La locuzione latina Vivit sub pectore vulnus, tradotta letteralmente, significa la ferita sanguina nell'intimo del cuore (Virgilio, Eneide, IV, 67).

Il poeta allude alla passione di Didone per Enea, passione che la porterà in seguito alla disperazione. Si cita a proposito di passioni forti, violente, che lasciano una impronta indelebile.

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