Valentiniano III: differenze tra le versioni

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All'inizio del regno di Valentiniano, l'[[Impero romano d'Occidente]] era sottoposto a forze che ne minavano l'unità: dall'esterno, alcune popolazioni barbare premevano sulla frontiera (gli [[Unni]] in [[Pannonia]], i [[Burgundi]] e gli [[Alemanni]] sull'alto corso del [[Reno]], i [[Franchi]] e i [[Sassoni]] sul basso corso del Reno); altre popolazioni si erano insediate, più o meno col consenso dei Romani, in [[Aquitania]] (i [[Visigoti]]), [[Gallaecia]] (i [[Suebi]]) e in Hispania [[Cartaginense|Carthaginensis]] e [[Hispania Baetica|Baetica]] (i [[Vandali]] e gli [[Alani]]); alcune popolazioni locali si erano poi separate dall'Impero, come quelle della [[Britannia (provincia romana)|Britannia romana]] (separatasi intorno al [[410]]) e l'[[Armorica]] (nello stesso periodo), mentre la [[Gallia]] nord-occidentale era sede di [[Bagaudi|movimenti separatisti]].<ref>Bury, John Bagnell, ''et al.'', ''The Cambridge Ancient History - XIV Late Antiquity - Empire and Successors'', Cambridge University Press, 1925, ISBN 0521325919, pp. 3-4.</ref>
[[File:Vandals Migration it.PNG|upright=1.4|thumb|Le migrazioni dei Vandali, dal 400 a.C. al 439 d.C.]]
Secondo alcuni studiosi, i dissidi interni tra i tre generali più importanti dell'Impero - Bonifacio, Felice ed Ezio - per ottenere il comando supremo dell'esercito d'Occidente e il controllo sul piccolo Valentiniano, agevolarono nel periodo [[423]]-[[434]] un ulteriore deterioramento della situazione a tutto vantaggio per i gruppi migranti barbari.<ref>{{cita|Heather, |pp. 321-322}}.</ref> Ad esempio i [[Vandali]], dopo il [[423]], anno della sconfitta di [[Castino]], furono liberi di saccheggiare la [[Spagna]] meridionale e le Isole [[Baleari]] tra il [[426]] e il [[428]]. La situazione si aggravò ulteriormente con l'[[Conquista vandalica del Nord Africa|invasione vandalica]] dell'[[Africa (provincia romana)|Africa romana]] del [[429]]: né il ''comes Africae'' [[Bonifacio (comes)|Bonifacio]] né il generale dell'Impero d'Oriente [[Ardaburio Aspare|Aspar]] riuscirono a spingere al ritiro dall'[[Africa]] i Vandali, ma Aspar riuscì perlomeno ad impedire loro temporaneamente la conquista di [[Cartagine]], costringendoli a negoziare una tregua nel 435: secondo tale tregua, i Vandali avrebbero mantenuto le terre da essi occupate in Mauritania e Numidia, ma Cartagine e le province di Proconsolare e Byzacena, oltre a una parte della Numidia, sarebbero rimaste in mani romane.<ref>{{cita|Heather, |p. 349}}.</ref>
 
I conflitti interni terminarono solo nel [[433]]-[[435]], con la vittoria di Ezio, che - uccisi i suoi due rivali - ottenne nel 435 il rango di patrizio e il comando supremo dell'esercito d'Occidente. Ezio si concentrò sulla difesa della Gallia e, a tal fine, ottenne il sostegno militare degli [[Unni]], ai quali, tuttavia, dovette cedere in cambio la Pannonia.<ref>{{cita|Heather, |p. 350}}.</ref> Con il sostegno degli Unni, Ezio e il suo subordinato [[Litorio]] riuscirono ad annientare nel triennio 436-439 [[Burgundi]] e [[Bagaudi]] (i gruppi locali secessionisti nella Gallia nord-occidentale) e a costringere ad accontentarsi dell'Aquitania i Visigoti, che furono costretti ad accettare le stesse condizioni del [[418]] dopo aver tentato invano di strappare ai Romani le [[città]] di [[Narbona]] e [[Arelate]]. L'impiego degli Unni come mercenari generò però lo sdegno di taluni scrittori cristiani, scandalizzati che taluni di essi saccheggiarono in talune circostanze gli stessi territori romani che essi erano tenuti a difendere, oltre al fatto che avessero ottenuto dal generale Litorio il permesso di compiere sacrifici alle proprie divinità pagane e di predire il futuro tramite la [[scapulomanzia]].<ref>Kelly, pp. 93-96.</ref>
 
Mentre però Ezio otteneva questi successi in [[Gallia]], nel [[439]] i [[Vandali]] ruppero la tregua e conquistarono [[Cartagine]], da cui partirono incursioni navali che saccheggiarono la [[Sicilia]] e il [[Mediterraneo occidentale]] ([[440]]); l'Imperatore d'Oriente Teodosio II, cugino e suocero di Valentiniano, inviò una poderosa flotta romano-orientale per recuperare ai Vandali Cartagine, ma dopo una pericolosissima [[Campagne balcaniche di Attila|incursione]] degli Unni di [[Attila]], Teodosio fu costretto giocoforza a richiamarla, costringendo l'Impero d'Occidente a negoziare una pace sfavorevole con i Vandali.<ref>{{cita|Heather, |p. 370}}.</ref> Nel 442, in base alla pace con i Vandali, [[Genserico]] otteneva il riconoscimento del possesso di Cartagine e della Proconsolare e Byzacena, oltre che di parte della [[Numidia]]; in cambio Valentiniano III riotteneva il possesso delle Mauritanie e del resto della Numidia, province però infestate dai nativi [[Mauretania|Mauri]]. Nel frattempo, nella [[Spagna romana]] il re degli Svevi [[Rechila]] riuscì a sottomettere [[Lusitania]], [[Betica]] e [[Cartaginense]] riducendo la Spagna romana alla sola provincia di [[Tarraconense]], anch'essa sotto precario controllo romano, poiché infestata dai ribelli separatisti [[Bagaudi]].<ref>{{cita|Heather, |pp. 416-417}}.</ref> Nel [[446]] la [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], già abbandonata dalle truppe romane nel [[410]], fu invasa dai [[Sassoni]] e altre popolazioni; nel frattempo Ezio permise ad [[Alani]] e [[Burgundi]] di insediarsi come ''foederati'' in alcune regioni della Gallia, per tenere sotto controllo i [[Bagaudi]].
 
===== Il problema fiscale =====
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Un problema fondamentale che si acuì in questo periodo fu quello fiscale. Le finanze dell'Impero si basavano sulle rendite delle grandi proprietà terriere, cui era fornita, in cambio, la protezione garantita dall'esercito. La perdita di grosse porzioni di territorio, prima fra tutte la fertile provincia d'[[Africa]], riduceva la base imponibile, obbligando lo Stato ad aumentare la pressione fiscale: il risultato era che la lealtà delle province al governo centrale era messa a dura prova.
 
La perdita del Nord Africa aveva causato una forte contrazione del gettito fiscale. Infatti, non solo l'Impero aveva perso le più floride province del Nord Africa, ma le province restituite ai Romani secondo il trattato del [[442]], cioè le Mauritanie e una parte della Numidia, erano divenute estremamente improduttive a causa dei saccheggi dei Vandali: infatti, secondo l'editto fiscale del 21 giugno [[445]], il gettito di Numidia e di Mauritania Sitifense si era ridotto a 1/8 della quota normale.<ref>''Nov. Val.'', 13. Citato in {{cita|Heather, |p. 361}}.</ref> Per colmare queste perdite di entrate, Valentiniano III e i suoi consiglieri presero i seguenti provvedimenti: il 24 gennaio del [[440]] vennero annullati tutti i precedenti decreti di esenzione o riduzione fiscale, mentre nel [[441]] vennero annullati tutti i privilegi fiscali dei ceti più abbienti, con tale giustificazione:<ref>''Nov. Val.'' 10, citato in {{cita|Heather, |p. 362}}.</ref>
{{Citazione|Gli imperatori delle età precedenti..., hanno concesso tali privilegi a persone di illustre rango nell'opulenza di un'era d'abbondanza, senza che ciò comportasse il disastro per altri possidenti... Nelle presenti difficoltà, invece, tale pratica diventa non solo ingiusta ma anche ... impossibile.}}
Nonostante il tentativo di massimalizzare le entrate attuato con questi provvedimenti, non fu più possibile, a causa della riduzione delle entrate conseguente alla perdita del Nord Africa, mantenere un grosso esercito. Nel [[444]] un decreto imperiale, introducente una nuova [[tassa]], ammise:
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===== L'invasione di Attila =====
[[File:Galla Placidia (rechts) und ihre Kinder.jpg|upright=1.4|thumb|Medaglione tradizionalmente creduto raffigurante Valentiniano III, con la madre [[Galla Placidia]] e la sorella [[Giusta Grata Onoria]] ([[Brescia]], [[Museo di Santa Giulia]]). Onoria ebbe una tresca con un cortigiano e rimase incinta, cosa che mandò su tutte le furie suo fratello che la punì severamente, al punto che ella giunse a chiedere aiuto al re degli [[Unni]], [[Attila]], che colse il pretesto per invadere l'Impero.]]
Intorno al [[450]], Valentiniano aveva scoperto che sua sorella, [[Giusta Grata Onoria]], aveva una relazione segreta con Eugenio, l'amministratore responsabile dei propri beni, allorché Onoria era rimasta incinta. Furioso, l'Imperatore fece giustiziare Eugenio e inviò la sorella a Costantinopoli, affinché ella terminasse in quel luogo l'inopportuna gravidanza.<ref>Kelly, pp. 194-195.</ref> Nato il piccolo, fu dato via in quanto illegittimo, e la madre non poté mai vederlo. Valentiniano III costrinse poi la sorella a sposare un senatore di nome [[Flavio Basso Ercolano]], ma Onoria, volendo sfuggire ad un matrimonio imposto e non desiderato, inviò un eunuco di sua fiducia, Giacinto, come ambasciatore presso la corte di Attila, chiedendogli di intervenire in suo favore.<ref>Kelly, pp. 191-192.</ref> [[Attila]] interpretò la richiesta di Onoria come una proposta di matrimonio e richiese all'Imperatore d'Occidente, come dote per il matrimonio, metà dell'Impero d'Occidente. All'ovvio rifiuto di Valentiniano III, Attila ebbe il pretesto per invadere l'Impero d'Occidente, anche se chiaramente i motivi che lo spinsero realmente all'invasione erano ben altri dalla volontà di sposarsi con Onoria.<ref>{{cita|Heather, |p. 406}}.</ref> Nel frattempo, Onoria fu punita dal fratello per aver scritto ad Attila affidandola alla custodia della madre.
 
[[File:Leoattila-Raphael cropped.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Attila e Papa Leone Magno'', affresco di Raffaello. Secondo la leggenda, Attila fu spinto al ritiro per intervento di [[papa Leone I]]. Più verosimilmente le ragioni furono diverse, di carattere logistico.]]
 
Nel [[451]] Attila invase la Gallia, distruggendo diverse città. L'invasione fu però fermata dall'intervento dei Romani di Ezio e dei loro alleati barbari (Visigoti, Burgundi) che lo affrontarono e riportarono una grande vittoria su di essi nella [[battaglia dei Campi Catalaunici]] ([[451]]). Per nulla demoralizzati dall'insuccesso dell'anno precedente, l'anno successivo gli Unni invasero l'Italia: dopo aver distrutto [[Aquileia romana|Aquileia]] ed espugnato diverse città dell'Italia transpadana, tra cui [[Milano]], gli [[Unni]] decisero però di ritirarsi dopo un incontro presso il fiume Mincio con un'ambasceria imperiale costituita da [[papa Leone I]], [[Gennadio Avieno]] e [[Trigezio]]. A differenza di quanto narrato dalla tradizione cristiana, non fu però il semplice incontro con il pontefice a spingerlo al ritiro: l'esercito unno era stato decimato da pestilenze e carestie e i territori unni erano stati attaccati nell'Illirico dalle truppe dell'Imperatore d'Oriente [[Marciano (imperatore)|Marciano]], che non aveva mancato di inviare rinforzi ad Ezio, per cui Attila ebbe buone ragioni per ritirarsi.<ref>{{cita|Heather, |pp. 412-413}}.</ref> Poco tempo dopo l'invasione fallita dell'Italia Attila perì e il suo impero, disintegrandosi entro poco tempo, smise di essere una minaccia per Roma, che però si trovò privata anche di un possibile valido alleato (non va dimenticato infatti il decisivo contributo degli Unni nelle campagne di Ezio in Gallia negli anni 430).
 
=== Morte di Ezio e Valentiniano ===
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* O'Flynn, John Michael, ''Generalissimos of the Western Roman Empire'', University of Alberta, 1983, ISBN 0888640315
* Elia, Febronia, ''Valentiniano III'', CULC, Catania, 1999.
* {{Cita libro| autore = [[Peter Heather]]| anno = 2006 | titolo = La caduta dell'Impero romano | editore=Garzanti | città = Milano |cid= Heather 2006| isbn= 9788811680901}}
* C. Kelly, ''Attila e la caduta di Roma'', Bruno Mondadori, 2009.
* Francesco Giunta, ''Civiltà siciliana - Sicilia barbarica'', 1962.