Invidia: differenze tra le versioni

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Il termine '''invidia''' (dal latino ''in'' - avversativo - e ''videre'', guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il [[malocchio]]") <ref>[[Marco Tullio Cicerone]] definisce l'invidia il «produrre la disgrazia altrui mediante il proprio malocchio» (In Cicerone, ''Tusc''. III, 9, 20</ref><ref>Afferma [[Agostino d'Ippona]]: «Video, sed non invideo» - ''Vedo, ma non invidio'' - in ''Evangelium Ioannis Tractatus'' 44, 11</ref> si riferisce a uno stato d'animo o [[sentimento]] per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova spesso astio per non avere noi quel bene e a volte un risentimento tale da desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità.<ref>''Dizionario della Salute e della Medicina'' Treccani alla voce corrispondente</ref>
A volte confusa o compresente con la [[gelosia]] , che differisce perchè riferita ad un ambito di carattere affettivo sentimentale .
 
==L'invidia nella filosofia==