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Dioscuri (Càstore e Pollùce)
I Diòscuri (Càstore e Pollùce)
SagaCiclo troiano
Nome orig.Διόσκουροι (Κάστωρ e Πολυδεύκης)
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschi
Luogo di nascitaSparta
ProfessionePrincipi di Sparta

I Dioscuri (in greco antico: Διόσκουροι?, Dióskouroi - in latino Dioscuri) ovvero Càstore (in greco antico: Κάστωρ, -ορος? - Kástōr, in latino Castōr, -ŏris) e Pollùce o Polideuce (in greco antico: Πολυδεύκης, -ους? - Polydéukēs, in latino Pollūx, -ūcis), sono due personaggi della mitologia greca, etrusca e romana.

Conosciuti soprattutto come i Diòscuri[1] ossia "figli di Zeus", ma anche come Càstori, Gemini e Tindaridi.

Principi di Sparta, furono Argonauti[2] parteciparono alla caccia del cinghiale calidonio[3], alla ricerca della sorella Elena ed al rapimento delle Leucippidi[4][5].

Genealogia

Figli di Tindaro[6] e di Leda[6] (quando le leggende li considerano nati da mortali) o di Zeus[7] e Leda [7] (quando gli assegnano una discendenza divina).

Castore avrebbe sposato Ileria???

Polluce sposò Febe[8] e divenne padre di Mnesileo[8] (o Mnasinous[9]).





[10][11] e di Euritemi [12] (citata anche come Leucippe[10]) o Deidamia (figlia di Periere[13]), sposò Tindaro[14] e fu madre dei Dioscuri[8][10] (Castore e Polluce), Elena[14], Clitennestra[14], Timandra[14], Filonoe[14] e Febe[15].

Le tradizioni ed alcuni mitografi sostengono che alcuni dei suoi figli siano stati concepiti con Zeus anziché dal marito.

Mitologia

La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di Leda, si trasformò in un cigno per accoppiarsi con lei sulle rive del fiume Eurota e che nella stessa notte lei poi giacque anche con il marito Tindaro.
Dopo queste unioni e tramite delle uova nacquero i Dioscuri (Castore e Polluce[10]), Elena e Clitennestra.

La tradizione mitica è però discordante su quale fosse la progenie divina e nonostante alcuni affermino che tutte le creature uscite dall'uovo fossero figlie di Zeus (e talvolta però citano solo i nomi di Castore e Polluce), secondo alcune versioni i figli immortali di Zeus non sarebbero stati i Dioscuri, ma solo Polluce ed Elena, mentre gli altri due (Castore e Clitennestra) sarebbero figli del mortale Tindaro[14][16].

 
Leda, il cigno, le due uova ed i quattro figli, dipinto di Francesco Melzi, 1505 circa esposto nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Secondo un'altra versione del mito, Zeus, in veste di cigno inseguito da un'aquila, si rifugiò nel grembo di Nemesi e in seguito all'amplesso Nemesi depose un uovo che Ermes mise tra le cosce di Leda, mentre era seduta su uno sgabello a gambe divaricate. A tempo debito la donna diede alla luce Elena e Zeus immortalò l'immagine del Cigno e dell'Aquila nel cielo a memoria della sua avventura, mentre Leda fu divinizzata in seguito col nome di dea Nemesi.

Si pensa anche che per probabile assonanza dei nomi, Leda fosse la dea Leto (Latona), che generò Apollo ed Artemide a Delo. Il mito dell'uovo color giacinto ricorda quello dell'uovo rosso pasquale chiamato glain che i Druidi cercavano ogni anno sulla riva del mare. Secondo il mito celtico l'uovo veniva emesso dalla dea nella sua metamorfosi in serpente marino e la leggenda di Leda con l'uovo posto tra le cosce è forse scaturita da una raffigurazione della dea accovacciata su uno sgabello da partoriente ed in procinto di partorire Apollo con la testa del dio che le usciva dal grembo.

Note

  1. ^ Fonti per la pronuncia sdrucciola: Garzanti online; etimo.it; Devoto-Oli 2013 s.v. "dioscuri", p. 845; loZingarelli 2013 s.v. "dioscuri", p. 685.
  2. ^ (EN) Apollodoro, Biblioteca, I, 9.16, su theoi.com. URL consultato il 17 giugno 2019.
  3. ^ (EN) Apollodoro, Biblioteca I, 8.2, su theoi.com. URL consultato il 17 giugno 2019.
  4. ^ Igino, Fabulae, 80
  5. ^ Teocrito, Idilli, XXII
  6. ^ a b (EN) Omero, Odissea, XI, 299, su theoi.com. URL consultato il 21 giugno 2019.
  7. ^ a b (EN) Apollodoro, Biblioteca, III, 10, 7, su theoi.com. URL consultato il 22 giugno 2019.
  8. ^ a b c (EN) Apollodoro, Biblioteca, III, 11.2, su theoi.com. URL consultato il 18 giugno 2019.
  9. ^ (EN) Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia II, 22.5, su theoi.com. URL consultato il 17 giugno 2019.
  10. ^ a b c d Igino, Fabulae 14
  11. ^ (EN) Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia, libro III, 13, 8, su theoi.com. URL consultato il 17 giugno 2019.
  12. ^ (EN) Apollodoro, Biblioteca, I, 7.10, su theoi.com. URL consultato il 17 giugno 2019.
  13. ^ Scholi a Apollonio Rodio, Le Argonautiche, 201
  14. ^ a b c d e f Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore ApoIII
  15. ^ (EN) Ovidio, Eroidi III, 77, su theoi.com. URL consultato il 21 giugno 2019.
  16. ^ Pindaro, Nemee, X, 55
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