Personalità

insieme delle caratteristiche psichiche e delle modalità comportamentali che definiscono il modo di essere di un individuo

Per Personalità si intende l'insieme delle caratteristiche psichiche e delle modalità comportamentali che definiscono il nucleo delle differenze individuali nella molteplicità dei contesti in cui la condotta umana si sviluppa.
Ogni nucleo teorico in psicologia concettualizza la personalità entro modelli diversi, adoperando metodi, obiettivi e modalità d'analisi anche molto dissonanti l'uno con l'altro.

I quattro tipi classici della personalità: collerico, melancolico, flemmatico, sanguigno

Il più antico precursore dello studio della personalità fu Ippocrate, che, in un'ottica di considerazione dell'uomo come con lo stesso grado di differenziazione di un microcosmo, definì quattro tipi personali, in base all'umore di base presente nel suo corpo: il melanconico, collerico, flemmatico, sanguigno.

Gli assunti di base della psicologia della personalità

Un elemento che caratterizza in maniera trasversale tutti i modelli di studio della personalità (e che ne rappresenta un elemento cardine nei suoi aspetti più recenti) è la tensione verso l'interazione tra fattori costituzionali innati con fattori educativi ed ambientali.

Una significativa parte della psicologia delle differenze individuali, analizza e valuta la personalità attraverso test volti ad individuarne i tratti (vedi test di personalità).
È possibile definire i tratti di personalità come configurazioni di affetti, cognizioni e comportamenti volti a descrivere e spiegare le differenze individuali nel funzionamento della personalità. Al di là di una macro-definizione introduttiva, molti autori sono concordi nell'affermare che non esista, in realtà un'unica teoria dei tratti. Differenti sostenitori dell'approccio basato sui tratti, adottano strategie concettuali differenti nel definire la relazione tra persona ed ambiente. Gli assunti di base degli orientamenti teorici che incentrano lo studio della personalità sui tratti personali sono descritti con estrema chiarezza da Lewis Goldberg [1], uno dei principali studiosi delle teorie dei tratti:

  • Le persone mostrano configurazioni di esperienza e di azione consistenti e stabili che le distinguono l'una dall'altra. Si ipotizza in questo senso l'esistenza di costrutti psicologici corrispondenti a tendenze comportamentali abituali. Tali costrutti possono essere definiti come variabili di tratto, o variabili disposizionali.
  • Le variabili di tratto sono decontestualizzate, sono cioè definite come tendenze globali atte a mostrare un tipo di comportamento piuttosto che un altro. I tratti, quindi, si riferiscono direttamente ad elementi comportamentantali mostrati dalle persone in diverse situazioni. In questa caratteristica differiscono significativamente dalla motivazione, per definizione legata ad una meta. È chiaro che tratti differenti abbiano una diversa rilevanza nei vari contesti. Tuttavia l'approccio basato sui tratti sceglie di studiare la personalità attraverso unità di analisi di tipo dominio-generali.
  • Diversi nuclei teorici evidenziano approcci operativi riconducibili a due linee guida: approcci di tipo idiografico ed approcci di tipo nomotetico. Le strategie idiografiche postulano che ogni persona possa possedere un insieme unico di tratti, organizzati in maniera singolare e specifica. Diversamente gli approcci nomotetici ricercano invece una tassonomia universale di tratti.

Entro i modelli di tipo nomotetico (per esempio il 16pf di Raymond Cattell, oppure la teoria dei big five di McCrae e Costa) la struttura della personalità risulta essere costituita da tendenze comportamentali organizzate gerarchicamente con tratti ampi e sovraordinati. Questi costrutti sovraordinati organizzano le tendenze che si collocano ad un livello più basso, le quali, a loro volta, controllano le abitudini comportamentali che sono ad un livello ancora più basso. In questa struttura a cascata i costrutti che si collocano a livello elevato ed intermedio, sono tendenze abituali e stabili orientate alla messa in atto una specifica categoria di risposte. Il livello più elevato, stabile nei vari domini di comportamento, viene interpretato come il nucleo portante della personalità, e si identifica con le variabili disposizionali.

Personalità e teorie psicodinamiche

Uno degli elementi alla base dell'approccio psicodinamico allo studio della personalità fu la scoperta dell'inconscio. Alla base di questo concetto si struttura l'approccio psicodinamico di Sigmund Freud, con il suo elevatissimo valore storico nella definizione della psicologia come disciplina.

Il primo modello costruito da Freud, il modello topico, distingue un piano conscio dell'individuo, di superficie, caratterizzato da tutta la sua sfera di consapevolezza; un piano preconscio, un piano maggiormente nascosto, ma facilmente accessibile dall'individuo stesso mediante la verbalizzazione o tecniche più sofisticate; un piano inconscio, centrale nei processi di personalità, assolutamente inaccessibile da un individuo senza un'adeguata relazione d'aiuto. Concetto fondamentale per lo studio della personalità secondo il modello freudiano rappresenta la pulsione, definita come spinta endogena verso l'esterno caratterizzata da un'origine, una meta, ed un oggetto.

Una seconda teoria freudiana si sposta dallo studio della struttura fisica della personalità allo studio dei processi psichici. Freud distingue allora tre istanze psichiche, che mediando la pulsione attraverso i meccanismi di difesa propri dell'io, costruiscono la personalità individuale:

  • L'id (o es), l'istanza più primitiva, quella rappresentata dai fondamenti biologici e motivazionali elementari della personalità. Queste energie fanno riferimento, per la loro scarica nella condotta, esclusivamente al principio del piacere. Hanno infatti come meta la totale e completa soddisfazione pulsionale e l'evitamento del dolore.
  • L'ego (o io), l'istanza razionale e realistica nella quale il soddisfacimento degli impulsi scaturiti dall'es trova il confronto e la mediazione. L'ego funziona infatti secondo il principio della realtà. Attraverso i meccanismi di difesa che sviluppa l'individuo, le pulsioni divengono socialmente accettabili, confrontandosi con un contesto sociale e personale che ne media la scarica in condotte considerate positive.
  • Il super ego (o super io), l'ultima istanza di sviluppo in ordine di tempo, che segue le leggi della moralità e dell'etica. Si compone del concetto di bene e male (come caratteristica astratta rispetto alle conseguenze materiali dirette, di vantaggio o svantaggio immediati, di un'azione), e dell'ideale dell'io, un modello ideale e un'aspirazione sul come si dovrebbe essere.

Le teorie incentrate sui tratti

Tra i primi autori che studiarono la personalità umana in termini di tratto emerge Gordon Allport, che negli anni '30 identificò una gerarchia di tratti, dal più intrinseco all'individuo, con una maggiore capacità di influenza, i tratti cardinali, successivamente i tratti centrali, ed infine i tratti secondari. Il punto di partenza di questo studio è rappresentato dallo studio lessicografico del linguaggio naturale, dove Allport identificò una banca dati di descrittori verbali differenziabili dal punto di vista logico. Allport sviluppò allora una metodologia idiografica basata sul calcolo delle frequenze delle parole utilizzate per descrivere la propria personalità in resoconti.

Un altro autore fondamentale nello studio dei tratti di personalità è Raymond Cattell. Cattell sviluppò un approccio di studio alla personalità di tipo nomotetico. Attraverso la tecnica statistica dell'analisi fattoriale, identificò 16 tratti di personalità bipolari, attraverso cui confrontare, mediante un questionario standardizzatochiamato 16PF (vedi psicometria e test di personalità), le risposte date dal valutato, per poi categorizzarlo sul modello base che ha dato forma al questionario stesso.

Hans Eysenck, che anch'egli portò avanti un approccio fattoriale allo studio della personalità rifacendosi al costrutto di tipo psicologico introverso - estroverso proposto dalla teoria Junghiana, e proponendone un questionario di valutazione.

La teoria dei big five

McCrae e Costa, sulla base della tradizione fattoriale allo studio della personalità, e dell'ipotesi della sedimentazione linguistica di Cattell (che, sulla base dei pionieristici studi di Allport, identificava la lingua parlata come un serbatoio di descrittori della personalità), identificarono 5 tratti personali:

  • L'energia, intesa come grado di attivazione, fiducia ed entusiasmo nelle condotte, e nella loro scelta, che si adottano.
  • L'amicalità, intesa come quantità e qualità delle relazioni interpersonali positive, orientate al prendersi cura ed ad accogliere l'altro, che la persona intraprende.
  • La coscienziosità, intesa come precisione, affidabilità, accuratezza metodologica che l'individuo è orientato ad offrire attraverso la sua condotta, nonché la volontà di avere successo e la perseveranza.
  • La stabilità emotiva, intesa come grado di resistenza a stress di tipo emotivo, quali, per esempio, l'ansietà, l'instabilità, l'irritabilità.
  • L'apertura mentale, intesa come disposizione a ricercare stimoli culturali e di pensiero esterni al proprio contesto ordinario, nonché la ricerca di un contatto con un orientamento valoriale altro da quello di riferimento.

L'approccio comportamentista associa le differenze individuali agli apprendimenti condizionati e rinforzati dal soggetto durante il suo percorso di vita. Come nell'apprendimento, anche nello studio della personalità, l'approccio comportamentista porta avanti l'importanza dello stimolo nella strutturazione della risposta personale, sottovalutando l'equazione personale che l'individuo associa a questo stimolo. A partire dagli studi sviluppati dalla teoria sociale cognitiva, Albert Bandura sviluppa questi nessi associativi, di origine comportamentista, virando da un approccio meccanicistico, ad uno probabilistico. Quest'autore infatti nell'identificazione della condotta, identifica una serie di fattori personali e ambientali, in un meccanismo di interazione che influenza la condotta definito reciproco determinismo triadico.

Nello studio della personalità nell'approccio di Bandura, tra i meccanismi di autoregolazione della condotta, emergono le convinzioni di efficacia come il costrutto basato sulla sistematica, e sistematizzata, interazione tra elementi personali e contestuali, nonché predittori chiave della condotta e delle differenze individuali che essa valorizza.

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Collegamenti esterni

Per la teoria dei tratti e i modelli nomotetici della personalità [2]

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