Moham Bikran Singh: differenze tra le versioni

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Figlio di un proprietario terriero vicino alla monarchia, M.B. Singh ruppe con la famiglia tradizionalista per passare all'opposizione della monarchia e si unì al [[Congresso Nepalese]], partecipando alle insurrezioni democratiche dei primi anni cinquanta. Successivamente, la lettura delle opere [[Karl Marx|marxiste]] e [[Vladimir Lenin|leniniste]] lo portò a maturare un ideale [[comunismo|comunista]].
 
Singh si unì al [[Partito Comunista del Nepal]] nel [[1953]], entrando nel [[Comitato Centrale]] nel [[1957]]. Nel [[1961]], il Partito si divise in due tendenze: una, giudicata ''[[Partito Comunista del Nepal (Rayamhji)|linea nera]]'', che sosteneva la partecipazione al parlamento per ottenere la repubblica democratica e seguiva la linea del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] emersa dopo il suo XXII Congresso, e una ''[[Partito Comunista del Nepal (Amatya)|''linea rossa]]'', che chiedeva la convocazione dell'Assemblea Costituente e la lotta contro il regime monarchico. Peraltro quest'ultima tendenza era vicina al [[Partito Comunista Cinese]] di [[Mao Tse-tung]] nella nascente [[crisi sino-sovietica]].
 
Emerso dirigente della "linea rossa", Singh trovò un certo supporto da parte della base del Partito, ma fu l'unico rappresentante di questa linea nel Comitato Centrale. Quando le contraddizioni fra le due fazioni divennero antagonistiche, [[Tulsi Lal Amatya]], ''leader'' della "linea rossa", promosse la fondazione di un [[Partito Comunista del Nepal (Tulsi Lal Amatya)|nuovo Partito Comunista del Nepal]], cui Singh si unì subito. In questo periodo, venne arrestato dalle autorità [[nepal]]esi e imprigionato.