Commoni: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
No2 (discussione | contributi) Fix link |
ortografia |
||
Riga 19:
|Morto il re Nanno dei Segobrigi, dal quale fu ricevuto il luogo su cui fondare la città, essendo succeduto nel regno suo figlio Comano, il principotto afferma che un giorno Massilia sarà la rovina dei popoli confinanti, e che bisognava sopprimerla alla sua nascita, affinché divenuta più potente non abbattesse poi lui stesso. Aggiunse anche questa favola: una cagna un giorno, gravida per il parto, chiese supplicando ad un pastore un luogo dove sistemarsi. Ottenutolo, lo supplicò nuovamente affinché potesse allevare i cagnolini in quel luogo. Infine, diventati adulti, seduta sul presidio domestico reclamò per sé la proprietà del luogo. Non diversamente i Massiliesi, che ora sembravano inquilini, un giorno sarebbero divenuti padroni. Incitato da questo, il re preparò un'insidia ai Massiliesi. E così nel giorno solenne della festa di Flora, inviò nella città molti uomini forti e valorosi sotto vincolo di ospitalità. Ordinò che parecchi, nascosti sotto giunchi e fronde, fossero introdotti con i carri. Egli si nascose con l'esercito sui monti vicini affinché, dopo che i predetti avessero aperto le porte di notte, tempestivamente scattasse l'insidia e la città, immersa nel sonno e nel vino, fosse invasa dagli armati. Ma una donna parente del re svelò questa insidia che, solita ad unirsi con un giovane greco, nell'abbraccio del giovane avendo pietà della sua bellezza, gli rivelò l'insidia e lo invitò ad evitare il pericolo. Egli riferì immediatamente la cosa ai magistrati. E così, svelata l'insidia, tutti insieme i Liguri furono catturati e quelli nascosti sotto i tirati fuori. Uccisili tutti, al re insidiante fu tesa una trappola. Morirono insieme allo stesso re 7.000 nemici.
|[[Marco Giuniano Giustino|Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi Libri XLIV'', 43, 4, 3-10
|Mortuo rege Nanno Segobrigiorum, a quo locus acceptus condendae urbis fuerat, cum regno filius eius Comanus successisset, adfirmante quodam regulo, quandoque Massiliam exitio finitimis populis futuram, opprimendamque in ipso ortu, ne mox validior ipsum obrueret. Subnectit et illam fabulam: canem aliquando partu gravidam locum a pastore precario petisse, in quo pareret, quo obtento iterato petisse, ut sibi educare eodem in loco catulos liceret; ad postremum adultis catulis fultam domestico praesidio proprietatem loci sibi vindicasse. Non aliter Massilienses, qui nunc inquilini videantur, dominos quandoque regionum futuros. His incitatus rex insidias Massiliensibus struit. Itaque sollemni Floraliorum die multos fortes ac strenuos viros hospitii iure in urbem misit, plures sirpeis latentes frondibusque supertectos induci vehiculis iubet, ipse cum exercitu in proximis montibus delitescit, ut, cum nocte a praedictis apertae portae forent, tempestive ad insidias adesset urbemque somno ac vino sepultam armatis invaderet. Sed has insidias mulier quaedam regis cognata prodidit, quae adulterare cum Graeco adulescente adsolita in amplexu iuvenis miserata formae eius insidias aperuit periculumque declinare iubet. Ille rem statim ad magistratus defert; atque ita patefactis insidiis cuncti Ligures
}}
|