Pianoforte
Il pianoforte è uno strumento musicale in grado di produrre un suono grazie a corde che vengono percosse per mezzo di martelletti azionati da una tastiera. Fa parte, quindi, dei cordofoni a corde percosse.

Etimologia
L'origine della parola pianoforte è italiana ed è riferita all'abilità richiesta al pianista di suonare note a volumi diversi in base al tocco, ovvero alla forza delle sue dita sui tasti. Anche mediante l'intervento sui pedali, che azionano particolari meccanismi, l'esecutore può modificare il suono risultante.
Chi suona il pianoforte viene chiamato pianista.
Struttura
In quanto strumento dotato di una tastiera e di corde, il pianoforte è simile al clavicordo e al clavicembalo, dai quali storicamente deriva. I tre strumenti differiscono nel meccanismo di produzione di suono.
- Nel clavicembalo, le corde vengono pizzicate da un plettro.
- Nel clavicordo, le corde vengono colpite da tangenti che possono rimanere in contatto con la corda stessa in base alla durata dell'azionamento del tasto.
- Nel pianoforte, le corde sono colpite da martelletti che immediatamente rimbalzano, permettendo quindi alla corda di vibrare liberamente, fino al rilascio del tasto che provoca l'intervento dello smorzatore.
Esistono due tipi di pianoforte: il pianoforte a coda e il pianoforte verticale. Questi differiscono principalmente nella forma della cassa, che nel primo è orizzontale e a forma d'arpa, mentre nel secondo è verticale e di forma rettangolare.
Le parti del pianoforte
Il pianoforte è costituito da cinque parti principali:
- la cassa (o tavola armonica)
- la struttura portante ed il rivestimento esterno di legno stagionato
- il blocco tastiera/meccanica
- la cordiera
- i pedali
Lo strumento dispone generalmente di 88 tasti, 52 bianchi e 36 neri, disposti nella classica successione che intervalla gruppi di due e tre tasti neri. Esistono invece alcuni pianoforti (si parla di pochi modelli) che si estendono anche di 9 tasti oltre i normali 88, andando verso il basso.
La nota Do, a partire dalla quale è possibile eseguire la scala di Do maggiore, priva di alterazioni, è il tasto bianco situato esattamente prima di ogni successione di due tasti neri. Questi ultimi, in genere, in considerazione della tonalità della melodia da eseguire, vengono chiamati bemolle o diesis a seconda del caso in cui si riferiscano alla nota che li segue o a quella che li precede. Nei due casi, comunque, essi producono un suono che risulterà inferiore o superiore di mezzo tono rispetto ai tasti bianchi contigui. Ad esempio il tasto nero immediatamente successivo al Do si chiama Do diesis; lo stesso tasto nero, considerato come tasto immediatamente precedente il Re, si chiama Re bemolle.
I pedali
I pianoforti possiedono due o tre pedali, a seconda del costruttore e dell'epoca di costruzione. Essi sono leve poste in basso centralmente, sono azionabili con i piedi. La loro funzione consiste nell'alterare il suono in vario modo.
Si distinguono i seguenti tipi di pedale:
- risonanza o forte o 3C (normalmente a destra)
- Tale pedale, una volta azionato, alza contemporaneamente tutti gli smorzatori, sorta di feltrini che hanno il compito di fermare le vibrazioni della corda immediatamente dopo il rilascio del tasto. Di conseguenza, azionando il pedale, le corde continuano a vibrare finché il suono non si spegne naturalmente. L'impiego di questo pedale aiuta a legare i suoni ed, eventualmente, a creare una sorta di alone timbrico e armonico.
- una corda o piano o 1C (normalmente a sinistra)
- Tale pedale, nei pianoforti a coda, sposta leggermente tutta la tastiera e la martelliera verso la destra dell'esecutore. In tal modo il martelletto azionato dalla pressione del tasto colpisce solamente una o due corde delle tre che sono associate a ogni tasto (nei medi e acuti ogni nota è intonata da tre corde all'unisono, nella parte alta dei bassi, cioè le corde filate, ogni nota è intonata da due corde, mentre l'ottava più bassa possiede una sola corda per nota: in questa regione quindi il solo effetto di questo pedale è lo spostamento del punto di contatto sul martelletto).
- Nel dettaglio bisogna considerare anche che i martelletti sono ricoperti da feltrini nei quali si formano dei solchi dati dai ripetuti urti con le corde.Si agisce sulla durezza del suono ammorbidendo il feltro dei martelletti e quindi si puo' aumentare o diminuire l'effetto del pedale essendo il punto di contatto spostato rispetto a quando il pedale non è azionato. L'azione di spostamento della martelliera comporta che i feltrini dei martelletti urtino la corda in un punto diverso dai solchi e quindi in un punto in cui sono più morbidi. L'effetto è quello di produrre un suono più flebile, ovattato e intimo, adatto a creare particolari atmosfere sonore.
- Il medesimo effetto (con risultato molto meno caratterizzato) viene ottenuto nei pianoforti verticali avvicinando i martelletti alle corde, e accorciando in tal modo il percorso che il martelletto compie per raggiungere la corda.
- tonale (al centro)
- Il pedale tonale è presente nei pianoforti a coda e deve essere azionato successivamente alla pressione di un tasto o di un gruppo di tasti. È in sostanza un pedale di risonanza che agisce solo per un gruppo limitato di tasti, quelli premuti immediatamente prima all'azione del pedale; gli altri non saranno interessati dalla sua azione.
- sordina (al centro, solo negli strumenti destinati allo studio e nei pianoforti verticali, al posto del pedale tonale)
- La sordina è un pedale che aziona una leva, attraverso la quale viene interposto tra le corde e i martelletti un lungo panno di feltro. Il suono così ottenuto ha un volume estremamente ridotto. L'effetto, però, non è mai stato giudicato musicalmente gradevole, tanto che nessun compositore lo ha mai sfruttato. I pianoforti a coda ne sono sprovvisti ed anche i grossi pianoforti verticali hanno, in luogo della sordina, un pedale tonale.
- La sordina ha un'utilità pratica, in quanto, abbassando il volume durante gli esercizi, consente di studiare a lungo senza disturbare parenti e vicini di casa.
Storia del pianoforte
La sua origine viene fatta risalire solitamente al 1711 in Italia, dove fu costruito dal padovano Bartolomeo Cristofori, cembalaro presso la corte medicea di Firenze, anche se recenti studi hanno dimostrato la presenza di un pianoforte alla corte medicea già a partire dal 1701.
L'idea di Cristofori era di creare un clavicembalo con possibilità dinamiche controllabili dall'esecutore, nel clavicembalo le corde pizzicate non permettono infatti di controllare la dinamica, anche per questo pianoforte e clavicembalo non appartengono alla stessa sottofamiglia. L'idea geniale di Cristofori fu appunto la meccanica moderna ovviamente semplificata rispetto a quella odierna (scappamento semplice).
Cristofori chiamò questo suo strumento "Clavicembalo col piano e forte" che divenne in seguito semplicemente "pianoforte". Questo nuovo strumento non ebbe successo in Italia ma l'idea finì molti anni dopo in Germania dove Silbermann ricostrui una copia esatta del pianoforte di Cristofori che sottopose tra l'altro al parere di Johann Sebastian Bach.
In seguito furono sperimentate molte altre soluzioni per la meccanica una delle più importanti fu sicuramente la meccanica viennese o meccanica di Prell, ma si è tornati ad usare il principio di Cristofori perfezionato (Erard introdusse il doppio scappamento).
Voci correlate
- Wikiquote contiene citazioni di o su pianoforte
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su pianoforte
- Musica
- Generi musicali
- Pianisti
Collegamenti esterni
- Easybyte - musica facile libera del foglio del piano
- Hammerfluegel - pianoforte, archivio fotografico
- Storia del pianoforte
Simbolo mancante (man)