Laura Towne Merrick (Hallowell, 18 settembre 1840 – Firenze, 4 luglio 1926) è stata una filantropa americana, vissuta a Lamporecchio, provincia di Pistoia, dalla fine dell'Ottocento.

Gli anni negli Stati Uniti d'America

Origini familiari

Laura, figlia di Samuel Vaughan Merrick e Sarah Thomas, nacque ad Hallowell (Maine) il 18 settembre 1842 e visse a Filadelfia, nel sobborgo di Germantown, fino alla fine degli anni Ottanta del XIX secolo.

Il padre ha avuto un ruolo attivo nello sviluppo economico e culturale della città di Filadelfia. Partecipò alla fondazione del Franklin Institute (uno dei principali luoghi di ricerca per la scienza e l’industria) e nel 1835 dette avvio all'attività della fonderia Southwork[1], che tra le altre commissioni costruì i fari in ferro lungo le scogliere della Florida; fu anche membro del consiglio cittadino e presidente della Ferrovia della Pennsylvania.

Possiamo far ricondurre il secondo cognome di Laura, Towne, a un socio del padre, John Towne, con il quale entrò in società nel 1840 fondando la compagnia "Merrick & Towne", che produceva motori a vapore.

I primi anni

Non abbiamo notizie sull'istruzione di Laura e neppure sugli anni che trascorse in America.

Sul frontespizio di un libro conservato nella biblioteca di Papiano c'è un' annotazione del 1856, che fa riferimento all'ultimo anno della sua carriera scolastica.

Laura e le scuole di ricamo a Philadelphia

La prima esperienza fu come membro del comitato consultivo per l'insegnamento del ricamo all'interno della Scuola di arti industriali (1878-1880). La "Mostra Internazionale delle Arti, Manifatture e prodotti del suolo e la miniera", la prima grande fiera internazionale che ospitò trentasette nazioni, dette lo slancio per la realizzazione del museo e l'istituzione di una scuola d'arte industriale, con l'obiettivo di migliorare il gusto della popolazione istruendo i ragazzi nell'arte applicata all'industria. I corsi scolastici prevedevano disegno a mano libera, disegno tecnico, geometria, prospettiva, uso della matita, del carboncino e del pennello.

Nel gennaio del 1878 all'interno della scuola d'arte industriale fu introdotto un corso di ricamo, sul modello della scuola londinese, la Royal School of Needlework (RSN), sulla scia di quella londinese fondata nel 1872, tuttora attiva. Il resoconto del 1876 riportava i nomi delle donne che avevano acconsentito a far parte del comitato consultivo: tra loro figura "Miss Laura T. Merrick".

Nel marzo del 1880 il museo cedette il controllo della scuola a un'istituzione autonoma, presto nota come Philadelphia School of Art Needlework. Lo staff e dodici studentesse si spostarono in una nuova posizione, sopra un negozio in Chestnut Street[2], una delle vie principali della città. La nuova scuola vide raddoppiare entro la fine dell'anno il numero delle alunne e del personale. Il resoconto del 1880, pubblicato sull'American Art Review, delineò un anno di grande successo per la scuola. All'interno della sede si trovavano una sala destinata alla vendita, una dove avveniva la preparazione dei disegni e le aule per le ricamatrici.

Laura ricoprì il ruolo di segretaria presso questo istituto indicativamente negli anni compresi tra il 1880 al 1890.

L'Europa, il Grand Tour e l'Italia

I suoi primi viaggi in Europa risalgono alla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento.

Nel 1869 e nel 1870 visitò alcune tra le principali città europee, tra cui Roma, Parigi e Ginevra.

Nel 1870 tornò nuovamente in America e nel 1880 era a Filadelfia sotto la potestà della madre, in seguito alla morte del padre.

Dal 1882 in poi le città annotate sui libri personali sono solamente italiane (Roma, Napoli, Firenze); è probabilmente questo il momento in cui decise di stabilirsi definitivamente nel Vecchio Continente.

Un'importante fonte documentaria è un lasciapassare rilasciatole a Parigi dall'Ambasciata degli Stati Uniti il 16 giugno del 1886, che le avrebbe permesso di spostarsi a Est; le nazioni menzionate sono la Russia e la Svezia.

Nel lasciapassare troviamo anche una sua descrizione fisica e altre informazioni che la riguardano:

«Age: 43 years/ Stature: 5 feet 6 1/2 Inches Eng/ Forehead: low/ Eyes: brown/ Nose: straight/ Mouth: medium/ Chin: round/ Hair: brown/ Complexion: fair/ Face: oval».

Era piuttosto alta, quasi 1 metro e 70 centimetri; aveva capelli e occhi castani, la fronte bassa, il naso dritto, il mento tondeggiante, il viso ovale e la carnagione chiara.

Quasi sicuramente si riferiscono al percorso dell'Orient Express, l'unico treno transnazionale presente in Europa nel 1886. In tal caso la tratta prevedeva la partenza da Parigi, fermate a Monaco, Vienna, Belgrado e la traversata del Danubio con il traghetto in direzione di Costantinopoli.

Gli anni alla Villa di Papiano, Lamporecchio

Conobbe Emilio Torrigiani a Parigi, intorno agli anni Ottanta dell'Ottocento. All'epoca lui aveva circa sessanta anni e si trovava in Francia, dove svolgeva l'attività di postiglione nella tratta Parigi-Londra. In uno di questi spostamenti incontrò la nobildonna, che sembra fosse stata derubata di alcuni bagagli. Il Torrigiani le offrì il suo aiuto e da questo episodio ebbe inizio la loro amicizia[3].

Quando decise di acquistare una propria residenza fuori città si affidò a Emilio Torrigiani, che la indirizzò verso un antico casale vicino al suo paese di origine: Papiano. L'acquisto nel 1886, del quale fu incaricato Emilio come prestanome, avvenne pochi mesi dopo la tragica morte della maestra Italia Donati.

La proprietà passò a Laura nel 1889. La casa padronale fu oggetto di importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento, così come il giardino. L’immagine generale che si ha è quella di un gusto antiquario, affiancato però dall’utilizzo di tecniche all’avanguardia per l’epoca. Commissionò alle Ceramiche Ginori (Richard-Ginori) persino un depuratore in porcellana che filtrasse l’acqua corrente dalle impurità. L’oggetto, tuttora conservato, porta l’iscrizione «Manifattura Ginori – Filtro Amicrobo».

Gli interni della Villa di Papiano, nota anche come "Villa dell'Americana", denotano la nota personale dettata dal suo gusto, confluita nell’ampio uso di elementi decorativi (stemmi araldici, grandi specchi, mantovane di pesante tessuto e arredi di legno scuro riccamente intagliati), un'ampia biblioteca, dipinti, collezioni di vetri di Murano e cineserie.

Filantropia nella comunità di Lamporecchio

Ricoprì un ruolo di rilievo nel paese di Lamporecchio sia dal punto di vista culturale che sociale. Fu un'importante filantropa: dette lavoro ad artigiani, operai e domestiche; sosteneva economicamente chi si trovava in situazioni di indigenza.

La scuola di merletti e lavori femminili

Nel primo decennio del Novecento istituì la “Scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio”, della quale si è conservato il regolamento stampato nel 1911[4].

La sede si trovava con ogni probabilità nella villetta in via Boccaccio a Lamporecchio, che era stata da lei acquistata nel dicembre 1903.

Alle ispettrici era raccomandata la sorveglianza sulla condotta morale e religiosa delle lavoratrici ed erano ammesse alla scuola soltanto le donne che professavano la religione cattolica, che appartenevano al comune di Lamporecchio e che avevano compiuto i dodici anni. Si dava la precedenza alle più anziane, alle più bisognose e a coloro che mostravano particolari attitudini per i lavori di ricamo. a coloro che mostravano particolari attitudini per i lavori di ricamo.

Le lezioni avevano luogo con orario distinto per quanto riguardava i mesi invernali e quelli estivi.

Era previsto un tirocinio di tre mesi, durante i quali le allieve non avevano diritto ad alcun compenso; solo quando si fosse certificata la loro preparazione e la bravura nell'esecuzione avrebbero potuto iniziare a percepire il pagamento per il loro lavoro.

L'ordinamento diffidava inoltre le allieve a non utilizzare il materiale della scuola per produrre lavori non richiesti e a non accettare commissioni per conto proprio; il laboratorio intendeva "riservare esclusivamente a sé la privativa di un disegno con punto speciale".

All’interno della scuola, oltre ai punti di ricamo tipici del Pistoiese (Punto Antico), veniva insegnato un nuovo punto, nato proprio all’interno di quella piccola istituzione: il punto Lamporecchio. Come nel caso di altri punti speciali ideati in quello stesso periodo all’interno di scuole-laboratori di natura analoga, i disegni del punto Lamporecchio traevano ispirazione da antiche iconografie e da ricami conservati in chiese e collezioni private. Proprio alla fine del Novecento erano stati ridati alle stampe alcuni “modellari” cinquecenteschi, piccoli volumi che raccoglievano serie di tavole illustrate; in tal modo molti disegni si diffusero a livello nazionale e ogni scuola li adattò al proprio punto di ricamo.

Il punto tipico di Lamporecchio si riconosce per la tecnica, inconfondibile, con la quale venivano eseguiti gli spessi contorni delle figure; il punto era frutto di una particolare lavorazione del punto erba, che appariva come un cordoncino in rilievo sulla tela. La difficoltà non era tanto nell’imparare il punto, quanto nel dare alle figure forme armoniose, renderle “vive”. I soggetti che ricorrevano sui diversi manufatti erano grifoni, aquile, uccelli, cigni e cani, un bestiario analogo alle figure che si trovavano nei bassorilievi delle chiese romaniche pistoiesi e del Montalbano. Gli altri due soggetti ricorrenti erano “i fidanzati” e “l’albero della vita con frutti”.

L’insegnante della scuola era Clotilde Negroni, nata a Castel San Pietro Emilia nel 1862 e morta a Lamporecchio nel 1931. La Negroni aveva portato con sé tutto il bagaglio culturale emiliano, le conoscenze e la maestria che a Bologna erano confluite nell’Aemilia Ars (1898), la società protettrice di arti e industrie decorative dell’Emilia Romagna.

Per quanto ne sappiamo al momento, si ipotizza che la scuola sia terminata con l’inizio della Prima guerra mondiale oppure con la sua morte (1926); ovviamente le ricamatrici portarono avanti l’attività, ognuna per conto proprio, e trasmisero alle generazioni successive tecniche e disegni.

L’esecuzione del punto Lamporecchio si è protratta per almeno due generazioni (1900-1950), perdendosi quasi del tutto dagli anni Sessanta in poi, forse a causa anche di logiche di mercato. Quel tipo di ricamo, infatti, non ebbe molto successo commerciale sul nostro territorio; gli stessi negozi di Pistoia richiedevano soprattutto merletto, intaglio e punto antico.

La domanda di manufatti in Punto Lamporecchio era prevalentemente americana. Negli Stati Uniti, grazie alle esposizioni universali tenutesi tra Ottocento e Novecento (Philadelphia, Saint Louis, San Francisco), il ricamo “made in Italy” aveva richiamato su di sé molta attenzione comparendo tra le “industrie femminili”.

Fino agli anni Sessanta, le ordinazioni dall’America arrivavano a Papiano direttamente a Virginia Torrigiani, sua dama di compagnia, che le trasmetteva alle ricamatrici. La stoffa veniva acquistata a Pistoia sulla piazza della Sala, dalla ditta Camici, uno storico commerciante di tessuti che faceva da capofila per tutte le ricamatrici.

Rapporti con la banda comunale

La Filarmonica di Lamporecchio, che era nata agli inizi dell’Ottocento, visse il periodo di massimo splendore nei decenni compresi tra la fine del XIX secolo e l’inizio di quello successivo.

Nel 1893 fu pubblicato a Pistoia, dalla Tipografia Niccolai, lo Statuto della Società Filarmonica Municipale[5].

Intorno al 1905 il corpo della banda ricevette una nuova divisa; il contratto per la commissione di suddette divise fu registrato a Pistoia il 25 maggio 1908, stipulato tra Emilio Torrigiani in quanto Presidente della Filarmonica e il commerciante Samuele Passigli di Firenze. Una copia dell'atto è conservata nell'Archivio privato di Villa Merrick a Papiano.

La nuova divisa era completa di sciabole, indossata dai musicisti in una fotografia di gruppo scattata agli inizi del Novecento. L'immagine è in bianco e nero, ma la memoria orale qualcuno ricorda ancora come si presentasse la divisa. I pantaloni erano azzurri, decorati lateralmente da una striscia verticale rossa. Le giacche avevano i bottoni dorati, le cordicelle ornamentali sulle spalle. I cappelli somigliavano a quelli della legione straniera, con il pennacchio. Il decoro più inusuale, e probabilmente più prezioso, erano però le sciabole che i musicisti portavano appese alla cintura. Non si trattava di pezzi ornamentali, ma di vere e proprie armi.

Ogni anno veniva organizzato un concerto in suo onore, in occasione del quale il direttore della filarmonica, Carmelo Lembo, componeva una diversa opera musicale in omaggio alla signora; gli spartiti sono ancora conservati presso la Villa di Papiano.

Finanziamenti alle società sportive locali

Filantropa e benefattrice, ha generosamente sostenuto attività ed enti e privati nel corso degli anni di cittadinanza lamporecchiana. I suoi finanziamenti percorsero le più svariate destinazioni; non mancarono nemmeno le società calcistiche.

Alcune lettere documentano una specifica richiesta da parte della Società Sportiva Libertas di Porciano. Non avendo le risorse necessarie per "vestire in costume" la squadra locale di calcio, si rivolse a lei per far fronte alla spesa con una lettera datata 20 marzo 1922. La Libertas di Porciano ricevette 60 lire.

La seconda società che nel 1925 beneficiò di un suo contributo fu la Società Sportiva Lampo di Lamporecchio. Nell'archivio privato della villa sono conservate, in una busta che recita: "Contiene n°10 azioni di £25 ciascuna della Società Sportiva Lampo di Lamporecchio", le azioni acquistate nel giugno 1925 "pro Campo Sportivo", come si legge a sinistra.

Rapporti con la Società Operaia di Mutuo Soccorso

Nel 1809 la Merrick fondò la Società Operaia di Mutuo Soccorso; la forma di associazionismo della Società Operaia, che aveva trovato nella nobildonna il suo principale socio protettore, si fondava sul senso della dignità e della solidarietà ed era volta ad affrontare i disagi dovuti a malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia. Le elargizioni della Merrick permisero di sussidiare i suoi componenti, ma anche il formarsi di un capitale sociale su cui fare affidamento nell'avvenire.

Della Società Operaia la nobildonna fu nominata all'unanimità presidentessa onoraria.

Altre donazioni

Alla fine del XIX secolo la Pieve di Santo Stefano di Lamporecchio venne abbattuta per essere riedificata in forme rinascimentali e anche in questo caso non mancò di partecipare all'iniziativa, indirizzando una generosa donazione al Comitato per l'ampliamento della Chiesa. I lavori furono eseguiti tra il 1900 e il 1921. Lo stemma Merrick si nota tuttora sul portone di sinistra???.

Nell'archivio privato della Villa di Papiano è conservata una cospicua corrispondenza con confraternite di varia natura, alle quali dispensava offerte destinate a opere di beneficenza. Tra le richieste di contributo troviamo la Regia Arciconfraternita della Misericordia di Pistoia[6], L'Associazione Nazionale Madri e Vedove dei Caduti in Guerra di Pistoia, la Società di Pubblica Assistenza La Croce Bianca di Cerreto Guidi, la Confraternita della Misericordia di Vinci[7].

Nel 1916, nel corso della Prima guerra mondiale, il segretario del Comune di Lamporecchio si rivolse a lei perché si impegnasse a far confezionare gratuitamente dei guanti e delle calze di lana da inviare ai militari che si trovavano al fronte.

In séguito a tanti benefici rivolti alla comunità di Lamporecchio, il 2 giugno del 1904 fu organizzata in suo onore una festa che coinvolse il paese intero. Come è riportato sul giornale a numero unico stampato in occasione dei festeggiamenti, Onoranze alla Nobil Signora Laura Merrick[8]. Furono costituiti un Comitato d'onore e un Comitato esecutivo, che si occuparono dell'elaborazione e dello svolgimento di un ricco programma.

Fino a pochi decenni fa gli anziani la ricordavano ancora come un esempio di generosità; una volta alla settimana era solita fare l'elemosina alle famiglie più indigenti e nel giorno del suo compleanno invitava a suonare la Banda Comunale nei giardini della Villa di Papiano, dove offriva a tutti vino e vin santo.

Dimore di Firenze e Roma

Firenze

La prima residenza in Toscana della quale siamo a conoscenza è un appartamento preso in affitto a Firenze sul Lungarno Corsini, preso in affitto negli anni fra il 1891 e il 1893 circa; su alcuni biglietti da visita conservati nello scrittoio della villa troviamo un secondo Villino Merrick situato al numero 20 del Lungarno Vespucci, che vendette nel 1905 per acquistare una casa a Roma.

In un altro esemplare di biglietti da visita compare la terza residenza in città, una Palazzina Merrick al numero 57 del viale Milton, sul torrente Mugnone.

Di solito trascorreva i mesi invernali a Firenze e usava arrivare a Papiano intorno al mese di aprile. Anche sui guest books conservati in villa, i primi ospiti compaiono proprio nei mesi primaverili. Ogni stagione tutto il personale di servizio si spostava al suo séguito ed era abitudine (necessaria) prenotare un intero scompartimento del treno per far viaggiare i suoi effetti personali. Due fotografie ritraggono il gruppo di coloro che lavoravano alle sue dipendenze proprio di fronte alla facciata interna della dimora fiorentina.

Con il passare degli anni e il sopraggiungere di problemi di salute diversi da quelli oculistici che l'avevano avvicinata alla campagna, la casa in città si dimostrò la residenza più adeguata; il suo decesso, nel 1926, avvenne qui.

Roma

Da alcune ricevute di affitto conservate all'interno dell'archivio privato di Papiano, la sua prima residenza risulta essere stata al numero 3 di via Balbo.

Nel maggio 1905 acquistò una palazzina dotata di giardino al numero 41 della via Sallustiana, che rivendette nel 1911.

Morte e sepoltura

È deceduta a Firenze il 4 luglio del 1926, nella sua villetta al numero 57 del viale Milton.

Nei registri dello Stato Civile del Comune di Lamporecchio il decesso fu registrato il giorno seguente; si presentarono nel nostro comune un commesso (Giuseppe Vestri) e un vinaio (Giuseppe Favilli), entrambi residenti a Firenze. Laura è dichiarata "possidente", nata a "Filadelfia (S. U. A.)" e "nubile (di nazionalità americana)".

Temporaneamente la salma venne tumulata all’interno del Cimitero degli Allori, sulla via Senese, in attesa della decisione dei parenti come disposizione definitiva. Per quanto riguarda lo spostamento della salma, non sono stati reperiti ancora dati certi; secondo la memoria orale, fosse stato imbarcato per gli Stati Uniti in una grande bara nera, lunga quasi due metri.ma è stata rintracciata la sua tomba a Philadelphia: Laura fu sepolta il 1° settembre al Laurel Hill Cemetery, un cimitero monumentale situato nella parte Nord della città. La sua tomba è realizzata in pietra grigia e ha la forma di una croce celtica. Sul basamento a colonna sono incisi il suo nome, l'anno di nascita e quello di morte.

La Villa di Papiano dopo la morte di Laura T. Merrick

Attualmente la villa è privata e gli edifici del complesso ospitano alcuni appartamenti per soggiorni.

La villa è inserita nel circuito delle Case della Memoria e Case di Cittadini Illustri.

Nell'appartamento di Laura sono conservati la sua numerosa biblioteca, l'archivio (corrispondenza privata, documenti relativi alla fattoria), vestiti e oggetti personali.

Bibliografia

Michela Cammilli, Laura Towne Merrick a Papiano. La cultura anglo-americana nella Toscana di fine Ottocento, Lamporecchio, Associazione Culturale Orizzonti, 2012

Michela Cammilli, Laura Towne Merrick, signora di Papiano. Approfondimenti, Lamporecchio, Associazione Culturale Orizzonti, 2018

Claudio Ciattini, Sul filo della memoria. Fatti realmente accaduti a Porciano, Pistoia, FAG Litografica, 1986

Stefania Corsini, Miss Merrick. L'Americana che visse a Papiano, Viareggio, Pezzini Editore, 2017

Bettino Gerini e Francesco Salvi, Porciano, Papiano, in La provincia di Pistoia, vol. VI, Etruria Editrice, Pistoia 1987

Guglielmo Galeotti, A Papiano il 18 settembre 1896. Genetliaco alla signora americana Laura Turne Merrick, in Elemosina per l'asilo infantile di San Paolo in San Miniato, Tipografia e Cartoleria C. Taviani, San Miniato 1897

Daniel Raynes Goodwin, Memoir of John Merrick Esq., Philadelphia, Henry B. Ashmead book and job printer, 1862

Emma Huntington Nason, Old Hallowell on the Kennebec, Augusta, Burleigh & Flynt, 1909

Regolamento della scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio, Pistoia, Tipografia G. Grazzini, 1911

Giuseppina Carla Romby, Villa Merrick, "dell'Americana" a Papiano, in Chetti Barni e Giuseppina Carla Romby, Ville, giardini, paesaggi del Montalbano, Gli Ori, Pistoia 2011

Katherine H. Snell, Vincent P. Ledew, Historic Hallowell, Augusta, Kennebec Journal Print Shop, 1962

Simone Martini, Una americana in Valdinievole. Laura Towne Merrick e la sua villa a Papiano, in ADSI, Le dimore storiche di Pistoia e della Valdinievole. L'arte di abitare tra ville e residenze urbane, Alinea Editrice, Firenze 2004

Statuto della Società Filarmonica Municipale di Lamporecchio, Pistoia, Tipografia Niccolai, 1893

Esther C. White, "Gardens abounding in much gay and Variegated Foliage”: Understanding GeorgeWashington's Upper Garden, in «Magnolia» (primavera 2010)

Mary Williams Brinton, Their Lives and Mine, Philadelphia, Private Printing, 1972

Onoranze alla Nobil Signora Laura Merrick, Pescia, Tipografia Cooperativa, 1904

  1. ^ Southwark Foundry & Machine Co, su philadelphiabuildings.org.
  2. ^ Baker Building, Filadelfia, su libwww.freelibrary.org.
  3. ^ Claudio Ciattini, Sul filo della memoria. Fatti realmente accaduti a Porciano., Pro Loco Porciano e Comune di Lamporecchio, 1986.
  4. ^ Regolamento della scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio, Pistoia, Tipografia G. Grazzini, 1911.
  5. ^ Statuto della Società Filarmonica Municipale di Lamporecchio, Pistoia, Tipografia Niccolai, 1893.
  6. ^ Misericordia di Pistoia, su misericordia.pistoia.it.
  7. ^ Misericordia di Vinci, su misericordiavinci.it.
  8. ^ Onoranze alla Nobil Signora Laura Merrick, Pescia, Tipografia Cooperativa, 1904.