Utente:Pietro, l'essere sapiente/Sandbox
Sinossi
1° Libro
I
in Britannia, durante il regno di Uther Pendragon, sovrano di tutta l’Inghilterra, scoppiò un conflitto con un potente duca di Cornovaglia, signore del castello di Tintagel. Dopo anni di ostilità, il re convocò il duca a corte, ordinandogli di presentarsi insieme alla moglie, Igraine, nota per la sua saggezza. Grazie all’intervento dei baroni, la riconciliazione avvenne, ma Uther si invaghì della duchessa e cercò di sedurla. Igraine, donna leale e virtuosa, rifiutò le avances del re e convinse il marito a fuggire segretamente quella stessa notte.
Scoperta la fuga, Uther reagì con rabbia e convocò un consiglio privato. I suoi baroni gli consigliarono di intimare al duca di ritornare a corte, pena la guerra. Alla risposta negativa del duca, il re dichiarò l’intenzione di attaccarlo entro quaranta giorni. Il duca si preparò alla difesa fortificando i castelli di Tintagel e Terrabil, rifugiandosi nel secondo e lasciando Igraine nel primo. Uther pose l’assedio a Terrabil, ma, consumato dall’ira e dall’amore per Igraine, si ammalò.
Il cavaliere Ulfius, vedendolo affranto, si offrì di cercare Merlino, famoso mago e consigliere. Durante il viaggio, Ulfius incontrò Merlino, travestito da mendicante, il quale svelò subito la propria identità. Il mago dichiarò di poter soddisfare il desiderio del re a condizione che Uther giurasse di esaudire una sua futura richiesta, che sarebbe stata vantaggiosa per entrambi. Ulfius acconsentì.
II
Dopo aver incontrato Merlino, Ulfius tornò rapidamente da Uther per riferirgli del colloquio. Poco dopo, Merlino si presentò al sovrano e gli propose un patto: se il re gli avesse giurato fedeltà e obbedienza, egli gli avrebbe permesso di giacere con Igraine. Poi Merlino gli chiese che il figlio concepito in quella notte fosse affidato a lui alla nascita. Il re acconsentì.
Con l'aiuto della magia di Merlino, Uther assume le sembianze del duca e si introdusse nel castello di Tintagel durante la notte, accompagnato da Ulfius e Merlino, anch’essi travestiti da cavalieri del duca. In quella stessa notte, mentre Uther giaceva con Igraine, il vero duca fu ucciso in battaglia durante un assalto all'accampamento reale, ignaro che il re avesse lasciato l’assedio di Terrabil.
All'alba, Merlino tornò a informare Uther della morte del duca, e il re partì subito dopo aver salutato Igraine. Quando la dama apprese della morte del marito prima dell'arrivo dell'uomo con cui aveva passato la notte, ne fu profondamente turbata, ma tenne il silenzio.
Con la morte del duca, i baroni suoi vassalli convinsero Uther a sposare Igraine, e il re, desideroso egli stesso dell’unione, incaricò Ulfius di trattare i termini. Il matrimonio fu celebrato poco dopo con grande giubilo. In quella stessa occasione, Uther dispose anche altri matrimoni: re Lot di Lothian e Orkney sposò Morgawse, che avrebbe dato alla luce Galvano; re Nentres di Garlot sposò Elaine. La terza sorella, Morgana la Fata, fu invece affidata a un convento dove si dedicò allo studio delle arti magiche, diventando esperta di negromanzia. In seguito sarebbe andata in sposa a re Uriens della terra di Gore, da cui ebbe sir Ivano il Biancamano.
III-IV
Sei mesi dopo il matrimonio con Uther Pendragon, la regina Igraine era ormai prossima al parto. Una sera, Uther le chiese apertamente di chi fosse il figlio che portava in grembo. Igraine, imbarazzata, finì per raccontare al re la verità, senza sapere che egli stesso fosse l’uomo con cui aveva giaciuto quella notte a Tintagel. Uther la rassicurò, rivelandole che era stato lui, grazie alla magia di Merlino, a presentarsi con le sembianze del defunto duca suo marito. Igraine ne fu sollevata e lieta.
Poco dopo, Merlino tornò a corte e chiese al re di mantenere il patto: consegnare il bambino non appena nato, affinché fosse allevato in segreto. Il mago propose di affidarlo a sir Ector, un nobile fedele e benestante, le cui terre si estendevano tra l’Inghilterra e il Galles. Su consiglio di Merlino, Uther convocò Ector e gli chiese di dare il proprio figlio alla balia e di far allattare il figlio del re dalla moglie. Ector accettò, ottenendo in cambio una generosa ricompensa.
Alla nascita del bambino, due cavalieri e due dame lo avvolsero in un drappo d’oro e lo affidarono a un povero uomo nei pressi della postierla del castello, secondo le istruzioni ricevute. Merlino prese il neonato e lo portò da sir Ector, dove fu battezzato con il nome di Artù. La moglie di Ector lo allattò al seno e lo crebbe come proprio figlio.
Due anni dopo, re Uther si ammalò gravemente. I suoi nemici approfittarono della situazione per attaccare e mietere vittime tra i sudditi. Merlino convinse il sovrano a guidare personalmente l’esercito, sebbene costretto in una lettiga. Durante la battaglia di Saint Albans, i cavalieri Ulfius e Brastias si distinsero per il valore, e le truppe reali ottennero una netta vittoria.
Tuttavia, la malattia di Uther si aggravò e, una volta tornato a Londra, il re non fu più in grado di parlare per tre giorni. I baroni, in grande preoccupazione, si rivolsero a Merlino, il quale promise che il sovrano avrebbe parlato un’ultima volta. L’indomani, alla presenza di tutti, Merlino chiese solennemente se fosse volontà del re che il figlio Artù gli succedesse sul trono. Uther annuì e riuscì a pronunciare poche parole: affidò ad Artù la benedizione di Dio e la propria, pregando che reclamasse la corona con onore e secondo diritto. Poco dopo, re Uther morì.
V–VII
Dopo la morte di [Uther, il regno precipitò nel caos: vari signori cercavano di affermarsi come sovrani, e l’unità politica era in pericolo. Fu allora che Merlino consigliò all’arcivescovo di Canterbury di convocare tutti i nobili del regno a Londra per la notte di Natale, sotto minaccia di scomunica, poiché Dio avrebbe indicato miracolosamente il legittimo re.
Alla fine della messa di mezzanotte, nel camposanto dietro l’altare maggiore apparve una grande roccia con un’incudine d’acciaio, nella quale era infissa una spada. Un’iscrizione d’oro proclamava:
«Colui che estrarrà questa spada dalla roccia e dall’incudine è il legittimo re di tutta la Britannia».
Molti tentarono invano di estrarre la spada. L’arcivescovo ordinò che venisse sorvegliata da dieci cavalieri. Si decise quindi di tenere un torneo a Capodanno per trattenere nobili e popolo a Londra. In quell’occasione, Artù, giovane scudiero al servizio di sir Kay, estrasse la spada per caso, cercando un’arma per il fratello adottivo. Incredulo, sir Kay tentò di attribuirsi l’impresa, ma alla fine dovette confessare che era stato Artù a compierla. Il padre adottivo, sir Ector, lo mise alla prova facendogli ripetere il gesto, e si convinse che il giovane era destinato a regnare. Gli rivelò così le sue origini, raccontandogli che era stato affidato a lui da Merlino su ordine del re defunto.
I baroni tuttavia, al sapere che il nuovo pretendente era un giovane di origini sconosciute, opposero resistenza. Furono fissate nuove prove in occasione della Candelora, di Pasqua e infine della Pentecoste. In ogni occasione Artù fu l’unico a riuscire nell’impresa di estrarre la spada. Alla fine, durante la Pentecoste, anche il popolo si sollevò a favore di Artù e, davanti alla manifesta volontà divina, la nobiltà si piegò.
L’arcivescovo lo fece cavaliere e lo incoronò re. Artù giurò di essere un sovrano giusto e leale, e convocò tutti i vassalli della corona perché rinnovassero i loro doveri. Ordinò anche la restituzione dei feudi sottratti illegalmente dopo la morte di Uther e ristabilì l’ordine nel regno. Assegnò i primi incarichi:
- Sir Kay fu nominato siniscalco del regno
- Sir Baldovino di Bretagna divenne conestabile
- Sir Ulfius fu fatto ciambellano
- Sir Brastias fu nominato governatore delle terre del nord
Con la sua incoronazione, il giovane Artù divenne il re legittimo di Britannia (sebbene Malory la chiami Inghilterra), consacrato dalla grazia divina e accettato da popolo e nobiltà.
VIII-XI
Dopo la sua incoronazione, re Artù annunciò una grande festa di Pentecoste a Carleon. All’evento si presentarono numerosi sovrani: re Lot di Lothian e Orkney, re Uriens di Gore, re Nentres di Garlot, il giovane re degli Scozzesi, il Re dei Cento Cavalieri e re Carados, ciascuno accompagnato da centinaia di cavalieri. Tuttavia, invece di rendere omaggio, questi re si dichiararono ostili e posero d’assedio Artù, rifiutando i suoi doni e insultando la sua origine. Su consiglio dei suoi baroni, il giovane re si rifugiò in una fortezza.
Quindici giorni dopo arrivò Merlino, che rivelò ai ribelli le vere origini regali di Artù, figlio legittimo di Uther Pendragon e Igraine. Alcuni ne furono impressionati, altri lo schernirono. Alla fine, Merlino ottenne un incontro pacifico tra Artù e i re ribelli, ma il confronto fu aspro e privo di cortesia. Dopo il colloquio, su consiglio di Merlino, Artù sferrò un attacco. Durante la battaglia, la sua spada miracolosa — capace di emettere una luce accecante — fu decisiva, e grazie anche al popolo insorto di Carleon, i ribelli furono sconfitti e costretti alla fuga.
Tornato a Londra, Artù riunì il consiglio, avvertito da Merlino che sei re ostili si stavano riorganizzando con l’aiuto di nuovi alleati. Merlino suggerì allora di inviare Ulfius e Brastias presso due valorosi re d'oltremare, Ban di Benwick e Bors di Gallia, promettendo in cambio aiuto nella guerra contro i Franchi di re Claudas. I due ambasciatori, dopo aver sconfitto otto cavalieri di Claudas lungo la strada, furono accolti calorosamente e ottennero la promessa di sostegno.
Il giorno di Ognissanti, Ban e Bors giunsero in Inghilterra con trecento cavalieri. Artù li accolse festosamente e organizzò un torneo. Durante la giostra, molti cavalieri si distinsero, tra cui ser Kay, ser Griflet, ser Lucano, ser Ladinas e ser Placidas. Tuttavia, la competizione degenerò e solo l’intervento dei tre re riuscì a ristabilire l’ordine. I premi vennero assegnati ai cavalieri più meritevoli, e fu convocato un consiglio strategico con Merlino, Ulfius, Brastias e Guinebaldo, fratello di Ban e Bors.
Il mattino seguente, fu deciso che Merlino, accompagnato da Gracian e Placidas, avrebbe attraversato il mare per raggiungere Benwick con un anello di re Ban come segno di riconoscimento. Giunti nel regno, furono accolti festosamente e organizzarono un esercito di quindicimila uomini. Mentre Gracian e Placidas rimasero a difendere i castelli, Merlino partì con diecimila cavalieri, sbarcando a Dover e marciando verso la foresta di Bedegraine, dove si accampò in segreto.
Nel frattempo, Artù, con ventimila uomini già radunati, si mise in marcia per unirsi all’esercito alleato. Merlino ordinò che nessun combattente attraversasse il Trent senza il comando del re, per evitare spionaggi nemici. Così, ben preparato e sostenuto da potenti alleati, Artù si apprestava ad affrontare la prossima grande battaglia per consolidare il proprio regno.
XII-XVI
Dopo essersi radunati al castello di Bedegraine, Artù, re Ban e Bors di Gallia si trovarono alla guida di un'armata ben organizzata. Intanto, undici re ribelli, tra cui Lot, Uriens, Idres, Nentres, Brandegoris e altri, rafforzatisi con nuovi alleati, riunirono un esercito di oltre 60.000 uomini con l'intento di eliminare Artù. Dopo aver assediato Bedegraine, proseguirono per affrontare direttamente il giovane sovrano.
Informato dai suoi esploratori, Artù, seguendo il consiglio di Merlino, attaccò l'accampamento nemico a mezzanotte, infliggendo gravi perdite. Il giorno seguente, con una manovra tattica suggerita sempre da Merlino, Ban e Bors si nascosero in un bosco con 10.000 cavalieri, mentre Artù e i suoi mostravano il proprio esercito per attirare il nemico. Gli scontri furono violenti, e nonostante l'inferiorità numerica, i cavalieri di Artù si distinsero per il loro valore.
Tra le gesta più rilevanti si ricordano quelle di Ulfius, Brastias, Kay, Griflet, Lucano e lo stesso re Artù, che si batté valorosamente, aiutando i compagni appiedati e affrontando i re nemici. Re Ban e re Bors entrarono infine in campo, provocando la ritirata delle truppe ribelli. Il coraggio e la potenza dei tre re furono determinanti per la vittoria.
Nonostante l'enorme carneficina, i re ribelli continuarono a resistere, guidati da Lot e dal Re dei Cento Cavalieri. Artù, colpito dalla loro tenacia, riconobbe il loro valore, ma rifiutò ogni possibilità di riconciliazione. Alla fine, su intervento di Merlino, la battaglia fu interrotta: egli ammonì il re per la sua eccessiva ferocia, affermando che Dio era adirato e che, se la guerra fosse continuata, la sorte sarebbe cambiata a favore dei ribelli.
Merlino consigliò di premiare i cavalieri alleati e consegnò il bottino a Ban e Bors per distribuirlo tra i loro uomini. Poi si recò dal suo maestro Bleise nel Northumberland, raccontandogli gli eventi per farli trascrivere. Tornò infine al castello di Bedegraine travestito da cacciatore per testare l'umore del re, rivelandosi poi tra le risate generali.
XVII–XIX
Dopo la vittoria, re Artù venne a sapere che re Rience del Galles del Nord aveva attaccato re Leodegrance di Camelerd, suo alleato. In risposta, Artù, Ban e Bors marciarono con ventimila uomini, sconfissero Rience e salvarono Leodegrance, il quale li accolse con gratitudine. Durante questa visita, Artù vide per la prima volta Ginevra, figlia di Leodegrance, e se ne innamorò.
Dopo la battaglia, Ban e Bors fecero ritorno in patria per affrontare l'invasione di re Claudas, rifiutando l'accompagnamento di Artù. Merlino profetizzò che i due re sarebbero stati lontani da Artù per uno o due anni, ma che egli li avrebbe in futuro aiutati e vendicati.
Nel frattempo, gli undici re sconfitti a Bedegraine si erano rifugiati a Sorhaute per curarsi e riorganizzarsi. Furono informati dell'invasione dei loro regni da parte di quarantamila Saraceni, che stavano devastando le terre e assediando il castello di Wandesborow. Pentiti della guerra contro Artù, i re disposero le difese della Cornovaglia, del Galles e del nord, fortificando rocche e stringendo alleanze con altri signori, tra cui re Rience e suo fratello Nero. Rimasero uniti per tre anni, preparando la rivincita.
Dopo la partenza di Ban e Bors, Artù tornò a Carleon, dove fu raggiunto dalla Morgwase moglie di re Lot di Orkney, sua sorella da parte di madre. Ignaro della parentela, Artù si unì a lei, concependo Mordred. In seguito ebbe un sogno inquietante: il regno invaso da grifoni e serpenti, da cui usciva ferito ma vittorioso.
Per scacciare l'angoscia, Artù andò a caccia. In una foresta vide una strana bestia il cui ventre emetteva il latrato di trenta cani. Dopo aver perso il cavallo, si sedette presso una fonte dove incontrò un misterioso cavaliere in cerca della bestia. Il re gli cedette il proprio cavallo, ma fu trattato con arroganza. Poco dopo gli apparve Merlino sotto le sembianze di un ragazzo, che gli rivelò la sua vera identità e le sue origini: era figlio di Uther Pendragon e di Igraine.
Artù, dubbioso, rifiutò di credere al giovane. Merlino allora ricomparve sotto le sembianze di un vecchio e confermò la verità. Gli rivelò anche che aveva giaciuto con la sorella e che da quella unione era nato un figlio destinato a causarne la morte. Inoltre, profetizzò la propria fine: sarebbe stato sepolto vivo.
Sconvolto, Artù tornò a Carleon con Merlino e interrogò sir Ector e Ulfius, che confermarono la sua discendenza da Uther e Igraine. Il re decise quindi di convocare la madre per ottenere da lei la conferma definitiva della verità.
XX - XXIII
La regina Igraine fu convocata a corte e accolta con onore da re Artù. Durante il banchetto, Ulfius l'accusò pubblicamente di slealtà per non aver rivelato le origini del re, il che aveva causato inutili guerre. Igraine replicò che era stato Merlino a prendere il neonato per crescerlo in segreto su ordine di Uther, e che lei non aveva mai saputo che fine avesse fatto suo figlio. Merlino confermò le sue parole e sir Ector testimoniò di aver allevato Artù. Il re, commosso, abbracciò sua madre e ordinò una festa di otto giorni.
Poco dopo, giunse un messaggero che denunciava l’uccisione del cavaliere Miles presso una fonte. Il giovane Griflet, scudiero e coetaneo di Artù, chiese di essere fatto cavaliere per vendicarlo. Nonostante la giovane età, Artù accettò e lo armò cavaliere. Griflet sfidò il misterioso "cavaliere della fonte" ma fu gravemente ferito e rimandato a corte. Artù, indignato, decise di vendicarlo.
Il re si armò in segreto e partì per affrontare il cavaliere. Durante il viaggio salvò Merlino da tre contadini che volevano ucciderlo. Alla fonte trovò il cavaliere, lo sfidò a singolar tenzone e lo affrontò in tre duri scontri a cavallo. Dopo l’ultima carica, Artù fu disarcionato e volle proseguire il duello a piedi. La battaglia fu lunga e violenta, e terminò quando la spada del cavaliere spezzò quella di Artù. Il re, pur disarmato, non si arrese: lo afferrò, lo gettò a terra e gli strappò l’elmo. Il cavaliere, però, si riprese e riuscì a sopraffare Artù.
Quando il cavaliere stava per decapitare Artù, Merlino intervenne, rivelò che il re era suo avversario e lo fece addormentare con un incantesimo. Artù credette che fosse morto, ma Merlino lo rassicurò: il cavaliere, di nome Pellinor. Fu anche profetizzato che Pellinor avrebbe rivelato ad Artù il nome del figlio concepito con sua sorella: Mordred, futuro distruttore del regno. Artù e Merlino tornarono infine a corte.
XXIV
Artù, guarito in tre giorni dalle sue ferite grazie alle cure di un eremita e medico, si accorge di aver perso la propria spada. Merlino lo conduce presso un lago incantato dove compare un braccio rivestito di sciamito bianco che tiene una magnifica spada, è la famosa Excalibur. Merlino indica la figura che si avvicina sull’acqua come la Dama del Lago. Artù la saluta e le chiede la spada, e la dama acconsente a patto che un giorno egli le conceda un dono. Il re accetta e, salito su una barca con Merlino, si appropria della spada e del fodero, mentre la mano sparisce sott’acqua.
Proseguendo il viaggio, i due si imbattono nel padiglione di re Pellinor, il cavaliere con cui Artù si era duramente scontrato. Merlino lo informa che Pellinor ha appena inseguito un altro cavaliere fino a Carleon. Artù vorrebbe affrontarlo di nuovo, ma Merlino lo dissuade: il cavaliere è stanco e sarebbe disonorevole attaccarlo. Inoltre, Pellinor e i suoi figli diventeranno presto suoi leali alleati, e Artù arriverà persino a concedere in sposa sua sorella al cavaliere.
Durante il cammino, Merlino spiega che il fodero della nuova spada vale più della spada stessa, poiché impedisce alle ferite di sanguinare. Poco dopo incontrano Pellinor di ritorno da Carleon, ma Merlino lo rende invisibile al cavaliere tramite un incantesimo, evitando così un nuovo confronto.
Al loro ritorno a corte, i cavalieri di Artù si mostrano stupiti e ammirati che il re abbia affrontato simili pericoli da solo.
XXV-XXVI
Dopo il ritorno a corte, re Artù riceve un messaggero da parte di re Rience del Galles del Nord, anche sovrano dell'Irlanda e di numerose isole. Il messaggero comunica che Rience ha sconfitto e sottomesso undici re, obbligandoli a consegnargli le loro barbe, con cui ha adornato il proprio mantello. Poiché gliene manca una, pretende quella di Artù, minacciando in caso contrario di invadere il suo regno e di tagliargli anche la testa. Artù risponde sdegnato, rifiutando l'umiliazione e promettendo invece di avere la testa di Rience. Il re inizia subito i preparativi militari, sapendo che Rience è potente e bellicoso.
In seguito, su consiglio di Merlino, Artù emana un editto per la raccolta di tutti i bambini nati il primo maggio, perché uno di essi – nato in quella data – è destinato a causarne la morte. Tra i neonati catturati vi è anche Mordred, figlio della moglie di re Lot. I bambini vengono posti su una nave senza timone né remi, che naufraga: tutti muoiono tranne Mordred, salvato da un uomo che lo alleva.
La strage dei neonati provoca grande dolore tra i baroni del regno, che però, per timore o lealtà, non si ribellano, anche se biasimano Merlino più che il re. Re Rience, infuriato dalla risposta di Artù, raduna un potente esercito, preparando il terreno per futuri scontri che Malory dice saranno descritti nel "Libro di Balin il Selvaggio".
Libro 1: versione da pubblicare
I-II
Nel regno postromano di Britannia, re Uther Pendragon entra in conflitto con il duca di Cornovaglia. Invitato a corte con la moglie Igraine, nota per la sua saggezza, il duca fugge con lei per proteggerla dalle avances del re. Uther assedia il castello di Terrabil, ma si ammala d'amore per Igraine. Il fedele Ulfius chiama Merlino, il quale propone un patto: Uther potrà giacere con Igraine grazie a un incantesimo che lo renderà identico al duca, in cambio della promessa che il figlio concepito gli venga affidato. Nella stessa notte in cui Uther giace con Igraine, il duca muore in battaglia. Poco dopo, Uther sposa Igraine, rafforzando il proprio potere. Le sorelle di Igraine vanno in sposa a vari re: Morgause a re Lot, Elaine a re Nentres, mentre Morgana la Fata viene mandata a studiare arti magiche in convento.
III-IV
Igraine rimane incinta e Uther le rivela di essere stato lui, grazie alla magia, a giacere con lei. Alla nascita del bambino, Merlino prende il neonato e lo affida a sir Ector affinché sia allevato in segreto. Il bambino, chiamato Artù, cresce ignaro delle proprie origini. Intanto, la salute di Uther peggiora. Durante un attacco nemico, il re guida il proprio esercito dalla lettiga, vincendo la battaglia. Tornato a Londra, è ormai in fin di vita e, davanti ai baroni, indica Artù come suo erede prima di morire.
V-VII
Dopo la morte di Uther, il regno cade nel caos. Merlino suggerisce all'arcivescovo di Canterbury di convocare tutti i nobili per la notte di Natale. In quella notte miracolosa compare una spada infissa in un'incudine su una roccia, con l'iscrizione:
- Colui che estrarrà questa spada è il legittimo re di Britannia".
Nessuno riesce nell'impresa, tranne il giovane Artù, che lo fa per caso mentre cerca un'arma per sir Kay. Dopo varie prove nelle feste successive, Artù si conferma il solo capace di estrarre la spada. Viene riconosciuto re e incoronato, assegnando i primi incarichi tra i suoi alleati più fedeli.
VIII-XI
Per la Pentecoste, Artù convoca una festa a Carleon. Diversi re si presentano ma, invece di omaggiarlo, lo attaccano. Merlino interviene, rivelando la vera origine regale di Artù, ma i re rimangono ostili. Dopo scontri violenti, Artù ottiene la vittoria grazie alla spada miracolosa. I nemici fuggono e Merlino consiglia di cercare l'alleanza con i re d'oltremare Ban di Benwick e Bors di Gallia. I due rispondono positivamente, giungendo in Britannia con truppe fresche. Un grande torneo celebra l'evento, e successivamente Merlino parte per Benwick per organizzare un secondo esercito. I due eserciti si riuniscono presso Bedegraine, pronti alla guerra.
XII-XVI
Undici re ribelli riuniscono 60.000 uomini per abbattere Artù. L'esercito alleato di Artù, Ban e Bors, forte ma numericamente inferiore, agisce con astuzia: un attacco notturno sbaraglia i nemici. Il giorno seguente, un secondo assalto, favorito da una manovra a sorpresa, completa la vittoria. Merlino ferma il massacro, ammonendo Artù per la sua ferocia. I re alleati vengono premiati, e Merlino annota gli eventi presso il suo maestro Bleise prima di tornare, travestito, per verificare lo stato d'animo del re.
XVII-XIX
Re Rience del Galles invade i domini dell'alleato Leodegrance di Camelerd. Artù, Ban e Bors intervengono, sconfiggendo Rience. Artù incontra per la prima volta Ginevra, figlia di Leodegrance. Dopo la battaglia, Ban e Bors tornano in patria per affrontare i Franchi di re Claudas. I re sconfitti a Bedegraine si rifugiano a Sorhaute e si preparano alla vendetta. Nel frattempo, Artù si unisce inconsapevolmente con la sorella Morgause, concependo Mordred. Un sogno funesto e la visione della Bestia Latrante preannunciano sventure. Merlino appare in varie forme e rivela al re la verità sulle sue origini e la profezia della propria futura morte.
XX-XXIII
Artù convoca sua madre Igraine per confermare la propria discendenza. Durante un banchetto, Ulfius la accusa di slealtà, ma Igraine, sostenuta da Merlino e da sir Ector, chiarisce di aver ignorato la sorte del figlio. Artù, commosso, la abbraccia e indice otto giorni di festa. Subito dopo, il giovane Griflet chiede di vendicare la morte del cavaliere Miles. Fatto cavaliere da Artù, viene sconfitto e ferito da un potente guerriero. Artù, indignato, parte per affrontarlo. Dopo un duello duro e spettacolare, è salvato da Merlino che addormenta il cavaliere, rivelatosi poi essere Pellinore, destinato a rivelare il nome del figlio di Artù: Mordred.
XXIV
Ferito, Artù viene curato da un eremita. Merlino lo conduce a un lago magico dove una mano emerge con una spada nel fodero: è Excalibur. La Dama del Lago gliela concede in cambio di un favore futuro. Merlino sottolinea l'importanza del fodero più della spada, poiché protegge da ogni ferita. Artù vorrebbe affrontare di nuovo Pellinore, ma Merlino lo dissuade: l'uomo diventerà presto suo alleato e sposo della sua sorella minore.
XXV-XXVI
Artù riceve un messaggio provocatorio da re Rience, che pretende la sua barba per completare un mantello fatto con quelle di altri undici re sconfitti. Artù, offeso, rifiuta e si prepara alla guerra. Su consiglio di Merlino, emana un editto per eliminare i neonati nati il primo maggio, uno dei quali (Mordred) è destinato a causare la sua morte. I bambini vengono messi su una nave e affogano, tranne Mordred. La strage provoca sdegno ma nessuna rivolta. Rience raduna un nuovo esercito, preparando lo scenario per futuri conflitti, lasciati in sospeso per il "Libro di Balin il Selvaggio".
2° Libro
I-II
Mentre re Artù si trovava a Londra, un cavaliere gli riferì che re Rience del Galles del Nord aveva invaso le sue terre con un grande esercito, devastando e massacrando i sudditi. Artù, deciso a reagire, convocò tutti i suoi cavalieri e baroni a Camelot, allora nota come Winchester, dove si sarebbero tenuti un consiglio generale e delle giostre.
Durante il soggiorno a corte, giunse una damigella, inviata dalla Dama del Lago, la quale portava alla cintura una bellissima spada. Spiegò che quella lama poteva essere estratta solo da un cavaliere perfettamente leale, virtuoso e privo di ogni slealtà o tradimento. Re Artù provò senza successo, così come tutti i cavalieri della Tavola Rotonda. La damigella, delusa, dichiarò che nemmeno a Camelot si trovavano uomini degni di quella prova.
Tra i presenti vi era anche Balin, un cavaliere del Northumberland recentemente liberato dalla prigione, dove era stato rinchiuso per aver ucciso un parente del re. Sebbene fosse vestito modestamente, chiese alla damigella di poter tentare. Dopo una breve esitazione, la fanciulla acconsentì, e Balin riuscì con facilità a estrarre la spada. L’impresa destò meraviglia tra i presenti, anche se alcuni cavalieri ne furono invidiosi.
La damigella allora lo ammonì: quell’arma gli avrebbe causato grande sventura, portandolo persino a uccidere il suo migliore amico. Tuttavia, Balin rifiutò di restituirla, affermando che avrebbe affrontato il destino che Dio gli avrebbe riservato. La damigella, triste, si allontanò.
Balin chiese poi cavallo e armatura per lasciare la corte. Re Artù, pentito per averlo mal giudicato, gli offrì di restare e promettendogli onori e favori. Ma Balin, pur grato, decise di partire, augurando la benevolenza del re. Tuttavia, molti cavalieri sospettarono che la riuscita dell’impresa fosse dovuta a magia piuttosto che a virtù cavalleresche.
III-IV
Mentre Balin si accingeva a lasciare la corte, giunse la Dama del Lago, splendidamente vestita, chiedendo al re Artù il dono che questi le aveva promesso in cambio della spada Excalibur. Dopo aver ricordato al re il suo impegno, la dama avanzò una richiesta cruenta: voleva la testa di Balin o la vita della damigella che gli aveva portato la spada, accusandoli entrambi della morte dei suoi familiari. Artù rifiutò sdegnato, dichiarando che non poteva esaudire una simile richiesta senza disonorarsi.
Ma Balin, che cercava la dama da tre anni perché lei, con arti magiche, aveva causato la morte della madre, la vide e, venuto a sapere che era venuta per chiedere la sua testa, la decapitò sul posto. Artù, furioso per l’onta ricevuta e per il fatto che la donna era venuta sotto la sua protezione, lo scacciò dalla corte. Balin raccolse la testa della Dama del Lago e la affidò al suo scudiero con l’ordine di portarla ai suoi amici nel Northumberland, raccontando l’intera vicenda. Balin annunciò inoltre la sua intenzione di uccidere Re Rience come gesto di fedeltà ad Artù, sperando così di riacquistare il suo favore. Dopo essersi separato dallo scudiero, proseguì il proprio cammino.
Nel frattempo, Artù, rattristato, fece seppellire la Dama del Lago con grandi onori. Alla corte si trovava anche un cavaliere di nome Lanceor, figlio del re d’Irlanda, che, invidioso della fama conquistata da Balin e offeso dal confronto sfavorevole, ottenne il permesso di inseguirlo per affrontarlo e vendicare l’onore proprio e della corte.
Proprio in quei momenti, Merlino giunse alla corte e venne informato degli eventi. Rivolgendosi ai presenti, spiegò che la Dama del Lago era una donna ingannatrice e rivelò la vera storia della spada: essa era stata donata dalla potente dama Lile di Avalon a una damigella desiderosa di vendetta per l’uccisione del suo amato. Solo un cavaliere valoroso avrebbe potuto estrarla dal fodero, e con essa avrebbe dovuto vendicare la morte, uccidendo il fratello della damigella. Tuttavia, Merlino concluse con una profezia oscura: il cavaliere che aveva ottenuto la spada era destinato a una tragica fine, e la sua morte sarebbe stata una grande perdita per Artù, poiché il suo valore e cortesia gli avrebbero portato gloria.
V - VII
Il cavaliere irlandese Lanceor, armato e lanciatosi al galoppo, raggiunse Balin per vendicare l'affronto subito dalla corte di Artù. Dopo essersi sfidati verbalmente, i due si scontrarono in duello: la lancia di Lanceor si spezzò contro lo scudo dell’avversario, mentre quella di Balin lo trafisse mortalmente. Accortosi della morte del nemico, Balin si fermò costernato.
Poco dopo giunse a cavallo la damigella amata da Lanceor, Colomba. Vedendo il cadavere del suo compagno, si disperò: lo accusò di aver spezzato due cuori uniti e, dopo essere svenuta dal dolore, si tolse la vita trafiggendosi con la spada del cavaliere. Balin, profondamente turbato dalla scena, si allontanò e nel bosco incontrò il fratello Balan. I due, riconosciutisi con gioia, si abbracciarono in lacrime. Balan raccontò di aver appreso della liberazione di Balin da un uomo visto al castello delle Quattro Pietre, e di essere accorso nella speranza di ritrovarlo.
Balin narrò al fratello l’intera vicenda: il dono della spada, l’uccisione della Dama del Lago, l'ira di Artù e il duello con Lanceor. Addolorato per quanto accaduto, Balin dichiarò l’intenzione di riconquistare il favore del re partecipando all’assedio del castello di Terrabil, dove si trovava re Rience. Balan acconsentì a unirsi a lui, promettendosi reciproco aiuto fraterno.
Mentre i due parlavano, sopraggiunse un nano da Camelot, che si disperò vedendo i due amanti morti. Alla domanda su chi fosse l’autore di quelle morti, Balin spiegò di aver ucciso Lanceor per difesa e che la damigella si era tolta la vita per amore. Dichiarò anche di voler onorare da quel giorno in poi tutte le donne, in memoria della defunta.
Il nano li avvertì che la famiglia del cavaliere ucciso li avrebbe inseguiti ovunque per vendicarsi. Balin rispose di non temere la vendetta, ma di temere di essere caduto in disgrazia presso re Artù.
In quel momento giunse re Marco di Cornovaglia. Vedendo la scena, fu commosso dal tragico amore dei due giovani e ordinò che fosse eretto un sepolcro sul luogo della loro morte. Trovata una bella lastra tombale in una chiesa, fece seppellire insieme i due amanti, facendo incidere:
- QUI GIACCIONO LANCEOR FIGLIO DEL RE D’IRLANDA,
CHE SFIDÒ BALIN A DUELLO E FU UCCISO, E LA SUA DAMA,
COLOMBA, CHE PER IL DOLORE E IL CORDOGLIO SI DETTE
LA MORTE CON LA SPADA DELL’AMATO.
VIII - IX
Merlino si reca da Re Marco di Cornovaglia e predice che nel luogo in cui si trovano si svolgerà il più sanguinoso duello tra i due più leali amanti della storia, Lancillotto e Tristano, entrambi destinati a sopravvivere. Sulla tomba dove avverrà lo scontro, fa incidere i loro nomi in lettere d’oro. Re Marco, sorpreso, chiede il nome dell’incantatore, che però si rifiuta di rivelarlo, lasciando intendere che lo farà solo in occasione della futura scoperta di Tristano con la sua regina.
Merlino poi rimprovera Balin per non aver impedito il suicidio della damigella, predicendo che per tale colpa egli infliggerà la ferita più tragica dopo quella di Cristo: colpirà il cavaliere più leale del mondo, e per dodici anni tre regni cadranno nella rovina. Balin protesta l’impossibilità di evitare il suicidio, ma Merlino scompare subito dopo. A re Marco viene infine rivelato che Balin è noto come il Cavaliere dalle Due Spade.
In compagnia del fratello Balan, Balin si dirige verso re Rience, ma lungo la via incontrano Merlino travestito, che essi inizialmente non riconoscono. Dopo una breve discussione, i due fratelli accettano di farsi guidare da lui. Merlino li conduce in un bosco, dove ordina loro di riposare e, a mezzanotte, li sveglia: Rience sta per passare da lì.
Re Rience, accompagnato da sessanta cavalieri, aveva inviato venti uomini in avanscoperta per annunciare il suo arrivo alla dama di Vance, con cui intendeva trascorrere la notte. Balin e Balan, guidati da Merlino, lo assalgono cogliendolo di sorpresa: uccidono oltre quaranta uomini e feriscono gravemente lo stesso Rience, che viene risparmiato solo perché promette vantaggi in cambio della vita. I fratelli lo caricano su una lettiga e lo portano da re Artù.
Merlino, nel frattempo, anticipa ad Artù la cattura del suo nemico. Quando Rience giunge prigioniero a Camelot, viene affidato ai custodi. Al re, che vuole conoscere i nomi dei suoi salvatori, Merlino rivela che si tratta di Balin e Balan. Artù si rammarica per il destino di Balin, lodando il suo valore.
Infine, Merlino avverte il re che dovrà affrontare il fratello di Rience, Nero, entro il giorno seguente, e lo esorta a prepararsi allo scontro, prima di scomparire di nuovo.
X - XI
Re Artù prepara la battaglia contro re Nero, disponendo i suoi uomini in dieci battaglioni, sebbene in numero inferiore rispetto al nemico. Nero aveva già schierato il suo esercito davanti al castello di Terrabil, ma l’intervento di Merlino, che trattenne re Lot dell’Orkney con una falsa profezia, permise ad Artù di annientare l’esercito avversario. In questa prima fase del conflitto, ser Kay il Siniscalco e ser Hervis di Revel si distinsero per il loro valore, mentre Artù stesso uccise venti cavalieri e ne mutilò quaranta. Anche Balin, il Cavaliere dalle Due Spade, e Balan diedero prova di straordinaria bravura, tanto da essere scambiati per creature celesti o infernali.
Nel frattempo re Lot, resosi conto troppo tardi dell'inganno di Merlino, si pentì amaramente di non aver combattuto al fianco del fratello. Decise comunque di attaccare Artù, su consiglio di un cavaliere che lo esortava a sfruttare la stanchezza degli avversari. Durante il nuovo scontro, sebbene Lot lottasse con grande valore, venne ucciso da Pellinor, detto il Cavaliere della Bestia Latrante. Il colpo non colpì subito il re, ma il suo cavallo; in seguito Pellinor lo finì con un fendente che gli spaccò l’elmo e la testa fino alla fronte. L’esercito di Orkney si disperse e molti altri uomini perirono.
Nella battaglia morirono anche dodici re alleati di Lot, che furono sepolti insieme nella chiesa di Santo Stefano a Camelot. Alla cerimonia funebre parteciparono Morgawse con i figli Galvano, Agravano, Gaheris e Gareth, re Uriens e Morgana la Fata, sorella di Artù. Su ordine del re, la tomba di Lot fu resa più sontuosa delle altre e vi furono collocate dodici statue in ottone e rame dorato che raffiguravano i re defunti con candele sempre accese. Una statua di Artù con la spada sguainata le dominava tutte. Merlino predisse che, alla morte del re, le candele si sarebbero spente e sarebbe iniziata l’avventura del Santo Graal.
Merlino annunciò inoltre che Balin avrebbe vibrato il Colpo Doloroso, causa di future rovine. Alla domanda del re su dove si trovassero Balin, Balan e Pellinor, Merlino rispose che presto avrebbe rivisto Pellinor e Balin, ma non più Balan. Avvertì anche Artù di custodire con cura il fodero di Excalibur, poiché finché lo avesse posseduto, non avrebbe sanguinato nemmeno se ferito gravemente.
Tuttavia, Artù, fidandosi della sorella Morgana, le affidò il fodero. Ella, innamorata del cavaliere Accolon più che del marito Uriens o dello stesso Artù, realizzò per magia un fodero identico e consegnò quello autentico ad Accolon, che in futuro lo avrebbe usato per tentare di uccidere il re.
XII - XIII - XIV - XV
Mentre si trovava malato in un padiglione, re Artù vide passare un cavaliere afflitto e incaricò Balin di inseguirlo e riportarlo da lui. Il cavaliere, Herlews il Barbuto, acconsentì a malincuore, ma non appena giunto davanti al re fu ucciso a tradimento da Garlon, cavaliere invisibile. Morente, Herlews affidò a Balin la missione di proseguire la sua impresa e vendicare la sua morte.
Balin, accompagnato dalla damigella di Herlews, cavalcò fino alla casa di un gentiluomo, il cui figlio era ferito e guaribile solo col sangue del cavaliere invisibile. Balin scoprì che si trattava proprio di Garlon, che avrebbe partecipato a una grande festa indetta da re Pellam di Listenoise. Travestito da cavaliere con dama, Balin entrò nel castello e individuò Garlon, riconoscibile per il volto scuro. Durante il banchetto, dopo essere stato provocato, Balin lo uccise pubblicamente con la sua spada e poi con il troncone della lancia usata per trafiggere Herlews.
Re Pellam, fratello di Garlon, indignato, affrontò Balin in duello. Ma quando la spada di Balin si spezzò, il giovane fuggì per il castello cercando un’arma. In una stanza sfarzosa, trovò una lancia sacra su un tavolo d’oro e la usò per colpire Pellam. L’urto provocò il Colpo Doloroso, facendo crollare l’intero castello. Balin e Pellam rimasero sepolti per tre giorni sotto le macerie.
Giunse Merlino, che liberò Balin e gli rivelò che la lancia era la Lancia di Longino, quella che aveva trafitto Cristo. L’oggetto sacro, il letto dorato e Pellam stesso erano legati al Sangrail, il Santo Graal portato da Giuseppe d’Arimatea in Britannia. Da quel momento, re Pellam visse infermo fino a quando non fu guarito da Galahad nella futura impresa del Graal.
Merlino profetizzò che lui e Balin non si sarebbero più rivisti, e il cavaliere, in viaggio, vide i segni della rovina causata dal Colpo Doloroso: terre devastate e morti ovunque. Uscito dal regno colpito, trovò un cavaliere piangente, Garnish della Montagna, disperato per essere stato abbandonato dalla dama amata, figlia del duca Hermel.
Balin lo convinse a cercarla e i due giunsero a un castello. Balin vi entrò e, dopo aver perquisito varie stanze, trovò la donna in un giardino sotto un albero d’alloro, stretta in abbracci amorosi con un cavaliere brutto e ripugnante. Andò allora a riferirlo a Garnish, conducendolo nel luogo dove la sua dama giaceva col traditore.
XVI - XVIII
Alla vista dell’amata tra le braccia di un altro, Garnish fu preso da un dolore tale da sanguinare dal naso e dalla bocca; quindi uccise i due amanti con un solo colpo e si trafisse con la propria spada. Balin, temendo di essere incolpato del triplice omicidio, fuggì. Dopo tre giorni giunse davanti a una croce con un’iscrizione che vietava ai cavalieri solitari di avanzare verso il vicino castello. Ignorando l’avvertimento, fu accolto con onori e divertimenti, ma la dama del castello lo avvertì che avrebbe dovuto affrontare un campione in duello, secondo l’usanza del luogo.
Balin accettò. Un cavaliere gli offrì uno scudo diverso, e Balin lasciò il proprio. Trasportato in barca su un’isola, incontrò il misterioso campione, tutto vestito di rosso, che si rivelò essere suo fratello [[Balan]], il quale però non lo riconobbe per via dello scudo. I due fratelli si scontrarono violentemente, ignari della reciproca identità, e si ferirono a morte.
Solo quando i due, stremati, si rivelarono i propri nomi, scoprirono con orrore la verità. Balan morì poco dopo, mentre Balin resistette fino a mezzanotte. Entrambi vennero sepolti nello stesso luogo su richiesta di Balan, con l’iscrizione che narrava la loro tragica sorte.
Il giorno seguente, Merlino giunse sul posto e incise sulla tomba:
«Qui giace Balin il Selvaggio, che era il Cavaliere dalle Due Spade e inferse il Colpo Doloroso.»
Poi prese la spada di Balin, sostituì il pomo e la rese inamovibile per tutti tranne che per Lancillotto e Galahad. La fissò in un blocco di marmo che avrebbe galleggiato nel fiume fino a Camelot, mentre il fodero venne lasciato sull’isola per essere ritrovato da Galahad.
Infine, Merlino tornò da Artù e gli raccontò del Colpo Doloroso, del duello tra i fratelli e della loro sepoltura. Il re ne fu profondamente scosso, dichiarando che era la storia più triste che avesse mai udito.