Licantropo: differenze tra le versioni

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[[Fenrir]] è il prototipo del lupo mannaro scandinavo. È uno dei tre mostruosi figli di [[Loki (mitologia)|Loki]], il dio [[Vichinghi|vichingo]] degli inganni. Fenrir non è un lupo mannaro vero e proprio, perché non può trasformarsi e si presenta sempre in forma di lupo; tuttavia, è grosso al punto di essere deforme, ferocissimo, scaltro e dotato di parola come un uomo, tutte caratteristiche che lo avvicinano fortemente alla stirpe dei mannari. Gli dei vichinghi, man mano che cresce, iniziano a temerlo. Cercano di imprigionarlo, ma la belva è troppo forte e riesce a liberarsi. Per bloccarlo definitivamente devono ricorrere all'inganno e alla [[magia]] (altra analogia con molti miti riguardanti licantropi): lo legano con un laccio fabbricato dai [[nano (mitologia)|nani]] intrecciando barba di donna, rumore di passi di [[gatto]], radici di un monte, respiro di [[pesce]], tendini d'[[orso]] e sputo d'[[uccello]].
 
Ha forma di lupo anche l'innaturale progenie di una vecchia gigantessa. Due dei suoi figli lupi, [[SköllSkǫll]] e [[Hati]], inseguono dall'alba dei tempi il [[sole]] e la [[luna]] (ed è per questo motivo, secondo il mito, che i due astri si muovono) e finiranno per divorarli nell'[[Ragnarök|ultimo giorno del mondo]].
 
I lupi mannari propriamente detti compaiono anche nell'[[epica]] vichinga, in particolare nella [[Saga dei Völsungar|saga dei Volsunghi]], in almeno due occasioni. Nel canto quinto, a trasformarsi in lupo è la madre di re Sigger, facendo uso delle sue arti magiche. La regina-lupa si diverte, nella leggenda, a infierire sui figli di Volsung, che erano stati fatti prigionieri in battaglia da suo figlio; dei dieci uomini, nove vengono uccisi. Sopravvive Sigmund, aiutato dalla gemella Signi, che è anche moglie di re Sigger. Questa gli unge il volto di [[miele]] e la notte il lupo mannaro si ingolosisce, sentendo l'odore, ma gli lecca il volto anziché sbranarlo. Prontamente Sigmund gli afferra la lingua con i denti e la belva se la strappa per liberarsi. Nel tentativo, si procura una ferita che la uccide e, contemporaneamente, spezza i ceppi di Sigmund, liberandolo. Il tema del lupo mannaro ricompare nel canto ottavo; qui Sigmund e il nipote Sinfjotli giungono, attraverso una foresta, a una casa dove dormono due uomini di nobile stirpe. Sopra di loro sono appese delle pelli di lupo, due principi stregati da un incantesimo: devono sempre mostrarsi in forma di lupo, e solo una volta ogni cinque giorni possono riprendere sembianze umane. Sigmund e il nipote, incuriositi dalle pelli, le rubano, facendo ricadere su di loro la maledizione. Assumono sia le sembianze che la natura di lupi, e iniziano a aggredire uomini. In particolare, Sinfjotli si dimostra aggressivo e furbo.