Villa Arduino
Villa Arduino (nota anche come Palazzotto Arduino) è un edificio storico di Torino, considerato uno dei più interessanti esempi di residenza civile in stile neogotico presenti nel capoluogo piemontese.[1]
Villa Arduino | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Località | Torino |
Indirizzo | corso Lecce, 63 |
Coordinate | 45°04′59.57″N 7°38′54.09″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | completato |
Costruzione | 1928 |
Stile | neogotico |
Uso | residenziale |
Realizzazione | |
Architetto | Paolo Napione |
Appaltatore | Cav. Giuseppe Arduino |
Compresa nel quartiere Parella, Villa Arduino sorge in una zona prettamente residenziale del capoluogo piemontese. Essa è considerata uno degli esempi più recenti di gusto eclettico e neogotico presenti in città.[2][3]
Storia
Tra l'Ottocento e il Novecento Torino fu epicentro di un'intensa attività edilizia prevalentemente orientata allo stile Liberty. Parallelamente al naturalismo esasperato di questo stile si sviluppò la corrente del Neogotico di cui, oltre alla chiesa di Gesù Nazareno, gli esempi più eminenti di tale contaminazione in città sono alcune residenze private del quartiere Crocetta, della collina e la celebre Casa della Vittoria che sorse nel vicino corso Francia nel 1924.
Nel 1928 il cavalier Giuseppe Arduino, ambizioso imprenditore edìle torinese, ebbe l'idea di commissionare all’architetto Paolo Napione[4][5] un edificio adatto a ospitare la sede della sua azienda e, contemporaneamente, la sua dimora. Nacque così il progetto di Villa Arduino, considerata uno degli ultimi esempi di gusto eclettico e neogotico a fronte dell’incalzante incedere dell’architettura razionalista che ha caratterizzato il ventennio compreso tra gli anni trenta e gli anni quaranta del Novecento.[6] L'edificio, fortemente voluto dal cavalier Arduino, fu realizzato su uno dei lotti di terreno di sua proprietà, un appezzamento oltre l’agglomerato urbano dell’epoca e adiacente ai vari altri limitrofi su cui, negli anni successivi, sorsero gli edifici condominiali pluripiano in chiaro stile razionalista realizzati proprio dalla stessa impresa edìle del cavalier Arduino.[7]
Nel corso dei decenni successivi Villa Arduino è stata erroneamente identificata come la residenza di Erminio Macario, il celebre attore comico piemontese nato nel 1902 nel vicino borgo San Donato, alimentando una sorta di leggenda del tutto priva di fondamento. Questa diceria popolare è stata smentita ufficialmente molte volte poiché il noto attore, infatti, abitò in un grande appartamento in via Santa Teresa 10, proprio sopra il teatro "La Bomboniera" che aveva fatto costruire per mettere in scena alcuni suoi spettacoli di varietà. Un’altra credenza assai comune vorrebbe che Macario abbia abitato poco distante, presso Villa Gibellino nella vicina via Sismonda 18, ma anche questa notizia non è documentata. L’unico ospite illustre che ha risieduto nella zona pare essere stato Nostradamus, che secondo alcune testimonianze storiche sembra aver abitato tra il 1556 e il 1562 presso la cosiddetta Domus Victoria, in seguito ribattezzata Cascina Morozzo ma demolita negli anni sessanta del Novecento.[8]
Nel corso degli anni Villa Arduino ha avuto più proprietari e attualmente è una residenza privata. Dal 2010 l’edificio è sottoposto a provvedimento di tutela ai sensi del codice dei Beni Culturali con D.D.R. 27/10/2008.
Caratteristiche
L'edificio a pianta angolare si sviluppa su quattro piani fuori terra e sorge sull'asse di corso Lecce, in corrispondenza dell’incrocio con via Michele Lessona. Villa Arduino, che nel progetto originario presentava facciate più movimentate, sfrutta strategicamente la posizione angolare per evidenziare il suo imponente ingresso padronale composto da un primo volume che avanza sino a filo strada e ingloba un portale di ingresso caratterizzato da un portico con due archi laterali che fiancheggiano un grande arco a tutto sesto che conduce all'ingresso principale dell'edificio. Il portico è sormontato da un ampio terrazzo al primo piano con balaustra in litocemento e dal volume principale più caratterizzante, ovvero una torre dai chiari stilemi neogotici con balconi al secondo piano e un loggiato al terzo, costituito da ampie trifore con archi a tutto sesto e colonne binate su ciascun lato.[9][10] Attorno a questo principale corpo angolare si articolano le due ali laterali dell’edificio, le cui facciate sono interamente percorse da un ciclo di affreschi e da un rivestimento che alterna a contrasto il mattone a vista con l'ocra degli elementi del ricco apparato decorativo costituito da decori fitomorfi, zoomorfi, allegorie e riferimenti araldici realizzati in litocemento.[11]
Entrambe le ali laterali dell'edificio ospitano un giardino piantumato antistante e sono costituite da due piani a struttura mista di muratura e cemento armato, con parziali sopraelevazioni che ospitano il secondo e terzo piano, le cui facciate sono caratterizzate da una variegata alternanza di bifore, trifore, loggiati, archi, finestre con arco a sesto acuto e archi a tutto sesto, compreso l'arco strombato che incornicia la grande vetrata principale che affaccia sul terrazzo sovrastante il portale di ingresso angolare.[12][13] L’edificio prevede a sinistra dell’ingresso pedonale e del passo carrabile presenti su via Michele Lessona, l’appartamento del custode. Alla sua destra vi è l'ala dell'edificio caratterizzata da un portico con volte a crociera e dal varco che conduce all'ampia corte interna, dove trovano posto un magazzino e un’autorimessa.[14][15] Il piano superiore, sovrastato da un'ulteriore torretta, era invece originariamente destinato interamente all’abitazione della famiglia Arduino.[16] Il modulo laterale affacciato su corso Lecce, invece, appare più omogeneo, con una struttura costituita da prospetti più regolari e austeri, caratterizzati da finestre a sesto acuto, un ampio affresco e un arco cieco a sesto acuto che contiene un'ampia vetrata a quadrifora al primo piano che affaccia su un ulteriore terrazzo. Quest'ala dell'edificio ospitava originariamente gli uffici del cavalier Arduino con gli annessi locali per i disegnatori, la segreteria e l’amministrazione.[17] Su questo stesso lato è presente un secondo accesso pedonale a filo strada originariamente destinato agli uffici, sovrastato da un'edicola in muratura riportante tipiche decorazioni neogotiche.
Nel 1940 venne realizzata una cancellata in litocemento in sostituzione dell’originale in ferro battuto, smantellata per donare alla patria il metallo per fini bellici. Essa è stata demolita nel 1960 e nuovamente sostituita con una stilisticamente più coerente. Tuttavia i ferri battuti originali superstiti si ritrovano nel cancello principale e in quello dell'accesso pedonale, che riportano un decoro piuttosto fitto ed elaborato. A completamento della decorazione, sullo stipite dell'accesso angolare principale si trova affissa una targa metallica recante la dicitura "Palazzotto Arduino" in caratteri gotici a rilievo.[18]
Trasporti
M1 Metropolitana, fermata Bernini.
Note
- ^ L. Re, 1969, p. 317
- ^ AA.VV. 1928, p. 14.
- ^ M. L. Pistoi, 1969, pp. 21-23.
- ^ AA.VV. 1928, p. 14.
- ^ M. L. Pistoi, 1969, pp. 21-23.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 11-16.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 12-16.
- ^ G. M. Ferretto, 2001, pp. 18-21.
- ^ AA.VV. 1928, p. 14.
- ^ M. L. Pistoi, 1969, pp. 21-23.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 11-16.
- ^ AA.VV. 1928, p. 14.
- ^ M. L. Pistoi, 1969, pp. 21-23.
- ^ AA.VV. 1928, p. 14.
- ^ M. L. Pistoi, 1969, pp. 21-23.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 11-18.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 11-18.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 11-18.
Bibliografia
- AA. VV., 1928-1929, Guida di Torino, Torino, Paravia, 1928.
- AA.VV., Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Torino, Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 1984, ISBN non esistente.
- B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, Torino Liberty. 10 passeggiate nei quartieri della città., Torino, Edizioni del Capricorno, 2017, ISBN 978-88-7707-327-3.
- M. Leva Pistoi, Mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Torino, Tipografia Torinese, 1969, ISBN non esistente.
- G. M. Ferretto, Dante e Nostradamus. L'enigma della lapide di Torino, Treviso, Edizioni G.M.F., 2001.
Voci correlate
Altri progetti
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