Architettura blob

stile architettonico
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L' Architettura blob, blob architettura, blobitettura ,blobbismo, sono termini per rappresentare un movimento architettonico contemporaneo in cui le costruzioni hanno una forma organica, amebiforme, rigonfiata.[1] Il nome allude esplicitamente alla pellicola della fantascienza Blob - Fluido mortale del 1958. Benché il termine 'architettura blob' sia in voga già da metà degli anni 90, il termine Blobitecture comparve sulla stampa nel 2002, sulla colonna "On Language" di William Safire per il New York Times Magazine in un articolo intitolato Defenestrazione.[2] L'intento dell'articolo era dare un significato degradante alla parola, ma la parola si è diffusa ed è spesso usata per descrivere costruzioni con curve e lineamenti flessuosi.

Disegnato da Future Systems nel 2003 per i grandi magazzini Selfridges, con l'intenzione di evocare la sillouette di una donna e un famoso vestito a "maglia metallica" disegnato da Paco Rabanne negli anni 60. Le sue qualità d'emergenza territoriale hanno come obbiettivo il ringiovanimento del centro cittadino di Birmingham.

Origini del termine "Architettura blob"

Il termine 'architettura blob' è stato coniato dall'architetto Greg Lynn nel 1995 nei suoi esperimenti di disegno digitale con oggetti binari di grandi dimensioni[3] o BLOBs. Ben presto un discreto numero di architetti e di designer d'arredo iniziarono a sperimentare con software BLOB per creare nuove e inusuali forme. Nonostante il suo organicismo, l'architettura blob sarebbe impensabile senza uno strumento del genere o altri programmi CAD similari. Gli architetti definiscono le forme manipolando gli algoritmi del modello computerizzato. Alcune funzioni CAD d'aiuto nello sviluppo di questo design sono NURBS, modellazione libera di superfici, e digitalizzazione di modelli scolpiti strettamente correlato con la tomografia computerizzata.[4]

Precedenti

Un precedente è Archigram, un gruppo di architetti inglesi che lavora dagli anni 60, del quale Peter Cook ha fatto parte. Interessati ad un'architettura gonfiabile così come in figure che potrebbero essere generate dalla plastica. Ron Herron, anch'egli membro dell'Archigram, realizzò archietturre di tipo "blob" nei suoi progetti degli anni 60, come Walking Cities[5] ed Instant City[6], così come fece anche Michael Webb con Sin Centre[7].[8] C'era un clima di architettura sperimentale con un'aria psichedelica negli anni 70 dei quali fecero parte l'irrealizzata Endless House[9] di Frederick Kiesler altro caso di prime architetture di tipo blob, anche se è simmetrica in pianta disegnata prima dell'avvento del computer; il suo progetto per il Santuario del Libro (costruzione cominciata, 1965) dalla caratteristica forma a goccia che cade anch'esso anticipa forme che suscitano l'interesse degli architetti oggi.

Inoltre sono da prendere in considerazione, se si guarda l'architettura blob come richiesta di forma piuttosto che di tecnologia, i disegni organici di Antoni Gaudí a Barcellona e degli espressionisti come Bruno Taut e Hermann Finsterlin.


Galleria

Note

  1. ^ (EN) James Stevens Curl, A Dictionary of Architecture and Landscape Architecture (Paperback), Secondaª ed., Oxford University Press, 2006, pp. 880 pagine, ISBN 0198606788. Formato sconosciuto: Paperback (aiuto)
  2. ^ Safire, Wiliam. The New York Times: On Language. Defenestration. December 1 2002.
  3. ^ In inglese Binary Large OBject.
  4. ^ John K. Waters, Blobitecture: Waveform Architecture and Digital Design(Rockport, 2003).
  5. ^ traducibile dall'inglese in Città che camminano
  6. ^ traducibile dall'inglese in Città istantanea
  7. ^ traducibile dall'inglese in Centro del peccato
  8. ^ Archigram, Peter Cook, editor (Princeton Architectural Press, 1999).
  9. ^ traducibile dall'inglese in Casa senza fine

Bibliografia

  • (EN) Lynn Greg, Folds, Bodies & Blobs : Collected Essays, La Lettre volée, 1998, ISBN 2-87317-068-9.
  • Herbert Muschamp. Architecture's Claim on the Future: The Blob. «The New York Times», 23 luglio 2000.
  • Wiliam Safire. On Language: Defenestration. «The New York Times», 1 dicembre 2002. 41.
  • (EN) John K. Waters, Waveform Architecture and Digital Design, Rockport Publishers, 2003, ISBN 1592530001.