Impero romano

nome dello Stato romano dopo la repubblica (27 a.C. - 395 d.C.)

FONDATO DA HANNAH MONTANA NEL 2009

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Economia, finanza, monetazione e prezzi

Pericoli esterni e difesa

Cultura e arte

La letteratura latina nei primi due secoli dell'Impero attraversò un periodo di grande splendore, grazie anche al mecenatismo degli imperatori (Augusto in primis) che finanziavano i letterati. Gli imperatori (in particolare Augusto) volevano usare la letteratura come propaganda, come mezzo per costruire il consenso. In cambio della protezione dei letterati, gli imperatori volevano in cambio essere esaltati nei componimenti encomiastici scritti da questi scrittori.

Uno dei primi esempi di letteratura encomiastica fu per esempio il celebre poema epico di Publio Virgilio Marone l'Eneide. Esso, narrando la storia di Enea dalla distruzione di Troia all'arrivo nel Lazio e all'uccisione di Turno, celebra non solo le antiche e gloriose origini di Roma (saranno infatti i discendenti di Enea a fondare l'urbe) ma anche la famiglia di Augusto, la gens Iulia (il cui fondatore e nientemeno che Iulo (o Ascanio), il figlio di Enea e nipote della dea Venere). Il poema di Virgilio ebbe un successo incredibile, tanto che ancora oggi e uno dei poemi epici più noti della storia. Altri esempi di letteratura encomiastica sono i panegirici, cioè dei componimenti encomiastici che esaltavano degli Imperatori o altri personaggi illustri. Uno dei panegirici più noti della letteratura latina è il panegirico di Traiano scritto dal letterato Plinio il giovane.

Tuttavia i rapporti tra letterati e imperatori non sempre furono ottimi. Basti pensare alla vita di Seneca che non ebbe mai buoni rapporti con gli Imperatori (Caligola lo voleva uccidere, Claudio lo esiliò (e Seneca si vendicò prendendosi gioco di lui nella satira Apokolokyntosis) e Nerone (che era stato pure suo allievo) lo condannò a morte per aver congiurato contro di lui) oppure all'età di Domiziano. L'Imperatore Domiziano perseguitò infatti letterati e filosofi, che furono ben felici quando il tiranno morì e venne sostituito dai buoni princeps Nerva (96-98) e Traiano (98-117) e esaltarono i due nuovi imperatori nei loro componimenti (per esempio Plinio il giovane nel Panegirico e Tacito nella prefazione dell'Agricola).

Mentre il teatro conobbe un periodo di decadenza (l'unico autore teatrale di rilievo fu Seneca con le sue tragedie), altri generi (come la satira e la storiografia) attraversavano un periodo di splendore. La satira, genere che prendeva in giro con il risum le persone che si comportavano male, attraversò un periodo di grande splendore con grandi autori come Orazio, Persio e Giovenale. Essi però, piuttosto che fare attacchi personali (cosa alquanto rischiosa, in quanto le persone prese di mira, essendo potenti, potevano vendicarsi), condannavano per lo più i vizi e non le persone, con lo scopo pedagogico di far capire al lettore di non seguire l'esempio delle persone viziate presenti nella satira.

Anche la storiografia conobbe grande successo con autori come Tito Livio e Tacito. La storiografia rientra in un certo senso nel genere encomiastico nel senso che narrando le conquiste territoriali fatte dai romani nei secoli e nei decenni precedenti in questo modo si esaltava la grandezza di Roma. Ciò non significa però che gli storiografi latini non critichino talvolta per il loro atteggiamento gli imperatori, soprattutto gli imperatori tiranni. Gli storiografi latini spesso si ispiravano alle opere di Sallustio, soprattutto per la selettività degli avvenimenti da narrare.

La filosofia ebbe come suo maggiore esponenente il filosofo stoico Seneca, mentre l'oratoria attraversò un periodo di decadenza. Secondo l'oratore Quintiliano (autore tra l'altro dell'Institutio oratoria, la formazione dell'oratore) ciò era dovuto al fatto che non c'erano più buoni insegnanti e che per riprendersi bisognava ritornare a Cicerone. Per Tacito invece la decadenza dell'Oratoria era dovuta all'istituzione del principato. Infatti la "fiamma" dell'oratoria erano le lotte politiche; ora che il potere era di uno solo e non vi erano quindi più lotte politiche, l'oratoria necessariamente è decaduta.

In questo periodo si diffuse il romanzo, che era un genere di origine greca. Il primo autore di romanzi di rilievo fu Petronio, che forse era l'arbitro dell'eleganza di Nerone. Egli scrisse il Satyricon, un romanzo parodistico che narrava la storia d'amore pederasta tra Encolpio e Gitone parodiando in questo modo i romanzi greci che narravano spesso di storie d'amore. Altro autore di rilievo fu Apuleio, autore delle Metamorfosi, un romanzo che narra la storia di un giovane che viene trasformato in asino e per tornare normale doveva mangiare un particolare tipo di rose.

Nel III, IV e V secolo la letteratura latina declinò, non così il pensiero giuridico, filosofico e teologico che diede i propri frutti più alti in quel periodo. Ricordiamo fra i giuristi Ulpiano e Papiniano (inizi del III secolo) e, per ciò che riguarda la teologia e la filosofia, i Padri della Chiesa San Girolamo, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino, massima espressione del pensiero cristiano del primo millennio dell'era volgare. Agostino, avvicinatosi alla filosofia leggendo l' Ortensio di Cicerone e le opere di Platone a dei neoplatonici, cercò di conciliare la classicità pagana con il nuovo messaggio cristiano. Sviluppò negli anni maturi un poderoso corpus dottrinario la cui influenza si è fatta sentire in età medievale (Abelardo, Ruggero Bacone, Duns Scoto ecc.), moderna (Martin Lutero, Giansenio, ecc.) e contemporanea (Soren Kierkegaard in particolare). Il IV secolo è anche il secolo di Ammiano Marcellino, un siro di madrelingua greca ma di espressione latina considerato il massimo storico romano di età tardo-imperiale.

Religione e Mitologia

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