Pierre Gallay (Saint-Martin-du-Lac, 13 marzo 1917Brétigny-sur-Orge, 5 dicembre 2005) è stato un militare e aviatore francese, particolarmente distintosi nel corso della seconda guerra mondiale. Decorato con la Croce di Cavaliere della Legion d'onore, con la Médaille militaire, la Croix de guerre 1939-1945 con sei palme, la Médaille de la Résistance.[2][1].

Pierre Gallay
NascitaSaint-Martin-du-Lac, 13 marzo 1917
MorteBrétigny-sur-Orge, 7 aprile 1950
Cause della morteIncidente aereo
Dati militari
Paese servitoFrancia (bandiera) Francia
Forza armataArmée de l'air
SpecialitàCaccia
Anni di servizio1936-1950
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Francia
Operazione Market Garden
Decorazionivedi qui
dati tratti da Military career of Pierre Gallay[1]
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Biografia

Nacque il 12 marzo 1917 a Saint-Martin du Lac, nella Saona e Loira.[2] Il 3 marzo 1936 si arruolò per tre anni nell'Armée de l'air, presso la base aerea 201 in Algeria.[1] Divenne caporale nell'aprile 1938, si raffermò nuovamente nel 1939 quando gli fu chiesto di conseguire il brevetto di pilota.[2] Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo trovò sulla base di Aulnat.[2] Caporale maggiore della compagnia aeronautica di Evreux, questa si ritirò a sud-ovest di fronte all'avanzata tedesca.[2] Il 22 giugno, giorno della firma dell'armistizio con la Germania tentò di attraversare il confine con la Spagna, ma fallì.[2] Il giorno successivo, con l'autorizzazione del suo capitano, lasciò il campo e, in auto, raggiunse Bayonne e poi Saint-Jean de Luz.[2] Il 24 giugno, riuscì a mescolarsi a un gruppo di soldati polacchi evacuati dalla Francia e si imbarcò con loro sull'Arandora-Star.[1] Giunto in Gran Bretagna il 27 giugno 1940, a Londra si arruolò nella FAFL (matricola 30121) pochi giorni dopo e chiese di sottoporsi all'addestramento da pilota, per il quale, il 9 dicembre 1939, aveva superato con successo l'esame attitudinale a Chartres.[2] Inviato sulla base RAF Saint-Athan all'inizio di luglio, fu assegnato alla No.6 EFTS (Elementary Flying Training School) e poi alla No.5 SFTS (Service Flight Training School). Brevettatosi preso il No.130 Squadron fu inviato all'Operational Training Unit di Odiham il 29 ottobre 1941, conseguendo il brevetto di pilota militare.[2] Sergente dal marzo 1941, fu assegnato al No.130 Squadron RAF il 23 dicembre 1941.[2] Nel marzo 1942, fu nominato sergente maggiore e si arruolò volontario per il nel Groupe de chasse "Alsace" operante in Medio Oriente.[2] Lasciò l'Inghilterra in nave all'inizio di aprile per Freetown, e via Fort-Lamy giunse in Levante il 19 giugno, presso il centro di addestramento di Damasco, prima di essere trasferito al reparto in agosto.[2] Volò in alcune missioni belliche a bordo di un caccia Hawker Hurricane prima di tornare in Gran Bretagna con la sua unità alla fine dell'anno.[2] Dopo un breve corso di addestramento sul Supermarine Spitfire presso la No.61 OTU il 2 febbraio 1943, fu assegnato al nuovo No.341 Squadron "Alsace" all'inizio di marzo.[2] Aspirante il 1 maggio 1944, poi sottotenente il 26 giugno dello stesso anno, fu nominato secondo in comando dello Squadron "Strasburg".[2]

Il 28 settembre 1944, durante una missione di pattugliamento su Nimega, abbatté un Messerschmitt Bf 109.[2] Il 20 ottobre il suo Spitfire Mk.IXb (PL193) fu abbattuto dalla contraerea durante un attacco al suolo nei Paesi Bassi.[2] Riuscì ad atterrare in un campo e a sfuggire alle intense ricerche delle pattuglie tedesche.[2] Aiutato dalla resistenza olandese, rientrò nella sua unità nove giorni dopo.[2] Tenente nel marzo 1945, concluse la guerra con 224 missioni in 334 ore di volo e una vittoria aerea.[2]

Dopo la guerra, congedato dal corpo di truppa, si addestrò come pilota collaudatore, ottenendo la licenza n.124 nel 1949, e si unì al Centro Sperimentale di Volo (CEV).[2] Nell'agosto 1947 fu pilota presso la SECAN (Société d'études et de construction aéronavales), una sussidiaria della Chausson, all'epoca un importante produttore di camion e pullman.[2] Nel 1946, la SECAN aveva costruito un piccolo aereo interamente metallico, progettato come un'autovettura da 4 a 5 posti con un motore posteriore spingente.[2] La cellula era sormontata da un'ala da cui si estendevano due travi che sostenevano due pinne di coda nella parte posteriore.[2] Fu in seguito uno dei piloti responsabili dello sviluppo di questo velivolo, battezzato SUC-10 Courlis.[2] Ebbe l'opportunità di completare con successo un decollo ritenuto molto rischioso, seguito a un atterraggio di emergenza nella campagna con il Courlis con l'elica in stallo, ai piedi dei Monti del Lionese.[2]

Nel 1949, effettuò test di rullaggio a terra del jet monoposto Nord 2200, un prototipo di caccia imbarcato in risposta a un programma dell'Aéronavale.[2][3] Alla fine di marzo, il prototipo del jet NC.1080 (F-WFKZ) della SNCAC (Société nationale de constructions aéronautiques du Centre), il cui primo volo era stato effettuato dal pilota collaudatore dell'azienda nel luglio 1949, fu consegnato al CEV.[2][4] Egli fu incaricato di collaudare questo nuovo velivolo, e il 7 aprile 1950, decollò da Brétigny per il suo primo volo a bordo dell'NC-1080 precipitando pochi minuti dopo vicino a Ballancourt.[4] I testimoni a terra espressero opinioni diverse e contraddittorie.[2] Si parlò di probabile malessere del pilota, della perdita di componenti in volo e di una vite involontariamente prolungata e incontrollata.[4] Quella sera stessa avrebbe dovuto partire per il congedo pasquale per raggiungere la moglie, incinta del loro terzo figlio.[2]

Onorificenze

— 22 febbraio 1945.[2]
— 22 giugno 1944.[2]
— 14 giugno 1946.[2]

Onorificenze estere

Note

  1. ^ a b c d Oisterwijk Marketgarden.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj Francais Libres.
  3. ^ Cuny 2004, p. 256.
  4. ^ a b c Cuny 2004, p. 254.

Bibliografia

  • (FR) Jean Cuny, Les Avions de Combat Français 1944-1960 Vol.1, Paris, Éditions Larivière, 2004.
  • (FR) Bernard Marck, Dictionnaire universel de l'aviation, Paris, Tallandier, 2005, ISBN 2-84734-060-2.
  • (FR) Jacques Nœtinger, Rigueur et audace aux essais en vol, Paris, Nouvelles Éditions Latines (NEL), 2000, p. 80-81, ISBN 2-7233-0438-8.
  • (FR) Jacques Nœtinger, Drames et frayeurs aux essais en vol et autres..., Paris, Nouvelles Éditions Latines (NEL), 2008, p. 190, ISBN 978-2-7233-2073-3.

Voci correlate

Collegamenti esterni