Publio Terenzio Afro: differenze tra le versioni
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Il grammatico [[Elio Donato|Donato]] ci ha tramandato, premettendola al suo commento delle commedie terenziane, la ''[[Vita Terentii]]'' redatta da [[Svetonio]] e da lui inserita nel suo ''De poetis''. La data di nascita non è conosciuta con precisione; si ritiene sia nato lo stesso anno della morte di [[Plauto]], nel [[184 a.C.]], e comunque tra il [[195 a.C.|195]] e il [[183 a.C.]]. Di bassa statura, gracile e di carnagione scura,<ref name=ter23>Del Corno, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]''</ref>, nacque a [[Cartagine]]; arrivò a [[Roma]] come schiavo del [[senato romano|senatore]] Terenzio Lucano.<ref name=ter22>Del Corno, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', p. 22.</ref>
Il senatore lo educò nelle arti liberali, e in seguito lo affrancò (la biografia dice "''ob ingenium et formam''") per la sua intelligenza e la sua bellezza; il [[liberto]] assunse pertanto il nome di Publio Terenzio Afro.<ref name=ter22 /> Fu in stretti rapporti con il [[Circolo degli Scipioni]], ed in particolare con [[Gaio Lelio Sapiente|Gaio Lelio]], [[Scipione Emiliano]] e [[Lucio Furio Filo]]: grazie a queste frequentazioni apprese l'uso alto del latino e si tenne aggiornato sulle tendenze artistiche di Roma.<ref name=ter22 /> Il grammatico Fenestella cita però altri esponenti della "''nobilitas''", ossia Sulpicio Gallo, Quinto Fabio Labeone e Marco Popillio. Durante la sua carriera di commediografo (dal [[166 a.C.|166]], anno di rappresentazione della prima commedia, ''Andria'',<ref name=ter22 /> al [[160 a.C.]]), venne accusato di plagio ai danni delle opere di Nevio e Plauto (entrambi condividevano come lui le idee di Menandro) e di aver fatto da prestanome ad alcuni protettori, impegnati in politica, per ragioni di dignità e prestigio (l'attività di commediografo era considerata indegna per il ''civis'' romano), tanto che Terenzio stesso si difese tramite le sue commedie: nel prologo
Morì mentre si trovava in viaggio in [[Grecia]] nel [[159 a.C.]], all'età di circa 26 anni.<ref>35 secondo l'interpretazione di Svetonio (cfr. Del Corno, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', p. 21).</ref> Era partito per la Grecia per varie ragioni: la ricerca di altre opere di Menandro, per servirsene come modelli; la volontà di vivere personalmente nei luoghi in cui ambientava le proprie opere; e comporvi delle opere, lontano dai sodali, dimostrando quindi definitivamente d'esserne l'autore unico.<ref name=ter23 /> Le cause della morte sono incerte; Svetonio riporta alcune ipotesi, tra cui il naufragio e il dolore di aver perduto, con i bagagli, 108 commedie rimaneggiate dagli originali di [[Menandro]] reperiti in [[Grecia]].<ref name=ter23 /> Probabilmente proprio per un accostamento all'ispiratore [[Menandro]], diffusa è anche la voce, senza riscontro, di una morte per annegamento.<ref name=ter23 />
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