Persecuzione dei cristiani

fenomeno oppressivo

I Cristiani hanno talvolta subito delle persecuzioni nel corso della loro storia. Il termine persecuzione può fare riferimento ad arresti abitrari, imprigionamenti, pestaggi, torture o esecuzioni. Può anche riferirsi alla confisca o distruzione delle proprietà private (solo però se ai non-cristiani vengono conservate), o all'incitamento all'odio nei confronti dei cristiani (come fece Nerone nel I secolo d.C.).

Persecuzioni nel Nuovo testamento

Il Nuovo Testamento riporta che i primissimi cristiani soffrirono persecuzioni per mano della leadership ebraica dell'epoca, a cominciare da Gesù stesso. Riporta inoltre l'inizio delle persecuzioni da parte dei Romani.

Persecuzioni da parte degli ebrei

Secondo il racconto del Nuovo Testamento, Giuda Iscariota venne pagato dai sacerdoti ed ufficiali del Tempio perché li conducesse a Gesù quando fosse stato solo e lontano dalla folla (Luca 22:4-6). Gesù venne quindi arrestato (Luca 22:54) e portato di fronte al Sinedrio (tribunale ecclesiastico) (Luca 22:66), che lo condusse davanti al governatore romano Ponzio Pilato, sostenendo che stava sovvertendo la legge romana (Luca 23:2). Sempre secondo il Nuovo Testamento, Pilato non intendeva condannare a morte Gesù, ma la folla giudea lo convinse a farlo giustiziare (Luca 23:13-24, 33). Secondo Matteo 27, la moglie di Pilato gli raccontò di un sogno, mettendolo in guardia perché qualsiasi rapporto con Gesù avrebbe presumibilmente influenzato il suo giudizio.

Gli storici contestano il ritratto di Pilato fatto dal Nuovo Testamento. Fonti esterne al Nuovo Testamento sostengono che Pilato era noto per l'insensibile mancanza di attenzione nei confronti dell'opinione pubblica, la crocifissione di centinaia di ebrei e la brutale soppressione delle rivolte ebraiche. Alcuni storici speculano sul fatto che i resoconti del Nuovo Testamento potrebbero essere stati distorti di proposito dai loro autori, per ottenere favore da Roma, addossando la responsabilità principale dell'esecuzione di Gesù agli ebrei. Comunque, altri storici fanno notare che le iniziali brutalità di Pilato vennero commesse quando ancora godeva della protezione del suo patrono Seiano. Dopo l'esecuzione di quest'ultimo nel 31 d.C., Pilato sarebbe stato più incline a mantenere la pace tra i capi locali, piuttosto che rischiare disordini civili.

Secondo quanto riportato dal Nuovo Testamento, la persecuzione dei seguaci di Gesù continuò dopo la sua morte. Pietro e Giovanni vennero imprigionati dai capi dei giudei, tra i quali c'era l'alto sacerdote Annas, che comunque li rilasciò in seguito (Atti 4:1-21). In un altro momento, tutti gli apostoli vennero imprigionati dall'alto sacerdote e da altri Sadducei, per poi venire liberati da un angelo (Atti 5:17-18). Gli apostoli, dopo essere fuggiti, vennero portati nuovamente davanti al Sinedrio, ma questa volta Gamaliele (un Fariseo ben noto dalla letteratura rabbinica) convinse il Sinedrio a liberarli (Atti 5:27-40), cosa che il Sinedrio fece dopo averli fustigati.

Il Nuovo Testamento racconta della lapidazione di Stefano (Atti 6:8-7:60) da parte dei membri del Sinedrio. Stefano viene ricordato nella cristianità, come il primo martire (termine derivato dalla parola greca "martyros", che significa "testimone"). L'esecuzione di Stefano venne seguita da una grande persecuzione (Atti 8:1-3), guidata da un fariseo chiamato Paolo di Tarso (detto anche Saul), che gettò molti cristiani in prigione. Secondo il Nuovo Testamento, questa persecuzione continuò fino a quando Paolo si convertì al cristianesimo, apparentemente dopo aver visto una luce brillante ed aver udito la voce di Gesù, mentre era sulla strada per Damasco, dove si stava recando per eseguire altri imprigionamenti di cristiani (Atti 9:1-22). Negli Atti 9:23-25 viene riportato che "i giudei" di Damasco cercarono allora di uccidere Paolo. Essi lo stavano attendendo alle porte della città, ma egli riuscì ad evadere venendo calato con una cesta dalle mura cittadine, con l'aiuto di altri cristiani, e trovò rifugio a Gerusalemme. Comprensibilmente, ebbe inizialmente delle difficoltà a convincere i cristiani di Gerusalemme che lui, il loro persecutore, si era veramente convertito ed era diventato a sua volta un perseguitato (Atti 9:26-27). Venne compiuto un altro attentato alla sua vita, questa volta da parte degli "Ellenisti" (ci si riferisce qui ad un gruppo di ebrei ellenici (Atti 9:29)), coi quali discusse mentre si trovava a Gerusalemme o nei dintorni.

Esiste un dibattito sul motivo per cui Paolo, prima della sua converisone, aveva perseguitato i cristiani. Una possibilità è che stesse punendo gli ebrei che non osservavano più la legge ebraica. Ciò sembra però improbabile, in parte perché l'arrivo del messia non era all'epoca una ragione per abbandonare la legge; in effetti, alcuni studiosi ritengono che non fu che dopo la conversione di Paolo che i cristiani iniziarono a predicare questa pratica. Inoltre, esistono prove che gli apostoli osservarono almeno in parte la legge ebraica. Un'altra possibilità è che stesse punendo gli ebrei cristiani perché erano considerati blasfemi, sia per aver sostenuto che Dio si era fatto uomo, sia per aver diffamavano le autorità ebraiche accusandole di uccidere tanto Dio quanto i profeti che ne avevano annunciato la venuta. Altra possibilità è che stesse punendo i gentili che non osservavano la legge ebraica. Questa ipotesi è meno probabile, poiché gli ebrei non si aspettavano dai gentili che vivevano tra di loro (neanche da quelli che visitavano le loro sinagoghe) che osservassero la legge ebraica. L'ultima possibilità ha a che fare con l'intensa attività missionaria, da parte dei cristiani, negli anni immediatamente seguenti alla morte di Gesù. Gesù venne crocifisso come un ribelle; l'uso dei pulpiti delle sinagoghe da parte dei missionari cristiani per predicare la pretesa che egli sarebbe presto tornato, alla guida delle armate celesti, per stabilire il suo regno, avrebbe reso la comunità ebraica vulnerabile all'accusa di tradimento e di conseguenza alla punizione romana. I capi ebraici avrebbero soppresso qualsiasi apparente insurrezione, o rischio di suscitare l'ira dei romani.

Si veda anche l'articolo Ebrei nel Nuovo Testamento.

Persecuzione dei primi cristiani da parte dei romani

Secondo il Nuovo Testamento la crocifissione di Gesù venne autorizzata dalle autorità romane ed eseguita da soldati romani. Il Nuovo Testamento registra inoltre che Paolo di Tarso venne imprigionato in diverse occasioni dalle autorità romane. Una volta venne lapidato e dato per morto. Alla fine venne catturato e portato prigioniero a Roma. Il Nuovo Testamento non dice cosa ne fu di Paolo, ma la tradizione cristiana vuole che sia stato giustiziato a Roma tramite decapitazione. Secondo la tradizione cristiana, inoltre, anche Pietro venne giustiziato a Roma tramite crocifissione (a testa in giù, su sua richiesta, perché non credeva di meritarsi l'"onore" di morire allo stesso modo di Cristo).

Le prime persecuzioni secondo altre fonti

Nell'impero romano

Articolo di approfondimento: Persecuzione dei cristiani nell'impero romano

Nelle fonti agiografiche cristiane (vite dei santi e dei martiri) si ricordano tra la seconda metà del I e gli inzi del IV secolo 10 principali persecuzioni contro i cristiani (10 come le bibliche piaghe egiziane), avvenute sotto gli imperatori Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino il Trace, Decio, Valeriano, Aureliano e Diocleziano, fino all'editto di Milano (chiamato anche "editto di tolleranza") del 313, nel quale Costantino I riconobbe la libertà di culto ai cristiani, pur permettendo la professione dei culti pagani.

Queste fonti sono tuttavia imprecise, avendo come scopo non di raccontare una verità storica, ma di esaltare e mettere in luce la grandezza della propria fede, e vengono spesso contraddette da altre fonti non cristiane. Le stime del numero di cristiani uccisi per motivi religiosi prima del 313 variano molto, a seconda degli studiosi, da un massimo di quasi 100.000 ad un minimo di 10.000.

Nel I e II secolo non vi fu alcun decreto imperiale che ordinasse una persecuzione organizzata dei cristiani a causa delle loro fede. Uccisioni e condanne furono episodi circoscritti, legati a colpe concrete che venivano loro attribuite, e furono accompagnate anche da atteggiamenti favoreli in qualcuno degli imperatori. La grave crisi dell'impero nel III secolo fu invece causa di un atteggiamento in generale di maggiore ostilità, anche per il peso assunto dalle organizzazioni cristiane, che venivano viste come una minaccia ben più grave, soprattutto nelle regioni orientali dell'impero.

Nel 380 d.C., in seguito ad una strage compiuta dai Goti ai danni dei cristiani, il vescovo di Milano scomunicò l'imperatore Teodosio che non aveva fatto nulla per ostacolare o punire i Goti. Teodosio, cristiano convinto, implorò perdono al Vescovo, che ritirò la scomunica, mentre Teodosio emanò l'editto di Tessalonica con il quale proclamava il cristianesimo religione ufficiale dell'Impero Romano.

Fuori dall'impero romano

Nel 337 un intensificarsi nelle ostilità in corso tra la Persia Sassanide e l'Impero Romano sfociò in persecuzioni nei confronti dei cristiani da parte dei persiani. I cristiani furono percepiti come potenziali traditori perché amici di una Roma ormai cristianizzata dopo Costantino e nei decenni successivi migliaia di loro persero la vita. Nel III e IV secolo i missionari cristiani, e più di tutti Ulfila, convertirono i Goti alla cristianità ariana che i Goti vedevano come un attacco alla loro religione e cultura. Il re visigoto Atanarico avviò una persecuzione dei cristiani, molti dei quali vennero uccisi. Nel V e VI secolo, l'Arianesimo divenne prevalente tra i Goti; durante le loro incursioni in Italia, Gallia e Spagna, essi distrussero molte chiese ed uccisero diversi appartenenti al clero cistiano.

Nel 429 i Vandali (che erano Ariani) conquistarono l'Africa Romana. I cattolici vennero discriminati e le proprietà della chiesa confiscate. Migliaia di cattolici vennero messi al bando dal territorio occupato dai Vandali.

Successive persecuzioni ebraiche dei cristiani

Durante la famosa Rivolta di Bar Kochba, del 135, i cristiani si rifiutarono di combattere e, come risultato, secondo Giustino Martire, essi vennero "condannati ad essere puniti duramente se non avessero disconosciuto Gesù come Messia e maledetto il suo nome."[1]

Nello Yemen pre-islamico, il re ebreo Dhu Nuwas, dopo aver preso il potere, perseguitò i cristiani del suo regno, massacrando le comunità cristiane a Najran attorno al 524; apparentemente ciò avvenne come rappresaglia per le persecuzioni bizantine degli ebrei.[2] Secondo la tradizione musulmana egli sarebbe la persona maledetta nel Corano per aver bruciato vivi i credenti (Corano 85:4-8.).

Gran parte della propaganda cristiana sugli ebrei deve essere letta tenendo conto del pubblico a cui si rivolgeva e dell'effetto che desiderava conseguire. All'epoca del sacco di Gerusalemme di Khosrau II, nel 614, Antioco Stratego era un monaco del monastero (lavra) di San Saba a Gerusalemme. Il suo resoconto del sacco sostiene che gli ebrei colsero l'opportunità di perseguitare i cristiani. Ma forse è solo un vivido libello contro gli ebrei di Gerusalemme che prende il suo spunto letterario dalla tradizione agiografica e inventa paralleli con le Scritture. Questo tipo di propaganda era spesso pensato per infiammare l'antisemitismo. Rimane controverso il fatto che sia presente qualche verità storica nel resoconto di Stratego.

In Etiopia la regina Gudit, che perseguitò i cristiani attorno al 970 ed aiutò a far crollare il Regno di Axum, viene presentata dalle cronache etiopi come ebrea, anche se alcuni studiosi moderni hanno qualche dubbio a riguardo, suggerendo che potrebbe essere stata una pagana.[3]

Persecuzioni islamiche dei cristiani

Circa 1 milioni di cristiani uccisi da Ismail Enver (1881 - 1922) tra il 1914 e il 1918 sulla cifra complessiva 2 milioni di armeni massacrati.

Uccisioni e schiavizzazioni nel moderno Sudan

Più di un milione e mezzo di cristiani sono stati assassinati dagli islamisti nel nord del Sudan dal 1984.

Uccisioni in Pakistan

  • 28 ottobre 2001 - Lahore, Pakistan - Terroristi uccidono 15 cristiani in una chiesa.
  • 25 settembre 2002 - Due terroristi entrano nell'"Istituto di Pace e Giustizia", di Karachi: separano i musulmani dai cristiani e uccidono otto cristiani sparando loro alla testa.

Uccisioni in Indonesia

  • 1998 - 500 chiese cristiane incendiate a Java.
  • Novembre 1998 - 22 chiese incendiate a Jakarta. 13 cristiani uccisi.
  • Natale 1998 - 180 case e negozi appartenenti a cristiani sono distrutti a Poso, Central Sulawesi.
  • Pasqua 2000 - 800 case e negozi appartenenti a cristiani sono distrutti a Poso, Central Sulawesi.
  • 23 maggio 2000 - I cristiani si difendono da una folla di islamici. Muoiono 700 persone.
  • Giugno 2001 - Laskar Jihad dichiara la Jihad contro i cristiani. I cittadini musulmani sono reclutati a migliaia per sterminare i cristiani.

http://www.persecution.org/newsite/pressdetail.php?presscode=71

Discriminazioni e persecuzioni in altre nazioni arabe e musulmane

In Arabia Saudita i cristiani possono essere arrestati e fustigati per la pratica della loro fede in pubblico. A nessun non-musulmano è permesso diventare cittadino saudita. Gli incontri di preghiera dei cristiani vengono interrotti dalla polizia e le persone che si convertono al Cristianesimo possono ufficialmente venire giustiziate, anche se in realtà ciò non avviene da molti anni. (cf. US State Department)

In Egitto, il governo non riconosce ufficialmente le conversioni dall'Islam al Cristianesimo; poiché anche certi matrimoni interreligiosi non sono permessi, questo impedisce anche i matrimoni tra i convertiti al Cristianesimo e le persone nate in comunità cristiane e inoltre fa sì che i figli di cristiani convertiti vengano classificati come musulmani e ricevano un educazione musulmana. Il governo inoltre richiede dei permessi per la riparazione o per la costruzione di nuove chiese, che vengono spesso negati. I missionari stranieri possono entrare nella nazione solo se limitano le loro attività ai miglioramenti sociali e si astengono dal fare proseliti (US State Department). Il Papa copto Shenuda III venne mandato al confino nel 1981 dal Presidente Anwar Sadat, che in seguito scelse cinque vescovi copti e richiese loro di eleggersi un nuovo papa. Essi si rifiutarono e nel 1985 il Presidente Hosni Mubarak ripristinò Shenuda III, che era stato accusato di fomentare il conflitto interconfessionale. Particolarmente nell'Alto Egitto, l'ascesa dei gruppi estremistici islamici come la Gama'at Islamiyya, durante gli anni '80, venne accompagnata da attacchi ai Copti e alle loro chiese; questi attacchi sono declinati assieme a tali organizzazioni, ma continuano tutt'ora. La polizia è stata accusata di essere dalla parte degli attaccanti in alcuni di questi casi [4]. Ciò nonostante sono Copti alcuni alti funzionari del governo egiziano, come ad esempio Boutros Ghali e suo nipote Boutros Boutros-Ghali.

In Malesia, fare proseliti tra i musulmani è illegale. US State Department Per ulteriori informazioni si veda Cristianesimo in Malesia.

Nelle Filippine, il Fronte di Liberazione delle Isole Moro ha attaccato e ucciso dei cristiani. [5]

Persecuzione in Kosovo

Nel marzo 2004 gruppi composti principalmente da albanesi musulmani attaccarono oltre trenta chiese e monasteri cristiani in Kosovo, uccidendo almeno trenta persone e incendiando centinaia di abitazioni di cristiani, nell'arco di cinque giorni. Un comandante della NATO disse che l'azione poteva essere paragonata quasi alla pulizia etnica dei serbi, altri la compararono alla notte dei cristalli. Oltre 150 tra chiese e monasteri erano stati distrutti nei cinque anni precedenti a questo incidente. Si veda Rivolte in Kosovo e http://www.kosovo.net.

Discriminazione e persecuzione nell'Unione Sovietica

Dopo la Rivoluzione del 1917, i bolscevichi intrapresero un massiccio programma volto a rimuovere l'influenza della Chiesa Russa Ortodossa dal governo e dalla società russa, e a rendere lo Stato ateo. Migliaia di chiese furono distrutte o adibite ad altri usi (magazzini, depositi, ecc.); i monasteri furono chiusi o convertiti a campi di prigionia, di cui il più famoso è il monastero di Solovetz, divenuto il campo Solovki. Molti membri del clero furono imprigionati per attività anti-governative. Queste vittime sono oggi riconosciute come i "Nuovi Martiri" dalla chiesa russa ortodossa, mentre con il termine "Vecchi Martiri" si intendono le vittime delle persecuzioni romane. Le proprietà della chiesa, incluse le icone e altri oggetti sacri per le celebrazioni (specialmente quelli realizzati con materiali preziosi) furono confiscati e utilizzati per altri scopi.

Ciò nonostante, la religione non fu mai fuorilegge nell'Unione Sovietica, e la Costituzione Sovietica ha sempre garantito la libertà di culto a tutti i cittadini sovietici. Le persecuzionoi furono di solito intraprese per motivi politici, non religiosi.

La persecuzione si attenuò durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui il governo di Stalin volle creare una parvenza di pace con la chiesa per utilizzarla come parte dei suoi programmi, allo scopo di ispirare nei cittadini sentimenti patriottici per combattere il nemico tedesco. In seguito, il governo sovietico cercò di tenere la chiesa sotto controllo, nominando preti uomini fedeli, e, secondo quanto si asserisce, si arrivò al punto in cui le cariche principali furono ricoperte da ufficiali del KGB.

Uno sforzo concertato venne fatto per impedire o boicottare le assemblee dei cristiani. Durante gli anni '20 e '30 le celebrazioni del Natale e la tradizionale festa russa del Capodanno vennero proibite (in seguito il Capodanno venne ripristinato come festa secolare ed è oggi la principale festa di famiglia in Russia). Raduni e processioni religiose vennero inizialmente proibiti e in seguito strettamente limitati e regolamentati. Negli anni successivi, un metodo più subdolo di rovinare le festività cristiane prevedeva la trasmissione di film molto popolari, uno dietro l'altro, durante le principali feste, quando ci si aspettava che i credenti partecipassero alle processioni religiose, in particolare durante le celebrazioni della Pasqua. La mossa era indirizzata a far rimanere nelle case le persone dalla fede più incerta, incollati alle televisioni.

Un'intensa campagna ideologica, anti-cristiana e anti-religiosa, venne portata avanti nel corso della storia dell'Unione Sovietica. Un'intensa campagna propagandistica ed educativa fu intrapresa per convincere in particolare i bambini e i giovani a non diventare credenti, usando i testi scolastici per dipingere a tinte fosche il ruolo della religione cristiana e della chiesa. Ad esempio, molta enfasi venne posta sul ruolo della chiesa in avvenimenti come l'Inquisizione, la persecuzione di Galileo, Giordano Bruno e altri scienziati eretici e le Crociate. Gli studenti erano incoraggiati a provocare e usare la pressione tra pari nei confronti dei compagni di classe che indossavano croci o che professavano in altro modo la loro fede. Negli anni '20 esistevano molte pubblicazioni e circoli "anti-Dio" sponsorizzati dal governo, soprattutto la vituperante e satirica "Senzadio al banco di lavoro" ("Bezbozhnik u Stanka" in russo). Successivamente, queste scomparvero perché ormai una nuova generazione era cresciuta essenzialmente atea.

L'attacco alla religione fu realizzato anche da un punto di vista "scientifico". La Chiesa fu a torto rappresentata come oscurantista ed oppositrice della ricerca scientifica; in particolare fu preso di mira il presunto credo cristiano nel racconto letterale della creazione, nel libro della Genesi, deriso dai testi che supportavano la teoria evoluzionista di Darwin. All'interno della propaganda anti-straniera e anti-capitalista fu profuso uno sforzo non banale, specialmente negli anni 1920 e 1930, per imprimere nella mente delle persone un'immagine dell'Occidente dominato dall'ignoranza anti-scientifica della Chiesa, opposta all'ateismo scientifico e progressista dello stato sovietico.

In generale, la Chiesa fu descritta come corrotta, ipocrita, fedele servitrice del reazionario zar, oscurantista, "oppio dei popoli" (secondo la definizione di Karl Marx), e comunque cattiva. Questa persecuzione comunista nei confronti della Chiesa si rivelò un enorme successo. Nell'arco di una generazione, i Russi, tradizionalmente molto devoti, divennero in massa atei: questa trasformazione fu quasi completata degli anni '50. In conclusione, è stata una delle maggiori e efficaci persecuzioni mai sperimentate dai cristiani, alla pari solo con le eliminazioni della cristianità nel Medio Oriente, Nord Africa e Asia Minore da parte dei conquistatori musulmani e turchi.

In seguito alla caduta dell'Unione Sovietica, il governo della Russia si aprì con favore verso la Chiesa Russa Ortodossa e si verificò una crescita nel numero di fedeli in Russia. Come è stato verificato nel 2004, comunque, mentre una gran percentuale dei Russi oggi si descrivono come credenti e membri della Chiesa (erano un gruppo molto ristretto negli anni del governo sovietico), in realtà pochi frequentano la chiesa regolarmente, leggono la Bibbia, o ricevono la comunione. Sembra che per molte persone la fede sia diventata un motivo di identificazione personale, di preparazione al battesimo dei figli, di celebrazione di matrimoni e funerali, e nient'altro. Ciò costituisce una chiara testimonianza della completezza e del successo a lungo termine della persecuzione comunista contro la cristianità in Russia.

Richard Wurmbrand, autore di Tortured for Christ descrisse la persecuzione sistematica dei cristiani in una nazione del blocco dell'Est. Molti cristiani nell'Unione Sovietica furono imprigionati per l'unico motivo di credere in Dio - una sorte condivisa anche dai credenti ebrei. Molti di loro sono stati recentemente canonizzati come santi, in seguito alla morte per mano delle autorità sovietiche; nella chiesa ortodossa ci si riferisce a loro come "nuovi martiri". (Vedi anche Enemy of the people, Gulag, Alexander Solzhenitsyn, Varlam Shalamov)

Persecuzioni in altre nazioni del Blocco dell'Est

Enver Hoxha guidò una campagna per estinguere tutte le forme di religione in Albania nel 1967, chiudendo tutti gli edifici religiosi e dichiarando l'ateismo di stato. L'Albania è stata l'unica nazione del Blocco dell'Est ad aver dichiarato fuorilegge la religione. See Communist and post-Communist Albania.

Persecuzione di cristiani in Cina

Imperatore Tang Wu Zong

Tang Wu Zang (della dinastia Tang) governò dall'840 all'846. Noto come uno zelota taoista, dapprima soppresse il Buddismo in Cina per i suoi eccessi percepiti. Egli quindi attaccò tutte le altre religioni "straniere", incluso il cristianesimo. Il Nestorianesimo, l'unico ramo di cristianesimo cinese a quel tempo, fu virtualmente eliminato in Cina.

Quando l'imperatore della Cina Jiaqing dichiarò una politica "a porte chiuse", i cristiani ebbero i primi problemi. In seguito alla guerra dell'oppio i cristiani divennero un obiettivo odiato e molti di loro furono uccisi durante la ribellione dei boxer.

Il governo comunista cerca di mantenere uno stretto controllo sulle religioni, pertanto le uniche chiese cristiane consentite dalla legge sono quelle sotto il controllo del partito comunista.

Persecuzioni in Giappone

Arrivo del Cristianesimo

Il cristianesimo arrivò in Giappone al seguito dei portoghesi, nei primi anni del 1500, e guadagnò molto terreno.

Periodo Edo

Verso la fine del Periodo Sengoku, alla fine del XVI secolo, il kampaku regnante Hideyoshi Toyotomi si preoccupò della crescente popolarità del cristianesimo e scacciò i missionari, uccidendo 26 cristiani come monito. Con la successiva ascesa dello Shogunato Tokugawa crebbero i sentimenti anti-cristiani del governo. Nel 1614, soprattutto per stroncare i tentativi olandesi di insinuarsi nell'economia giapponese, il cristianesimo venne messo fuori legge. La punizione per chi seguiva il cristianesimo era la morte. Migliaia di cristiani giapponesi vennero uccisi per aver mantenuto la loro fede nonostante il divieto. Rimase solo una sostanziosa comunità di cristiani a Nagasaki, oltre a gruppi più piccoli sparsi in tutto il Giappone.

Rivoluzione Meiji e seconda guerra mondiale

Durante il Periodo Meiji e fino alla fine della seconda guerra mondiale, la legge che vietava il cristianesimo rimase in vigore, anche se tecnicamente la Costituzione Meiji consentiva la libertà di culto. Di fatto il cristianesimo era ancora una religione illegale in Giappone e restava punibile con la morte. Con le nuove riforme Nagasaki si aprì ai commerci, ma rimase in vigore sia la proibizione del cristianesimo che la persecuzione da parte del governo. Ciononostante il cristianesimo continuò a crescere. Durante la seconda guerra mondiale lo Shintoismo divenne la religione ufficiale e tutte le altre divennero dei crimini con vari gradi di punibilità. La persecuzione, in particolare nei confronti dei cristiani (che erano considerati simpatizzanti degli Alleati), si intensificò fino alla fine della guerra, poiché i non aderenti allo shintoismo erano visti come traditori della patria.

Fine della persecuzione

Dopo 1945, come parte delle condizioni di resa, il Giappone fu obbligato a dichiarare la libertà di culto e la fine della persecuzione. Dopo che il Giappone riottenne la propria sovranità la libertà di culto rimase come parte integrante della nuova costituzione.

Persecuzione nazista dei cristiani

Anche se meno programmaticamente ostile alla cristianità di quanto non fosse l'Unione Sovietica, e molto meno ostile rispetto agli ebrei, che i nazisti cercarono di sterminare nell'Olocausto in tutto il Terzo Reich e nei territori che caddero sotto il loro controllo, il totalitarismo nazista richiedeva che tutte le attività religiose si conformassero ai desideri della leadership nazista. Anche se un tentativo fatto da Alfred Rosenberg di restaurare un paganesimo "ariano" non portò alcun frutto, soprattutto a causa dell'opposizione popolare, le chiese cristiane furono obbligate ad accettare le dottrine razziali del nazismo. La Gestapo teneva d'occhio il clero e le congregazioni cristiane, alla ricerca di una qualsiasi parvenza di dissenso con le politiche naziste, e molti laici ed ecclesiastici cristiani finirono nei campi di concentramento quando cercarono di opporsi agli insegnamenti e alle pratiche del nazismo o se agivano in base a convinzioni pacifiste (come molti Testimoni di Geova).

L'espansione della Germania Nazista e l'instaurazione del dominio nazista nelle nazioni occupate portò a persecuzioni che andavano da quelle caratteristiche della Germania stessa a condizioni simili a quelle dell'Unione Sovietica. I preti cattolici in Polonia precedettero persino gli ebrei nella strada verso i campi di concentramento; molti vennero uccisi con la liquidazione dell'intellighentsia polacca.

Persecuzioni hindu dei cristiani

Il 23 gennaio 1999, nello stato di Orissa, un missionario cristiano australiano di 55 anni, Graham Staines, e i suoi due figli, di 8 e 10 anni, vennero bruciati da membri dell'Hindutva Parivar, un gruppo nazionalista Hindu. Staines era accusato di aver fatto dei commenti dispregiativi sull'Induismo, di aver convertito in modo fraudolento membri di tribù locali, aggredito sessualmente la moglie di un contadino e ucciso delle mucche, l'animale più sacro per gli hindu.

Nel settembre 2002 otto missionari cristiani furono picchiati da fondamentalisti hindu durante una funzione religiosa.

Nell'ottobre 2002 il governatore dello stato indiano del Tamil Nadu emise un ordinanza mirata a impedire le conversioni al cristianesimo, col pretesto che esse avvengono in modo ingannevole. Se ritenuti colpevoli di questo crimine i cristiani possono essere condannati fino a tre anni.

Bisogna dire che gli hindu locali hanno spesso criticato i missionari cristiani di sfruttare le condizioni di povertà dei non-cristiani allo scopo di convertirli. In diversi casi pastori cristiani hanno fatto commenti denigratori sull'hinduismo. In alcune occasioni missionari stranieri hanno negato le cure mediche e gli aiuti alimentari agli hindu che si rifiutavano di convertirsi al cristianesimo.

Da notare che la maggioranza dei casi di persecuzione dei cristiani in India non coinvolge i mativi Cristiani di San Tommaso, ma piuttosto i cattolici di rito latino e i protestanti.

Si veda: Fonte cristiana di notizie con diversi articoli sulle persecuzioni in India e Indiani contro l'aggressione cristiana

Bibliografia

  • Let My People Go: The True Story of Present-Day Persecution and Slavery Cal. R. Bombay, Multnomah Publishers, 1998
  • Their Blood Cries Out Paul Marshall e Lela Gilbert, World Press, 1997.
  • In the Lion's Den: Persecuted Christians and What the Western Church Can Do About It Nina Shea, Broadman & Holman, 1997.
  • Catholic Martyrs of the Twentieth Century: A Comprehensive World History di Robert Royal, Crossroad/Herder & Herder; (Aprile 2000). ISBN 0824518462
  • The New Catholic Encyclopedia, 1967 (edizione in 15 volumi)

Voci correlate

Collegamenti esterni