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Giulio Emanuele Rizzo
Giulio Emanuele Rizzo, originariamente Emanuele Giulio, (Melilli, 28 Maggio 1865 – Roma, 1 Febbraio 1950) fu un archeologo e professore italiano, membro del Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti, socio di Accademie italiane e straniere, socio dell'Accademia dei Lincei.
Biografia
Gli studi
Giulio Emanuele Rizzo nacque a Melilli (SR) il 28 maggio 1865, da Gaetano (avvocato) e Maria Concetta Abramo. Frequentò le scuole elementari nel paese natale, per poi frequentare il Ginnasio e il Liceo all'Istituto Spedaleri di Catania, dove si diplomò all’età di 16 anni. Per volontà del padre si laureò in Giurisprudenza, ma la grande passione per l’area umanistica lo spinse a non seguire le orme dell’avvocato di famiglia e a iscriversi all’Università di Palermo: qui prese la Laurea in lettere classiche.
Le cattedre
- 1894-1900:
- cattedra di Latino e Greco al Liceo Garibaldi di Palermo
- cattedra di Latino e Greco al Liceo Mauriloco di Messina
- cattedra di Latino e Greco al Liceo di Girgenti
- cattedra di Latino e Greco al Liceo Cutelli di Catania
- 1907-1914: cattedra di Archeologia all'Università di Torino
- 1914-1925: cattedra di Archeologia all'Università di Napoli
- 1925-1935: cattedre di Archeologia e Storia dell'Arte Antica all'Università di Roma
Dal 1901 al 1906 visse a Roma in quanto Direttore del Museo Nazionale Romano e del Museo delle Terme Diocleziane. Durante questi anni la sua fama raggiunse livelli notevoli: fu più volte ospite del re Vittorio Emanuele III nella tenuta reale di Castel Porziano e venne invitato a partecipare ad una missione archeologica in Turchia e Grecia. Nel 1907 si trasferì a Torino, dove intraprese la redazione dell'opera "Storia dell'Arte Greca".
Il pensiero politico
Giulio Emanuele Rizzo non nascose mai la sua avversione al regime fascista: per tale motivo sottoscrisse il "Contromanifesto" dettato da Benedetto Croce in risposta al "Manifesto degli intellettuali del Fascismo", redatto da Giovanni Gentile. Questo suo atteggiamento gli permise di autodefinirsi "Sikelio", in risposta a chiunque gli dicesse che anche Giovanni Gentile era un siciliano: