Il Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR), traduzione dell'acronimo inglese RDF (Refuse Derived Fuel), è un combustibile solido triturato secco ottenuto dal trattamento dei rifiuti solidi urbani, raccolto generalmente in blocchi cilindrici denominati ecoballe.

Ecoballe ammassate in attesa di essere avviate alla combustione.

Fasi produttive

Eliminazione delle frazioni organiche o non combustibili

Secondo le normative italiane vigenti (in particolare il D.Lgs. n. 22/1997 e successive modifiche e integrazioni), il CDR viene ottenuto tramite processi volti a eliminare i materiali non combustibili (vetro, metalli, inerti) e la frazione umida (la materia organica come gli scarti alimentari, agricoli, etc.)[1].

La parte secca dei rifiuti non adatta alla combustione e non recuperabile in altro modo viene raccolta e accantonata, dopo essere stata raggruppata in unità di dimensioni e peso standard, e destinata alla discarica o al riciclaggio.

Confezionamento delle ecoballe

I rifiuti adatti (in genere soprattutto plastiche che - come derivati del petrolio - hanno un buon rendimento energetico), così selezionati, prendono il nome di residuo secco combustibile. Successivamente alla selezione, vengono triturati e aggregati in grossi blocchi chiusi con vari strati di pellicola plastica (le ecoballe). La produzione deve avvenire in impianti idonei al contenimento delle emissioni di polveri e al deposito dei rifiuti nelle diverse fasi di trattamento.

Viene ammessa dalla legge, in fase di produzione dell'ecoballa, l'utilizzo per non più del 50% in peso, di alcuni rifiuti riciclabili, quali le plastiche non clorurate (PET, PE, ecc.), poliaccoppiati plastici (come gli imballaggi multimateriale plastica-alluminio o plastica-alluminio-carta), gomme sintetiche non clorurate, resine e fibre sintetiche non contenenti cloro. Il cloro infatti causa la produzione di diossina durante la combustione.

Classificazione qualitativa del CDR

Il CDR è classificabile in diversi gradi qualitativi, sulla base delle norme tecniche Uni 9903-1 e successive modifiche ed integrazioni.

Il combustibile di qualità normale è detto semplicemente CDR, è recuperato dai rifiuti urbani e dai rifiuti speciali non pericolosi.

È sottoposto a diversi trattamenti, trattamenti finalizzati a:

  • garantire un potere calorifico sufficiente;
  • ridurre e controllare il rischio ambientale e sanitario;
  • ridurre la presenza di materiale metallico, vetri, inerti, materiale putrescibile e il contenuto di umidità;
  • rimuovere le sostanze pericolose ai fini della combustione, come alcuni tipi di polimero e i materiali potenzialmente esplodenti.

Il combustibile di qualità elevata classificato come CDR-Q, sulla base delle norme tecniche Uni 9903-1, consente di ottenere i certificati verdi la produzione di energia elettrica, e può essere usato con impatto ambientale inferiore.

Smaltimento del CDR

Le ecoballe sono considerate rifiuti speciali e come tali possono essere liberamente smaltite in Regioni diverse da quella di provenienza.

Il CDR viene utilizzato per la termovalorizzazione in appositi impianti inceneritori, che essendo dotati di sistemi di recupero dell'energia prodotta dalla combustione producono elettricità o, assieme, elettricità e calore (cogenerazione). Il CDR può essere bruciato anche in forni industriali di diverso genere non specificamente progettati a questo scopo, come quelli dei cementifici,[2] per i quali può essere un combustibile economicamente vantaggioso.

Note

  1. ^ La frazione organica può essere utilizzata per la produzione di biogas, riutilizzata come compost fertilizzante o come materia prima per determinati cicli produttivi industriali (come, ad esempio, il bioetanolo), o conferita in discarica.
  2. ^ Mario Tozzi, L'Italia a secco: la fine del petrolio e la nuova era dell'energia naturale, Rizzoli, 2006.

Voci correlate

Collegamenti esterni