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==== Europa occidentale ====
{{Vedi anche|Resistenza francese|Resistenza italiana}}
Si possono definire diverse differenza tra la Resistenza nell'Europa occidentale e quella nell'Europa orientale. In occidente i movimenti resistenziali si caratterizzarono per una notevole frammentazione politica, con gruppi che appoggiavano gli ideali del comunismo e altri fermi su posizioni più conservatrici e fedeli ai governi d'anteguerra, ma nella maggior parte dei casi ciò non si concretizzò in scontri armati tra le opposte fazioni e in generale fu possibile costituire comandi unitari che raccogliessero tutte le principali anime della Resistenza antitedesca; ciò nonostante, i movimenti resistenziali dell'Europa occidentale non rappresentarono mai una seria minaccia militare per i tedeschi,
Solo in Francia e in Italia la Resistenza si concretizzò in una significativa forza militare. In Francia il territorio vasto e ricco di rifugi, la tradizionale ostilità verso i tedeschi, la vicinanza geografica con il Regno Unito e la particolarità che vedeva (almeno fino al novembre 1942) parte del territorio nazionale non direttamente occupato dalla Germania favorirono la nascita di un vasto movimento resistenziale. La Francia Libera di De Gaulle tentò di assumere la guida del movimento resistenziale tramite l'organizzazione da essa appoggiata (il [[Mouvements unis de la Résistance]]), scontrandosi però con le pretese di autonomia avanzate dai gruppi comunisti dei [[Francs-Tireurs et Partisans]]; queste divisioni furono alla fine appianate nel maggio 1943, quando venne costituito l'unitario [[Conseil national de la Résistance]]. Oltre che contro i tedeschi, i partigiani francesi (''[[maquis]]'') dovettero fronteggiare le formazioni collaborazioniste espressione tanto del governo di Vichy quanto di vari gruppi politici fascisti interni, spesso ferocemente rivali gli uni con gli altri; l'organizzazione
L'Italia fu l'ultimo paese dell'Europa occidentale a sviluppare un proprio movimento resistenziale, visto che i primi gruppi si formarono solo dopo l'armistizio del settembre 1943; tuttavia, fu in Italia che si verificarono le azioni di guerriglia più violente e le repressioni tedesche più sanguinose di tutta l'Europa occidentale. I vari partiti politici antifascisti (dai monarchici ai comunisti) costituirono quasi immediatamente una struttura di comando unitaria (il [[Comitato di Liberazione Nazionale]]), anche se i rapporti tra le varie anime della Resistenza non furono sempre idilliaci e occasionalmente degenerarono in fatti di sangue (come nel caso dell'[[eccidio di Porzûs]]). Ad ogni modo, le forze partigiane italiane riunite nel [[Corpo volontari della libertà]] arrivarono a organizzare un gran numero di unità armate, capaci anche di operazioni su vasta scala che portarono, nel corso del 1944, alla temporanea creazione di vere e proprie "[[Repubbliche partigiane]]" nei territori occupati; la reazione dei tedeschi e delle forze collaborazioniste della [[Repubblica Sociale Italiana]] fu di pari intensità, concretizzandosi spesso in sanguinose azioni di rappresaglia contro la popolazione civile (come nei casi dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]] e dell'[[eccidio di Sant'Anna di Stazzema]]). Nei giorni che precedettero la resa tedesca in Italia, le forze partigiane furono infine in grado di organizzare una vasta insurrezione che portò alla liberazione dei centri più importanti del Norditalia<ref>{{cita|Thomas et al. 1999|pp. 79-85}}.</ref>.
==== Europa orientale e Balcani ====
La resistenza partigiana nell'Europa orientale e nei Balcani assunse i caratteri della guerriglia più rapidamente e in misura nettamente maggiore rispetto all'Europa occidentale: le spietate politiche
Fin dai primi giorni dell'invasione tedesca la Polonia sviluppò un vasto movimento di resistenza agli occupanti, il
Le spietate politiche
La Resistenza greca si polarizzò fin da subito in due movimenti ideologicamente inconciliabili, il comunista [[Ellinikós Laïkós Apeleftherotikós Stratós|ELAS]] (numericamente più forte e capace di operare nell'intero territorio nazionale) e il monarchico [[Ethnikos Dimokratikos Ellinikos Syndesmos|EDES]] (più piccolo e confinato al solo [[Epiro]], ma forte dell'appoggio ricevuto dal Regno Unito). Tentativi di
=== Asia ===
Benché si proponessero come liberatori dei popoli asiatici dal giogo coloniale degli europei, i giapponesi attuarono politiche severe nei territori da loro occupati, asservendo le economie locali alle esigenze belliche del Giappone, confiscando materie prime e reprimendo con spietatezza ogni forma di dissenso; i territori più fortunati (come Filippine e Birmania) furono consegnati a governi fantoccio in tutto e per tutto asserviti al Giappone, quelli più sfortunati (come Corea, Malesia e Indonesia) furono sottoposti a vere e proprie politiche di "nipponizzazione" della società<ref>{{cita|Garcon 1999|pp. 53-54}}.</ref>. Abbastanza prevedibilmente, tutto ciò non fece che generare movimenti di resistenza contro gli occupanti.
Alcuni movimenti resistenziali furono creati direttamente dagli Alleati, come nel caso del [[Seri Thai]] thailandese o dell'[[Esercito di liberazione coreano]]; in vari casi, unità speciali alleate armarono contro i giapponesi le minoranze etniche perseguitate (come i [[Daiacchi]] del Borneo o i [[Karen (etnia)|Karen]] della Birmania). Altri movimenti resistenziali furono invece espressione di partiti politici autoctoni, in primo luogo comunisti: fu questo il caso dell'[[Esercito anti-giapponese dei popoli malesi]] o dell'[[Organizzzaione anti-fascista]] birmana; vari di questi movimenti avversavano tanto i giapponesi quanto il ripristino delle vecchie autorità coloniali, come nel caso del [[Viet Minh]] indocinese.
I movimenti di Resistenza anti-giapponese numericamente più forti furono quello cinese e quello filippino. Lo spietato regime di occupazione imposto dal Giappone alla Cina generò una vastità di gruppi guerriglieri attivi dietro la linea del fronte: benché notevolmente frammentati e ideologicamente divisi tra il supporto al Partito comunista cinese o al Kuomintang nazionalista, questi gruppi contribuirono non poco a tenere bloccati 325.000 soldati giapponesi (e varie decine di migliaia di [[Esercito collaborazionista cinese|truppe collaborazioniste cinesi]]) che altrimenti sarebbero stati impiegati altrove. La [[Resistenza filippina]] fu parimenti molto estesa, arrivando a contare anche 270.000 guerriglieri sparpagliati nelle numerose isole dell'arcipelago<ref>{{cita|Garcon 1999|p. 56}}.</ref>; molti di questi gruppi si erano originati dalla dissoluzione delle forze armate filippine ed erano guidati e appoggiati da ufficiali statunitensi, ma non mancarono i gruppi di ideologia comunista ([[Hukbalahap]]) o espressione di minoranze ostili tanto ai nuovi che ai vecchi occupanti (i [[Moro (etnia)|Moro]] musulmani che abitavano le isole meridionali).
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