Il Museo irpino è il principale polo museale della città di Avellino nonché uno dei più rilevanti della provincia irpina. Trova luogo nella storica sede del palazzo della Cultura in corso Europa e nei locali del Carcere borbonico di Avellino[1][2]. Il polo museale si articola in:

Museo irpino
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàAvellino
IndirizzoCorso Europa, 251 - Piazza De Marsico
Coordinate40°54′54.84″N 14°47′16.13″E
Caratteristiche
Tipoarcheologico, pinacoteca, lapidario, etnografico
Collezionicollezione Zigarelli, collezione Console, collezione Salomone
Istituzione1957
Apertura1957
Visitatori5 475 (2022)
Sito web

Sedi

Il polo si divide in due sedi entrambe nel centro di Avellino:

  • Palazzo della Cultura: progettato da Francesco Fariello, è un edificio neo-razionalista inaugurato nel dicembre del 1966. Fu costruito all'interno dell'antico orto botanico di Avellino di cui rimane il giardino del museo e la villa comunale posta di fronte il museo. Il progetto vinse un concorso nazionale di idee nel 1955 e l'originale prevedeva una statua a sinistra dell'ingresso, tale statua è stata sostituita da una fontanella. In tale sede è ospitata la collezione archeologica che occupa tutto il pian terreno mentre gli altri due piani dell'edificio sono occupati dalla mediateca provinciale, dall'emeroteca e dalla biblioteca provinciale, otre che dal Centro Rete al piano seminterrato[3].
  • Ex Carcere borbonico[4]

Sezione archeologica

La sezione destinata all’archeologia occupa l’intero piano terra dell'edificio di corso Europa, per una superficie complessiva di circa 2000 mq, compreso il cortile interno, e fa parte di una struttura multifunzionale all’interno della quale coesistono anche la biblioteca provinciale, la mediateca, l'emeroteca e il Centro Rete[5].

La collezione presente all’interno della sezione risale alla seconda metà del XIX secolo, merito della donazione dell’avvocato Giuseppe Zigarelli al comune di Avellino, e dall’aggiunta nel corso degli anni di nuove acquisizioni provenienti da successivi scavi condotti nella zona del territorio irpino da parte della Soprintendenza archeologica[6].

Diviso in nove sale, ognuna delle quali è dedicata ad un’area di provenienza specifica, il museo offre una panoramica riccamente documentata delle varie fasi di insediamento nella zona dell’Irpinia, partendo dall’età preistorica fino alla tarda età romana: un’attenzione particolare è dedicata alla divinità italica Mefite, culto diffuso a partire dal VI secolo a.C. nella Valle d’Ansanto, con l’esposizione dell ‘Xoanon’, ossia il corpo ligneo della divinità, ritrovato nel torrente adiacente al lago di gesso e metano, ai piedi del medesimo santuario.

Attraversando circa cinque secoli di storia tale area ha infatti restituito un corpus di materiali archeologici di notevole valore, e molti sono i ritrovati che testimoniano il culto di questa divinità, dall’età italica, come la statuetta votiva che raffigura una donna in tipico abbigliamento sannitico, alle tavolette fittili con scene votive databili all’età imperiale[7].

Museo Irpino Risorgimento

Questa sezione del museo fu voluta nel 1970 dal professor Fausto Grimaldi, il quale aveva raccolto un cospicuo corpo di materiale documentario che copriva il periodo che va dal 1799 al 1915. In principio il materiale fu ospitato ed esposto al pubblico nelle sale dell’edificio di corso Europa fino alla fine degli anni ‘90, per finire poi archiviato nei depositi quando tali sale furono riconvertite e adoperate per l’organizzazione della mediateca provinciale.

Solo nel 2011, in occasione dei 150 anni dell’unità d'Italia, i documenti ed i 330 reperti, tra uniformi, oggetti e armi utilizzate dai patrioti, provenienti da quattro archivi principali (Barra, Capozzi, Trevisani e Pironti), e attualmente proprietà della biblioteca provinciale, furono dislocati nella nuova sede dell’ex-carcere borbonico di Avellino.

Pinacoteca Provinciale

La Pinacoteca Provinciale è attualmente anch’essa inclusa nell’ex-carcere borbonico e presenta un’interessante collezione, frutto di donazioni ed acquisizioni da parte del Comune, dedicata alla pittura campana tra il XIX ed il XX secolo.

Divisa in quattro sezioni, la collezione offre una panoramica della pittura in irpinia con artisti come Lenzi, Volpe ed Alfonso Grassi; una sezione è dedicata interamente ad Achille Martelli, pittore irpino di adozione mentre una terza sezione mette in evidenza l’importanza della “Scuola di Posillipo” e la pittura napoletana. In ultimo l’area destinata alla ritrattistica, con i pittori Giuseppe de Nittis, Toma e Domenico Morelli.

Collegamenti esterni

Sito del museo Irpino, su museoirpino.culturalspot.org.

Note

  1. ^ museid italia - Cultura Italia: Museo irpino, su www.culturaitalia.it. URL consultato il 3 ottobre 2018.
  2. ^ Natale al Museo Irpino: tanti appuntamenti per le vacanze in città, in Irpinianews.it, 18 dicembre 2017. URL consultato il 4 ottobre 2018.
  3. ^ (EN) Museo Irpino, su museu.ms. URL consultato il 4 ottobre 2018.
  4. ^ Il Museo Irpino sorprende con "Museo Summer": ecco il programma - Irpiniaoggi.it, in Irpiniaoggi.it, 26 giugno 2018. URL consultato il 3 ottobre 2018.
  5. ^ Museo Irpino. URL consultato il 3 ottobre 2018.
  6. ^ ORTICALAB: libera, pungente e benefica, su www.orticalab.it. URL consultato il 3 ottobre 2018.
  7. ^ Museo Irpino - Info, orari, attività e servizi | Mediateur, in Mediateur. URL consultato il 3 ottobre 2018.