Muhammad Abduh: differenze tra le versioni
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Fu revocato dal suo posto dal Khedivè [[Tawfiq Pascià|Tawfīq]] che lo nominò redattore del giornale governativo "''al-Waqāʿī al-mi{{unicode|ṣ|}}riyya''" ("Avvenimenti egiziani"). In tale giornale egli scrisse numerosi articoli sull'importanza dell'istruzione e sulla condanna della corruzione e della [[poligamia]]. Affermò parimenti che il regime [[Parlamento|parlamentare]] non era affatto incompatibile con l'Islam, come affermavano invece i "dotti" musulmani più conservatori.
Dopo la sua partecipazione alla [[Ahmad Urabi|rivolta di ʿUrābī]], fu costretto all'esilio, dapprima in [[Libano]], poi in [[Francia]]. Per più di sei anni non ebbe più diritto a tornare in patria. ʿAbduh passò molti anni della sua vita in [[Libano]], dove lavorò alla costruzione di un sistema d'istruzione islamica. Tradusse l'opera di al-Afghānī "Refutazione dei materialisti" e svolse varie conferenze. Nel [[1884]], partì per la Francia, dove raggiunse al-Afghānī. Insieme editarono un giornale rivoluzionario islamico, ''al-ʿUrwa al-Wuthqà'',<ref>"L'impugnatura saldissima", espressione contenuta nel [[Corano]] ([[
Al suo rientro in [[Egitto]] nel [[1888]], ʿAbduh cominciò la sua carriera nella magistratura e fu nominato [[qadi|giudice]] in un tribunale nazionale di prima istanza. Nel [[1891]], fu nominato giudice di [[Corte d'Appello]].<br />
In tale funzione si batté principalmente contro la corruzione, che all'epoca era dilagante.<br />
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