Monaca di Monza
Marianna De Leyva, in religione suor Virginia, meglio nota come la Monaca di Monza o la Signora (Milano, 1575 – Milano, 17 gennaio 1650), è stata una religiosa italiana. Fu la protagonista di un celebre scandalo che sconvolse Monza all'inizio del XVII secolo. La sua fama attuale si deve soprattutto al romanzo I promessi sposi, nel quale Alessandro Manzoni inserì la sua vicenda.
Famiglia
Marianna de Leyva era figlia di Martino de Leyva, conte di Monza, quindi nipote di Antonio de Leyva[1]. Martino de Leyva era a sua volta figlio di Luis de Leyva, primo governatore spagnolo di Milano. La madre, Virginia Maria, era figlia di Tommaso Marino. I Marino erano banchieri liguri di lontane origini nobili trasferitisi a Milano nel 1520 dove Giovanni, fratello maggiore di Tommaso, accumulò una grande fortuna, che Tommaso, suo erede e megalomane, dissipò facendo costruire l’omonimo palazzo Marino in cui nacque e visse anche Marianna fino agli undici anni, prima di entrare in convento a Monza. Tra i beni ereditati da Tommaso Marino c'erano anche i fondi della cascina "Mirabello" e della cascina dei "Pomi", su cui un secolo dopo il cardinale Angelo Maria Durini farà costruire Villa Mirabello. La madre Virginia Maria Marino, vedova dal 1573 del conte Ercole Pio di Savoia, signore di Sassuolo, da cui ebbe un unico figlio: Marco Pio di Savoia, il 22 dicembre 1574 sposò Martino de Leyva che lasciò vedovo con la bimba di neanche un anno, nel 1576, colpita dalla peste. Martino de Leyva si risposerà a Valencia in Spagna nel 1588[2]
Biografia
I De Leyva erano i feudatari di Monza: Marianna apparteneva dunque alla più potente famiglia della città. Nel 1591, a sedici anni, si fece suora, probabilmente spinta o costretta dal padre, a causa del maggiorascato che, a suo svantaggio, vedeva l'intera eredità della famiglia al fratello maggiore. Assunse il nome di suor Virginia ed entrò nel convento monzese di Santa Margherita (oggi non più esistente).
Dopo alcuni anni, ella intrecciò una relazione con il nobile monzese Egidio Osio, la cui abitazione confinava con il monastero. Dalla relazione nacque un figlio la cui esistenza venne tenuta nascosta; quindi un'ulteriore gravidanza fu interrotta da un aborto. La situazione precipitò nel 1606, quando una giovane conversa, Caterina Cassini da Meda, minacciò di rendere pubblica la relazione: Osio la uccise e la seppellì presso il convento, quindi tentò di eliminare altre due suore che erano state loro complici, per assicurarsi che non parlassero: affogò l'una e gettò l'altra in un pozzo. Quest'ultima però sopravvisse e denunciò tutto alle autorità, e lo scandalo esplose. Suor Virginia, subito arrestata, fu condannata alla reclusione a vita in una cella murata. Osio invece, condannato a morte in contumacia e ricercato, si rifugiò a Milano presso dei nobili suoi amici, ma essi lo tradirono e lo uccisero per incassare la taglia che era stata offerta per la sua cattura.
Nel 1622, dopo quindici anni trascorsi nella cella murata, suor Virginia fu esaminata dal cardinale Federigo Borromeo e trovata redenta: le fu quindi concesso il perdono e fu trasferita in un convento di Milano, dove visse per altri ventotto anni fino alla morte.
I promessi sposi
Ne I promessi sposi, Alessandro Manzoni riprende la figura della "monaca di Monza"; tuttavia cambia i nomi ai personaggi (suor Virginia è chiamata nel romanzo Gertrude, il suo amante Egidio) e ne trasporta la vicenda in avanti nel tempo di alcuni anni (l'azione del romanzo si svolge tra il 1628 e il 1630, oltre vent'anni dopo i fatti reali).
Manzoni descrive come la giovane Gertrude venga monacata a forza, non già con la violenza, ma con una costante e sottile opera di persuasione, iniziata fin dalla sua infanzia, alla quale poco alla volta ella si piega. La successiva relazione con Egidio è lasciata intuire più che descritta; Manzoni la introduce con una frase divenuta proverbiale: quando l'uomo per la prima volta le rivolse la parola, "la sventurata rispose".
In seguito suor Gertrude, su richiesta di fra Cristoforo, riceve Lucia, in fuga da Lecco, e la ospita nel convento; ella le si affeziona e la protegge, ma poi cede alle pressioni di Egidio, complice dell'Innominato, la tradisce e la consegna agli sgherri di quest'ultimo.
Curiosità
- Pare che la Monaca di Monza abbia tenuto nei tempi precedenti agli scandali una corrispondenza con il noto uomo di scienze Bartolomeo Zucchi.
- Ai de Leyva è dedicata una via centrale di Monza.
- Via o anche vicolo "della Signora" a Monza si riferisce a Suor Virginia de Leyva
- Molti identificano lo storico collegio delle suore preziosine, sede di un Liceo Artistico rinomato, con il convento delle monache del romanzo manzoniano.
Altri progetti
- Wikibooks contiene testi o manuali riguardanti la Virginia de Leyva
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Virginia de Leyva
Collegamenti esterni
Bibliografia
- Mario Mazzucchelli La monaca di Monza Dall'Oglio editore 1962
Note
- ^ Martino de Leyva era figlio secondogenito di Luis de Leyva, primo governatore spagnolo di Milano, figlio unico di Antonio de Leyva, divenuto conte di Monza e suo feudatario per meriti di guerra acquisiti nella battaglia di Pavia del 1525. Luis de Leyva aveva sposato Marianna de la Cueva dei principi d'Ascoli da cui ebbe cinque figli maschi fra cui Martino e una femmina di nome Marianna, che sposerà il marchese Massimiliano Stampa-Soncino da cui avrà quattro figli maschi. Fonte: Mario Mazzucchelli in La monaca di Monza Dall'Oglio editore 1962
- ^ Dal secondo matrimonio nel 1588 di Martino de Leyva con Anna Viquez de Moncada, figlia di Gerolamo Viquez Mauriques, barone di Laurin, nasceranno Antonio (1590-1611), morto in guerra, e Adriana, francescana scalza in un convento di Madrid. Fonte: Mario Mazzucchelli in La monaca di Monza Dall'Oglio editore 1962