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Storia

L'origine e la fondazione del primo insediamento di questo borgo sono riconducibili allo spostamento di piccole comunità provenienti dalle zone della riviera che, per sottrarsi ai saccheggi, risalirono i corsi d'acqua, tra cui il fiume Tronto, e si stanziarono tra i monti, scegliendo un'ubicazione che garantiva maggiore sicurezza. Il paese acquistò rilevanza a seguito del passaggio della Salaria, via consolare costruita dagli antichi romani per collegare la città di Roma con il mare Adriatico generando un canale commerciale per il traffico ed il trasporto del sale. Con la presenza della strada arrivarono anche i pericoli e fu allora che gli abitanti protessero le loro case cingendo di mura il piccolo borgo. La possibilità di accesso all'interno dell'incasato era regolata da una porta che restava aperta durante il giorno e chiusa di notte. Di questo ingresso oggi rimane solo la memoria della via del Portone.

Dall'indagine storica e documentale, condotta da Carlo Castignani, eseguita scegliendo il criterio dell'ordine cronologico e volta ad indagare la presenza dei Templari e dei Cavalieri Ospitalieri nelle Marche, emergono riscontri sulla loro presenza nel territorio della Valle del Tronto ed in particolare a Pescara del Tronto dall'inizio del XIV secolo.

Lo storiografo si è avvalso delle fonti in maniera diretta e sostiene che in questo paese potrebbe essere sorto uno dei primi insediamenti templari delle Marche. [1]

Giuseppe Fabiani ricorda che, nel corso del XV secolo, a Pescara del Tronto vi era una delle «case ospitaliere» comprese nel distretto di Ascoli e dislocate lungo il tratto della Salaria che attraversava la montagna. Lo storico scrive che queste case, collocate sul tracciato della consolare romana, all'epoca frequentatissima, probabilmente non erano dei veri e propri ospedali, ma piuttosto ospizi dedicati all'accoglienza, dove viandanti e pellegrini potevano fermarsi e «trovare un letto, un pane e un cuore fraterno[2]

Dalla relazione della visita pastorale del vescovo ascolano Nicolò Aragona, avvenuta tra il 1580 ed il 1581, si apprende che nel paese era già stata istituita la Confraternita del Corpus Domini. [3]

Nell'anno 1750, il nome della «Villa di Pescara» è citato nelle pagine del Cabreo della Commenda dell'Ordine di Malta di San Giacomo di Norcia, appartenente all'Ordine Gerosolimitano.
Il paese è menzionato a proposito dei possedimenti che la stessa Commenda di San Giacomo di Norcia, aveva in questo borgo e nelle campagne del suo territorio. Nelle mappe descrittive che illustrano la raccolta documentale vi sono rappresentate le proprietà delle campagne e delle case di Pescara e del vicino paese di Vezzano, entrambi del Contado di Arquata. I disegni che riproducono schematicamente i beni inventariati sono realizzati a matita, inchiostro ed acquerello su carta, alcuni sono corredati da una leggenda in calce. [4]

Nell'anno 1798 il nome del paese è annoverato nel testo del Tomo 1 della Collezione di carte pubbliche, proclami, editti, ragionamenti ed altre produzioni tendenti a consolidare la rigenerata Repubblica Romana nell'elenco dei paesi appartenenti al Dipartimento del Tronto del Cantone di Acquasanta. [5]

Nel testo dell' Indice di tutti i luoghi dello Stato Pontificio colla indicazione della rispettiva Legazione o Delegazione in che sono compresi nel Distretto Governo e Comune da cui dipendono le Diocesi alle quali sono essi soggetti e coll'epilogo in fine dei Distretti e Governi di ciascuna Legazione o Delegazione desunto dall'ultimo riparto territoriale ripromesso coll'Editto del 5 luglio 1831 questo paese risulta come: «Frazione di Arquata soggetta a quel Governo: Distretto, Delegazione e Diocesi di Ascoli. Anime 515.»

Epigrafia

Fra i vicoli del paese, su alcuni architravi delle porte delle abitazioni più antiche si scorgevano epigrafi, date e stemmi. In uno, di forma circolare, si notavano scolpite in bassorilievo un paio di forbici poste al centro della data 1410. Probabilmente il piccolo stabile era stato la bottega di un sarto o di un tosatore di pecore. Un altro architrave mostrava la data 1550 ed un altro ancora un'epigrafe in dialetto dal significato sconosciuto.

Lo stemma più antico era il cristogramma che recava la sigla medioevale IHS, grafema del nome di Gesù, scalpellato al centro di un cerchio. Il trigramma era stato diffuso dallo stesso san Bernardino da Siena, frate dell'ordine dei minori francescani, che nel corso del XV secolo ha scelto come meta delle sue predicazioni anche vari luoghi del territorio della Terra d'Arquata. [6]

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Chiesa di Santa Croce

Nel paese restano le tracce della chiesa parrocchiale dedicata alla Croce, implosa durante la prima scossa del sisma del 24 agosto 2016. L’edificio consacrato era stato edificato nella zona più alta del borgo dopo il 313 d.C., anno in cui l'imperatore Costantino I aveva concesso la libertà di culto.

Il silenzio delle fonti documentali non consente di individuare la data precisa di fondazione avvenuta ad opera dei Cavalieri di Gerusalemme del Priorato gerosolimitano. [7]


Architettura

La ragione della dedicazione alla Croce è nata perchè, al suo interno, vi era custodita una piccola reliquia riportata da uno sconosciuto abitante che aveva partecipato alle Crociate e, tornato in patria, aveva voluto dare il nome "della Croce" alla chiesa già esistente.

L'edificio consacrato mostrava un'architettura di essenziale semplicità riferibile ai secoli XVII-XVIII. [8] La facciata esterna, rifinita ad intonaco, era preceduta da una scala e da un piccolo spazio antistante. Il prospetto era aperto dalla porta d'accesso e da una finestra vetrata posta sotto la sommità dello spiovente del tetto. Sulla parete esterna, a destra dell'ingresso, vi erano collocate due lapidi con incisi i nomi dei pescaresi caduti nel primo e nel secondo conflitto mondiale.

Lungo il fianco di sinistra si elevava la torre campanaria a base quadrata e cuspidata all'estremità, realizzata in conci di pietra, che accoglieva le campane ed un orologio.

L'aula liturgica era costituita da un unico ambiente a pianta rettangolare. Addossate alle pareti longitudinali si trovavano colonne, a base quadrata, erette utilizzando conci squadrati di pietra locale. Nelle porzioni degli intercolumni le nicchie custodivano statue di santi.

A destra dell'altare maggiore, nella zona del transetto, rialzato da pochi gradini rispetto al piano di calpestio dell'interno, vi era l'affresco dedicato alla Madonna del Soccorso, eseguito con la tecnica della pittura su intonaco, restaurato prima del sisma e salvato dalla distruzione. Il tema del dipinto illustra il racconto del miracolo che la Vergine ha benevolmente concesso agli abitanti del paese. La tradizione narra che la Madonna, a seguito delle invocazioni dei pescaresi, abbia fermato il distacco di una frana dalla montagna che sovrasta il borgo, divenuta pericolante e cedevole dopo un periodo di lunghe ed incessanti piogge. [9]La mano di un pittore sconosciuto ha dipinto l'argomento di questo miracolo raffigurando la Madonna del Soccorso con in braccio il Bambino, che giganteggia nella centralità della rappresentazione, mentre accoglie sotto il suo manto aperto sorretto da angeli, gli abitanti del borgo, ritraendo da una parte gli uomini e dall'altra le donne. [7] Verso il 1400 è stato eretto un muro intorno all'affresco e, in epoca successiva, verso il 1600, è stata costruita una piccola chiesa larga 6 passi e lunga 13, chiamata Oratorio, intitolata, appunto, alla Madonna del Soccorso.

Nel periodo compreso tra il XVI ed il XVII secolo la chiesa è stata utilizzata anche come cimitero destinando la zona sottostante della pavimentazione alla sepoltura dei cadaveri. Questi erano calati in apposite buche predestinate ad accogliere separatamente: maschi, femmine, bambini e forestieri. Con cadenza quinquennale avveniva il cosiddetto spurgo. Le ossa dei defunti riesumati, chiuse all'interno di sacchi, erano nuovamente inumate nello spazio antistante alla chiesa. Alcune famiglie, invece, godevano il privilegio di essere sepolte nella Chiesa dell'Oratorio della Madonna del Soccorso.

Note

  1. ^ C. Castignani, Templari e Ospitalieri nelle Marche (XII-XIV secolo), op. cit., pag. 150.
  2. ^ G. Fabiani, Ascoli nel Quattrocento, Vol. II, op. cit., pag. 255.
  3. ^ G. Fabiani, Ascoli nel Cinquecento, Vol. I, op. cit., pag. 402.
  4. ^ AA. VV., Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, op. cit., pag. 76.
  5. ^ Collezione di carte pubbliche, proclami, editti, ragionamenti ed altre produzioni tendenti a consolidare la rigenerata Repubblica Romana - Dipartimento del Tronto – Cantone di Acquasanta, su books.google.it. URL consultato il 26 maggio 2019.
  6. ^ N. Galiè, C. Vecchioni, Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, op. cit., pag. 110.
  7. ^ a b N. Galiè G. Vecchioni, Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, op. cit., pag. 105.
  8. ^ Parrocchia di Santa Croce di Pescara del Tronto, su diocesiascoli.it. URL consultato il 10 maggio 2019.
  9. ^ N. Galiè G. Vecchioni, Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, op. cit., pag. 106.

Bibliografia Pescara

  • Carlo Castignani, Templari e Ospitalieri nelle Marche (XII-XIV secolo), in Atti del XLV Convegno di Studi Maceratesi. Abbadia di Fiastra (Tolentino), Macerata, 2011.

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  • Giuseppe Colucci, Delle antichità picene, Tomo XIIII, Fermo, Dai Torchi dell'Autore, 1792.
  • Istorica descrizione del Regno di Napoli: ultimamente diviso in quindici provinzie colla nuova mutazione di esse nelle stato presente., Napoli, Dai torchi di Raffaele Miranda, 1823.
  • AA. VV., Dizionario corografico universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale ripartizione politica d'ogni singolo stato italiano, Vol. IV, Parte prima, Milano, Reame di Napoli, Stabilimento di Civelli Giuseppe e Comp., 1852.
  • Niccolò Persichetti, Viaggio archeologico sulla via Salaria nel circondario di Cittaducale: con appendice sulle antichità dei dintorni e tavola topografica, Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei, 1893. URL consultato il maggio 2019 (archiviato dall'originale).
  • Giuseppe Fabiani, Ascoli nel Quattrocento, Vol. II, Ascoli Piceno, Società Tipolitografica Editrice, 1950.
  • Giulio Amadio, Toponomastica marchigiana, Vol. I, Montalto delle Marche, Montalto Marche Editrice - Stabilimento Tipografico "Sisto V", 1951.
  • Giuseppe Fabiani, Ascoli nel Cinquecento – Vol. I, Ascoli Piceno, Società Tipolitografica Editrice, 1970.
  • Adalberto Bucciarelli, Dossier Arquatano, Ascoli Piceno, Grafiche D'Auria, 1982.
  • AA. VV. Assessorato agli Affari Generali, Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia e Arquata del Tronto, Norcia, Comune di Norcia, 1997.
  • Romano Cordella, La frontiera aperta dell'Appennino: uomini e strade nel crocevia dei Sibillini, Ponte San Giovanni (Perugia), Quattroemme, 1998.
  • Narciso Galiè Gabriele Vecchioni, Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, Folignano (AP), Società Editrice Ricerche s. a. s., 2006.
  • Niccolò Marcucci, Memorie Ascolane, con le postille e commentari di Francesco Antonio Marcucci; a cura del prof. Franco Zenobi, Ascoli Piceno, Palumbi, 2015.
  • Gabriele Lalli, Ottocento arquatano - Storie, fatti e misfatti, Colonnella (Teramo), Associazione Arquata potest, 2018, ISBN 978-88-6497-101-8.