Caduta dell'Impero romano d'Occidente: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullata la modifica 97185069 di 2.38.75.148 (discussione) Etichetta: Annulla |
mNessun oggetto della modifica |
||
Riga 76:
Considerando che le parti ancora controllate da Ravenna in Gallia e in Italia erano state devastate dagli Unni di Attila e non erano dunque più in grado di versare le tasse ai livelli di prima, il gettito fiscale dell'Impero d'Occidente si era davvero ridotto ai minimi termini.]]
Le incursioni unne, però, danneggiarono soprattutto indirettamente l'Impero, distogliendolo dalle lotte contro gli altri barbari penetrati all'interno dell'Impero nel 376-382 e nel 405-408, che in questo modo ne approfittarono per espandere ulteriormente la propria influenza.<ref>{{cita|Heather|p. 416.}}</ref> Per esempio, le [[campagne balcaniche di Attila]] impedirono all'Impero d'Oriente di aiutare l'Impero d'Occidente in Africa contro i Vandali: una poderosa flotta romano-orientale di 1100 navi che era stata inviata in Sicilia per riconquistare Cartagine fu richiamata
L'Impero romano d'Occidente fu dunque costretto a rinunciare al gettito fiscale della Spagna e soprattutto dell'Africa, con conseguenti minori risorse a disposizione per mantenere un esercito efficiente da utilizzare contro i Barbari. Man mano che le entrate fiscali diminuivano a causa delle invasioni, l'esercito romano si indeboliva sempre di più, agevolando un ulteriore espansione a scapito dei Romani da parte degli invasori. Nel 452 l'Impero d'Occidente aveva perso la Britannia, una parte della Gallia sud-occidentale ceduta ai Visigoti e una parte della Gallia sud-orientale ceduta ai Burgundi, quasi tutta la Spagna passata agli Svevi e le più prospere province dell'Africa, occupate dai Vandali; le province residue erano o infestate dai ribelli separatisti [[bagaudi]] o devastate dalle guerre del decennio precedente (ad esempio le campagne di Attila in Gallia e in Italia) e dunque non potevano più fornire un gettito fiscale paragonabile a quello precedente alle invasioni.<ref>{{cita|Heather|p. 420.}}</ref> Si può concludere che gli Unni contribuirono alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, non tanto direttamente (con le campagne di Attila), quanto indirettamente, giacché, causando la migrazione di Vandali, Visigoti, Burgundi e altre popolazioni all'interno dell'Impero, avevano danneggiato l'Impero romano d'Occidente molto più delle stesse campagne militari di Attila.
Riga 82:
==== L'ultimo ventennio dell'Impero (455-476) ====
[[File:MajorianEmpire.png|upright=1.4|thumb|Le campagne dell'Imperatore d'Occidente Maggioriano. Durante un regno di quattro anni, Maggioriano riconquistò la maggior parte della Hispania e la Gallia meridionale.]]
Il rapido collasso dell'Impero unno dopo il decesso di Attila privò l'Impero di un possibile valido alleato (gli Unni), che tuttavia si poteva anche trasformare in una temibile minaccia, da contrapporre ai Barbari stanziati all'interno dell'Impero. Ezio aveva ottenuto le sue vittorie militari soprattutto grazie all'utilizzo degli Unni: senza il sostegno degli Unni, ora l'Impero era impossibilitato a combattere con efficacia i gruppi immigrati ed era dunque costretto a incorporarli nel governo romano. Il primo ad attuare questa politica fu l'Imperatore [[Avito]] (succeduto a [[Petronio Massimo]] dopo il [[sacco di Roma (455)|sacco di Roma del 455)]], che riuscì ad essere incoronato a imperatore proprio grazie al sostegno militare dei Visigoti; il re visigoto [[Teodorico II (Visigoti)|Teodorico II]], però, pur essendo filo-romano, si attendeva qualcosa in cambio dell'appoggio ad Avito e ottenne quindi dal nuovo imperatore l'autorizzazione di condurre campagne in Spagna a danni degli Svevi; gli Svevi alla fine furono annientati ma la Spagna venne devastata dalle truppe visigote che ottennero quindi un ricco bottino.<ref name=autogenerato2>{{cita|Heather|pp. 458-459.}}</ref>
Un secondo problema conseguente a questa politica di accomodamento con i Barbari era che l'inclusione delle potenze barbare nella vita politica dell'Impero aumentava il numero di forze che dovevano riconoscere l'Imperatore, rendendo maggiore il rischio di instabilità interna: infatti, se prima di allora, le forze da cui l'Imperatore doveva ottenere il riconoscimento, erano le aristocrazie terriere di Italia e Gallia e gli eserciti campali di Italia, Gallia e Illirico, oltre all'Impero d'Oriente, ora l'Imperatore doveva ottenere il riconoscimento anche dei gruppi barbari incorporati nell'Impero (Visigoti, Burgundi, ecc.), aumentando il rischio di instabilità politica.<ref name=autogenerato2 />
Il governo di Avito durò poco: approfittando dell'assenza dei Visigoti partiti per la Spagna, nel 457 i generali dell'esercito italico [[Maggioriano]] e [[Ricimero]] deposero Avito. Il nuovo imperatore Maggioriano non ottenne però il riconoscimento in Gallia e in Ispania: Visigoti, Burgundi e proprietari terrieri, essendo seguaci di Avito, si rivoltarono infatti a Maggioriano. Il nuovo imperatore, reclutati forti contingenti di mercenari barbari, riuscì, con la forza del suo esercito, ad ottenere il riconoscimento di Visigoti, Burgundi e proprietari terrieri gallici, recuperando per l'Impero la Gallia e la Hispania. Il piano di Maggioriano era però recuperare l'Africa ai Vandali, che nel 455 si erano impadroniti degli ultimi territori ivi controllati dall'Impero; Maggioriano era infatti conscio che senza il gettito fiscale dell'Africa, l'Impero non avrebbe potuto riprendersi. A tal fine, allestì una potente flotta per invadere l'Africa, ma questa, ancorata nei porti della Spagna, fu distrutta dai Vandali con l'aiuto di traditori. Maggioriano dovette dunque rinunciare alla spedizione e, tornato in Italia, fu detronizzato per volere di Ricimero (461).
Riga 97:
Antemio arrivò a Ravenna nel 467, e fu riconosciuto imperatore sia in Gallia che in Dalmazia. Il poeta romano-gallico [[Gaio Sollio Sidonio Apollinare]] gli dedicò un panegirico, in cui gli augurava il successo nella spedizione contro i Vandali. Nel [[468]], Leone scelse Basilisco come comandante in capo della spedizione militare contro [[Cartagine]]. Il piano fu elaborato in accordo tra l'imperatore d'Oriente Leone, l'imperatore d'Occidente [[Antemio]] e il generale [[Marcellino (generale romano)|Marcellino]] che godeva di una certa indipendenza nell'[[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]]. Basilisco salpò direttamente per Cartagine, mentre Marcellino attaccò e conquistò la [[Sardegna]] e un terzo contingente, comandato da [[Eraclio di Edessa]], sbarcò sulle coste [[Libia|libiche]] a est di Cartagine, avanzando rapidamente. La Sardegna e la Libia erano già state conquistate da Marcellino ed Eraclio, quando Basilisco gettò l'ancora al largo del ''promontorium Mercurii'', oggi [[Capo Bon]], a circa sessanta chilometri da Cartagine. Genserico chiese a Basilisco di concedergli cinque giorni per elaborare le condizioni per la pace.<ref>Procopio suggerisce che Genserico accompagnò la propria richiesta di tregua con una offerta in denaro.</ref> Durante i negoziati, tuttavia, Genserico raccolse le proprie navi, ne riempì alcune di materiale combustibile e, durante la notte, attaccò all'improvviso la flotta imperiale, lanciando i [[brulotto|brulotti]] contro le navi nemiche, non sorvegliate, che vennero distrutte. A seguito della perdita di gran parte della flotta, la spedizione fallì: Eraclio si ritirò attraverso il deserto nella [[Tripolitania]], tenendo la posizione per due anni finché non venne richiamato; Marcellino si ritirò in [[Sicilia]].
[[File:Reino de los visigodos-it.svg|upright=1.4|thumb|Il regno visigoto in seguito alle conquiste di Eurico.]]
Il fallimento della spedizione determinò la rapida caduta dell'Impero romano d'Occidente nel giro di otto anni, giacché non solo il gettito fiscale dell'Impero non era più sufficiente per difenderlo dagli invasori, ma le grandi cifre spese mandarono in rosso il bilancio dell'Impero d'Oriente, impedendogli di aiutare ulteriormente quello d'Occidente.<ref>{{cita|Heather|pp. 488-489.}}</ref> A causa della carenza di
In Gallia, invece, il re visigoto [[Eurico]], resosi conto dell'estrema debolezza dell'Impero e constatando che la spedizione contro i Vandali era fallita, tra il 469 e il 476 conquistò tutta la Gallia che ancora rimaneva ai Romani a Sud della Loira, sconfiggendo sia gli eserciti inviati dall'Italia da [[Antemio]] che le guarnigioni locali. Nel 475 l'Imperatore [[Giulio Nepote]] riconobbe i Visigoti come stato indipendente dall'Impero e tutte le conquiste di Eurico. Con l'Impero praticamente ridottosi alla sola Italia (con [[Dalmazia]] e [[Regno di Soissons|Gallia settentrionale]] ancora romane ma secessioniste), il gettito fiscale si era ridotto a tal punto da non essere nemmeno sufficiente a pagare l'esercito romano d'Italia stesso, costituito ormai quasi totalmente da barbari provenienti da oltre Danubio e un tempo sudditi dell'Impero unno. Queste truppe di ''[[Socii e foederati|foederati]]'' germanici, guidati da [[Odoacre]], erano state reclutate da Ricimero intorno al 465 ed avevano partecipato alla guerra civile tra Ricimero e Antemio, che si era conclusa con l'uccisione di Antemio e il [[sacco di Roma (472)|sacco di Roma del 472]]. Queste truppe di ''foederati'', avendo l'Impero ormai difficoltà a pagarle, si rivoltarono nel 476, determinando alla fine la caduta dell'Impero in Italia.
Riga 318:
Nel [[Natale]] dell'[[800]] il re dei [[Franchi]] [[Carlo Magno]] venne incoronato "Imperatore dei [[impero carolingio|Romani]]" da [[Papa Leone III]]. In seguito [[Ottone I di Sassonia]], nel X secolo, trasformò una parte del vecchio Impero carolingio nel [[Sacro Romano Impero]]. I Sacri Romani Imperatori si consideravano, come i [[Impero bizantino|bizantini]], i successori dell'Impero romano, grazie all'incoronazione papale, anche se da un punto di vista strettamente giuridico l'incoronazione non aveva basi nel diritto di allora. I Bizantini erano però governati allora dall'[[Irene (imperatrice)|Imperatrice Irene]], illegittima agli occhi dei cristiani occidentali<ref>Irene per impossessarsi del potere e regnare da sola aveva ucciso il figlio Costantino. Questo è il motivo per cui Irene era illegittima agli occhi degli occidentali.</ref>. Inoltre Bisanzio non aveva alcun mezzo militare, né un reale interesse, per far valere le proprie ragioni.
Il Sacro Romano Impero conobbe il suo periodo di massimo splendore nell'[[XI secolo]] quando, insieme al [[Papa]]to, era una delle due grandi potenze della società europea alto-medioevale. Già sotto [[Federico Barbarossa]] e le vittorie dei [[Comune medievale|Comuni]], l'Impero iniziò a declinare, perdendo il reale controllo del territorio, soprattutto in Italia, in favore delle varie autonomie locali. Comuni, signori e principati comunque continuarono a vedere l'Impero come un sacro ente sovrannazionale dal quale trarre legittimità formale del proprio potere, come testimoniano i numerosi diplomi imperiali concessi a caro prezzo. Nella sostanza, però, l'Imperatore non aveva alcuna autorità e la sua carica, se non ricoperta da individui di particolare forza e determinazione, era puramente simbolica.
Nel [[1648]] con la [[Pace di Vestfalia]] i principi feudali divennero praticamente indipendenti dall'Imperatore e il Sacro Romano Impero si ridusse a una semplice confederazione di Stati solo formalmente uniti, ma ''de facto'' indipendenti. Esso continuò comunque a esistere formalmente fino al [[1806]], quando l'imperatore francese [[Napoleone Bonaparte]] obbligò l'Imperatore [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]] a sciogliere il Sacro Romano Impero e a diventare [[impero austriaco|Imperatore d'Austria]].
|