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Bobbio (Bobi in dialetto bobbiese, Bêubbi in ligure, Bobium in latino) è un comune di 3.724 abitanti in provincia di Piacenza, posto nella media Val Trebbia. Fino al 1923 era parte della provincia di Pavia.

Il capoluogo è un'antica e piccola città d'origine alto medioevale adagiata ai piedi del Monte Penice (1.460 m.), sulla sponda sinistra del fiume Trebbia, tra i torrenti Bobbio e Dorbida, circondata dalle cime del Groppo di Pradegna (960 m.), dei Tre Abati (1.072 m.), del Bricco di Carana (805 m.) e della Costa Ferrata (1.036 m.) con a sud il Bosco del Comune ed il Monte Gazzolo (498 m.). E' città d'arte.

Bobbio è stato un centro di importanza europea per il ruolo religioso, culturale e civile svolto nell'alto medioevo. Oggi è nei fatti, oltre ad ambita meta turistica, il centro di riferimento per tutto il bacino della valle e zone limitrofe; la sua posizione in riva sinistra del fiume Trebbia ne caratterizza l'impianto urbanistico, essendo il fiume arteria di collegamento per le genti sin dall'antichità e luogo di confine tra culture diverse ma con storie correlate.

La città e i suoi dintorni sono da sempre oggetto di studio e ricerca sotto aspetti molteplici: geologici, culturali, ambientali; in relazione,anche, con l'assetto del territorio appenninico, di interesse culturale e filologico la storia passata, motivi tutti che concorrono a rendere la città un vero e proprio angolo di interesse internazionale.

Fondata intorno al IV secolo dai romani, si sviluppò grazie a San Colombano, agli abati e ai monaci colombaniani a partire dal VII secolo. Fu per tutto il Medioevo un importante centro monastico, facendone una Montecassino dell'Italia settentrionale ed d'Europa.

Infatti Bobbio fu sede di un feudo monastico che diventò poi Contea vescovile avendo ricevuto il titolo imperiale di Città (1014), con al centro la storica abbazia fondata da San Colombano nel 614, resa famosa anche dallo Scriptorium di Bobbio, il cui catalogo, nel 982, comprendeva 750 codici[1] e che ha conservato 25 dei 150 manoscritti più antichi della letteratura latina esistenti al mondo. Fu presa come spunto per il romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa.

Tra di essi i più famosi sono: il De Republica di Cicerone, attualmente nella Biblioteca Vaticana, il Virgilio della Laurenziana; il Plauto della Capitolare di Verona; le Lettere di Seneca a Lucillo della Queriniana, il Codice Purpureo dei Vangeli. Altri codici superstiti sono conservati all'Ambrosiana di Milano, alla Vaticana, alla Nazionale di Torino, a Parigi, a Madrid, a Berlino e in altre importanti biblioteche del mondo.

Il centro storico, rimasto ancor oggi il cuore vivente della città, ha mantenuto intatte le caratteristiche del borgo medioevale e molti degli edifici più antichi vengono utilizzati, oltre le private abitazioni, come sedi di uffici pubblici o per scopi culturali (corsi musicali, musei, biblioteche) e ricreativi.

Tra gli edifici più importanti vi sono: l'Abbazia di San Colombano, con il sepolcro del Santo fondatore ed il Mosaico della cripta, il Museo dell'Abbazia e il Museo della Città; l'antica Cattedrale dell'Assunta e Duomo di Bobbio, il Palazzo Vescovile e l'Archivium Bobiense e nella cripta il sepolcro dei vescovi e la cappella del Santo vescovo Antonio Maria Gianelli; la chiesa di San Lorenzo; la chiesa ed il monastero di San Francesco;il convento e la ex chiesa di San Nicola; il Santuario-Basilica della Madonnina dell'Aiuto (patrona della Città), con la sottostante chiesetta seicentesca ed il tempietto con l'immagine della Vergine miracolosa; il Castello Malaspiniano dei Malaspina e dei Dal Verme, con il sottostante parco ed l'antico quartiere Castellaro; il celebre Ponte Gobbo (o del diavolo), simbolo della Città, il convento di Santa Chiara e gli antichi Palazzi bobbiensi (Malaspina, Tamburelli, Olmi, Alcarini, Calvi, ecc.) alcuni privati ed altri pubblici, le antiche contrade e le piazze storiche(S.Colombano,S.Fara,S.Francesco,del Duomo,di Porta Frangùla); i mulini della cittadina nascosti nel centro storico fino al mulino Ocelli del Borgo; ma ancora il complesso delle Terme di Bobbio, il campeggio e i centri per la pratica degli sport più diversi, sia in città che nei dintorni dell'Appennino e della Conca di Bobbio.

Dall'alto di Bobbio domina il Santuario di Santa Maria situato sulla cima del Monte Penice luogo turistico anche d'inverno grazie agli impianti sciistici.

Geografia

Il territorio comunale oltre alla cittadina ospita numerose frazioni sparse ed alcune molto popolate specie nei fine settimana e nel periodo estivo, dagli insediamenti puntuali, costituiti da singole case, a centri di un certo rilievo, tra i più importanti Mezzano Scotti, S. Maria, Vaccarezza, Cassolo, Pian Casale, le quali insistono nella Conca di Bobbio, nelle valli del Trebbia, nella valle del Carlone e del torrente Bobbio e Dorba; l'elenco è volutamente ridotto, altre località sono presenti sul territorio con non meno dignità.

Il territorio a sud confina con il comune di Corte Brugnatella dopo le frazioni di San Salvatore e Telecchio ed in cima alla valle del Carlone; ad ovest e nord-ovest segue il confine regionale con la Lombardia e la provincia di Pavia in cima alle valle del Bobbio, dopo il Passo Scaparina, il monte Penice, il Passo del Penice (con vicino anche il Passo del Brallo), i Sassi Neri e il Passo Crocetta; a nord con i comuni di Pecorara, Piozzano e Travo, in alto dopo Pietra Parcellara, Pietra Marcia ed in basso sulla statale dopo Cassolo e Bertuzzi; ad est a metà valle con il comune di Coli, sopra Arelli ed altre frazioni.

Il paesaggio della val Trebbia e del territorio comunale è ordinatamente coltivato, e si alternano ai campi coltivati i boschi cedui, finache le pinete e faggiete, non mancano le zone brulle come la Pietra Parcellara, con tutto il fascino delle aree desertiche. Da visitare il fiume Trebbia, dalle acque cristalline è questo uno dei pochissimi fiumi italiani ancora balneabili il quale si snoda con meandri spettacolari in una delle valli più suggestive di tutto l'Appennino, ad arricchire in portata le acque del Trebbia concorre soprattutto l'affluente Aveto, ma anche, nei pressi di Bobbio, i torrenti Curiasca, Carlone, Bobbio, Dorbida, e Dorba; il Trebbia lungo il suo corso, richiamati dalle fresche acque, è meta ogni estate per numerosi bagnanti; è possibile praticare canoa, nuoto, pesca e altri sport.

Bobbio si trova nella Conca (finestra tettonica) cui si accede da nord (proveniendo da Piacenza) attraverso la galleria di Barberino, con il suo orrido sul fiume, dopo questa strozzatura la valle si allarga e possiamo scorgere sulla riva sinistra del fiume medesimo il castello del Dego e di fronte sull'altra riva Piancasale (vi era anche li un castello ora divenuta abitazione), infatti fu fino al 1923 zona di confine con Piacenza. A sud (verso Genova) si restringe nuovamente dopo il ponte sul Trebbia in corrispondenza dell'altura denominata "Bricco di Carana"; scendendo verso sud il corso del fiume si fa tortuoso e descrive degli spettacolari meandri, i così detti meandri di San Salvatore; ed in alto, poco più a sud, è visibile la chiesa ed il piccolo borgo di Brugnello ( Già pertinenza del monastero) a picco sul fiume.

Oltre alla Val Trebbia vi sono le valli laterali del Bobbio e Carlone balneabili e la seconda famosa per le sue cascate, e i gli antichi sentieri per raggiungere la suggestiva Cascata termale San Cristoforo del Carlone.

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Bobbio.

Il clima è particolare, pur trovandosi vicino alla Pianura Padana risente della altretanto vicinaza con il Mar Ligure, Bobbio difficilmente è avvolto da nebbie. L'inverno non è rigidissimo (microclima ligure) mentre in estate il caldo non è mai insopportabile.

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Bobbio.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia di Bobbio.

Il nome della città viene dal "saltus Boielis" (Monte Penice), toponimo di origine celtico-ligure. Il primo nucleo risale al periodo della romanizzazione del IV secolo (sotto il municipio romano di Velleia).

I Longobardi scesero in Italia nella seconda metà del VI secolo, riuscendo a conquistare Pavia, poi loro capitale, nel 572. Il presidio romano di Bobium venne assegnato al duca Sundrarit, che prese in concessione anche le saline. La storia di Bobbio è connessa dall'Alto Medioevo con la costruzione dell' Abbazia di San Colombano nel 614. Il primo nucleo monastico era di 4 miglia intorno al monastero e contava su metà della produzione delle saline, mentre l'altra metà continuava a spettare al duca longobardo. Successivamente il territorio crebbe e l'uso delle saline sarà totale.

Durante l'Alto Medioevo Bobbio, al pari di Montecassino, fu un importante centro culturale, riferimento per la sua biblioteca o scriptorium, collegata con i vari monasteri sparsi in Italia e all'estero. Nel 774 Pavia cade con l'avvento dei Franchi, ma la città rimase autonoma sotto le dipendenze del monastero fino a Carlo Magno e nel 834 come abate venne nominato suo cugino ed influente consigliere Wala, allontanato dalla corte per dissapori con il nuovo imperatore.

In quel periodo Bobbio divenne un vero e proprio feudo monastico grandissimo ed esteso, non raggruppato su di un unico latifondo, salvo la zona della Val Trebbia, dell'Oltrepò, della Val Tidone, della Val Curone e della Val d'Aveto che era unica e contigua; bensì era formato da terreni e piccoli feudi sparsi per tutta l'Italia settentrionale, dalle coste del Mar Ligure al Piemonte e al lago di Como, al lago di Garda, le zone del Ticino e del Po, fino all'Adriatico, con una flotta di imbarcazioni che collegavano Pavia con la Svizzera e per il Po i possedimenti sul Mincio, di Comacchio, Ferrara, Ravenna, Venezia ed Ascoli Piceno, ma anch e sul mare con i porti liguri di Moneglia e Porto Venere.

Vi furono possedimenti nel Lodigiano (San Colombano al Lambro), nella Val Pellice (Bobbio Pellice), in Valsassina (Piani di Bobbio), in Liguria (San Colombano Certenoli), lungo la zona appenninica per la Via degli Abati (antica Via Francigena) da Bobbio passando per Bedonia, Bardi, Borgo Val di Taro, Berceto, la Cisa e Pontremoli, in Lunigiana, nella Val Fontanabuona, nella Val di Vara e la Magra ed in Garfagnana, ecc.

Il feudo ebbe la protezione imperiale e papale e l'abate era nullius dioeceseos (Abbazia territoriale) e dal 643 vi era anche la carica di Abate mitrato, ed era difeso anche dagli Obertenghi, in esso i monaci vi avevano costruito numerosissimi monasteri sia secondo la regola colombaniana che benedettina e vi coltivavano le terre in modo intensivo, specie impiantando anche vigneti, oliveti e castagneti e costruendo mulini; inoltre vi erano numerosi allevamenti specie di pecore per l'utilizzo della pergamena per lo scriptorium, sia di Bobbio che nei vari monasteri. Inoltre si trovavano monasteri sparsi all'estero dalla Spagna fino alla Germania, in Irlanda ed in Inghilterra, collegati da numerose strade percorse da pellegrini e da monaci.

Vi furono edificati numerosi castelli e fortificazioni sul territorio a protezione anche religiosa, specie nel periodo delle invasioni musulmane.

L'abate Agilulfo iniziò la costruzione nel 883 del nuovo monastero dove si trova attualmente; nel X secolo iniziò la prima decadenza anche per l'affievolirsi della protezione imperiale e papale e molti feudi passarono direttamente agli Obertenghi e poi ai vari rami famigliari.

Sede vescovile (quindi abate-vescovo con diocesi esente soggetta alla Santa Sede) già nel 1014 con il titolo di Città, con l'abate Pietroaldo; Contea nel 1028 con il vescovo-conte Sigefredo; successivamente con il tradimento del vescovo Guarnerio, poi scomunicato, inizia la seconda e più imponente decadenza di Bobbio.

Nel 1133 la diocesi di Bobbio fino allora diocesi esente o prelatura territoriale, diventò diocesi suffraganea alla nuova sede metropolita di Genova.

 
Il Duomo di Bobbio

La Contea di Bobbio fu ridotta alla Val Trebbia fino a Torriglia (Ge), alla Val d'Aveto fino a Santo Stefano d'Aveto (Ge), all'Oltrepò, alla Val Tidone (Pecorara, Pianello Val Tidone) e alla Val Curone; gli altri feudi sono persi e dati agli Obertenghi e ciò verra confermato anche dall'imperatore Federico il Barbarossa nel 1164, che toglierà altri territori alla Contea a vantaggio dei Malaspina discendenti dagli Obertenghi.

Il Duomo romanico risale al XI secolo, il monastero di S. Francesco (visibile vicino all'omonima piazza) è del 1230. Il primo comune si formò nel XII secolo e nel 1176 partecipò con il suo esercito alla Battaglia di Legnano. Nel 1304 diviene Signoria sotto Corradino Malaspina che vi costruisce il castello sopra l'antico monastero protoromanico. Verso la fine del XII secolo la città venne cinta da mura, ancora visibili in alcuni punti, con cinque porte: Cebulle, Frangule, Alcarina, Agazza, Nova. Il tessuto urbano crebbe attorno al complesso monastico del IX secolo; durante il XIV secolo venne diviso in terzieri: del Castello, del Duomo, di Porta Nova.

Nel 1341 passò ai Visconti e poi dal 1387 ai conti feudatari Dal Verme (infeudati dal 1436), assieme alla contea di Voghera ai feudi di Pecorara, Pianello Val Tidone,Castel San Giovanni (perso nel 1485) e della Valsassina (perso nel 1647), fino al 1805.

Nel 1516 Bobbio diviene Marchesato sotto i Dal Verme e comprende varie contee [Voghera, Tortona (con il Vescovado) e la signoria del Malaspina], nel 1593 Voghera diventa autonomo sotto un'altra signoria ma sempre sotto il Marchesato. Nel 1743 Bobbio diviene Provincia di Bobbio, fino al 1861 e passa ai Savoia; nel 1770 il Marchesato ormai superato è abolito. Nel 1797 con l'abolizione dei feudi imperiali da parte di Napoleone e il riordinamento dei territori Bobbio diviene Circondario (le provincie erano state abolite).

Dal 1805 la città è sede del Circondario autonomo ed aggregato alla Repubblica Ligure, ma nel 1815 caduto l'Impero Napoleonico divenne nuovamente Provincia ligure.

Nel 1859 con il riordinamento del Regno d'Italia Bobbio passa sotto Pavia, il passaggio è effettivo dal 1861, quando viene retrocesso a Circondario.

Fece parte dello stato milanese, dello stato sabaudo e, nel regno d'Italia, della Liguria, e della provincia di Pavia fino al 1923, quando perse ogni autonomia circondariale che aveva dal governo abaziale del 614 con la chiusura del Tribunale mandamentale e delle carceri (oggi ancora visibili), ed aggregata con varie separazioni di territorio alla provincia di Piacenza.

Durante la seconda guerra mondiale, venne liberata dal movimento resistenziale locale nell'estate del 1944. Dal 7 luglio fino al 27 agosto di quell'anno, quando venne nuovamente occupata da truppe della R.S.I., la città ebbe un'amministrazione partigiana e fu uno dei primi esempi di "Città libere" del nord Italia.

Bobbio, Città d'Europa

Bobbio ha il titolo di Città fin dal 1014,conferito con bolla imperiale da Enrico II, ma già nel 614 San Colombano vi era giunto con i suoi monaci colombaniani e una moltitudine di genti provenienti dai territori attraversati dal Santo, franchi, alemanni e molti altri cui aveva evangelizzato e che un giorno si sarebbero chiamati Europa.

La città diventò quindi un centro cosmopolito di arte cultura e scienza.

In una delle dichiarazioni di Colombano è facile intuire la sua visione: "Siamo membra di uno stesso corpo, sia che siamo Galli, Britanni o Iberi o di qualsiasi altra popolazione". Fu il primo a citare l'Europa (tutus Europae) in una delle lettere al papa Gregorio Magno auspicandone l'unione delle nazioni in un solo popolo cristiano.

Considerata la presenza delle spoglie mortali del santo, la città è spesso meta di alte personalità straniere, tra cui capi di stato irlandesi, presidenti del Consiglio d'Europa e membri del corpo diplomatico. Ha ottenuto la dignità di Città d'Europa.

Stemma della Città

Ben visibile in alto a sinista, è costituito da una croce latina rossa in campo bianco, simbolo dei Visconti, e da due colombe bianche, una a destra e l'altra a sinistra nella parte alta e che si guardano tra loro, simbolo di SanColombano. Lo stemma è riprodotto anche sul sepolcro del Santo nella cripta dell'Abbazia.

Evoluzione demografica

Situazione del movimento anagrafico del 2007:

  • Residenti 01-01-2007: 3.718
  • Nati: 16
  • Morti: 68
  • Emigrati: 76
  • Immigrati: 134
  • Residenti 31-12-2007: 3.724 (+6).

Abitanti censiti[2]

Monumenti, musei e luoghi a Bobbio e dintorni

File:Bobbio mappa.jpg
Pianta del centro storico di Bobbio

Cultura

Bobbio nella letteratura e nel cinema

  • Il regista Marco Bellocchio, la cui famiglia è originaria di Bobbio, ha girato in città e nelle immediate vicinanze il suo primo film di successo, I pugni in tasca. Molti bobbiesi recitarono nel film come comparse.
  • Il cenobio di Bobbio e la sua biblioteca – tra le più ricche dei primi secoli del medioevo – vengono citati nel romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa.
  • Marco Bellocchio cura ogni anno attività culturali legate al cinema, in particolare dirigendo il Laboratorio Farecinema e il Festival cinematografico Bobbio film festival (con rappresentazioni nel periodo estivo).

Bobbio Film Festival

La città di Bobbio ha il suo festival cinematografico diretto da Marco Bellocchio esso nasce dal Laboratorio Farecinema, e poi diverrà il concorso cinematografico Bobbio Film Festival. “Farecinema – incontro con gli autori” nasce da un’idea del Maestro Marco Bellocchio che ha voluto creare nella sua città, Bobbio, un laboratorio per insegnare l’arte della regia cinematografica. Già dalla prima edizione si è tenuta, collateralmente al laboratorio, una rassegna serale di film aperta al pubblico con un cineforum al termine delle proiezioni dove partecipavano personaggi rappresentativi del film proiettato. Nel 2005 la rassegna diventa Festival prendendo il nome di “Bobbio Film Festival” e Marco Bellocchio istituisce il premio “Il Gobbo d’Oro” con riferimento al simbolo di Bobbio, il medievale Ponte Gobbo, che andrà a premiare il film giudicato il migliore tra quelli proposti. Alla rassegna collabora il cinema locale che si trasferisce nel chiostro dell'Abbazia di San Colombano dove si tiene tradizionalmente l'evento. Parallelamente continua il laboratorio Farecinema che diverrà una scuola di regia e recitazione, e la città di Bobbio e dintorni diventano anche un set cinematografico con la possibilità di partecipazioni di comparse anche prese dalla strada.

Concorso letterario

Dal 2008 la locale casa editrice Pontegobbo e il quotidiano piacentino La Libertà indicano un concorso letterario aperto a giovani scrittori italiani e stranieri di narrativa e poesia. Il concorso da modo a giovani talenti sconosciuti, partecipando, di emergere facendosi conoscere ed apprezzare da pubblico e critica. Ai più bravi saranno riconosciuti premi e per i primi classificati vi sarà la possibilità di pubblicazioni agevolate, mentre chi si affermerà come vincitore otterrà la pubblicazione gratuita e l'inserimento in tutti i contesti narrativi. Parallelamente in Piazza S.Fara sotto il porticato dell'Abbazia di San Colombano si tiene la manifestazione Libri in Piazza gestita dalla Pontegobbo, con la possibilità di conoscere ed acquistare opere di narrativa locale storica turistica.

Musica e balli

  Lo stesso argomento in dettaglio: Quattro province.
 
Bani il pifferaio

Posizionata nel cuore delle quattro province, Bobbio può vantare una tradizione musicale molto antica, legata all'uso di uno strumento, il piffero (oboe popolare ad ancia doppia), che accompagnato dalla fisarmonica, porta con sé un vasto repertorio di brani che scandivano i vari momenti della vita della comunità. Oltre che per il ballo (famosa la giga di Bobbio Bala Ghidon), vi sono brani per il cantamaggio, con la variante della festa della Santa Croce, il matrimonio, la leva (Leva levon a Santa Maria) e che ricordano luoghi e fatti legati al passato (la canzone del Draghin). Nelle feste da ballo, oltre a valzer, polca e mazurca si possono incontrare danze arcaiche come: l'alessandrina, la monferrina, la giga a due.

Il gruppo musicale de I Müsetta composto da Tilion (Attilio Rocca di Ozzola), Piercarlo Cardinali di Piacenza e da Bani (Ettore Losini di Degara) anima feste e celebrazioni e ha portato queste musiche anche all'estero: in Francia, Irlanda, Spagna e Olanda. Nella frazione di Degara si trova il laboratorio di Bani dove costruisce pifferi e cornamuse (tra cui la müsa appenninica); grazie al suo lavoro la tradizione dei balli, delle musiche e della costruzione degli strumenti non andrà persa ma anzi ha trovato nuovo vigore e diffusione anche tra i giovani.

La coppia di musicisti più giovani, originaria di Cassolo, è formata da Gabriele Dametti (1988) al piffero accompagnato da Davide Follini (1986) alla fisarmonica.

Coro Gerberto Città di Bobbio

Per approfondire: Coro Gerberto

Il Coro prende il nome da Gerberto di Aurillac che fu abate del monastero di S. Colombano a Bobbio intorno all’anno mille e divenne successivamente Papa con il nome di Silvestro II. Studioso di astronomia, matematica e filosofia ma anche di musica, Gerberto fu l’inventore, fra le altre cose, anche dell’organo a vapore ed introdusse i numeri arabi. Per questo motivo Don Michele Tosi, fondatore del coro negli anni 60, volle onorare questo personaggio chiamando il coro Gerberto appunto.

Nel novembre del 1998 si ricostituisce, dopo più di 20 anni di inattività, il coro Gerberto di Bobbio grazie all'impegno degli ex coristi e del giovane maestro Edo Mazzoni. Il repertorio affrontato dai 30 elementi comprende canti tradizionali della montagna, del folklore internazionale e canzoni di autori moderni rielaborate ed armonizzate dal maestro che sta orientando il coro verso un genere che possa coinvolgere varie generazioni, anche le più giovani. Oggi il coro può annoverare tra le sue esperienze più significative la partecipazione a quattro importanti concerti ad Ybbs (Austria) città gemellata con Bobbio (giugno 2001, novembre 2002, settembre 2004 e novembre 2005). È stato inoltre tra i protagonisti del cortometraggio dal titolo "Il Maestro di coro" girato dal regista Marco Bellocchio nella sua città natale all’interno della rassegna “Fare cinema” e proiettato al “Torino Film Festival 2001”. Organizza le rassegne corali "Salve o mia montagna" e “Cori nel chiostro”, e partecipa a diverse manifestazioni e concerti sia in Italia che all'estero. Ha presentato nell’agosto 2004 il suo primo lavoro discografico dal titolo “Voci Suoni Poesie”. Nel settembre 2007 ha partecipato al 13° Festival Internacional de Coros a Juiz de Fora (Brasile) Nel marzo 2008 vince il primo premio al 2° Concorso Nazionale "Voci e Cori" Città di Riccione.

Dialetto bobbiese

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto bobbiese e Dialetto piacentino.

Nel panorama dei dialetti della provincia, quello bobbiese vanta proprie peculiarità, sia fonetiche che morfologiche e lessicali, rispetto al piacentino propriamente detto. Ciò è dovuto alla posizione geografica lungo la via di collegamento tra la Pianura Padana e il Genovese, dove il Piacentino confina con Liguria e Piemonte. Hanno influito inoltre le vicende storiche, essendo Bobbio passata sotto numerose dominazioni nel corso dei secoli: liguri, celti, romani, longobardi, franchi, signorie dei Visconti e degli Sforza, Spagna, Austria, repubbliche di Genova e Ligure, Piemonte, Lombardia ed infine sotto la provincia di Piacenza nel 1923, rimanendo sempre autonoma; quindi il dialetto locale non poteva che subire varie modifiche e influenze e rimanendo unico e non assimilabile.

Del dialetto di Bobbio oltre al dizionario ci sono numerosi scritti e sono tipici il calendario ed il lunario bobbiesi, oltre a feste locali, folcloristiche e teatrali curate dalla "Ra familia Bubièiza" (vedi notiziario Bobbiese).

Gastronomia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina piacentina.

Nell'ambito della cucina piacentina, Bobbio occupa una posizione di rilievo potendo annoverare una serie di originali piatti tipici locali e dolci che si tramandano da molte generazioni:

  • maccheroni con l'ago (da calza) (farina, uova, olio, acqua);
  • pinoli alla ricotta o Pin da lesa (farina, patate, ricotta, bietole, uova e Grana Padano);
  • lasagne alla bobbiese (a strati con besciamella mista a sugo di carne e sugo di funghi);
  • stracotto alla bobbiese (con carne di manzo, burro, olio, aglio piacentino, farina, cipolla, vino rosso secco, sale, pepe, noce moscata, rosmarino, alloro, salvia, carote, sedano, salsa di pomodoro);
  • lumache bobbiesi in umido. vi è dedicata una sagra e si consumano la vigilia di Natale nei migliori ristoranti (lumache, cipolla, carote, porro, sedano, salsa di pomodoro, vino bianco, olio, burro, pepe);
  • torta di mandorle, tutto l'anno nei forni e pasticcerie di Bobbio (di tre tipi, croccante, ripiena e morbida);
  • torta la Sabbiosa
  • focaccia di Natale (farina, miele, lievito di birra, uova, uva sultanina, zucchero, burro, latte).
  • mostarda di frutta (pera, mela).

Bobbio si trova alle pendici dell'Appennino Ligure, nel territorio noto come Colli Piacentini, zona D.O.C. per la produzione di vini tipici quali Gutturnio, Trebbianino Val Trebbia, Barbera, Bonarda, Ortrugo, Malvasia, Cabernet Sauvignon, Pinot (altri: Riesling, Dolcetto, Moscato e Merlot).

Bobbio è famosa inoltre per i sui salumi: salami, coppe, pancette piacentini D.O.P, salamini di vario tipo, cotechini e zampone.

Riconoscimenti ambientali e storico culturali

Bobbio dal 2006 è stata insignita della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, come centro alto-medioevale di interesse turistico, che si distingue per eccellenza ed accoglienza; ed è inoltre inserito nell'Organizzazione Mondiale del Turismo.

Dal 2008 fa inoltre parte del club I borghi più belli d'Italia, che conta 149 borghi in tutto il territorio italiano.

Associazioni culturali e sportive

Manifestazioni annuali

Le manifestazioni sono a cadenza annuale, molte sono concentrate d'estate, come la manifestazione "Estate bobbiese" e "giovedi bobbiesi".

Personalità legate a Bobbio

Economia

L'agricoltura, un tempo principale mezzo di sostentamento per gli abitanti del territorio bobbiese, ha, in parte, perso questa sua caratteristica, conseguenza dei cambiamenti sociali avvenuti nel corso degli ultimi decenni, rimane comunque un'attività di fondamentale importanza , anche per il mantenimento dell'equilibrio idrogeologico. Il principale fattore peggiorativo è stato lo "spopolamento" a vantaggio sia delle città più vicine (Piacenza, Genova e area milanese) sia, in misura minore, del centro urbano di Bobbio. Tra le principali coltivazioni si annoverano quelle della vite, dei foraggi e dei cereali. È praticato anche l'allevamento di animali. Oggi, l'attività agricola costituisce spesso un secondo lavoro, magari diretto all'autoconsumo. Non mancano, comunque, segni di vitalità, che si manifestano in una maggiore attenzione alle prospettive offerte dall'agricoltura biologica e dalla valorizzazione, anche in connessione all'offerta turistica, dei prodotti tipici, grazie ad agriturismi e cooperative agricole. Da far notare , non ultima, per la sua importanza la coltura del legnatico, più che sufficiente per i fabbisogni locali e in buona parte esportata verso le provicie limitrofe, di importanza quasi strategica considerando l'andamento dei prezzi degli altri combustibili.

Le produzioni industriali-artigianali si concentrano nei settori: elettromeccanico, caseario, piccola editoria, falegnameria di pregio e chimica ( fabricazione del caglio), carpenteria metallica, produzione di software e piccola automazione ; da segnalare i salumi di chiara e antica tradizione. Per contro, insistono sul territorio diverse cantine vitevinicole alcune di notevole pregio; sono numerose le imprese operanti nel settore delle costruzioni. vanno segnalate le importanti istallazioni , per telecomunicazioni, site sul monte Penice in particolare lo storico centro di trasmissione RAI che serve gran parte della pianura Padana, e altri dispositivi di comunicazione anche istituzionali.

Il settore economico di gran lunga più importante è quello terziario, concentrato nel capoluogo. A Bobbio, infatti, hanno sede diversi servizi (scuole, ospedale, distretto dell'ASL, sportelli bancari, uffici pubblici, commercio al dettaglio), indispensabili vista la lontanaza dal capoluogo di provincia Piacenza, servono un bacino d'utenza esteso al di là dei confini comunali e che finisce per ricomprendere gran parte della media e alta Val Trebbia. S'inserisce nel terziario pure l'importante settore dell'accoglienza turistica, attivo tutto l'anno, con possibilità di pernottamento presso alberghi o in alternativa presso il locale Camping - (trekking, rafting, e passeggiate a cavallo sono tra alcune delle varie opportunità di svago e crescita personale; sul monte Penicice sono presenti impianti ,attrezzati, per gli sport invernali sci da discesa al passo e fondo in località Ceci). La già buona offerta turistica è sciuscettibile di ulteriori prospettive di crescita: migliorando la già ottima ricettività alberghiera, (il turismo residente ad oggi si avvale soprattutto di seconde case e appartamenti in locazione), tornando ad utilizzare economicamente le sorgenti termali (lo stabilimento delle Terme è in fase di ristrutturazione ed ampliamento e riaprirà nel 20xx) e mettendo a frutto il pregiato patrimonio storico e ambientale della città e dei dintorni.

Recentemente la Multiservizi Enia Ha ultimato la posa di un "potente" cavo in fibra ottica in grado di trasferire enormi quantità di dati, questo apre nove ed interessanti possibilità di sviluppo segnatamente Call Center e Server Farm.

Acque termominerali di Bobbio

Le fonti di acque termominerali erano già conosciute dai Romani. Venivano utilizzate soprattutto per la produzione di sale e per uso terapeutico. San Colombano ottenne dal re Agilulfo il diritto alla metà dei proventi delle saline, allora di proprietà del condottiero longobardo Sundrarit.

  • Piancasale: acque salso-bromo-iodiche (sorgente Roccia delle Saline).
  • Canneto: acque sulfureo-salse.
  • S.Martino: acque salso-iodico-solforose. Vi è presente uno stabilimento termale (attualmente in ristrutturazione).
  • Fonte Rio Foglino: superato il ponte gobbo svoltare a destra e a circa 300 metri al primo bivio si troverà una stradina che scende, superato il ruscello vi apparirà un vecchio muro di forma circolare dal quale fuoriesce l'acqua termale.
  • Fontana Ragazzi: acqua ferruginosa (nei pressi di S.Martino).
  • Fonte della Cascata del Carlone: acque salso-bromo-iodiche-solforose ricche di magnesio.

Itinerari stradali e trasporti

File:Itinerari stradali per Bobbio.jpg
Itinerari stradali per Bobbio
  1. da Piacenza dopo l'uscita dall'A1, si imbocca la tangenziale in direzione stadio, si perviene quindi al bivio della Galleana, posto alla periferia sud della città, dove inizia la strada principale per la Val Trebbia S.S.45, che si dirige verso SO per 45 km verso Genova;
  2. da Milano o Bologna, raggiunta Piacenza dall'Autostrada A1 o attraverso la Via Emilia, si imbocca la S.S.45 in direzione Bobbio - Genova;
  3. da Torino,Cremona o Brescia, raggiunta Piacenza dall'Autostrada A21, si imbocca la S.S.45 in direzione Bobbio - Genova;
  4. da Genova e dalla Riviera ligure di Ponente, si risale lungo la Val Bisagno fino ad uscire dalla città , attraverso la strada della Val Trebbia S.S.45 verso Piacenza, che tocca i centri abitati liguri di Bargagli, Torriglia, Montebruno, Rovegno, Gorreto e quelli emiliani di Ottone e Corte Brugnatella (km. 68);
  5. da Chiavari e dalla Riviera ligure di Levante, sia per la ex Strada Statale 586 della Valle dell'Aveto attraversando Rezzoaglio e la Val d'Aveto fino a Marsaglia (Corte Brugnatella)(sconsigliata in inverno) (km 90) oppure dirigersi verso la Val Fontanabuona percorrendo la Strada Provinciale 225 della Val Fontanabuona fino a Bargagli ed inserirsi nella S.S.45 verso Piacenza (km. 100);
  6. da Recco attraverso la Strada Provinciale 333 fino a Gattorna (Moconesi) e poi la Strada Provinciale 225 fino a Bargagli ed inserirsi sempre nella S.S.45 verso Piacenza (km. 100);
  7. da Voghera attraverso Varzi ed il Passo del Penice del Monte Penice per la ex Strada Statale 461 del Passo del Penice (km. 57);
  8. da Castel San Giovanni attraverso la Val Tidone ed il Passo del Penice del Monte Penice per la ex Strada Statale 412 della Val Tidone (km. 50).
  Lo stesso argomento in dettaglio: Strada Statale 45 di Val Trebbia.

Da segnalare lo stato di efficenza delle vie di comunicazione: segnatamente l'arteria pricipale SS 45 di Val Trebbia, in effetti quest'ultima è stata in parte rimodernata, ma restano ancora tratti con forte caratterizzazione di strada di altri tempi con le logiche conseguenze; prestare, quindi, la massima attenzione nel momento in cui vi troviate a percorrerla , si consiglia prudenza e moderazione nella velocità essendo il tratto , specie tra Rivergaro e Perino, molto toruoso con curve a scarsa visibilità e fondo sconnesso?

I Tratti di strada sopra indicati sono, decisamente , interessanti anche dal punto di vista paesaggistico e di veduta, fermo restando l'attenzione alla guida, in diversi tratti, dove è consentito, si consiglia di fermarsi ad ammirare il territorio, di notevole pregio in ogni stagione, utile portare con se una buona macchina fotografica.

La Val Trebbia è servita dalle autolinee pubbliche piacentine che forniscono regolare servizio di trasporto da Piacenza via Rivergaro, Bobbio, Marsaglia, Ponte Organasco, Ottone; da Ottone partono le autolinee genovesi che collegano l'alta Val Trebbia con Genova, ma anche la linea Ottone-Ponte Organasco-Varzi e quindi l'Oltrepò pavese. Da Bobbio inoltre partono altri collegamenti locali: Bobbio-Coli, Bobbio-Marsaglia-S.Stefano d'Aveto-Rezzoaglio.

Leggende

Nel medioevo, la costruzione di un ponte era un'opera di grande ingegno, considerata quasi prodigiosa. Per questo la costruzione dei ponti ha dato origine a molte leggende, che spesso avevano come protagonista il diavolo, in quanto congiungere due luoghi che la natura (e Dio) aveva voluto separati era vista da molti come un'opera "diabolica". Una di queste leggende riguarda il Ponte Gobbo di Bobbio (detto anche "Vecchio" o "del Diavolo").

 
Ponte Gobbo

Diocesi di Bobbio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Piacenza-Bobbio.

La sede vescovile di Bobbio nacque nel febbraio del 1014 per opera dell'abate e poi anche vescovo Pietroaldo con l'autorizzazione dell'imperatore Enrico II e del papa Benedetto VIII. Il 20 marzo del 1133 la diocesi venne aggregata alla nuova sede metropolitana di Genova come diocesi suffraganea di Bobbio-San Colombano, nel 1986 fu aggregata direttamente nell' arcidiocesi metropolitana di Genova-Bobbio. Nel 1989 venne staccata da Genova ed aggregata a Piacenza nella Diocesi di Piacenza-Bobbio.

Settimanale cattolico La Trebbia

Il settimanale della diocesi di Bobbio "La Trebbia" La Trebbia venne fondato nel 1903. Oggi è distribuito nelle edicole dei comuni di Bobbio, Coli e Corte Brugnatella (l'antico pagus Bagienno) e per abbonamento. Oltre alle informazioni di interesse religioso, il settimanale s'interessa della degli eventi culturali e della cronaca locale del Bobbiese e dei comuni dell'Alta Val Trebbia e della Val d'Aveto, oltre che della storia e delle tradizioni locali. Per gli abbonati residenti in altre regioni d'Italia e all'estero, spesso emigrati o discendenti di emigrati bobbiesi o degli altri comuni delle due vallate, il settimanale rappresenta un collegamento con la terra d'origine.

Parrocchie della diocesi

Oltre alle due parrocchie di Bobbio esistono anche alcune parrocchie nelle frazioni del comune, la data è quella di fondazione storica.

Feste Patronali e religiose principali

Amministrazione comunale

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Città gemellate

Note

  1. ^ "I tesori d'Italia", Selezione dal Reader's Digest, Milano, 1975
  2. ^ Dati tratti da:

Bibliografia

  • Vittorio Pasquali La Provincia di Bobbio Post napoleonica - Descrizione del territorio e dell'economia nell'anno 1814 - (Archivi di Stato di Torino: "Quadro del circondario di Bobbio", mazzo 44) - Ed. Amici di San Colombano
  • Michele Tosi Bobbio Guida storica artistica e ambientale della città e dintorni - Archivi Storici Bobiensi 1978
  • Bruna Boccaccia Bobbio Città d'Europa - Ed. Pontegobbo 2000 ISBN 8886754337
  • G. Pasquali Cento anni di storia bobbiese 1903-2003, da La Trebbia - Ed. La Trebbia ed Amici di San Colombano
  • R. Zanussi San Colombano d'Irlanda Abate d'Europa - Ed. Pontegobbo

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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