Utente:Paskwiki/Sandbox14
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Bottaro
| Canale Bottaro | |
|---|---|
| Stato | Italia |
| Divisione 1 | Campania |
| Divisione 2 | Provincia di Salerno Città metropolitana di Napoli |
| Divisione 3 | Scafati Pompei Castellammare di Stabia Torre Annunziata |
| Lunghezza | 6,00 km |
| Bacino idrografico | 0,3 km² |
| Nasce | Scafati 40°44′59.93″N 14°31′38.39″E |
| Sfocia | Castellammare di Stabia 40°43′59.88″N 14°28′40.14″E |
Il canale Bottaro o Bottajo[1] è un canale artificiale[2] della Campania, che ha l'incile a Scafati dal fiume Sarno e sfocia nello stesso fiume a Torre Annunziata. Fu realizzato nel XVII secolo per alimentare i mulini dislocati presso la sua foce, dismessi poi agli inizi del XX secolo ed usato come scolmatore del Sarno[3].
Storia
- fonte
- fonte che la località da nome al canale
- storia e foto mulinibottaro ok
- cartina piana sarno e bottaro
Agli inizi del 1600 Alfonso Piccolomini d'Aragona, Conte di Celano, per alimentare i suoi mulini in località Bottaro a Torre Annunziata, fece costruire un canale artificiale che prese il nome di Canale Bottaro, il quale si diramava dal fiume Sarno mediante una serie di paratie, poste a Scafati all'altezza del ponte posto nei pressi della chiesa di Santa Maria delle Vergini[4].
L'opera però comportò una serie di problemi quali, una drastica riduzione della navigabilità del fiume, lasciò all’asciutto il corso principale del fiume sottocorrente rispetto al ponte e l'allagamento di vaste zone a monte dello sbarramento, danneggiando economicamente le attività agricole e lo stato di salute degli abitanti dell'Agro Nocerino Sarnese.
A causa di ciò, dopo un paio di secoli in cui ci furono proteste e liti oltre che diversi processi nei tribunali del Regno di Napoli, verso la fine del XIX secolo le autorità governative decisero di intervenire. Nel 1843 furono presentati due progetti da parte di due esperti del settore, l'ingegnere Carlo Afan de Rivera, direttore generale del Corpo di Ponti e Strade, Acque, Foreste e Caccia del Regno delle Due Sicilie, e l'ingegnere Vincenzo degli Uberti, tenente colonnello del Corpo del Genio dell'esercito napoletano.
Entrambi i progetti erano condizionati dall'opportunità di risanare l'agro nocerino-sarnese senza compromettere l'operatività dei numerosi stabilimenti di mulini sparsi sul corso del fiume e dei suoi canali, in quanto fondamentali per assicurare i notevoli quantitativi di sfarinati, necessari a far fronte alle esigenze della pianificazione del circondario e della Capitale del regno. Il progetto di Vincenzo degli Uberti per assicurare il libero deflusso delle acque del Sarno e dei suoi affluenti, prevedeva la realizzazione di una traversa a portelloni mobili all'altezza della località “Masseria Corridore” immediatamente sottocorrente al ponte di San Marzano, che avrebbe controllato l'immissione di parte delle acque del Sarno in un nuovo canale di derivazione: questo, correndo in rettilineo fino al centro di Scafati, sarebbe stato allacciato al Bottaro diventando tutt'uno con esso. La traversa di Scafati sarebbe stata eliminata e il ponte di Scafati sarebbe stato demolito e sostituito con uno a due archi, sotto i quali sarebbero passati il Sarno, a sinistra, e il Bottaro, a destra. Tutto ciò, abbinato al dragaggio del letto del Sarno dal sito della nuova traversa fino a Scafati, avrebbe assicurato, con l'incremento della pendenza del fiume e quindi della sua velocità, un valido smaltimento delle piene provenienti dall’ Alveo Comune Nocerino, riversantesi nel Sarno da sinistra proprio nel tratto San Marzano – Scafati, nonché un efficace drenaggio dei ristagni perifluviali. Il progetto del de Rivera, per ottenere gli stessi risultati tenendo in piedi la traversa di Scafati, si articolava in modo puro e semplice sulla rettifica e la sistemazione dei corsi d'acqua preesistenti, nonché sulla realizzazione di una serie di controfossi (“lagnuoli”) e relative diramazioni nella piana, che avrebbero assicurato tutti insieme lo scolo naturale delle acque e convogliato le acque superficiali a valle della traversa. L'attuale reticolo idrografico della piana del Sarno ci dice che fu il progetto di de Rivera a prevalere, favorito per certo dalla continuità della struttura dell'Amministrazione delle bonifiche nella transizione dal Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia. Negli anni, con la scomparsa, l’abbandono o il diverso utilizzo dei mulini un tempo presenti lungo il corso del Bottaro, il canale è stato dapprima utilizzato ai fini irrigui, distribuendo parte delle acque del Sarno nelle aree agricole attraversate mediante anche un fitto reticolo di canali irrigui diramatori, per poi assolvere, a causa dell’inquinamento della risorsa idrica, alle sole funzioni di raccolta e scolo delle acque di ruscellamento superficiali in eccesso provenienti dalle aree circostanti e, purtroppo, come si dirà di seguito anche degli scarichi fognari reflui dei centri urbani limitrofi. Attualmente in Comune di Scafati, nei pressi della sede municipale e lungo il corso del Fiume Sarno, è presente una traversa in calcestruzzo con sovrastanti pile in pietra vulcanica e struttura metallica di supporto alle paratoie mobili ivi esistenti; tali organi di manovra un tempo venivano impiegati per deviare le acque del Fiume Sarno nel Canale Bottaro e da qui nei vari canali di irrigazione presenti a Scafati, Pompei e Torre Annunziata.
A valle della traversa lungo il Sarno, in destra idraulica, si diramano i due canali oggetto dell’intervento, ed ovvero: 1. il Canale Casadodici, che si sviluppa per poche centinaia di metri per poi riconfluire nel Sarno (quella in destra in foto n.2 seguente); 2. il Canale Bottaro, che si sviluppa per diversi chilometri in vari comuni per poi riconfluire nel Sarno, il quale sempre attraverso la regolazione delle paratoie lungo il fiume e l’apertura di una paratoia metallica posta nella sua sezione iniziale (quella in sinistra in foto n.2 seguente), distribuiva acqua per gli usi sopra descritti.
Attualmente, quindi, il Canale Bottaro funge da linea scolante delle acque meteoriche e, purtroppo, anche fognarie provenienti dai territori comunali attraversati; esso, nell’ambito del centro urbano del Comune di Scafati, è interessato da un notevole deposito di sedimi provenienti dal Sarno, quando nel recente passato era utilizzato impropriamente per scolmare una quota parte delle sue portate di piena, nonché di rifiuti di vario genere lungo il fondo e le scarpate, con pregiudizio anche della salute pubblica nelle aree abitate circostanti. Nelle more della realizzazione del “Grande Progetto Sarno” da parte della Regione Campania, l’Amministrazione consortile ha ritenuto di programmare un intervento di manutenzione straordinaria lungo i tratti di Canale Bottaro e Canale Casadodici nell’ambito del centro urbano di Scafati, finalizzato appunto al ripristino delle originarie condizioni idrauliche ed ambientali, per quanto possibile.
Le bonifiche
Consorzio di bonifica integrale comprensorio Sarno
Una prima bonifica fu fatta negli anni novanta.
Parte del canale fu dragato e bonificato sotto il commissariamento del generale Roberto Jucci, nei primi anni 2000. Lavori che si bloccarono in quanto nacquero difficoltà nel trovare depositi idonei ad ospitare i fanghi raccolti, e gli stessi risultarono contenere tracce di amianto[5].
Nel 2018 la Regione Campania approvò un piano di bonifica del canale, al fine di rimuovere 10 000 metri cubi di detriti, accumulatisi durante il periodo in cui fu usato come scolmatore, per una spesa di oltre 1 300 000 euro[6].
Note
- ^ Palomba, p. 31
- ^ Agata Marianna Giannino, Il fiume avvelenato: viaggio lungo il corso del Sarno, su ilgiornale.it, 30 ottobre 2019. URL consultato il 30 dicembre 2021 (archiviato il 30 dicembre 2021).
- ^ Scafati. Al via le verifiche sui canali di scolo riemersi dal canale Bottaro, su agro24.it, 6 marzo 2020. URL consultato il 30 dicembre 2021 (archiviato il 30 dicembre 2021).
- ^ Appendice alla Delibera della Giunta Regionale n.462 del 17/07/2018, B.U.R.C. n.49 del 20 luglio 2018 (PDF), su bonificasarno.it. URL consultato il 30 dicembre 2021.
- ^ Adriano Falanga, Scafati. Inchiesta sul canale Bottaro: “Una vergogna in pieno centro”, tutte le inadempienze., su cronachesalerno.it. URL consultato il 30 dicembre 2021 (archiviato il 30 dicembre 2021).
- ^ Manutenzione straordinaria del Canale Bottaro e del Canale Casadodici nell'ambito del centro urbano del Comune di Scafati, su bonificasarno.it, 25 luglio 2018. URL consultato il 30 dicembre 2021 (archiviato il 30 dicembre 2021).
Bibliografia
- Natale Palomba, Fontane, canali e vecchie condotte, Pompei, D'Amelio, 2008.
Collegamenti esterni
- Il bacino idrografico del fiume Sarno e il territorio sarnese-nocerino (PDF), su cesbim.it.
- Galleria fotografica del Canale Bottaro (PDF), su bonificasarno.it.
Quartiere Bottaro
| Bottaro | |
|---|---|
| Stato | Italia |
| Regione | Campania |
| Provincia | Napoli |
| Città | Torre Annunziata |
| Codice postale | 80058 |
Bottaro è un quartiere del comune di Torre Annunziata, nella città metropolitana di Napoli, situato nell'estrema periferia sud della città. Confina a nord con il quartiere Croce di Pasella, ad ovest con il quartiere di Terragneta, a sud con il quartiere di Rovigliano e ad est con i comuni di Pompei e Castellammare di Stabia, zona in cui è attraversato dal Canale Bottaro. Cosi chiamata perché vi erano delle fabbriche di botti per vino[1]
- Rinvenimento di 87 corpi a Bottaro nel 1899
- Ritrovamento scheletro di soldato pompeiano eruzione 79
- Ritrovamento scheletro di soldato pompeiano eruzione 79
- Ritrovamento scheletro di soldato pompeiano eruzione 79
- Ritrovamento scheletro di soldato pompeiano eruzione 79
- LIBRO La stipe votiva in località Bottaro (1984) autore D'Ambrosio
I mulini
Verso la fine del XIX secolo erano attivi in contrada Bottaro una serie di mulini idraulici alimentati dal Canale Bottaro[2].
Mulino di Bottaro
Risalente agli inizi del 1600, alcune fonti riportano che fu costruito nel 1619 dal Conte di Celano feudatario di Scafati, altre dal principe Colonna Gallicano prima del 1660. Nel 1721 nei pressi del mulino sorsero una polveriera, una cartiera ed una valchiera, tutte attività di proprietà del Conte. Attivo fino a qualche anno prima della seconda guerra mondiale, ridotto a macinare il solo granturco dei residenti, ed ebbe come ultimo proprietario Annibale Fienga[3].
Mulino De Rosa
Anche detto mulino de ventotto, fu costruito nel 1859 quando fu sistemato l'ultimo tratto del Sarno. La maggiore produzione si ebbe a cavallo del 1900, dove con 30 macine si otteneva un macinato giornaliero di 3 000 quintali. Fu dismesso dopo la prima guerra mondiale con l'avvento dei mulini a motore elettrico[4].
Mulino Dino
Apparteneva alla famiglia Dino de la Valle, stabilitasi in zona nel XIV secolo venuta al seguito dei francesi. Possidenti di vaste zone sia nel centro di Torre Annunziata che di Scafati, oltre che al Bottaro. Tra i vari componenti della famiglia, Ferdinando Salvatore Dino che fu Sindaco di Torre Annunziata nel 1842. La famiglia intraprese l'arte molitoria nel 1827 con l'acquisto del molino Corsea, in pieno centro urbano a Torre Annunziata. Il mulino Dino fu venduto nel 1876, con una modesta potenza di 12 macine ed abbandonato agli inizi del XX secolo, per essere trasformato in civili abitazioni[4].
Mulino S. Abbondio
Insieme ai mulini Bottaro, De Rosa e Dino, faceva parte del territorio di Boscoreale, quando la contrada Bottaro fu annessa al comune di Torre Annunziata nel 1877[4].
Note
- ^ Malandrino, p. 70
- ^ Dati, p. 202
- ^ Di Martino, Malandrino, p. 205
- ^ a b c Di Martino, Malandrino, p. 206
Bibliografia
- Francesco Dati, Indagini storiche su Torre Annunziata, Napoli, Tipografia Laurenziana, 1962.
- Giovanni Di Martino, Carlo Malandrino, Torre Annunziata tra vicoli e piazze: storia di territorio e urbanesimo, Fuorni (SA), D'Amelio Editore, 1986.
Collegamenti esterni
- Piantina del quartiere Bottaro (PDF), su geoplan.it.
FIENGA
Ricco industriale originario di Scafati, era proprietario di diversi mulini di Torre A ecc [1] Nipote del comm. Annibale Fienga, Sindaco di Scafati per diversi anni e della contessa Guglielmina D'Amelia, era figlio di Francesco (1881-1937). Annibale, nel biennio 1943-1945, ricoprì la carica di Presidente della società Calcio Napoli[2].
Annibale Fienga (nato nel 1842), imprenditore impegnato nell'industria molitoria oltre che proprietario di pastifici ed altri fabbricati storici nella zona di Torre Annunziata (tra questi si ricordano la Villa Fienga – ex Guglielmina – sita in Torre del Greco ed il Palazzo Fienga di Torre Annunziata). Il cognome Fienga è indissolubilmente legato al Castello del Parco di Nocera Inferiore. L’antico maniero fu acquistato dal Comm. Annibale Fienga nel 1877 dai baroni de’ Guidobaldi. I Fienga demolirono tutto il lato sud per realizzare il palazzo esistente ancora oggi[3].
Collezione Fienga.
Collezione Fienga. Acquisita in maniera digitale e depositata presso l’archivio storico fotografico del Museo Didattico dell’Associazione Il Didrammo grazie alla sensibilità del proprietario Annibale Fienga, comprende 200 immagini fotografiche formato carte de visite, boudoir e gabinetto americano, alcune sciolte, altre inserite in album. Le tipologie
fotografiche dei fototipi originali sono nella maggioranza dei casi stampe L’esperienza de Il Dirammo per il recupero e la digitalizzazione del patrimonio fotografico in Campania
all’albumina e alla gelatina bromuro d’argento in formato carte de visite, margherita, budoir. La Famiglia Fienga, una tra le più importanti della Campania, vantava amicizia personale con la famiglia reale dei Savoia i quali, negli anni ’25-’40 del Novecento, non mancavano di essere presenti spesso nel Castello Fienga a Nocera Inferiore[4].
Note
- ^ Dati, p. 212
- ^ Nard., Comincia per il Napoli il campionato della riscossa - Breve intervista col neo presidente degli azzurri, su dlib.coninet.it, Il Littoriale della domenica, n. 17, anno 1, p. 3, 30 agosto 1942. URL consultato il 21 agosto 2020 (archiviato il 21 maggio 2014).
- ^ [1]
- ^ Faeta, Fragapane, pp. 249-250
Bibliografia
- Francesco Faeta, Daniele Fragapane, Forme e modelli-La fotografia come modo di conoscenza, Messina, Corisco, 2013, ISBN 978-88-98138-08-1.
Collegamenti esterni
- Fondo Fienga, su censimento.fotografia.italia.it.
Movimento operaio Torre A.
Terme Vesuviane
| Terme Vesuviane | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | Italia |
| Divisione 1 | Campania |
| Località | Torre Annunziata |
| Indirizzo | Viale Guglielmo Marconi n.36 |
| Informazioni generali | |
| Condizioni | In uso |
| Costruzione | XIX secolo |
| Inaugurazione | 1831 |
Le Terme Vesuviane (o Terme Vesuviane Nunziante) costituiscono un centro termale campano della Città metropolitana di Napoli, situato nel comune di Torre Annunziata in prossimità di Capo Oncino.
Storia
Note fin dal 64 a.C., è stato ipotizzato che il primo impianto termale appartenesse al console romano Marco Licinio Crasso Frugi, grazie ad una lapide epigrafa ritrovata nel 1749 presso Porta Marina a Pompei, su cui era inciso THERMAE M. CRASSI FRVGI AQVA MARINA ET BALN(EVM) AQVA DVLCI IANVARIVS L(IBERTVS).
Tracce calcaree furono rilevate anche nella vicina villa di Poppea, in cui, anticamente, le acque termali erano state convogliate all'interno di essa attraverso una serie di cunicoli sotterranei.
Sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 e ulteriormente ricoperte da piroclasti e pomici delle successive eruzioni, delle terme si persero completamente le tracce per 18 secoli.
Già nel 1759, fu notato che numerose bolle d'acqua risalivano dal fondo marino in prossimità del tratto di mare prospiciente Capo Oncino. Si trattava di acqua calda, ferrigna e sulfurea.
Il generale borbonico Vito Nicola Nunziante, utilizzando la tecnica di trivellazione dei pozzi artesiani, il 18 giugno 1831 riscoprì le antiche terme[1], individuando una bolla d'acqua mineralizzata. Inizialmente utilizzata come acqua potabile, anche se molto mineralizzata, ulteriori analisi del 1833 la dichiararono fortemente terapeutiche e da allora, istituite le Terme Nunziante, numerose persone ne usufruirono per la cura dei loro malanni fisici.
Vito Nunziante valorizzò l'impianto con la costruzione di una struttura abbellita con numerosi reperti storici, alcuni dei quali richiamavano proprio le iscrizioni dei bagni termali e lo stile dell'antica Oplonti, scoprì cunicoli e grotte sotterranee del vecchio sistema idrico romamo.
A cavallo del 1900 le terme furono ribattezzate Terme Nunziante-Montella per poi essere chiamate, nel corso dello stesso secolo Terme Vesuviane.
Il centro termale negli cinquanta e sessanta del XX secolo vide la presenza del jet-set dell'epoca, frequentato tra gli altri da Totò, Vittorio De Sica, De Filippo ed altri.
Caratteristica delle acque
terme acque, su torreannunziatahotel.it.
Tipologia delle cure terapeutiche
Le sorgenti delle Terme Vesuviane risalgono al 64 a.C. ed erano già utilizzate dai patroni romani (persone influenti che avevano legami, detti di patrocini, con gente di rango inferiore nelle diverse ville oplontine. Nel sito archeologico poco distante della villa di Poppea, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. che distrusse anche le vicine città di Pompei e Ercolano, sono stati ritrovati residui calcarei che testimoniano il passaggio delle nostre acque nella residenza estiva della moglie dell’imperatore Nerone. Le proprietà terapeutiche della fonte erano dunque ben note già in epoca molto antica tanto che l’avvenente imperatrice, nella sua lussuosa villa, fece costruire locali adibiti alle cure termali. Durante le successive eruzioni del Vesuvio e a causa di numerosi fenomeni sismici, delle sorgenti si persero le tracce. Fu Vito Nicola Nunziante nel 1831 a riportare la fonte al suo antico splendore, fondando le attuali Terme Vesuviane Nunziante. Il generale, infatti, la valorizzò edificandovi intorno una struttura impreziosita da antichi ed importanti reperti romani, tra i quali tavole marmoree con incise le iscrizioni di bagni termali che recavano l’impronta delle vestigie dell’antica Oplonti, oggi Torre Annunziata. Al contempo, scoprì i cunicoli e le grotte sotterranee del sistema idrico romano, unica testimonianza della geoidrologia archeologica.
Tipo di acque: Acqua bicarbonato - salso - alcalino e terrosa
Patologie curate: Sindromi Bronchiali croniche, Faringiti croniche, Laringiti, Rinopatia vasomotoria, Rinosinusiti, Osteoartrosi e altre forme degenerative, Reumatismi extra articolari, Fisioterapia.
Servizi: Aerosol, Bagni, Fanghi, Inalazioni, Massaggi, Fisioterapia
Le acque
Delle tre sorgenti presenti, solo una viene attualmente utilizzata per le cure termali. Per la sua natura salso – alcalina – terrosa – bicarbonata, la fonte vesuviana è indicata per l’aerosolterapia e le cure dermatologiche e reumatologiche. All’interno vi sono perciò reparti dedicati all’aerosol e alle inalazioni per guarire da affezioni quali faringiti, laringiti, sinusiti e varie forme asmatiche; reparti destinati ai bagni e ai fanghi per la cura di reumatismi articolari, muscolari e artrosi; reparti di fisiocinesiterapia, dotati delle più moderne apparecchiature, per la riabilitazioni motoria dovuta a patologie degenerative. Tutti i pazienti, all’interno della struttura, sono sempre sotto un costante controllo medico e accompagnati nelle cure dal nostro personale.
Per migliorare i servizi offerti disponiamo di diversi locali adibiti a palestra, di piscine per le attività sportive e un’area riservata al benessere con sauna e idromassaggio aperti tutto l’anno. Inoltre è presente un efficiente ed attrezzato centro per la correzione degli inestetismi cutanei.
Quali rassegne, manifestazioni o eventi mondane organizzate? La struttura ospita ogni anno diversi convegni ed eventi che promuovono il territorio. Organizziamo, inoltre, meeting su temi inerenti le risorse termali e il loro sviluppo. Nelle scorse settimane abbiamo accolto centinaia di alunni provenienti da alcuni istituti del territorio vesuviano, coinvolti nel progetto “Scuolamare” volto alla riscoperta del mare e alla tutela della sua fauna.
Ci sono stati personaggi famosi tra i vostri ospiti? La struttura negli anni ’60, con le annesse spiagge di natura vulcanica, era il fiore all’occhiello del territorio. Da Eduardo De Filippo a Totò, da Marcello Mastroianni a Sofia Loren, da Nino Taranto a Rita Pavone, numerosi furono i volti noti della televisione che decisero di trascorrere qualche giorno o solo qualche ora di relax nelle nostre terme. Oggi, visto il declino socio economico che vive la città, i personaggi famosi scelgono altre mete, ma forte è la speranza in una pronta ripresa.
Solo terme o la località offre anche punti di interesse storici, artistici e paesaggistici? Il nostro territorio offre moltissime attrattive per i turisti! Siamo poco distanti dalle rovine della Villa di Oplontis, inserita nei siti patrimonio dell’umanità Unesco, nella quale sono state ritrovate pareti affrescate in ottimo stato di conservazione; a pochi chilometri dalle rovine delle città di Pompei ed Ercolano, sepolte dal mare di lava eruttata dal Vesuvio nel 79 d.C.; vicini a Napoli, terra dai mille sapori e colori, a Sorrento e Amalfi, perle della costiera ogni anno meta di migliaia di turisti, alle isole di Capri, Ischia e Procida. Tutti luoghi da visitare e da scoprire che racchiudono antiche tradizioni proprio come le nostre sorgenti.
termeitaliane.com
L'acqua delle terme Vesuviane sgorga a 26° del tipo Salso bicarbonato alcalino terrosa, appena si arriva al sito termale si viene indirizzati presso il reparto medico del complesso termale che dopo una breve ma accurata visita saprà indirizzarvi per i trattamenti termali più efficaci per la vostra patologia.
Il centro termale è convenzionato con il SSN ( terme in convenzione con il servizio sanitario nazionale).
Le terme Vesuviane risalgono all'era dei romani che per primi ne seppero valorizzare le tante proprietà, lasciate a se stesse solo dai primi del 1800 hanno cominciato il loro percorso per la celebrità, oggi grazie a numerosi ammodernamenti il centro termale è alla avanguardia e dotato di molti confort, piscina calda coperta, spiaggia di origine vulcanica, palestre e strutture sportive sono solo alcuni dei plus di questo centro termale.
In futuro, come valorizzare al meglio le risorse termali?
Con una struttura alberghiera pronta ad ospitare gli avventori delle terme e dotata di accesso privato alla marina oplontina, unica per le sue spiagge di natura vulcanica indicate in tutte le terapie reumatologiche.
La storia delle acque salutari delle Terme Vesuviane affonda le sue origini in tempi remoti.
Come ci raccontano le testimonianze storiche reperite nel corso dei secoli, e confermate dagli scavi archeologici effettuati nell’area durante gli ultimi due secoli, il primo impianto termale a servizio della comunità romana apparteneva al Console romano Marcus Crassus Frugi.
L’impianto serviva la popolazione di estrazione alto borghese e patrizia che abitava quelle che erano le ridenti plaghe di Oplontis, suburbio esclusivo della vicina Pompei. Tale attribuzione è suffragata da un’epigrafe latina ritrovata nel 1749, apposta nei pressi di Porta Marina a Pompei, in cui si legge: THERMAE M. CRASSI FRVGI AQVA MARINA ET BALN(EVM) AQVA DVLCI IANVARIVS L(IBERTVS).
L’eruzione del 79 d.C., rovinando su tutto quanto si trovasse ai piedi del Vesuvio, distrusse anche l’antico impianto termale romano, celandolo per oltre diciotto secoli, fino a quando l’acume imprenditoriale del generale borbonico al di qua del faro, marchese Vito Nunziante, il 18 giugno del 1831, individuò una bolla d’acqua mineralizzata, osservabile nello specchio d’acqua prospiciente la costa di Capo Oncino.
Il gerarca borbonico senza indugi si munì della concessione francese e di una macchina innovativa per la trivellazione artesiana, affidatagli dalla compagnia Sebezia, e cominciò a praticare i primi sondaggi sotto il costone vulcanico torrese. I risultati non tardarono ad arrivare. Già dopo poche indagini risalirono le prime acque fortemente mineralizzate, le quali, dopo una serie di approfondite analisi effettuate da vari luminari dell’epoca, nel 1833 vennero dichiarate altamente terapeutiche. Nacquero così le Terme Nunziante.
Da quel momento la sua fonte minerale, inizialmente utilizzata anche come acqua potabile, apportò grandi benefici alle persone che lì si recavano per curare e trovare sollievo ai propri malanni fisici. In quasi due secoli di storia le antiche Terme Nunziante, divenute poi Nunziante-Montella, e ancora Vesuviane, come attualmente sono indicate, rappresentano un vanto per il territorio di Torre Annunziata, un’azienda importantissima che fonda il proprio operato clinico sul prezioso contesto storico culturale che le contraddistingue.
Note
- ^ Vito Nunziante, il generale che costruì le «nuove» Terme di Torre Annunziata, su torresette.news.
Incidente ferroviario di Torre Annunziata
| Incidente ferroviario di Torre Annunziata | |
|---|---|
| Tipo | Incidente ferroviario |
| Data | 30 dicembre 1939 08:00 |
| Luogo | Stazione di Torre Annunziata Centrale |
| Stato | Italia |
| Provincia | Napoli |
| Mandamento | Castellammare di Stabia |
| Comune | Torre Annunziata |
| Mezzi coinvolti | Treno direttissimo 88 Treno 8030 |
| Causa | Mancato rispetto del segnale di via impedita da parte del treno 88 che entrando in stazione urtava il treno 4030 |
| Conseguenze | |
| Morti | 29/36 |
| Feriti | 100 |
L'incidente ferroviario di Torre Annunziata fu uno scontro fra treni, verificatosi nella stazione di Torre Annunziata Centrale avvenuto il 30 dicembre 1939.
Dinamica dell'incidente
Siamo al 30 dicembre1939. La città si sveglia sotto uno spettacolo insolito, ricoperta da una coltre di neve.Quella che doveva essere una magnifica giornata insolita, si trasformò ben presto inun miserabile giorno di lutto.Il direttissimo proveniente dalla Calabria, in transito per la stazione di TorreCentrale, alle ore 8 circa, investì un treno passeggeri fermo nella stazione, perché, aquanto si seppe, le segnaletiche non funzionarono a causa della neve caduta durante la notte. Il bilancio di sangue fu molto grave.Ventinove furono i morti ed un centinaio i feriti.
Una violenta e continua grandinata precipitata inesorabilmente in una notte dei primi di gennaio del 1940 causò il blocco del congegno per l’azionamento degli scambi ai binari dei treni presso la stazione ferroviaria di Torre Annunziata Centrale provocando una catastrofe di spropositate dimensioni.
Una tradotta militare, proveniente dalla Sicilia, con molti civili a bordo si scontrò violentemente con un convoglio che giungeva, a velocità alquanto sostenuta, dalla parte opposta della strada ferrata.
L’immane sciagura, che fece registrare un rilevante numero di morti fra militari e civili, suscitò un grande scalpore e segnò profondamente l’intera cittadinanza vesuviana.
Dalle macerie, si estrassero più brandelli di persone che salme intere.
I feriti furono trasportati al vicino Ospedale Civile dai numerosi cocchieri della zona e con l’ausilio di carrette d’occasione trainate a mano.
Fu davvero un grave lutto per la cittadina pedemontana già tanto martoriata in quegli anni cruenti. Torre Annunziata, la protagonista di spicco in campo mondiale quale “la Manchester d’Italy” per la fervida attività dell’arte bianca e della siderurgia, piangeva per una grande sciagura.
Tra i morti, furono trovati i resti di una coppia di giovani, probabilmente in viaggio di nozze o in procinto di maritarsi stante il ritrovamento di un abito da sposa nei loro bagagli.
Espletate le limitate perizie del caso, quelle salme furono sepolte, assieme alle altre, nel cimitero locale.
Il 29 dicembre di quell’anno, a causa di una intensa nevicata, due convogli si scontrarono nella stazione di Torre Annunziata centrale. Questa la notizia data dal giornale “La Stampa” dell’epoca:
Scontro ferroviario a Torre Annunziata – Un direttissimo investe un treno locale – 14 morti e 40 feriti – 29 dicembre 1939 “Il treno straordinario per viaggiatori 4030 doveva, verso le 8 di stamane, dare la precedenza in stazione di Torre Annunziata centrale al direttissimo 88, proveniente dalla Calabria, senonchè – per difficoltà di manovra degli scambi a causa del gelo – fu invece stabilito di far proseguire il 4030 fino alla stazione successiva e di fermare il treno 88 nella stazione di Torre Annunziata Centrale. A tale scopo, al segnale di protezione della stazione lato Reggio Calabria era disposto ‘via impedita’. Ma il treno 88 non rispettava il segnale e proseguiva la corsa, investendo in coda il treno 4030, mentre questo si rimetteva in moto. In conseguenza dell’urto si debbono deplorare 14 morti e circa 40 feriti, di cui alcuni in condizioni gravi. Funzionari delle Ferrovie sono sul posto per procedere a una inchiesta”. All’indomani del grave incidente avvenuto in stazione così veniva ripresa la notizia:
La sciagura di Torre Annunziata – Le salme visitate dal Ministro Host Venturi – 30 dicembre 1929 “Le salme ed i feriti del disastro di Torre Annunziata sono stati oggi visitati dal Ministro delle Comunicazioni Host Venturi, accompagnato dal Prefetto, dal Federale e dal Podestà. Lunedì avranno luogo i funerali delle vittime e la cittadinanza prepara imponenti onoranze. Alle ore 16 il corteo muoverà dalla chiesa di San pasquale a Torre Annunziata, dopo una funzione religiosa. Al corteo parteciperanno le rappresentanze delle Forze Armate, le autorità, il clero, le organizzazioni del Partito ed i parenti delle vittime. Nella piazza antistante il cimitero, il corteo sosterà e sarà fatto dal Segretario del Fascio l’appello dei caduti. Una Compagnia delle Forze Armate renderà gli onori alle salme”. Parlando con alcune persone torresi che ancora ricordano quegli eventi, raccontano che la città tutta si mosse per le onoranze funebri e che a Torre ci fu un grande via vai di personalità. Il disastro ferroviario sconvolse tutta la comunità, che si strinse intorno ai parenti delle vittime con lo spirito di partecipazione e commozione a cui da sempre era incline la popolazione torrese. Nell’occasione intervenne a Torre anche il Principe del Piemonte, come riportato da “La Stampa”.
Lo scontro di Torre Annunziata – Il Principe visita i feriti – 1 gennaio 1940 “Hanno avuto luogo le esequie delle trentuno vittime dell’incidente ferroviario di Torre Annunziata. Le salme (…) sono state collocate su otto autocarri del 10° Autocentro, che si sono diretti verso il cimitero locale. Il corteo era aperto dalla banda del presidio militare. Seguiva un battaglione del 31° Fanteria con bandiera ed altri reparti delle Forze Armate e 320 corone di fiori inviate da enti, autorità, famiglie e amici delle vittime: era in testa quella inviata dal Principe di Piemonte. (…) Il corteo, imponentissimo, era chiuso da una marca di popolo che seguiva le salme e che era schierato su due ali compatte lungo tutto il percorso”. Nell’archivio online del “Corriere della Sera” si trova uno stralcio di un’intervista a Claudio Nico che riporta quanto segue:
L’impubblicabile intervista al Duca nominato Re – 6 giugno 1998 “Non credo, purtroppo, che il disastro ferroviario in Germania sia il più grave tra quelli avvenuti in Europa. All’alba del 30 dicembre 1939, un espresso proveniente dalla Sicilia si schiantò, anzi penetrò, nella stazione di Torre Annunziata, all’interno di una tradotta militare piena di soldati che andavano in licenza. Io fui uno dei pochi superstiti. Fu un errore del macchinista che non osservò i segnali, abituato com’era a non trovare ostacoli sul percorso. I morti, indicati nei dati ufficiali, furono molti più di cento. Non dimenticherò mai l’ufficiale postale del treno investito, che sotto la mia vettura, con le gambe imprigionate dalla ferraglia, ammoniva, morendo, ‘Salvate le assicurate’”.
ministro Giovanni Host-Venturi
Indagini
I treni coinvolti
- Treno direttissimo 88 proveniente dalla Calabria
- Treno straordinario per viaggiatori 4030
Note
- ^ Scontro ferroviario a Torre Annunziata. Un direttissimo investe un treno locale - 14 morti e 40 feriti, su archiviolastampa.it, La Stampa, 30 dicembre 1939. URL consultato il 25 settembre 2018.
- ^ Scontro ferroviario a Torre Annunziata. 29 morti e circa cento feriti, su archiviolastampa.it, La Stampa, 31 dicembre 1939. URL consultato il 25 settembre 2018.
- ^ La sciagura di Torre Annunziata. Le salme visitate dal ministro Host Venturi, su archiviolastampa.it, La Stampa, 31 dicembre 1939. URL consultato il 25 settembre 2018.
- ^ Lo scontro di Torre Annunziata. Il Principe visita i feriti, su archiviolastampa.it, La Stampa, 19 marzo 1940. URL consultato il 25 settembre 2018.
- ^ Cinque anni a due ferrovieri responsabili d'un grave disastro, su archiviolastampa.it, La Stampa, 19 marzo 1941. URL consultato il 25 settembre 2018.
Voci correlate
*[[Incidenti ferroviari in Italia]] {{Portale|catastrofi|trasporti|Campania}} [[Categoria:Incidenti e disastri ferroviari in Italia|Torre Annunziata]]