Michele II l'Amoriano: differenze tra le versioni

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Emulando la lunga tradizione familiare Michele fece carriera nell'[[esercito]]: partendo da soldato semplice arrivò a ricoprire, durante il regno di [[Niceforo I il Logoteta|Niceforo I]], l'incarico di [[spatharios]] del generale [[Bardanes Tourkos]]. In segno di stima, il suo generale gli concesse la mano di sua figlia [[Tecla (imperatrice)|Tecla]], mentre un'altra delle sue figlie fu data in sposa per le stesse ragioni all'altro ''spatharios,'' [[Leone V l'Armeno|Leone]]. L'amicizia con il suocero ebbe vita breve: nell'803 Bardanes Tourkos appoggiò una cospirazione contro l'imperatore regnante, il suddetto Niceforo I, a cui rimasero invece fedeli sia Michele che Leone. Come ricompensa, Niceforo I donò a Leone una lussuosa villa a [[Costantinopoli]] nominandolo anche ''Comes Foederatum'' (in greco κόμη των φοιδεράτων), ovvero Capo dei Federati, soldati di origine barbarica ormai integrati nell'Impero e che volontariamente si arruolavano nell'esercito bizantino sotto il comando di un generale bizantino. Michele invece, per le stesse ragioni, fu da Niceforo I nominato ''Conte della Tenda'' (in greco κόμης της κόρτης), ovvero responsabile notturno della tenda imperiale allestita negli accampamenti militari, in tempi di guerra.
 
Nell'813 al seguito di numerosi insuccessi contro i Bulgari, l'imperatore regnante [[Michele I Rangabe|Michele I]] abdicò in un contesto di crescenti pressioni e pericoli per la propria vita: Michele ''l'Amoriano'' fu determinante nello spingere all'abdicazione l'imperatore regnante, affinché salisse alla porpora l'amico e compagno d'armi Leone. Come ricompensa per il suo aiuto, il novizio imperatore [[Leone V l'Armeno|Leone V]] lo ricompensò nominandolo Domestico degli ''Excubitori'' (in greco, δομέστικος τῶν ἐξκουβιτόρων, ''domestikos tōn exkoubitorōn''), ovvero capo di uno dei battaglioni ([[tagmatagmata]]<nowiki/>ta) di difesa personale dell'imperatore.
 
La duratura amicizia tra l'imperatore Leone V ed il Domestico degli ''Excubitori'' volse a termine quando il primo decise di divorziare dalla moglie, cognata del secondo: tra i due sorse un clima di sfiducia ed antipatia reciproco che culminò, nella [[Vigilia di Natale]] dell'820, con l'arresto di Michele. L'imperatore, condannatolo a morte, posticipò l'esecuzione a data da destinarsi dopo il Natale, ma Michele riuscì a mettersi in contatto con gli altri cospiratori ed a farsi liberare nella notte stessa. Senza perdere tempo, insieme si precipitarono nella Cappella di Santo Stefano a Costantinopoli, dove l'imperatore Leone V stava formalmente presenziando alla Santa Messa: sotto gli occhi attoniti dei presenti, l'imperatore fu assassinato dai cospiratori. Pare che Michele non avesse avuto nemmeno il tempo di rimuovere le catene della prigionia dalle proprie caviglie: malgrado le condizioni inadeguate, tutti i cospiratori lo acclamarono imperatore.