Juan Antonio Llorente: differenze tra le versioni
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La sua opera più nota, la ''Historia critica de la Inquisicion en España y America'', ha grande successo appena pubblicata a Parigi nel 1817 e tradotta in spagnolo nel 1822.<ref>''Sapere.it'' alla voce "Llorente, Juan Antonio"</ref> La critica [[storiografia|storiografica]] è concorde nell'evidenziare le esagerazioni e gli errori di quest'opera, soprattutto per la mancata documentazione che Llorente non possiede riguardo alle cifre delle vittime del Tribunale dell'Inquisizione. Llorente stima che sotto il Grande Inquisitore [[Tomás de Torquemada|Torquemada]] furono bruciate sul rogo 10.220 persone, 6860 condannate a essere bruciate in effigie, e 97.321 "riconciliate" con la Chiesa.<ref>[http://books.google.fr/books?id=VDs3AAAAMAAJ ''Histoire critique..'', pp. 272 e sgg.]</ref>
Come in altri trattati anche qui Llorente si caratterizza per quella faziosità<ref>''Enciclopedia Italiana Treccani ibidem''</ref> che nota il cardinale Paolo Polidori, censore della congregazione, in uno scritto del 1824:
{{Citazione|Juan Antonio Llorente, notissimo[autore] di altre opere celebri pel più sfrontato disprezzo della Santa Sede Apostolica […] costante nelle sue idee chiede che si tolga l’appello a Roma, onde sempre più resti esclusa ogni giurisdizione straniera<ref>Index Librorum Prohibitorum, prot. 1823-1824 (106), ff. 432r-440v.</ref>
Uno dei più noti studiosi di Llorente, Gerard Dufour, in una conferenza tenuta a Madrid nel [[1987]], giudica Llorente soprattutto un politico impegnato non tanto contro la Chiesa ma contro il potere temporale dei Papi.<ref>Stefania Pastore, ''Il vangelo e la spada: l'inquisizione di Castiglia e i suoi critici (1460-1598)'', Ed. di Storia e Letteratura, 2003 p.VI</ref>
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