Utente:Joe123/Sandbox2
Josip Miličić, noto come Sibe Miličić (Brusie, 3 aprile 1886 – Bari, 1945), è stato uno scrittore, poeta e pittore serbo.
Biografia
L'ultima volta è stato visto a Bari nella divisa dell'esercito popolare jugoslavo, con il grado del capitano, altri sostengono che indossava l'uniforme degli ufficiali britannici; forse si trovava a Bari come interprete oppure semplicemente aveva trovato rifugio nel capoluogo pugliese.[1]
Nacque a Brusie, un comune nell'isola di Lesina, il 3 aprile 1886, figlio del pescatore Josip e di Joka.[1]
Studiò letteratura e filologia romanza e slava a Vienna, Roma e Firenze, laureandosi a Vienna, nel 1911, con una tesi riguardante la poetica di Giacomo Leopardi.[1][2]
Subito dopo si trasferì a Belgrado per insegnare, ma l'anno seguente andò a Parigi e con lo scoppio della prima guerra mondiale fu inviato in Russia per cercare volontari, anche nel con la rivoluzione d'ottobre si diffuse il disfattismo tra i soldati.[1][2]
Si unì a un gruppo di scrittori serbi riuniti attorno alla rivista politica Politikin Zabavnik, a Corfù (1917-1918), insieme a Vladimir Čerin e Tina Ujević.[2]
Alla fine della Grande Guerra, soggiornò dapprima a Roma per un anno, e nel 1919 a Parigi, dove realizzò una mostra di disegni e dipinti, dopo di che si stabilizzò a Belgrado, dove partecipò attivamente alla vita culturale, principalmente a eventi e dibattiti letterari e artistici.[1]
Pubblicò poesie in Idee (Ideje), la rivista diretta da Miloš Crnjanski,[1] ma anche su Pijemont, Srpski književni glasnik, Delo, Politika, Zabavnik, Jugoslavija, Književne novosti, Dan, Misao, Republika, Budućnost, Tribuna, Kritika, Epoha, Revi, Savremenik, Novo doba, Vijenac, Almanah Branka Radičevića, Vreme, Pravda, Život i rad, Volja.[2]
Miličić è l'autore del manifesto del movimento letterario, il "Cosmismo", intitolato Un'uscita che potrebbe essere un programma (Jedan izvod koji bi mogao da bude program, 1920).[2]
Negli anni venti e anni trenta come funzionario del Ministero degli Affari Esteri del Regno di Jugoslavia. Nel 1937 fu inviato al servizio diplomatico, al consolato di Rotterdam, dove assisterà al bombardamento dei nazisti sulla città.[1]
Dopo la capitolazione della Jugoslavia fu deportato a Bad Schachen, sul Lago di Costanza, e poi a Belgrado, a Spalato e a Bari. Aveva al suo attivo già tredici libri, poesie, racconti, romanzi,[2] alcuni firmati come Josip Miličić e altri come Sibe Miličić,[1] tra i quali due raccolte di poesie intitolate Poesie (1906 e 1916), dedicate alla terra dalmata, cui seguirono Il libro della gioia (1920), Il libro dell'eternità (1922) e Apocalissi (Apokalipsa, 1941), ispirate dalla sua passione per il mondo ellenico e mediterraneo.[3]
L'ultimo suo lavoro poetico Dieci canti partigiani (1944), fu dedicato alla seconda guerra mondiale.[3]
Per quanto riguarda la prosa, i romanzi e i racconti di Miličić, tra i quali Pini e ulivi (1926), Donna e uomo (1927), Cronache di un'isola sommersa (1928), Sergije Ivanović Arbuz (1936) e Brusje, il mio villaggio (1936), tutti intrisi di manierismo lirico.[3]
Principali opere
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
- (SR) Poesie di Josip Miličić, su riznicasrpska.net.