La via Delapidata (spagnolo: Via de la Plata) era una strada romana con orientamento nord-sud attraverso la parte occidentale della Spagna, da Mérida ad Astorga. Al giorno d'oggi, il suo tracciato è servito per progettare la strada nazionale da Gijón a Siviglia, e l'autostrada dell'argento, le vie di grande comunicazione che strutturano l'occidente spagnolo, nonché il sentiero dell'itinerario turistico della Via dell'Argento.[1]

Via Delapidata
Coordinate41°05′17.11″N 5°42′12.9″W
Informazioni generali
Tipostrada romana
InizioMérida
FineAstorga
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Etimologia

La Via dell'argento, nonostante il suo nome, non fu mai usata per il commercio dell'argento. Tale denominazione si deve probabilmente ad una confusione fonetica. Durante l'occupazione araba, questa strada fu denominata al-Balat (il cammino lastricato), parola molto frequente in altre zone della Spagna e che ha originato toponimi come Albalat ed Albalate. È possibile che questo inducesse la gente a collegare questa parola a plata (argento), e da lì si iniziasse a denominarla come Via dell'argento in un'epoca non precisata. Le prime attestazioni risalgono al 1504 e 1507, quando sono documentate con Cristoforo Colombo e Antonio de Nebrija, rispettivamente. Nel primo appare semplicemente come la Plata e nel secondo con questa forma:

Est praeterea eiusdem Lusitanie via nobilissima: Argentea vulgo dicitur. Quod Licinius pontifex primum stravit, deinde Traianus Caesar refecit, et deinceps Aelius Pertinax aliiqui imperatores restituerunt, id quod ex lapidibus intelligitur: quibus millia passuum distinguuntur. Ea perducta est ab Emerita Augusta per Castra Caecilia Salmanticam usque, ubi primum in extima pontis parte incipit evanescere, neque ulterius ullum viae illius vestigium cernit.

Un'altra ipotesi sul nome è che potesse derivare da un tardivo via Delapidata, nonostante l'assenza in questa strada di lapides, ovvero di pavimentazione lastricata, come era normale del resto nelle strade romane non urbane. Per superare questa difficoltà, un'altra ipotesi spiega il significato dell'etimologia di via delapidata, come «cammino marcato con miliari» (dal latino classico e medievale lapis, «pietra miliare»).

Origine

L'origine storica di questa di questa via di comunicazione è incerta. Nel periodo protostorico, durante la fioritura della cultura di Tartesso, si hanno testimonianze dell'esistenza di contatti commerciali con l'ovest spagnolo, grazie a diversi reperti archeologici, tramite una via denominata da alcuni studiosi come "Via dello stagno, quindi si suppone che attraverso questa circolasse una buona parte dei metalli nella penisola.

Nei secoli posteriori questa via continuò ad essere molto frequentata, senza che si conosca il nome usato per denominarla, rimanendo, fino all'arrivo dei romani, una delle vie principali per i popoli iberici insieme alla strada denominata Via Eraclea, che percorreva tutto il Levante, da Cadice fino ai Pirenei.

Gli autori spagnoli del XVII y XVIII secolo , come Bernabé Moreno de Vargas, chiamavano la strada "Vía consular" e "Vía militar", perché erano convinti che fosse esistita già in epoca repubblicana. Era infatti verosimile l'utilizzo di questa via preesistente per facilitare i movimenti delle truppe, dato il precoce interesse mostrato dai romani nell'esplorazione e conquista del nordovest peninsulare, come dimostra la loro prima spedizione in Gallaecia nel 137 a. C.

Durante l'epoca romana, la via si mantenne come asse fondamentale delle comunicazioni, sia durante la conquista (essendo il cammino d'accesso dalla Betica verso il nordovest della penisola), sia in epoca imperiale. Diverse fonti scritte descrivono il percorso di questa via , tra questa anche l'itinerario Antonino, nel quale si descrive il suo percorso (Iter ab Emerita Asturicam), da Augusta Emerita, capitale della provincia Lusitania, fino ad Asturica Augusta, capitale del Conventus Asturicense ed una delle principali città della provincia Tarraconense. Nel suo cammino la via attraversava Bedunia (San Martín de Torres), Brigeco (Castro Gonzalo), Ocelo Durii (Villalazán, provincia di Zamora), Salmantica (Salamanca), Cáparra o Norba Caesarina (Cáceres).

Tappe (Mansiones) della Via dell'argento
Tappa (Mansio) Località odierna Distanza
Augusta Emerita Mérida Millia Passuum
Ad Sorores Casas de Don Antonio XXVI
Castra Caecilia Cáceres el Viejo, insieme a Cáceres XX
Turmulos Nei paraggi di Garrovillas de Alconétar XX
Rusticiana Galisteo XXII
Capera Cáparra XXII
Caelionicco Finca de la Vega, Peñacaballera XXII
Ad Lippos Valverde de Valdelacasa XII
Sentice Pedrosillo de los Aires XV
Salmantica Salamanca XXIV
Sabaria o Sibarim Peñausende XXI
Ocelum Durii Nei paraggi di Zamora XXI
Vico Aquario Castrotorafe XVI
Brigaecium Dehesa de Morales de las Cuevas, Castro Gonzalo, Zamora XXXII
Bedunia San Martín de Torres XX
Asturica Augusta Astorga XX

Evoluzione

Per quanto riguarda l'evoluzione posteriore della strada, man mano che la conversione al cristianesimo della penisola iberica avanzava da sud, la Via dell'argento, come principale itinerario della zona occidentale iberica, cominciò ad essere usata anche come cammino di pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, un uso che ancor oggi si mantiene e continuò ad essere una via di comunicazione fondamentale nel corso dei secoli. Solo con la creazione del sistema di vie radiali a partire dal XVIII secolo perse la sua importanza, che non recuperò fino alla seconda metà del XX secolo, anche se il tracciato moderno in molti tratti non coincide con la via storica.

Reinvenzione moderna della via

L'idoneità del tracciato della Via dell'argento spiega come, in epoca contemporanea, la strada nazionale N-639 (attualmente, in larga parte, A-66, l'asse principale della Spagna occidentale), abbia seguito il suo percorso in linea generale. Oggigiorno, quella che viene denominata Ruta de la Plata prolunga il suo itinerario fino a Gijón a Nord e fino a Siviglia a sud, estendendo il tracciato originale per arrivare alle città di maggior importanza, come León, tralasciando Astorga, un tempo vero terminale romano della strada.[2]

Resti epigrafici e archeologi

Miliari

Restano abbastanza tratti con resti visibili della strada stessa. Nonostante siano stati fatti molti studi parziali, di miliari e di tratti concreti, l'unica monografia scientifica su di essa risale al 1974 e fu completata nel 1995 con la catalogazione e lo studio di un totale di 189 miliari, già conosciuti o inediti. Ciò permise di confermare i percorsi corrispondenti tra le località dove si trovavano (o si trovano) le pietre miliari, e di suggerire i percorsi che non li conservano.

Tra questi miliari, fondamentali per definire il reale percorso romano dell'Iter ab Emerita Asturicam, si conservano vari di quelli iniziali, che marcano le miglia da I a XXVI, dall'uscita da Augusta Emerita (miglia II) fino alla mansio Ad Sorores e, tra quelli finali, dalle miglia CLXXXIV a CCCXIII, da Salmantica a Asturica Augusta (quest'ultimo attribuibile ad Augusto). Mentre l'origine della strada a Mérida non è in discussione, grazie alla conservazione del miliario II a 3 km dall'uscita nord della città, sembra da accettare che oltre Astorga non siano stati disposti altri miliari che appartengano alla stessa via. Se ve ne sono, devono appartenere ad altre strade, tra quelle che si dipartivano da Astorga secondo l'itinerario Antonino.

Ponti
  • Ponte di Alconétar
Patrimonio archeologico

Sono numerose le vestigia dell'epoca romana che si possono incontrare lungo la via. Tra queste:

  • Rovine diAugusta Emerita a Mérida
  • Castra Cecilia a Cáceres.
  • Castra Servilia a Cáceres.
  • Cuarto Roble a Cáceres.
  • El Junquillo a Cáceres.
  • Mausoleo di Fuente Buena a Calzada de Valdunciel.
  • Rovine di Cáparra a Guijo de Granadilla.
  • Terme romane a Baños de Montemayor.
  • Villa romana di Torreáguila en Montijo.
  • Rovine di Asturica Augusta ad Astorga.

Itinerario culturale

Dalla fine del secolo XX, la via dell'argento è oggetto di rivalutazione come uso turistico e culturale, e le amministrazioni locali si stanno incentrando nel valorizzare un itinerario con un grande patrimonio storico, artistico, etnografico, culturale e naturale. Infatti, alcuni dei centri attraversati sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità (Mérida, Cáceres e Salamanca) ed altri (Zamora ed Astorga) vantano un importante patrimonio culturale. D'altra parte si è incentivato il suo uso come cammino di pellegrinaggio, formando parte del Camino de Santiago de la Plata. Tutto ciò si è concretizzato nell'elaborazione di guide turistiche, itinerari o pagine web come quella presentata dall'Asociación de Pueblos de la Vía de la Plata.

Centri di interpretazione

La Via dell'Argento conta su tre centri di Interpretazione Generale a Monesterio, Mérida e Baños de Montemayor, che servono fondamentalmente come appoggio culturale e guida nel percorso della regione. I Centri d'Interpretazione si definiscono spazi culturali che aiutano, attraverso il filo conduttore della Via dell'Argento, a comprendere la storia della regione. Questi centri appartengono alla rete dei Musei d'Identità dell'Estremadura.

Note

  1. ↑ Red de Cooperación de Ciudades en la Ruta de la Plata. «Ruta Vía de la Plata». Consultado el 8 de abril de 2009.
  2. ↑ ABC. «Astorga boicotea un acto promocional en Barcelona de la "falsa" Vía de la Plata». Consultado el 8 de abril de 2009.
  3. ↑ Diario de León. «Los pueblos de la vía apelarán a la Junta para que señalice la calzada». Consultado el 15 de enero de 2010.
  4. ↑ Celtiberia.net. «Vía de la Plata: Etimología». Archivado desde el original el 4 de enero de 2012. Consultado el 10 de abril de 2009. Artículo de J. Rodríguez Morales sobre este tipo de topónimos.
  5. ↑ Google books. «Cristóbal Colón». Consultado el 14 de enero de 2010. Al final de una de las cartas a su hijo Diego, de 28 de noviembre de 1504.
  6. ↑ Revistas Catalanas con Acceso Abierto. «De Mensuris» (en catalán). Consultado el 10 de abril de 2009. De Mensuris, Salamanca, 1.510 (primera versión de 1.507), pág. 4.
  7. ↑ G. García Pérez. «La Calzada de Quinea del Cantar de Myo Çid». Consultado el 10 de abril de 2009. Artículo en "Revista de Soria", 21, 1998, pág. 12, nota 35.
  8. ↑ Rodríguez Morales, J. (1999). El Miliario Extravagante, n.º 71, ed. Algunos topónimos camineros y las vías romanas de la Península. pp. 2-8, nota 44.
  9. ↑ Saltar a:a b J. Gil Montes. «Vía Delapidata». Consultado el 10 de abril de 2009.
  10. ↑ El tipo de zahorra o gravilla apisonada que remataba las calzadas no urbanas, tenía su propia denominación en latín: glareae.
  11. ↑ Morales, Jesús Rodríguez. «ALGUNOS TOPÓNIMOS CAMINEROS Y LAS VÍAS ROMANAS DE LA PENÍNSULA. REVISITADO». El Nuevo Milario (en inglés). Consultado el 2 de julio de 2018.
  12. ↑ Moreno de Vargas, Bernabé. Historia de Mérida ( 1.633).
  13. ↑ Diario de León. «Perandones reprocha a PP y PSOE su postura con la Vía de la Plata». Consultado el 14 de enero de 2010.
  14. ↑ Diario de León. «Perandones tacha de «vergonzante» la actitud de la Junta con la Vía». Consultado el 15 de enero de 2010.
  15. ↑ Diario de León. «Perandones cree el eje Gijón-Sevilla fruto de una «calentura colectiva»». Consultado el 15 de enero de 2010.
  16. ↑ Diario de León. «Catedráticos de tres universidades excluyen a Gijón de la Vía de la Plata». Consultado el 15 de enero de 2010.
  17. ↑ Manuel Abilio Rabanal Alonso. «La Vía de la Plata en León y la vía de León a Asturias: de calzadas romanas a caminos de peregrinación a Santiago». Consultado el 14 de enero de 2010.
  18. ↑ Particularmente en la revista El Miliario Extravagante, o en distintos congresos sobre Caminería hispánica
  19. ↑ Roldán Hervás, J.M. Iter ab Emerita Asturicam: El Camino de la Plata, Salamanca, 1971.
  20. ↑ Carmen Puerta Torres, Los miliarios de la via de la Plata, director Luis García Iglesias, Madrid, Universidad Complutense, 1995; versión digital E-print-UCM, de 2002: Tesis en CD-ROM Universidad Complutense de Madrid, Facultad de Geografía e Historia, Departamento de Historia Antigua. Sign.: TESISDIG 625(365)(043.2)(086). Resumen aquí Archivado el 4 de junio de 2008 en la Wayback Machine.. Tesis consultable en E-Prints Complutense.
  21. ↑ C. Puerta Torres, Los miliarios de la via de la Plata, Madrid, UCM, 1995, catálogo, pp. 281-296 y pp. 513-519.
  22. ↑ Río-Miranda Alcón, Jaime. La ciudad romana de Cáparra. Municipium Flavium Caparense, 2011. Río-Miranda Alcón, Jaime. La ciudad romana de Cáparra. La cerámica, 2012. En la web, La ciudad romana de Cáparra
  23. ↑ Aragóndigital.es. «Más de 100.000 personas peregrinaron por el Camino Francés en 2009». Consultado el 15 de enero de 2010.
  24. ↑ Diario de León. «Una nueva web permite visitar la Vía de la Plata y charlar con otras personas». Consultado el 16 de octubre de 2010.
  25. ↑ Página oficial de los Centros de Interpretación. Junta de Extremadura

Bibliografia

Paolo Rovati, La Via de la Plata nella Penisola Iberica: tra antica memoria e nuove emozioni, in Territori Emotivi - Geografie Emozionali, V Convegno Internazionale sui Beni Culturali Territoriali (4-6 settembre 2009), Fano, 2010, pp. 376-381.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Wikimedia Commons alberga una categoría multimedia sobre Vía de la Plata.
  • Atlas del Imperio Romano
  • Página sobre ingeniería romana, con un artículo sobre la Via Delapidata y otros restos en la zona de Astorga
  • Tesis doctoral de Carmen Puerta Torres sobre "Los miliarios romanos de la Vía de la Plata"
  • La continuidad de la Vía de La Plata desde Asturica Augusta hasta el litoral cantábrico asturiano, artículo de la revista Tierras de León

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  1. ^ Quest'ultima via è diventata una rotta turistica-culturale, finanziata istituzionalmente, il che ha generato una forte polemica dato che le informazioni storiche, sia letterarie che archeologiche, evidenziano che il suo percorso si estendeva esclusivamente tra Mérida ed Astorga. In difesa del tracciato originale è sorta l'Associazione delle località della Via dell'Argento, promossa dal sindaco d'Astorga, che dal 2006 effettua, tra le altre attività, azioni di protesta contro l'estensione artificiale della Via
  2. ^ Il sindaco di Astorga ha criticato in più occasioni l'abbandono sofferto dalla città con l'attuale tracciato della Via dell'argento; in questo senso, la città leonense si è vista appoggiata da diverse instituzioni, come l'Università di León, e da specialisti come i professori di Storia Narciso Santos Yanguas, Valentín Cabero e Manuel Abilio Rabanal Alonso, il quale si è sempre mostrato difensore del tracciato storico della Via e del ruolo giocato da Astorga