Fluoruro di argento(II)

composto chimico
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Il fluoruro d'argento(II) o difluoruro d'argento è il composto binario di formula AgF2. È un raro caso di composto dove l'argento ha numero di ossidazione +2, anziché l'usuale +1. AgF2 è stabile a temperatura ambiente e trova utilizzo nei laboratori chimici come agente fluorurante, specie per gli idrocarburi.[3]

Fluoruro di argento(II)
Struttura cristallina del fluoruro d'argento(II)
Struttura cristallina del fluoruro d'argento(II)
Nome IUPAC
Fluoruro d'argento(II), difluoruro d'argento
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareAgF2
Massa molecolare (u)145,865
Aspettosolido bianco-grigio
Numero CAS7783-95-1
Numero EINECS232-037-5
PubChem82221 e 11542804
SMILES
[F-].[F-].[Ag]
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)4,57[1]
Solubilità in acquadecomposizione violenta
Temperatura di fusione690 °C (963 K)[2]
Temperatura di ebollizione700 °C (973 K) (dec)
Proprietà termochimiche
ΔfH0 (kJ·mol−1)–360,0[2]
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
comburente tossicità acuta corrosivo
pericolo
Frasi H272 - 301+311+331 - 314 [1]
Consigli P210 - 280 - 301+330+331+310 - 303+361+353 - 304+340+310 - 305+351+338 [1]

Proprietà

AgF2 puro è un solido bianco; eventuali colorazioni più o meno grigio/brune sono dovute a impurezze.[4] Nella maggior parte dei campioni il rapporto F/Ag è minore di due, in genere vicino a 1,75 a causa di contaminazioni di argento, ossigeno e carbonio.[5] Il composto è antiferromagnetico (Tc= 163 K), con un momento magnetico più basso di quello prevedibile per un elettrone spaiato.[6][7] Nel solido la coordinazione di Ag è ottaedrica, ma dato che Ag(II) ha configurazione elettronica d9 l'ottaedro risulta distorto per effetto Jahn-Teller, con distanze Ag–F di 207 e 259 pm.[8]

In passato si era dubitato che lo stato di ossidazione dell'argento fosse +2, pensando ad una situazione tipo AgI[AgIIIF4], simile a quella nota per l'ossido di argento(I,III). Studi di diffrazione neutronica hanno però confermato la descrizione come argento(II). Si è trovato che AgI[AgIIIF4] si forma ad alta temperatura, ma è instabile rispetto a AgF2.[9]

Sintesi

AgF2 venne sintetizzato per la prima volta nel 1934 da Otto Ruff.[10] Si può preparare facendo reagire fluoro gassoso con argento in polvere. La reazione è fortemente esotermica. Alternativamente si ottiene facendo passare fluoro gassoso su AgCl a 250 °C.[11]

Ag + F2 → AgF2
2 AgCl + F2 → 2 AgF2 + Cl2

Reattività

AgF2 è termicamente stabile fino a 700 °C. Il composto ha forti capacità fluoruranti e ossidanti. Deve essere conservato in recipienti di Teflon o in contenitori metallici passivati. È sensibile alla luce. A contatto con acqua viene istantaneamente idrolizzato.[11]

Con anioni fluoruro forma complessi AgF3, AgF42– e AgF64–.[12][7]

La reazione di AgF2 con monossido di carbonio porta a fluorofosgene:[13]

2 AgF2 + CO → 2 AgF + COF2

AgF2 catalizza in modo esplosivo la reazione tra xeno e fluoro.[14]

Usi

AgF2 è un agente fluorurante più semplice da utilizzare del fluoro gassoso.[12] È stato usato nella sintesi di composti organici perfluorurati.[15] Questo tipo di reazione può avvenire in tre modi differenti (Z simboleggia qualsiasi elemento o gruppo legato al carbonio, X è un alogeno):

  1. CZ3H + 2 AgF2 → CZ3F + HF + 2 AgF
  2. CZ3X + 2 AgF2 → CZ3F + X2 + 2 AgF
  3. Z2C=CZ2 + 2 AgF2 → Z2CFCFZ2 + 2 AgF

Anche altri fluoruri di metalli in alto stato di ossidazione come CoF3, MnF3, CeF4 e PbF4 reagiscono in modo analogo.

AgF2 è usato anche per fluorurare composti aromatici, anche se è difficile effettuare monofluorurazioni:[16]

C6H6 + 2 AgF2 → C6H5F + 2 AgF + HF

Tuttavia è possibile fluorurare selettivamente la piridina in posizione orto in condizioni blande.[17]

Tossicità / Indicazioni di sicurezza

AgF2 è disponibile in commercio. Il composto è tossico per ingestione, inalazione o contatto cutaneo. Provoca gravi ustioni alla pelle e agli occhi. Non ci sono dati che indichino proprietà cancerogene.[1]

Note

  1. ^ a b c d Sigma-Aldrich 2015
  2. ^ a b Lide 2005
  3. ^ N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth - Heinemann, 1997, p. 1184, ISBN 0-7506-3365-4.
  4. ^ Dale L. Perry, Handbook of Inorganic Compounds, 2ª ed., CRC Press, 25 maggio 2011, p. 367, DOI:10.1201/b10908, ISBN 978-0-429-13036-6. URL consultato l'8 luglio 2023.
  5. ^ Wolan e Hoflund 1998
  6. ^ Nils Wiberg, Egon Wiberg e Arnold Frederik Holleman, XXII. Die Kupfergruppe, in Anorganische Chemie, 103. Auflage, De Gruyter, 2017, p. 1719, ISBN 978-3-11-026932-1.
  7. ^ a b Mak e Zhao 2006
  8. ^ Housecroft e Sharpe 2008
  9. ^ Miller et al. 2005
  10. ^ Ruff e Giese 1934
  11. ^ a b Brauer 1963
  12. ^ a b Holleman e Wiberg 2007
  13. ^ Farlow et al. 1960
  14. ^ Levec et al. 1974
  15. ^ Rausch et al. 1963
  16. ^ Zweig et al. 1980
  17. ^ Fier e Hartwig 2013

Bibliografia

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