Riccardo Morandi: differenze tra le versioni
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Morandi fu non solo uno studioso ma anche, come molti altri progettisti della sua epoca, un estimatore del [[cemento armato]], della sua [[forza]], delle possibilità da questo offerte, con in più il pregio dell'[[economia|economicità]]. In qualche modo i suoi [[brevetto|brevetti]] mirano quasi al rapporto [[funzionalismo (architettura)|funzionalista]] [[Figura (geometria)|forma]] - [[Funzione (ingegneria)|funzione]]: ottenere ciò che di meglio questo [[materiale]] può dare attraverso lo studio non solo di nuove soluzioni tecniche ma anche di nuove strutture spaziali.
In una delle opere più significative, che acquista un rilievo architettonico nell'ambito del [[razionalismo italiano]], il padiglione interrato per il [[Salone dell'automobile di Torino]], si esprime tutta la [[logica]] del [[linguaggio]] di Morandi. Strutture, mensole, sbalzi, travi, telai in [[cemento armato]] sono articolati in forme quasi astratte, che riaffermano una ricerca dell'uso dei materiali, [[ferro]] e [[cemento]], in un linguaggio che ne ottimizzi le qualità [[statica|statiche]] ed economiche da un lato, e che ne esalti le caratteristiche di espressione [[architettura|architettonica]] dall'altro. Saggio ha definito le sue strutture come dei "''ragni''"<ref name=Saggio>{{cita pubblicazione |nome= Antonino|cognome= Saggio |titolo=Riccardo Morandi. Cemento d'autore |rivista=Costruire
Il cemento armato è stato a lungo considerato quasi "eterno" ed ancora negli anni sessanta il naturale [[Durabilità del calcestruzzo#La durabilità nella normativa italiana|degrado del calcestruzzo]] era un tema poco conosciuto<ref>D.M. n. 9161 del 30 maggio 1971, il D.M. 30 maggio 1972 e il D.M. 16 giugno 1976</ref><ref>D.M. 26 marzo 1980 - p.to 2.1.8 ''al fine di garantire la durabilità del conglomerato in ambiente aggressivo è necessario prescrivere, in funzione della granulometria o del rapporto acqua - cemento, un dosaggio minimo di cemento''</ref><ref>D.M. 27 luglio 1985 - p.to 2.18 ''al fine di garantire la durabilità del conglomerato particolarmente in ambiente aggressivo, così come in presenza di cicli di gelo e disgelo, è necessario studiarne adeguatamente la composizione''</ref><ref>D.M. del 14 febbraio 1992- p.to 2.1.8: si ribadiva quando già riportato dal D.M. del 1985 ''al fine di garantire la durabilità del conglomerato particolarmente in ambiente aggressivo, così come in presenza di cicli di gelo e disgelo, è necessario studiarne adeguatamente la composizione''</ref><ref>''Norma UNI 9858 (maggio 1991)''</ref><ref>D.M. 14 gennaio 2008 che, all'ultimo capoverso del p.to 11.2.11. recita ''Al fine di ottenere la prestazione richiesta in funzione delle condizioni ambientali, nonché per la definizione della relativa classe, si potrà fare utili riferimento alle indicazioni contenute nelle Linee Guida sul calcestruzzo strutturale edite dal Servizio centrale del Consiglio Superiore dei LL.PP. ovvero alle norma UNI EN 206 – 2006 ed UNI 11104:2004''</ref>. Le opere di Morandi non fanno eccezione: ciò ha portato, alcuni decenni dopo, al degrado di alcune strutture da lui progettate<ref>{{Cita news|autore=|url=https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/crollo_ponte_genova_architetto_morandi_degrado_calcestruzzo-3913986.html|titolo=Genova, l'architetto: Morandi trascurò il degrado del calcestruzzo|pubblicazione=Il Messaggero|data=14
I problemi tecnici accumulati negli anni dal [[viadotto Polcevera]] a Genova ne fecero persino ipotizzare una demolizione controllata nel 2009, solo 40 anni dopo la sua costruzione<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-08-14/genova-storia-ponte-morandi-polemiche-crollo-125715.shtml?uuid=AEZna1aF|titolo=Genova, storia del ponte Morandi dalle polemiche al crollo|pubblicazione=Il Sole 24 ORE|data=14 agosto 2018|accesso=14 agosto 2018}}</ref>.
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