Prima lettera di Clemente: differenze tra le versioni

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L'epistola di Clemente venne tradotta in almeno tre lingue in epoca antica: una traduzione del [[II secolo|II]] o [[III secolo]] venne trovata in un manoscritto dell'[[XI secolo]] a [[Namur]], in [[Belgio]], e pubblicata da Morin nel [[1894]]; un manoscritto [[lingua siriaca|siriaco]], oggi all'[[università di Cambridge]], venne trovato da R. L. Bensly nel [[1876]], e venne tradotto nel [[1899]]; ed una traduzione [[lingua copta|copta]] è sopravvissuta in due copie in [[papiro]], una pubblicata da C. Schmidt nel [[1908]] e l'altra da F. Rösch nel [[1910]].
 
L'epistola venne pubblicata nel [[1633]] da Patrick Young che la trasse dal Codice Alessandrino, nel quale un foglio verso la fine era mancante, così che la grande preghiera (capitoli 55 - 64) rimase sconosciuta. Nel [[1875]] (sei anni dopo la prima edizione di Joseph Barber Lightfoot) Philotheus Bryennius pubblicò un testo completo proveniente da un manoscritto di [[Costantinopoli]] (datato [[1055]]), dal quale nel [[1883]] trasse la [[DidachèDidaché]]. Lightfoot fece uso delle traduzioni in latino e siriaco in un'appendice alla ristampa della prima edizione ([[1877]]); la sua seconda edizione, sulla quale stava lavorando all'epoca della sua morte, venne pubblicata nel [[1890]]. La monografia di [[Adolf von Harnack]], ''Einführung in die alte Kirchengeschichte'' (Leiden, 1929), è considerata l'inizio degli studi moderni su quest'opera.
 
== Note ==