presunti criminali di guerra di altri paesi si affermava genericamente che essi dovessero essere "consegnati alla giustizia": i consulenti giuridici del governo italiano interpretarono questo passaggio come riconoscimento della competenza italiana a giudicare gli accusati italiani<ref name = "Commissione parlamentare 2" />.
 
La presentazione del progetto di trattato di pace con l'Italia (18 luglio 1946) mise a repentaglio la posizione italiana, giacché - come si venne poi a scrivere all'art. 45 del progetto definitivo, approvatofirmato dalda ParlamentoDe italianoGasperi il 10 febbraio 1947 - in esso non si faceva più distinzione con i tedeschi, prevedendo quindi la consegna degli accusati ai paesi che li reclamavano. All'interno del governo italiano, pure il [[Ministero della giustizia|Ministro di Grazia e Giustizia]] [[PCI|comunista]] [[Fausto Gullo]] ritenne tale formulazione "aberrante". Il governo italiano presentò delle richieste di modifica al testo del trattato, nel contempo [[Palazzo Chigi]] sollecitò il [[Ministero della difesa|Ministero della guerra]] perché sollecitasse i lavori della Commissione di inchiesta. Poco dopo, lo stesso De Gasperi scrisse a Stone una seconda lettera, annunciandogli che la Commissione aveva individuato quaranta fra civili e militari italiani che erano "venuti meno ai principi del diritto internazionale di guerra e ai doveri dell’umanità" e pertanto passibili di esser posti sotto accusa<ref>{{cita|Commissione parlamentare 2006|pp. 112-114}}</ref>.
 
Il 23 ottobre 1946 - dopo due solleciti da parte britannica e jugoslava - il governo di Roma comunicò un primo elenco di presunti criminali di guerra. Tale elenco si ampliò nei mesi seguenti: fra gennaio e maggio del 1947 il totale degli accusati passò a ventisei in totale. Tutti questi avevano operato nel teatro jugoslavo-balcanico durante la guerra. Fra gli accusati direttamente coinvolti con le vicende del Tribunale Straordinario della Dalmazia vi erano Giuseppe Bastianini (governatore della Dalmazia, istitutore del Tribunale), Gherardo Magaldi e Vincenzo Serrentino (giudici), Giuseppe Alacevich (segretario del Fascio di Sebenico, aveva fra l'altro partecipato ai rastrellamenti di Vodice del 25-26 ottobre 1941) e Gualtiero Sestilli (Tenente Colonnello dei Carabinieri e comandante dei RR.Carabinieri di Sebenico, aveva ordinato e comandato i suddetti rastrellamenti)<ref>{{cita|Commissione parlamentare 2006|pp. 115-116}}</ref>.