In persona Christi
In persona Christi è una locuzione latina della teologia sacramentale occidentale che significa letteralmente "nella persona di Cristo" ovvero "al posto di Cristo"
La locuzione sta ad indicare quelle azioni compiute come se fosse Gesù stesso a compierle, in particolare si usa per indicare quel momento della Messa in cui il sacerdote pronuncia la preghiera eucaristica ed avviene la transustanziazione. Proprio il fatto di agire "come se fosse Gesù" e di ripetere gli stessi gesti e le stesse parole del Cristo durante la preghiera eucaristica è uno dei motivi per cui non viene permesso alle donne di ricevere il sacramento dell'Ordine sacro: come tali infatti non possono personificare Gesù che ha scelto di incarnarsi come uomo.
Il termine compare nella teologia cattolica romana (diritto canonico, teologia dogmatica) e negli scritti confessionali della Chiesa evangelica luterana[1]. Ciò significa che l'effettivo esecutore di un atto di culto non è colui che viene visto e ascoltato, ma Cristo: ad esempio, secondo il punto di vista protestante, ogni volta che qualcuno battezza, in verità è Cristo stesso che battezza.
Anche nel sacramento della penitenza il sacerdote agisce "in persona Christi", quando questo assolve i peccati del penitente.
Secondo la teologia cattolica, l'efficacia del sacramento non dipende dalla persona, ma dalla funzione (il sacerdote in persona Christi) e permane quindi anche se il sacerdote nel compimento delle sue mansioni consapevolmente si dichiara ateo o non in stato di grazia.
La dottrina risale a prima del IV secolo. sant'Agostino nel Contra Gaudentium Donatistarum episcopum libri duo e nelle opere polemiche come Dopo il confronto contro i Donatisti esprime il concetto secondo il quale i sacerdoti, i vescovi e i diaconi operano in nome e per conto di Gesù Cristo che garantisce la validità e l'efficacia dei sacramenti amministrati a prescindere dalla dignità personale, dai peccati o dallo stato di grazia del ministro di culto.[2]
Fino al Concilio Vaticano II il sacerdote era chiamato anche alter Christus (altro Cristo), per ricordare la dignità che gli derivava dall'operare in nome e per conto del Signore.[3]
Conclusioni
Da questo principio si traggono diverse conclusioni, alcune delle quali sono indiscusse e altre sono oggetto di dibattito, anche negli ambienti cattolici. Tra queste vi sono le seguenti:
- dal punto di vista luterano, chi agisce per Cristo deve vivere come Cristo: come persona buona e cristiana; pronto a soffrire per il Vangelo di Cristo, se necessario a morire (martirio); il più possibile celibe, ecc. I cattolici invece rigettano il donatismo;
- chi agisce per Cristo nell'evento centrale di un sacramento appare nel suo "ruolo" durante l'intera celebrazione, opera in vece di Cristo per tutto il tempo;
- chi rappresenta Cristo, che è vero Dio e vero uomo (s. Atanasio di Alessandria) deve anche essergli conforme nel genere della carne, cioè essere un uomo. Questo escluderebbe la possibilità del sacerdozio e diaconato femminuile. Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato questa decisione come Magistero ordinario e universale, quindi vincolante nella sua lettera del 1994 Ordinatio sacerdotalis
- poiché Cristo è l'Unigenito (Monogenes), solo un ministro può rappresentarlo al meglio nel servizio divino. Dal punto di vista luterano, la concelebrazione era quindi inammissibile o almeno sfavorevole. Tommaso d'Aquino e papa Pio XII si opposero a tale concezione: tutti i sacerdoti della Chiesa sono uno nel Sommo Sacerdote Cristo, operando sempre e solo come Suoi ministri e servitori.
Note
- ^ Apologie der Confessio Augustana 7,28. Citazione: "E i sacramenti... non sono privi di effetto o di potere perché sono amministrati da ingiusti o empi. Perché è per la professione della Chiesa che essi sono lì, non per la propria persona, ma come Cristo, come Cristo testimonia: “Chi ascolta voi ascolta me”. Così anche Giuda fu mandato a predicare".
- ^ Clara E. Piano, In persona Christi Capitis: Agency problems when God is the principal. URL consultato il 1º giugno 2024.
- ^ Alter Christus, su Italiano, 3 luglio 2009. URL consultato il 1º giugno 2024.