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Il film venne presentato al [[Festival di Cannes]] nello stesso anno e vinse il prestigioso Premio Speciale della Giuria.
Nel film, dove viene dipinto un mondo onirico e surreale, come nell’opera letteraria a cui si ispira, viene affrontata una condizione universale e atemporale, un disperato bisogno di libertà , un appello gridato rivolto a ogni società progredita.
Il film, in bianco e nero, attraverso l'abile uso dei chiaroscuri riesce a ritrarre e far risaltare l'intima materialità dei corpi, esplorati come panorami, in scene cariche di erotismo.
Le scene in primissimo piano, nelle quali i granelli di sabbia si fondono alla pelle dei due protagonisti, collaborano ad amplificare tali sensazioni, accentuandone la dimensione astratta e assurda all'interno della quale essi si muovono.<ref name=":6" /> Ciò che caratterizza questo film, nel quale aspetti horror convivono con altri da dramma erotico, è la struttura, la consistenza che il regista riesce a dare alla sabbia, all'acqua e ai corpi. Egli è in grado di rendere i corpi vivi, l'acqua fresca e mobile, oltre a riuscire a trasmettere la sensazione tattile delle dita che si posano sulla pelle.<ref>{{Cita web|url=https://www.theguardian.com/film/2006/aug/10/dvdreviews.worldcinema1|titolo=Woman of the Dunes|autore=Rob Mackie|data=10 agosto 2006|lingua=en|accesso=11 settembre 2018}}</ref>
== Note ==
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*Kris Kosaka, ''The Woman in the Dunes,'' su japantimes.co.jp, 27 dicembre 2014
*Kathleen Kuiper, ''The Woman in the Dunes,'' su britannica.com, 23 novembre 2011
*Rob Mackie, ''Woman in the Dunes,'' su theguardian.com, 10 agosto 2006
*Maria Roberta Novielli e Paola Scrolavezza, ''Lo schermo scritto: letteratura e cinema in Giappone,'' Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia, 2012
*Laurent Rauber, ''Dans les sables mouvants d'Abe Kôbô,'' su kajap.hypotheses.org, 19 settembre 2010
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