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« Io allora ho proclamato i morti ormai trapassati più beati dei vivi ancora in vita e più beato di entrambi chi non esiste ancora e non ha ancora visto il male perpetrato sotto il sole »  ( Qoelet 4,2-3, su laparola.net.)

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Il Qoelet o Ecclesiaste (ebraico קהלת, Qohèlet, "radunante", dallo pseudonimo dell'autore; greco Εκκλησιαστής, ekklesiastés , "radunante"; latino Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana.

È scritto in ebraico (con diversi aramaicismi), e la redazione del libro è avvenuta in Giudea nel IV o III secolo a.C. ad opera di un autore ignoto che scrive per bocca del Re Salomone, perché in quel periodo si era soliti attribuire opere a personaggi storici considerati sapienti[1].

È composto da 12 capitoli contenenti varie meditazioni sapienziali sulla vita, molte delle quali caratterizzate da un tenore pessimistico ("tutto è vanità").

Etimologia

L'etimologia del termine ebraico Qohèlet, deriva dal participio presente femminile del verbo qahal che significa convocare, adunare, "radunare in assemblea". Letteralmente dovremmo tradurre Qohèlet, participio presente femminile, con l'animante, nel senso di colei che anima il discorso, l'animatrice.

La desinenza femminile può indicare il genere, ma anche una funzione; poiché i verbi collegati a Qohèlet sono nella forma maschile, si tratta di un attributo che è diventato, in seguito, nome proprio.

I Greci tradussero questa parola con il termine Ekklesiastès - traduzione greca dei Settanta che ha reso l'ebraico "qahal" (assemblea) con l'equivalente greco "Ekklesia". "Ekklesiastès" significa dunque "colui che parla o che partecipa all'assemblea", senza nessun collegamento alla terminologia cristiana.

Ma Plutarco usò questo termine in modo duplice per indicare sia l'atteggiamento di Qohèlet quando si pone da solo i quesiti in qualità di maestro (concionator) sia quando si risponde in qualità di spettatore.

Contenuto

 
Allegoria della Vanità, Nicolas Régnier.

Nel Qohelet viene esposto, in forma dialettica, un contraddittorio tra il bene e il male. La riflessione ruota intorno a due interrogativi, ovvero a cosa serva fare il bene e a cosa serva fare il male. Se la morte è l'unica conclusione della vita, allora tutto sembra vano. Qoelet allora suggerisce: "Abbi fiducia nel Padre e segui le sue indicazioni". È qui che si legge la famosa frase Vanitas vanitatum (vanità delle vanità), significando che tutto non è altro che cosa vana, fatua.


Il Qoelet nelle arti e nella cultura popolare

Il terzo capitolo del Qohelet - segnatamente i versi 1-8 - sono serviti da spunto al cantante folk statunitense Pete Seeger per comporre negli anni cinquanta la canzone Turn! Turn! Turn!.

La nemesi del protagonista in Q prende il nome dal Qohelet, donde il titolo del romanzo.

Note

  1. ^ (Introduzione al libro di Qoelet in La Bibbia, TILC di AA.VV., Elledici-Alleanza Biblica Universale, Seconda Edizione, Ottobre 2000.)

Bibliografia

  • Brunetto Salvarani, C'era una volta un re... Milano, Paoline 1998;
  • Divo Barsotti, Meditazione sul libro di Qoelet, Brescia, Queriniana, 1979;
  • Gianfranco Ravasi, Qohelet. Il libro più originale e scandaloso dell'Antico Testamento, edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1988;
  • Piergabriele Mancuso (a cura di) Qohelet Rabbah. Midras sul Libro dell'Ecclesiaste, Giuntina, Firenze, 2004;
  • Paolo De Benedetti, Qohelet, un commento, a cura di Gabriella Caramore, Brescia, Morcelliana, 2004;
  • Giuseppe Bellia e Angelo Passaro (a cura di), il Libro del Qohelet - tradizione, redazione, teologia, Pubblicato da Paoline, 2001

ISBN 8831520679, 9788831520676 404 pagine

Collegamenti esterni

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