Ariano Irpino: differenze tra le versioni

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===Età moderna===
Nel [[1495]] la contea è comprata da Alberico Carafa, il quale poi otterrà dalda re [[Ferdinando II di Napoli]] il titolo di duca di Ariano nel [[1498]].
Tuttavia, già a partire dalla fine del [[1494]] la città, per la sua rilevanza strategica, veniva a trovarsi coinvolta nelle grandi [[guerre d'Italia del XVI secolo|guerre d'Italia]] tra [[Francia]], [[Spagna]] e [[Sacro Romano Impero]]. Sia pur intervallate da fragili tregue (funestate peraltro dal [[terremoto dell'Irpinia del 1517|sisma del 1517]] e dalla peste del 1528<ref name=TV/>), le varie battaglie dureranno fino al 1559 con danni immensi sia nell'area urbana (ove perfino le campane delle chiese vennero fuse per ricavarne armi) sia nelle campagne (laddove si compì una strage di olivi e altri alberi per ricavare il legname necessario ad alimentare le fonderie). Fu a seguito di tali eventi infausti che la città ottenne, quale forma di ristoro, il "beneficio perpetuo"<ref name=TV/> dell'istituzione delle "Cinque Fiere"<ref>vedi sezione [[#Tradizioni e Folclore]]</ref> annuali.
 
Fin dal 1532 il ducato di Ariano era passato dai [[Carafa]] ai [[Gonzaga]] e da questi (nel 1577) ai [[Gesualdo (famiglia)|Gesualdo]]<ref name=TV/>.
Sono questi gli ultimi anni del [[Feudalesimo|regime feudale]]. Il 2 agosto 1585 infatti Ariano si riscatta, viene reintegrata nel demanio e diventa [[Città regia (Italia)|città regia]], venendo a dipendere direttamente dai [[viceré di Napoli]]<ref>{{cita web|url=http://old.comunediariano.it/ariano/descstoa.htm|titolo=Cenni storici|sito=Comune di Ariano Irpino|accesso=28 agosto 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170828185429/http://old.comunediariano.it/ariano/descstoa.htm|dataarchivio=28 agosto 2017|urlmorto=no}}</ref>. Da quel momento lo sviluppo socio-economico e la crescita demografica divengono impetuosi: nel 1622 Ariano è la dodicesima città del Regnoregno per popolazione (capitale esclusa) con i suoi 1.922 [[fuoco (demografia)|fuochi]], la prima in assoluto tra le cittàlocalità [[appennini]]che (a quell'epoca Avellino, non ancora capoluogo, contava appena 194 fuochi)<ref>{{cita testo|autore=Enrico Bacco Alemanno|curatore=Cesare d'Engenio|titolo=Il Regno di Napoli diviso in dodici provincie|città=Napoli|data=1622}}</ref>.
 
Nel 1647-48 la popolazione si oppone energicamente ai moti di [[Masaniello]], ma finisce per subire l'assedio<ref>{{cita web|url=http://giornalelirpinia.it/index.php/cultura/cultura2/4980-la-battaglia-e-la-caduta-di-ariano-al-tempo-della-rivolta-di-masaniello|titolo=La battaglia e la caduta di Ariano al tempo della rivolta di Masaniello|sito=L'Irpinia|accesso=8 ottobre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171009041903/http://giornalelirpinia.it/index.php/cultura/cultura2/4980-la-battaglia-e-la-caduta-di-ariano-al-tempo-della-rivolta-di-masaniello|dataarchivio=9 ottobre 2017|urlmorto=no}}</ref> e il saccheggio ad opera dei ribelli napoletani per aver bloccato il transito del grano a loro destinato dalla [[Puglia]]<ref name=TV/>. Ma una tragedia ben più devastante si profila all'orizzonte: è la [[peste del 1656]], che decima la popolazione con la scomparsa di interi villaggi (fra cui il borgo di [[Corsano (Montecalvo Irpino)|Corsano]], appartenente alla [[diocesi di Ariano]]); come se non bastasse, nel volgere di pochi decenni si innesca una grave crisi sismica: al [[terremoto del Sannio del 1688]] fanno seguito il [[terremoto della Basilicata del 1694]], il [[terremoto di Benevento del 1702]] e il disastroso [[terremoto dell'Irpinia del 1732]]. Tuttavia la città riesce a mantenere la sua rilevanza, divenendo sede dal 1743 del ''Regio Consolato del Commercio'' (con giurisdizione su 65 comuni<ref name=TV/>) e dal 1806 del [[distretto di Ariano]]. Si registra così una nuova crescita demografica, sebbene le condizioni igienico-sanitarie restino precarie: ancora nel 1835 la [[malaria]] falcidia le zone rurali mentre due anni più tardi il [[colera]] causa centinaia di morti nell'area urbana. Larga parte della popolazione rimane comunque fedele ai [[Borbone delle Due Sicilie|Borbone]] opponendosi ai moti del [[Risorgimento]] ma ricadendo poi nella piaga del [[Brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio]]<ref name=NF>{{cita|N. Flammia}}</ref>