Totò, Peppino e la... malafemmina

film del 1956 diretto da Camillo Mastrocinque

Totò, Peppino e... la malafemmina è un film commedia diretto da Camillo Mastrocinque nel 1956.

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[[File:|frameless|center|260x300px]]Totò e Peppino nella celeberrima scena della dettatura.
Durata102'
Regia{{{regista}}}
«... salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, (che siamo noi) ...»

Sicuramente uno dei film di maggior successo della coppia storica Antonio De Curtis - Peppino De Filippo.

Trama

Totò (zio Antonio) e Peppino (zio Peppino) sono possidenti terrieri, classici campagnoli sempliciotti, i fratelli Caponi. Hanno una sorella (Lucia o mamma Lucia) e un nipote, Gianni, interpretato da Teddy Reno, che studia per diventare medico. Gianni si innamora di una ballerina di rivista che seguirà a Milano. Da questo momento i fratelli Caponi seguono le vicende del nipote per cercare di sbarazzarsi della presunta "malafemmina" e riportarlo sulla retta via dello studio.

Note

  • Famosissima la scena della lettera, dettata da Totò a Peppino e le esilaranti battute verso il loro nemico/confinante Mezzacapa, da cui Massimo Troisi e Roberto Benigni prendono ispirazione per una scena del film Non ci resta che piangere. Secondo la testimonianza di Teddy Reno, che nel film interpreta la parte di Gianni, nipote di Antonio e Peppino, la famosa scena della lettera fu pensata nei camerini prima delle riprese, da Peppino de Filippo che pensò bene di invertire la dinamica della lettera che in Miseria e Nobiltà Totò scriveva per un contadino squattrinato, stavolta interpretando egli lo scrivano. Dunque non fu improvvisata come si tende a credere, ma fu studiata, provata e girata sul set. Inoltre durante il primo ciak, praticamente perfetto, un tecnico scoppiò in una grassa risata, rischiando di essere licenziato e interruppe la ripresa, Peppino si innervosì e i due si rifiutarono di girare nuovamente la scena che fu girata solo alcuni giorni dopo. Nella scena, inoltre, si nota che Peppino scrive la seconda metà della lettera sull'ultima riga sovrascrivendola più volte.
  • Celebre anche la frase "Noio volevam savuàr" con cui Totò si avvicina a un vigile urbano di Piazza del Duomo, scambiandolo per un ufficiale austriaco.
  • Nella colonna sonora figura anche la canzone "Malafemmena" composta dallo stesso Totò ed interpretata, nell'occasione, da Teddy Reno.
  • La pellicola incassò circa 1.751.300 £ dell'epoca, equivalenti a circa 40 milioni di euro attuali.
  • Il doppiaggio del film ha delle pesanti lacune. In particolare: quando i due fratelli incontrano la malafemmina nel suo camerino, la Mangini ha due voci diverse. Anche Dorian Gray può "vantare" due voci differenti: in poche sequenze (interni casa) evidentemente girate in presa diretta, ha la sua vera voce, mentre in quasi tutte le altre scene è doppiata da Rosetta Calavetta.
  • Nel 2008 esce in Francia il film Bienvenue chez les Ch'tis che parla delle differenze nord-sud della Francia. Vengono, forse inconsapevolmente, ripresi alcuni temi di Totò, Peppino e... la malafemmina: il ruolo di consigliere sul freddo e sulla nebbia milanesi qui attribuito a Mezzacapa sarà interpretato dal celebre attore Michel Galabru. In entrambi i film quando i protagonisti arrivano nel nord del loro paese sono vestiti con abiti invernali quando invece fa molto caldo. Infine in entrambi i film si gioca sulla possibile incomprensione tra i diversi popoli del nord e del sud causata dai diversi dialetti utilizzati nelle diverse regioni di Francia e Italia.

La trascrizione della famosa lettera

«Signorina
veniamo noi con questa mia addirvi una parola che scusate se sono poche ma sette cento mila lire; noi ci fanno specie che questanno c’è stato una grande morìa delle vacche come voi ben sapete.: questa moneta servono a che voi vi con l'insalata consolate dai dispiacere che avreta perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che siamo noi medesimo di persona vi mandano questo perché il giovanotto è studente che studia che si deve prendere una laura che deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo.;.;
Salutandovi indistintamente i fratelli Caponi (che siamo noi)»

La critica

Nel quotidiano La Notte di Milano del 10 settembre 1956 "...È proprio vero, con Totò e Peppino si ride sempre. Anche se il soggetto è così povero di fantasia, di originalità, di gusto come questo. Viene fatto di pensare, con rammarico, al pessimo uso che gli sceneggiatori, il regista fanno di questi nostri due migliori attori comici. Se poco poco ci si mettessero (diciamo i soggettisti, il regista), se sforzassero le loro meningi quel tanto da tirar fuori una storia decente, siamo certi che attraverso la recitazione di Totò e di Peppino, si potrebbero vedere dei film godibilissimi. E invece...".

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